Archive pour septembre, 2016

The Return of the Prodigal Son (1773) by Pompeo Batoni

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https://en.wikipedia.org/wiki/Parable_of_the_Prodigal_Son

Publié dans:immagini sacre |on 10 septembre, 2016 |Pas de commentaires »

OMELIA (11-09-2016) – L’UOMO? PECCATORE, MA PUR SEMPRE VALIDO SOGGETTO.

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20160911.shtml

OMELIA (11-09-2016) – L’UOMO? PECCATORE, MA PUR SEMPRE VALIDO SOGGETTO.

padre Gian Franco Scarpitta

Ostinato al male e perverso nell’idolatria e nell’abominio, il popolo d’Israele suscita l’ira del Signore soprattutto adesso che si è « prostituito » a un Dio plasmato con metallo fuso a cui attribuisce tutti i poteri e le facoltà del vero Dio Onnipotente re d’Israele. Gli rendono culto perché credono che sia stato quel pezzo di metallo a favorire la fuga d’Israele dall’Egitto. Dio esterna sulle prime propositi catastrofici di annientamento e di distruzione per quegli infedeli idolatri, ma quando Mosè intercede a loro favore, ricordando i benefici da Lui realizzati in Abramo, Isacco e Giacobbe e appellandosi all’amore e alla fedeltà con cui Dio ha sempre trattato il suo popolo, ecco che il Signore cambia atteggiamento: addirittura si pente delle minacce rivolte al popolo e ritrae tutti i suoi progetti di punitivo annientamento. Certamente, Dio non ha bisogno che qualcuno gli suggerisca come procedere quanto all’amore e alla misericordia, ma l’intercessione di Mosè è molto eloquente e significativa, perché attesta a come Dio consideri la validità della preghiera di un solo uomo che gli è fedele e come questi venga reso partecipe dei disegni divini. Nella sua infinita onnipotenza e ferma restando la sua volontà indiscussa, Dio si mostra dialogico e attento alle richieste umane di intercessione, considera soprattutto la fede acritica e partecipata di chi, come nel caso attuale di Mosè, gli rivolge preghiere in nome della misericordia e della bontà. E del resto Dio non si stanca di risparmiare dall’ira e dalla punizione chi ha mancato nei suoi confronti e appunto perché egli è misericordia infinita non può che approvare una richiesta di perdono nei confronti dell’uomo peccatore. Anzi Dio va in cerca dell’uomo appunto perché ha peccato nei suoi confronti, ma soprattutto perché nei suoi confronti l’uomo è peccatore. L’appello divino è quello della riconciliazione con sé, della presa di coscienza della validità della misericordia che ha più efficacia della vendetta e della punizione, lo sprone a considerare bontà, perdono e misericordia sono alla base della soluzione di ogni problema quanto al peccato, perché procurano la conversione. Tutto questo sottende al fatto che l’uomo peccatore agli occhi di Dio è troppo prezioso perché non possa essere recuperato. In Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo, che preferisce la compagnia dei peccatori e dei pubblicani, Dio ci dice non soltanto che il peccatore ha valore inestimabile, ma che qualsiasi soggetto umano peccatore ha valore inestimabile. Ogni singolo individuo è prezioso. E infatti in Cristo avviene la riconciliazione di tutti gli uomini, guardati ciascuno con occhio di riguardo come soggetti importanti, soprattutto quando siano interessati dal peccato. Il paragone che Gesù stende fra un peccatore e l’unica pecorella che si smarrisce allontanandosi dal gregge sottende a un allevatore meticoloso e pedante fino all’inverosimile, il quale si preoccupa perfino di un minuscolo e sparuto capo di bestiame. Effettivamente nessun pastore che abbia oltre un centinaio di pecore avrebbe modo di preoccuparsi dell’unica che si smarrisce poiché gli resterebbe la garanzia di un intero gregge che produrrà comunque abbondantemente per l’azienda. Qui si vuole però sottolineare che il pastore è (per l’appunto) scrupoloso, pignolo e forse anche gelosissimo di ogni singolo elemento del suo gregge e non perderebbe alcuna delle pecore di cui è padrone. Tale è Dio nei confronti dell’uomo che si perde: un pastore geloso e preoccupato all’eccesso, che nulla omette pur di correre a recuperare la singola pecora che intanto può essere stata vittima di rovi, spine e lupi rapaci. Ogni singolo peccatore è importantissimo e prezioso. Ma non possiamo non evincere anche una seconda osservazione, che ci deriva dalla testimonianza diretta dell’apostolo Paolo, la cui vita è tutta contrassegnata dall’amore con cui Dio, da acerrimo nemico della Chiesa e persecutore dei cristiani, lo ha reso propugnatore della vera fede. Nel prodigio della conversione di Paolo vi è anche la certezza che Dio non soltanto è capace di riconciliazione e di trasformazione di ogni cuore perverso, ma che vuole anche valorizzare ed esaltare gli aspetti migliori di ogni singola persona. Anche se peccatore, ogni uomo ha i suoi talenti e le sue preziose prerogative, per le quali va incoraggiato al massimo: il suo potenziale può recare infatti frutti copiosi in senso buono. Ancor prima di essere sedotto da Cristo sulla via di Damasco, Paolo mostrava inventiva, erudizione e fantasia orientate in senso anticristiano; Gesù sfrutta quelle stesse qualità a vantaggio della fede cristiana. Così avviene per ogni singolo uomo peccatore: per quanto grande e abissale sia la sua ostinata lontananza dal Signore, questi punta tutto sul suo innato potenziale di carismi e di doni, valorizza tutte le sue risorse e nel progetto della conversione sa come sfruttarle e orientarle al meglio per l’edificazione del Regno, in modo tale che ogni peccatore non soltanto è oggetto di amore e di riconciliazione, ma anche di stima e di fiducia incondizionata da parte di Dio. Dio in effetti salva « tutto » l’uomo e tutto ciò che è proprio dell’uomo.

 

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The Nativity of The Blessed Virgin Mary

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http://www.liturgies.net/saints/mary/nativity/nativity.htm

Publié dans:immagini sacre |on 7 septembre, 2016 |Pas de commentaires »

GIOVANNI PAOLO II – CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA DELLA NATIVITÀ DI MARIA

https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1985/documents/hf_jp-ii_hom_19850908_liechtenstein.html

VISITA PASTORALE NEL LIECHTENSTEIN

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA DELLA NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Eschen-Mauren (Liechtenstein)

Domenica, 8 settembre 1985

Cari fratelli e sorelle.

1. Come Chiesa di Cristo festosamente riunita celebriamo oggi la Natività della beata Vergine Maria. La liturgia ci invita a ringraziare la santissima Trinità per la nascita della Madre del nostro Salvatore, “la cui santa vita illumina l’intera Chiesa” (“Antifona di Terza”). La nascita di Maria porta luce e speranza per tutte le comunità di Cristo e oggi in particolare per la Chiesa nel Liechtenstein. Questo mistero forma la cornice spirituale per la visita pastorale del successore di Pietro alla vostra Chiesa locale. In essa io saluto una parte dell’antica diocesi di Coira, le cui radici arrivano fino alla provincia romana della Retia. Voi onorate tra i primi padri della vostra fede i santi Lucio e Gallo, e attraverso la loro opera missionaria voi siete, fin dagli albori del cristianesimo, Chiesa di Cristo nell’area delle Alpi e nei pressi del Reno che collega i popoli. In molti modi, nel passato e nel presente, avete testimoniato di riconoscere Maria anche come Madre della vostra Chiesa locale, e di venerarla come Patrona del vostro Paese, come esempio e speranza della vostra fede, e di emularla nella sua “santa vita”. 2. Le Scritture della liturgia odierna ci inducono a considerare il mistero di Maria contemporaneamente da due visuali diverse. Il profeta Michea lo considera dalla distanza dell’antica alleanza. La sua predizione annuncia la nascita del Messia e Unto: “. . . che deve essere il dominatore di Israele. Le sue origini sono dall’antichità” (Mi 5, 1). Con ciò si intende la parola eterna di Dio, che è il Figlio della stessa natura del Padre. Egli sarà il nostro “pastore nella potenza del Signore”; con lui noi vivremo “in sicurezza”; perché lui sarà la nostra “pace”. Allo stesso tempo il profeta parla della donna, “che deve partorire” (Mi 5, 2). Una creatura, una donna è prescelta per svolgere un ruolo decisivo nell’opera salvifica di Dio; sarà lei la prima per la quale si adempirà la “sicurezza” e la “pace” messianica in modo concreto. Ella sarà benedetta tra tutte le donne; ella sarà un dono per tutta l’umanità, perché partorirà il Salvatore. 3. Al contrario, molto da vicino l’evangelista Matteo osserva l’odierno mistero. Qui ci troviamo già al centro di quell’avvenimento che il profeta Michea aveva potuto solamente delineare da lontano. Maria entra nella luce del pubblico come donna incinta. In un primo momento, gli uomini sono sconcertati; sembra che ci si vergogni di lei. Poi però Giuseppe, suo marito, viene a conoscere l’importanza di questo bambino che si attende: esso è voluto in modo unico da Dio; esso è “dello Spirito Santo”. Il suo nome sarà “Gesù”, nome che indica il suo compito futuro: “Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Sì, egli sarà un autentico “Emmanuele”: in lui “Dio è con noi”: e Giuseppe prese con sé la sua sposa (cf. Mt 1, 18-24). Così egli si dichiara per Maria e per il frutto del suo corpo; coraggiosamente egli si pone al fianco della Madre del Salvatore e sostiene così la grande prova della sua vita. 4. In questo modo le letture odierne ci inducono a considerare da due diverse visuali il grande mistero della parola eterna che si è fatta uomo e contemporaneamente il mistero della maternità di Maria. Noi meditiamo su questo stretto legame tra i due misteri ogni anno, in particolare tra Natale e Capodanno, tra il giorno della nascita di Cristo e il giorno della maternità di Maria; particolare evidenza deve essere però conferita a questo legame nel corso della preparazione dell’ormai non lontana celebrazione dei duemila anni della nascita umana del nostro Redentore. Dio ha scelto Maria per diventare la Madre di Gesù Cristo. Secondo la fede della Chiesa, tutta la persona e l’esistenza di Maria sono improntate a questa chiamata eccezionale. Questo è il motivo per cui noi guardiamo al suo ingresso in questo mondo, alla sua nascita, con venerazione e con riconoscenza; e anche se la data esatta di questa nascita non ci è nota, essa cade inequivocabilmente negli anni immediatamente precedenti quella santa notte di Betlemme. 5. La liturgia, oggi, non parla però solamente di avvenimenti passati. La lettura della Lettera di San Paolo ai Romani ci rammenta l’eterno piano di salvezza di Dio con il suo significato sempre attuale anche per il nostro tempo. Questo piano nasce direttamente dal divenire uomo del Figlio di Dio, “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8, 29). È volontà di Dio che noi diventiamo fratelli e sorelle di Gesù e che “prendiamo parte alla sostanza e alla forma di suo Figlio”; in Gesù egli ha “reso giusti” e “glorificato” già tutti coloro che ha chiamato alla sua sequela. Meravigliose parole dell’apostolo, in cui la Chiesa riconosce la parola di Dio stesso! Sì, grandi cose il Signore ha fatto rendendoci membri della sua Chiesa. Una gioia e una riconoscenza spontanee devono sgorgare dal nostro cuore; la nostra risposta deve essere quella di amare Dio con il corpo e con l’anima, con il cuore e con la ragione, con tutte le nostre forze. Solo allora anche su di noi si potrà adempiere quanto la lettera di San Paolo afferma grandiosamente all’inizio: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (cf. Rm 8, 28-30). Come sono diventate vere queste parole per Gesù stesso, che attraverso il sacrificio della sua vita è divenuto il nostro Redentore; ma come sono diventate vere anche per Maria, la prima redenta, che per amore del Figlio è rimasta preservata dal peccato ed è quindi divenuta la Madre di tutti i redenti. In questo modo Maria, attraverso la sua vocazione ad essere la Madre di Cristo, partecipa in misura particolare a quella chiamata comune, rivolta da Cristo a tutti gli uomini e che può essere realizzata in comunione con lui. Se noi veneriamo il mistero della nascita di Maria con amore, ci renderemo conto sempre più chiaramente che mediante il suo “sì” e attraverso la sua maternità Dio è con noi. “Emmanuele” (Dio con noi): questo è il nome per il Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo e che attraverso la sua presenza fraterna santifica ogni realtà umana e la apre a Dio. 6. Questo vale anche per quella primissima sorgente della comunità umana che noi chiamiamo famiglia. L’odierna festa della nascita di Maria e il mistero della nascita umana di Dio nel grembo della Sacra Famiglia guidano la nostra attenzione, nel corso di questa celebrazione eucaristica, proprio sulla famiglia. Nel corso dell’udienza particolare per i pellegrini del Liechtenstein venuti a Roma due anni fa ebbi a dire, tra l’altro, riguardo alla famiglia e alla sua grande importanza per la vita naturale e soprannaturale del singolo e per la società: “La riconciliazione personale con Dio è la necessaria premessa perché la riconciliazione e la pace possano divenire realtà anche nella comunità umana. Ogni singolo è chiamato a portare il proprio contributo. Iniziate nello stretto ambito della famiglia! La Chiesa è convinta che il benessere della società e quello proprio siano strettamente legati al benessere della famiglia. Tutto quanto avviene per la guarigione e il rafforzamento della famiglia torna al vantaggio dell’intera comunità” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI/2 [1983] 767). Allora ho anche caldamente ammonito: “L’umanità di oggi ha urgente bisogno di riconciliazione cristiana. Istituiamola e doniamola lì dove siamo in grado di procurarla agli altri: nelle nostre famiglie, nei nostri posti di lavoro, nella comunità, nella comunità di tutto il popolo!” (Ivi). Proprio nella stretta cerchia familiare o nel vicinato ci troviamo a sperimentare, talora, la durezza del litigio e dell’intransigenza tra gli uomini in modo molto doloroso. Come cristiani dobbiamo essere sempre pronti a pronunciare una parola conciliante e a tendere la mano alla riconciliazione. 7. Un matrimonio che sia entrato in crisi; un matrimonio che dal punto di vista umano è prossimo alla rovina; un matrimonio appesantito dal vicendevole estraniarsi dei partner può essere salvato dai coniugi solo a condizione che essi sappiano perdonarsi a vicenda e operino con perseveranza verso una riconciliazione. Quanto è valido per il rapporto tra i coniugi, vale anche per il rapporto dei genitori con i figli e dei figli con i genitori. Quando in una famiglia nascono conflitti tra giovani e anziani, tra padre o madre e figlio o figlia, questi devono essere risolti nella vicendevole comprensione e nel vicendevole perdono. Ragazzi e adolescenti, padri e madri, non siate mai troppo orgogliosi o troppo testardi, tanto da non essere in grado di tendervi la mano per la riconciliazione, quando ha avuto luogo una discussione! Non siate ostinati e non portate rancore quando si tratta di risolvere una lite! È però parte essenziale di tutto ciò la riconciliazione con Dio mediante una buona confessione personale, dato che ogni offesa recata al nostro prossimo è anche un’offesa recata a Dio, di cui siamo tutti creature amate. Quindi, non escludete Dio nella riconciliazione tra gli uomini e afferrate quel mezzo di salvezza che si chiama confessione e che dona la pace interiore, che solo il Signore può dare! Matrimonio e famiglia possono rispondere alla loro altissima chiamata cristiana solamente quando la pratica regolare della conversione e confessione personale e della riconciliazione attraverso la confessione hanno il loro posto fisso nella vita dei coniugi e dei membri della famiglia. La missione popolare del Liechtenstein, che avrà inizio tra breve, mancherebbe a un suo compito essenziale, direi addirittura che non potrebbe dare il via all’“incontro con la vita” in Cristo, qualora rinunciasse a condurre i fedeli anche a una buona Confessione. Prego quindi vivamente i predicatori della missione di riservare a questo argomento la loro viva attenzione; in particolare suggerisco la celebrazione comunitaria del sacramento della Penitenza con la successiva Confessione personale e l’assoluzione di ogni singola persona. “Incontro alla vita” – questo il leit-motiv della missione – è in primo luogo una liberazione dal peccato e dalla colpa, dalla mancanza di libertà e dall’egocentrismo, dall’errore e dalla confusione e quindi un cammino verso la santità e la santificazione della vita comunitaria. Maria, che nacque e visse senza la macchia del peccato, si pone davanti ai nostri occhi come il grande esempio di tale santità. Il suo esempio sia per noi luce e forza! 8. La famiglia come cellula della società e pietra viva della comunità ecclesiale è contemporaneamente anche il primo luogo della preghiera. Il Concilio Vaticano II dice: “Quando i genitori, mediante il loro esempio e la loro preghiera comune iniziano il loro cammino, anche i figli e tutti coloro che vivono in quella comunità familiare, riusciranno più facilmente a trovare questa via dell’autentica umanità, della salvezza e della santità. I coniugi però debbono, nella loro dignità e nel loro incarico di padre e di madre, assolvere accuratamente al dovere dell’educazione, soprattutto di quella religiosa, che è in particolare di loro competenza” (Gaudium et spes, 48). Allo stesso modo è però anche vero che i figli, come membri della famiglia donati da Dio, contribuiscono a modo loro alla santificazione dei genitori. In questa diocesi, e quindi anche nel vostro Paese del Liechtenstein, alcuni anni fa è iniziata l’azione “Chiesa familiare”, che vorrebbe servire alla preghiera comune nella famiglia. Portate avanti questo importante compito e promuovetelo secondo le vostre forze! La preghiera comune a tavola non dovrebbe mancare in nessuna famiglia cristiana. Sono cosciente del fatto che per alcuni comporti un grande sforzo ricominciare con questa usanza. Mettete da parte ogni falsa vergogna religiosa e pregate insieme! “Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, ci promette il Signore (Mt 18, 20). A ragione possiamo pensare che la Madre del Signore sia nata in una famiglia religiosa e devota. Maria stessa prega molto. Nel Magnificat, famosa lode della potenza e gloria del Signore, essa ci insegna l’indirizzo principale di ogni preghiera: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” (Lc 1, 46-47). Cantate anche voi questa lode a Dio! Mostrate a Dio, mediante la fedele partecipazione alle celebrazioni eucaristiche della domenica e dei giorni feriali, che lo amate e onorate sopra ogni cosa e contemporaneamente siete pronti a dare a quest’amore un’espressione concreta e comunitaria! Andate al Signore eucaristico nel tabernacolo e pregate lì il Dio misteriosamente presente per voi stessi, per la vostra famiglia, per le vostre famiglie della vostra patria, per la famiglia dell’umanità e per la famiglia di Dio nella Chiesa! Esorto voi tutti, bambini, ragazzi e adulti, laici e sacerdoti, religiosi e religiose, sani e malati, impediti e attempati: pregate! Sì, mantenetevi fedeli alla preghiera quotidiana! La preghiera è la forza che veramente cambia e libera la nostra vita; nella preghiera avviene l’autentico “incontro con la vita”. 9. La famiglia è quindi un fondamentale rifugio e luogo d’esercizio per i valori e le qualità fondamentali che caratterizzano la singola persona. La famiglia è il terreno da cui trae nutrimento la coscienza della dignità della persona umana. L’ordine morale del matrimonio e della famiglia, come Dio lo ha fissato nel piano di creazione, viene oggigiorno frequentemente disturbato dal comportamento incosciente di molti, e non raramente viene addirittura distrutto. Ideologie disgregatrici che si ritengono moderne vogliono farci credere che quest’ordine sia superato e addirittura nemico dell’uomo. Così avviene già che molti cristiani si vergognano di impegnarsi con convinzione per quei principi morali fondamentali. Un simile atteggiamento dell’uomo non può portare alcuna benedizione, né per il singolo né per la società, la quale a sua volta è, in forte misura, determinata dalla qualità morale e religiosa del singolo e della sua famiglia. La Chiesa cattolica non si stancherà di ripetere integralmente e senza limiti e di sottolineare sempre nuovamente quei principi che riguardano il male della convivenza extraconiugale, dell’infedeltà coniugale, della pratica divorzista sempre in aumento, del cattivo uso del matrimonio e dell’aborto. I compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi sono molteplici e importanti. Ogni famiglia religiosamente e moralmente sana è contemporaneamente un prezioso fermento per l’intera comunità dei popoli. L’autentica famiglia cristiana è una benedizione per il mondo. Vorrei incoraggiare tutte le famiglie tra di voi a divenire sempre più famiglie veramente cristiane e ad affrontare il compito a ciò connesso nel tempo odierno con grande coraggio. L’umanità ha bisogno di questa testimonianza di fede nell’ora storica in cui viviamo. Non lasciatevi deviare da nessun contraccolpo, insuccesso, delusione o insicurezza e formate la vostra vita coniugale e familiare nello spirito di Cristo e della sua Chiesa! 10. Il cristiano convinto non si arrende mai! Egli prosegue fiducioso e con tenacia perché sa che c’è qualcuno che lo accompagna, che dà forza e fiducia proprio nei momenti di angoscia della vita. Questo esempio ce lo ha dato Maria, l’aurora della salvezza che ci ha partorito Cristo, il sole della giustizia (cf. “Prefazio della Festa”). Essa ha percorso la via con il suo Figlio divino fin sotto la croce. Grazie alla fedeltà sofferta, in cui ha vissuto la sua non facile vocazione di Madre di Cristo, essa ha potuto conoscere per sé stessa ciò che Paolo afferma oggi nella seconda lettura: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). Possa la santa vita della Vergine Maria, la cui nascita la Chiesa celebra oggi in maniera così solenne nel principato del Liechtenstein con il successore di Pietro, diventare luce anche per la vostra vita di cristiani nelle vostre famiglie e nell’intera vostra comunità di popolo. Il suo esempio e il suo aiuto vi mettono in condizioni di vivere degnamente la vostra vocazione. Rimanete, soprattutto, una grande famiglia religiosamente e moralmente sana all’interno delle vostre frontiere, che si possono abbracciare con lo sguardo, di questo vostro bel Paese e vivete sempre nell’unione con la Chiesa universale e con il suo supremo pastore. Dio vi benedica e vi protegga per l’intercessione di Nostra Signora del Liechtenstein, la Madre del nostro Redentore, che sotto la croce è divenuta anche la Madre di noi tutti. Amen.

 

Christ on the cross

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Publié dans:immagini sacre |on 5 septembre, 2016 |Pas de commentaires »

OMELIA (04-09-2016) – SEGUIRE CRISTO SULLA VIA DELLA CROCE E DELLA TOTALE DONAZIONE

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20160904.shtml

OMELIA (04-09-2016) – SEGUIRE CRISTO SULLA VIA DELLA CROCE E DELLA TOTALE DONAZIONE

padre Antonio Rungi

In questa domenica del tempo ordinario, la Parola di Dio ci invita a metterci alla seguela di Cristo con cuore semplice, disponibile e indiviso. Un progetto di vita cristiana che ognuno di noi ha deciso liberamente di fare suo, con il battesimo e con i successivi momenti di impegno personale e di coscientizzazione del dato di fede, richiede una disponibilità del cuore, la capacità di sapere progettare il proprio bene e perseguirlo in tutti i modi possibili. Non è facile o semplice seguire Gesù. La sua seguela richiede rinuncia, sacrificio, oblazione, capacità di guardare oltre il temporale e il contingente e saper immergersi nell’eterno.

In questi giorni di profonda tristezza nel cuore per la perdita di mia sorella, ma soprattutto per i tanti morti del disastroso sisma dell’Italia Centrale, che ho vissuto in prima persona nella notte del 24 agosto, stando a Cascia, per l’annuale pellegrinaggio e ritiro spirituale a Santa Rita, ho visto con i miei occhi (e non è la prima volta) quanto siamo effettivamente appesi ad un leggero filo del tempo. Basta pochi secondi di terremoto o di altro che ci troviamo davanti al tribunale di Dio per rendere conto della nostra vita. Questo non ci deve angosciare, ma semplicemente responsabilizzarci di fronte al dono del tempo che il Signore ci ha concesso e che noi dobbiamo valorizzare pienamente per il nostro e altrui bene. Il testo del Vangelo di oggi ci porta nel cuore delle vere scelte che si fanno per il Signore e che non ammettono limiti o condizioni da parte nostra. Egli infatti ci dice: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: « Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro ». Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Essere distaccati dai beni e dagli affetti umani e assumere il peso della croce sulle proprie spalle sono le condizioni inidispensabili per seguire Gesù e seguirlo con sincerità e convinzione interiore. L’opera che si inizia va portata a termine, in quanto Gesù è l’esempio per eccellenza della fedeltà e della coerenza fino alla morte.

Il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro della Sapienza, di grande spessore culturale e spirituale, ci aiuta ad approfondire il tema della conoscenza di Dio, che passa non solo attravserso la capacità del ragionare, ma del sentire e della sensibilità del cuore umano. La vera sapienza che chiediamo al Signore, non è la pura intelligenza, ma è la sapienza del cuore, che cercare le ragioni profonde del suo essere e del suo amare, proprio in Dio che è sorgente dell’amore vero. E’ proprio vero, quello che leggiamo in questo brano della Scrittura. I nostri ragionamenti umani, sono timidi ed incerti, perché nella nostra condizione di creature non possiamo comprendere a pieno la grande e l’infinità bontà di Dio. Rimane per noi un grande mistero della fede, che, come tale, va vissuto in quella dimensione di eternità, che avremo modo di vivere, dopo la conclusione del pellegrinaggio terreno. Con l’Apostolo Paolo, dobbiamo sperimentare la gioia di essere tutto di Cristo e tutti al servizio del suo vangelo, il cui annuncio passa anche attraverso l’esperienza del dolore e della sofferenza. Non sempre per questo vangelo possiamo operare nella massima libertà e farne parte chiunque. Nessuno, può essere costretto ad annunciare Cristo, ma tutti lo possono fare se si lasciano toccare dalla sua grazia e svolgere al meglio il ministero, secondo i carismi e doni ricevuti.

Sia questa la nostra preghiera conclusiva della riflessione di questa domenica, nella quale il nostro pensiero è rivolto in particolare ai nostri connazonali, che sono stati toccati dal dramma del terremoto: O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose terrestri, e con quale maggiore fatica possiamo rintracciare quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito, perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni giorno dietro il Cristo tuo Figlio ». Quante croci sono state piantate nel cuore, nella vita e nella storia dei nostri fratelli nella fede e nell’umanità che sono stati segnati dalle ferite fisiche e morali del disastrose sisma del 24 agosto 2016. Gesù crocifisso sia conforto per tanti crocifissi della nostra Italia e del Mondo intero.

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 5 septembre, 2016 |Pas de commentaires »
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