BRANO BIBLICO: 1TM 6,11-16 – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
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Monastero Domenicano Matris Domini
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/09/2013)
BRANO BIBLICO: 1TM 6,11-16
Collocazione del brano Con questo brano terminiamo la prima lettera a Timoteo. Paolo, ha fatto diverse raccomandazioni riguardanti la vita della comunità e sulle diverse categorie che la compongono (vedove, presbiteri, schiavi…). E’ arrivato infine alle caratteristiche del falso dottore, che si serve della religione come fonte di guadagno. Questo argomento dell’arricchimento attraverso la religione serva a Paolo come raccordo per giungere alle raccomandazioni finali riguardanti Timoteo. Egli deve evitare queste cose e dedicarsi invece alle virtù cristiane. La testimonianza della fede che egli ha fatto davanti a tante persone e il mandato che ha ricevuto richiedono da lui che si comporti in tutto come Cristo stesso si è comportato. Lectio 11 Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Timoteo è un « uomo di Dio », a Lui appartiene e di Lui è rappresentante e quindi deve evitare i guadagni illeciti con il pretesto della religione. Lo schema è abbastanza classico: è segnato dalla contrapposizione evita/cerca. Timoteo deve coltivare tutte quelle virtù che fanno il vero cristiano. Questa lista di virtù si contrappone alla lista dei vizi che contraddistinguono il falso dottore, di cui Paolo ha parlato qualche versetto prima (orgoglio, questioni oziose, discussioni inutili, invidie, litigi…). Aprono la lista le virtù giustizia-pietà che indicano il rapporto che l’uomo deve avere nei confronti degli altri uomini e nei confronti di Dio (pietas, intesa come il dare a Dio ciò che gli spetta, cioè il culto, l’adorazione e il rispetto dei Suoi precetti). Segue il trio delle virtù cristiane « fede carità pazienza ». Quest’ultima si riferisce alla perseveranza del cristiano davanti alle persecuzioni e alle prove della vita. 12 Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Troviamo un analogia cara a Paolo, quella della guerra o meglio della competizione sportiva: combatti la buona battaglia della fede. L’uomo di Dio è come un guerriero ben preparato o un campione sportivo che è chiamato a raggiungere il premio che è la vita eterna. A questo si è impegnato con un giuramento solenne, la sua professione di fede, davanti a molti testimoni. In antichità era molto importante l’aver prestato giuramento pubblicamente e il mantenere fede alle promesse fatte. 13 Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, Ma la professione di Timoteo non avrebbe alcun valore se non fosse stata preceduta da quella di Gesù. Anch’egli ha fatto la stessa bella professione di fede, davanti a Pilato. Sembra strano il riferimento a questo personaggio. L’affermazione è forse tratta da un credo della prima comunità. Qui non si tratterebbe quindi della professione di fede, delle promesse battesimali, in senso stretto, ma la testimonianza della missione che Gesù ha portato a compimento proprio con la morte in croce, di cui Pilato fu uno dei responsabili. Il parallelismo è chiaro. La professione di fede del cristiano è modellata su quella di Cristo, per cui il discepolo deve essere pronto a seguire il suo maestro fino alla morte. Questa affermazione è poi riportata all’interno di un’esortazione solenne: ti scongiuro davanti a Dio che ha creato il mondo e a Gesù. Sono riportati qui i due elementi fondamentali della nostra fede: la creazione di Dio e la redenzione avvenuta tramite la morte e risurrezione di Cristo. 14 ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, In nome degli elementi principali della fede cristiana, dunque Paolo chiede in modo solenne a Timoteo di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento. Questo può essere inteso come il comandamento dell’amore, quello che Cristo ha testimoniato per primo. In altri passi si parla del deposito della fede, cioè il contenuto della predicazione che il pastore di una chiesa doveva conservare, annunciare e spiegare. Tale tesoro va osservato/conservato fino alla manifestazione di Gesù Cristo. C’è un tempo in cui siamo chiamati a vivere e testimoniare il Vangelo, il messaggio di Gesù, e cioè fino al suo ritorno. E’ questo il tempo storico che ci viene concesso e questo impegno va mantenuto in modo serio. 15 che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, 16il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen Questa manifestazione avverrà solo al tempo stabilito da Dio. Questa affermazione introduce una dossologia che forse faceva parte della liturgia delle prime comunità cristiane. Dio è chiamato unico Sovrano, Re dei re, Signore dei signori. Sono tutti dei superlativi per ricordare la grandezza del Padre. Egli solo è immortale e nessuno lo può conoscere. Lo si è conosciuto solo perché ha voluto farsi rivelare per mezzo dell’incarnazione del Verbo. La dossologia ha termine con l’attribuzione dell’onore e della potenza e con l’amen, come una vera e propria preghiera liturgica. Si concludono così in modo solenne le esortazioni che Paolo dona a Timoteo, vero uomo di Dio e pastore di una comunità cristiana. Meditiamo – Mi sento un vero uomo/vera donna di Dio, chiamata a testimoniare la sua Parola? – Quali sono gli atteggiamenti che devo evitare? – Cosa significa per me « la buona battaglia della fede »? – Rendo gloria a Dio con il mio modo di parlare e di vivere?
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