OMELIA XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) (17/11/2013)
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XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) (17/11/2013)
Gesù verrà di nuovo a giudicare i vivi e i morti
padre Antonio Rungi
Nel credo noi professiamo questa verità di fede fondamentale per la nostra vita presente e per quella futura. Riguardo a Gesù Cristo, Figlio di Dio, inviato nel mondo a salvare l’umanità mediante la croce e risurrezione, il Simbolo Apostolico ci fa dire con la mente, le labbra e soprattutto con il cuore. « Egli di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine ». E’ la professione di fede nel secondo avvento di Cristo sulla terra e sul giudizio universale.
In queste ultime domeniche dell’anno liturgico ci vengono richiamate all’attenzione le verità ultime della vita umana e cristiana: la morte, il giudizio, ma anche l’inferno e il paradiso. Meditare su queste realtà ci aiuta a vivere meglio nell’orizzonte dell’eternità, senza deprimerci o scoraggiarci affatto, sapendo che passeremo, inevitabilmente, per queste realtà e verità.
In ragione di tutto questo abbiamo il sacrosanto dovere di vigilare sulla nostra condotta morale e di perseverare sino alla fine nel nostro proposito di santità. Vigilanza e perseveranza sono i due termini che oggi ci spingono a fare della nostra celebrazione eucaristica un’occasione per ripromettere a noi stessi, davanti alla severità della parola di Dio che non inganna mai, di non ingannarci e di non ingannare gli altri, ma di camminare nella verità che ci fa liberi e rende libero il cuore di tante persone che non credono affatto all’eternità, né al giudizio universale.
Il profeta Malachia, nel significativo anche se sintetico brano della prima lettura della liturgia della parola di oggi, ci riporta alla realtà della vita e della storia dell’umanità. Se il giudizio di Dio appare severo e forse anche terribile per quanti vivono in peccato e fanno del male, per le persone buonde, sante, generose, pacifiche, rette e giuste, tale giorno viene visto e valutato come un giorno positivo, il giorno più luminoso per l’umanità perché sorgerà il sole di giustizia e i raggi luminosi riscalderanno il cuore del mondo. Sarà il giorno dell’amore universale e della ricapitolazione in Cristo di ogni cosa, nell’amore e della giustizia, nella separazione definitiva tra il bene e il male, senza più possibilità di confondersi e soprattutto il male condizionare il bene ed apparire per bene quando non lo è affatto.
La prospettiva della pace universale e della verità assoluta è ben sintetizzata nell’antifona di ingresso della messa di oggi e nella preghiera comune della colletta, molto bella per esprimere il senso più vero della vita in Dio mediante Gesù Cristo. Quante vicende liete il Signore ci ha fatto sperimentare lungo i pochi o molti giorni della nostra vita! Quante vicende tristi hanno contrassegnato la storia dell’umanità da sempre e soprattutto oggi e non ultimo in questi giorni con le tragedie che colpiscono persone innocenti ed inermi, con i vari disastri naturali. Nonostante questi patimenti diretti o indiretti, il nostro sguardo deve continuare ad essere fisso, con la virtù della speranza che ci sostiene in ogni situazione di emergenza, in Colui che è la vita per sempre: Gesù e il suo regno futuro. Nell’attesa di questo Regno non possiamo stare con le mani conserte, chiusi su noi stessi e dentro i nostri pensieri e preoccupazioni della vita. Dobbiamo lavorare alacremente non solo per conquistarci il cibo materiale, ma soprattutto quello spirituale.
Ce lo dice a caratteri cubitali e con chiarezza assoluta, senza fraintendimenti di sorta, l’Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratta dalla sua lettera ai Tessalonicesi. Lavorare onestamente per guadagnarsi il pane e parimenti vivere in modo retto perché il rischio di una vita moralmente disordinata può riguardare tutti, in quanto la cultura dell’effimero, del passeggero, del piacere, del materialismo può invadere la coscienza anche delle figure più emblematiche della comunità dei credenti. I moniti continui di Papa Francesco ci mettono davanti alle nostre responsabilità morali. Con Dio e con la salvezza della nostra anima non si scherza, né si banalizza ciò che il Signore, attraverso la voce autorevole del successore di Pietro, oggi dice con estrema chiarezza, semplicità ed incidenza a quanti vogliono non « fare » i cristiani, ma « vivere » da cristiani, essere cristiani non occasionalmente, ma sempre, non per alcuni, ma per tutti gli aspetti.
Alla luce di queste verità si comprende il brano del vangelo di oggi, molto duro e forte per gli argomenti che affronta e ci propone, sui quali dobbiamo meditare seriamente per il nostro bene, in questa terra e per l’eternità, che per noi inizierà una volta per sempre con la nostra morte corporale.
Mi sembra la fotografia esatta della vita umana e della storia del mondo di oggi e di sempre. Tante volte si è fissato in un anno e in un giorno particolare di esso la fine del mondo. Finora non è successo e per ora non succederà, ma certamente arriverà. Una fine di certi valori e sensibilità oggi è da registrarsi a vari livelli: da quello prettamente personale a quello familiare, sociale, economico, mondiale, naturale, umano. Parole forti che ci fanno riflettere: « Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome ». E poi « Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo ».
Il genere letterario apocalittico che è utilizzato in questo brano potrebbe spaventarci e mettere ansia nel nostro cuore. Le parole hanno un significato preciso, i fatti sono invece la realtà della vita di oggi. Guardiamo intorno e vediamo se tutto quello che sta accadendo nel mondo non possa essere indicato come propedeutico alla fine del mondo causato dalle mani dell’uomo?
Come vorremmo essere in sintonia con il Salmo responsoriale di oggi: « Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne davanti al Signore che viene a giudicare la terra ». Purtroppo ancora oggi il mare, l’acqua, la violenza della natura hanno fatto strage nelle Filippine causando migliaia di vittime ed aumentando i tanti problemi relativi alla sopravvivenza di tanti milioni di persone, soprattutto dei bambini.
Signore liberaci da questi terribili eventi disastrosi della natura che portano tanto dolore nel cuore dell’uomo. Amen.
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