SAN PAOLO APOSTOLO – COLLABORATORI
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SAN PAOLO APOSTOLO – COLLABORATORI
In genere Paolo viene descritto come un predicare solitario, un missionario autonomo, un apostolo indipendente, dimenticando che egli è stato un grande uomo di relazioni, un apostolo capace di guadagnare, coinvolgere, ascoltare collaboratori sempre nuovi alla causa del Vangelo. Minimizzare il team missionario di Paolo, equivale a perdere una sfumatura preziosa del suo volto. È bene, quindi, far conoscenza di alcuni componenti di questo team. Andronico e Giunia. Residenti a Roma e parenti dell’Apostolo, Andronico e Giunia sono probabilmente marito e moglie. Paolo sottolinea che entrambi sono diventati cristiani prima di lui e li chiama “apostoli insigni”. E significativo che una donna venga qualificata con tale titolo che ne fa una protagonista dell’evangelizzazione. Entrambi sono menzionati nei saluti della lettera ai Romani (16,7). Apollo. Personalità dinamica, Apollo viene considerato un giudeo di Alessandria, formato alla scuola di Giovanni Battista. Esperto della Torah, con abilità oratorie non indifferenti, fu “catechizzato” a Efeso da Aquila e Priscilla e inviato a Corinto dove svolse una lunga missione, divenendo una figura autorevole. Spesso identificato con l’autore della lettera agli Ebrei, Apollo nella storia del primo cristianesimo, resta una figura dalle tinte sfuocate, un uomo di talento, capace di affascinare ma anche di creare tensioni nelle comunità in cui opera. Aquila e Priscilla (o Prisca). Questa coppia di sposi riveste un ruolo di primo piano nell’apostolato di Paolo. Prezioso punto di riferimento per l’Apostolo, essi seguono da vicino non solo il delicato caso di Apollo, ma anche la non facile comunità di Efeso. Espulsi da Roma in seguito a un editto dell’imperatore Claudio, si rifugiano a Corinto dove prestano ospitalità e offrono lavoro a Paolo. In Rm 16,3-8 Paolo indirizza ai due sposi parole colme di riconoscenza: pur di salvargli la vita, essi non hanno esitato a mettere a rischio le loro teste. La chiesa li ricorda l’8 luglio. Aristarco. Compagno di prigionia di Paolo (Col 4,10), Aristarco sembra essere originario della Macedonia, convertito a Tessalonica. Partecipa al terzo viaggio missionario in Macedonia, Grecia, Asia, Gerusalemme. È collaboratore di Paolo a Efeso dove, insieme a Gaio, subisce il linciaggio della folla durante la sommossa degli orefici (At 19,29; Fm 24). È al fianco dell’Apostolo nel viaggio da Gerusalemme a Roma (At 27,2). La chiesa lo ricorda il 4 agosto. Barnaba. Venerato fin dai primi secoli con il titolo di apostolo, è il primo maestro cristiano di Paolo: lo presenta al collegio apostolico, lo va a cercare a Tarso, lo avvia alla missione. Con lui condivide il primo viaggio missionario a Cipro, sua patria, in Licaonia e in Pisidia. Dopo il confronto con “le colonne” a Gerusalemme e, probabilmente in seguito all’incidente di Antiochia (Gal 2,11-14), si separa da Paolo (At 15,36-39), dedicandosi all’annuncio del Vangelo a Cipro dove, secondo la Tradizione, il suo corpo viene lapidato e bruciato. Una leggenda dell’VIII secolo lo presenta come fondatore della comunità cristiana di Roma e primo vescovo di Milano. La chiesa lo ricorda l’11 giugno. Dema. Citato nei saluti della lettera ai Colossesi e in quella a Filemone, Dema è stato a lungo un collaboratore fidato di Paolo. Un giorno però decide di lasciarlo (2Tm 4,10). Quali i motivi? Forse Dema ne ha abbastanza della povertà paolina o forse viene preso dal timore di un amaro destino prevedendo, non a torto, condanne e persecuzioni. Leggende successive ne fanno un uomo infido e intrigante, che finisce la sua vita come un apostata. Epafra. Convertito di Colossi, fu ministro di questa comunità insieme a Paolo (Col 1,7-8) e suo compagno di prigionia a Efeso (Fm 23). Secondo alcuni, mentre Paolo operava a Efeso, sotto la sua guida, egli evangelizzò le comunità di Colossi, Gerapoli e Laodicea. Visitando Paolo prigioniero a Roma, lo avrebbe informato circa l’andamento delle comunità, spingendo l’Apostolo a scrivere la lettera ai Colossesi. La chiesa lo ricorda il 19 luglio. Epafrodíto. Probabilmente originario di Filippi (Fil 2,25; 4,13), portò un aiuto economico all’Apostolo prigioniero a Roma. Qui si ammalò, forse a causa del lungo viaggio affrontato da Filippi a Roma. Nella lettera ai Filippesi viene citato come esempio di dedizione all’apostolato, compagno di lavoro e di lotta, modello di fedeltà al Vangelo fino a rasentare la morte (Fil 2,25-30). Erasto. Convertito di Corinto, viene presentato da Paolo come il “tesoriere della città” (Rm 16,23). Raggiunge l’Apostolo a Efeso, e insieme a Timoteo viene inviato in Macedonia per preparare la missione di Paolo. Quando quest’ultimo sarà trasferito a Roma, Erasto rimane a Corinto (2Tm 4,20). Un’iscrizione trovata negli scavi archeologici della città riporta: “Erasto fece pavimentare questa strada a sue spese durante la sua nomina a responsabile dei lavori pubblici”. Si tratta della medesima persona? Difficile rispondere… Fílemone. Collaboratore di Paolo e destinatario dell’omonima lettera, Filemone è un convertito di Colossi che mette la propria casa a disposizione della comunità. Marito di Appia, di condizione agiata, è proprietario di schiavi. Tra questi figura Onesimo, il “figlio” che Paolo ha generato in catene (Fm 10). Giasone. Presentato come “mio parente” da Paolo, nel momento in cui viene redatta la lettera ai Romani, risiede a Corinto (Rm 16,21). Forse va identificato con l’uomo che, in precedenza, aveva accolto Paolo e Sila a Tessalonica, dando loro ospitalità e facendo della propria casa l’epicentro dell’evangelizzazione. Accusato di “favoreggiamento” dai giudei ostili a Paolo, fu trascinato davanti ai politarchi della città e obbligato a pagare una cauzione (At 17,1-9). Giovanni Marco. Figlio di una delle prime donne cristiane, di nome Maria, che ospitava nella sua casa la piccola comunità degli inizi, Giovanni Marco viene identificato come l’autore del secondo Vangelo. È cugino di Barnaba (Col 4,10) ed è al fianco di Paolo e dello zio nel primo viaggio missionario. A un certo punto, però, forse per timore o per le fatiche legate al viaggio, decise di “rientrare alla base”. La cosa non piace a Paolo e la sua defezione sarà causa del contrasto tra questi e Barnaba in At 15,36-40. Dopo parecchi anni lo ritroviamo al fianco di Paolo, prima ad Efeso e poi nella prigionia romana (2Tm 4,11). La tradizione lo vede operante ad Alessandria fino al 62 d.C. e, successivamente, a Roma con Pietro, dalla cui viva testimonianza avrebbe attinto il contenuto del suo Vangelo. La chiesa lo ricorda il 25 aprile. Lidia. È una donna benestante, appartenente al gruppo dei proseliti, menzionata nei soli Atti degli Apostoli. Una figura emblematica che, sfidando i costumi del tempo, svolge un lavoro “maschile” (il commercio della porpora) e “manda avanti la ditta”. Originaria di Tiatira, con molta probabilità, fu punto di riferimento della comunità cristiana di Filippi, che Paolo ricorderà sempre per la generosa ospitalità (Fil 1,5; 4,10). La chiesa la ricorda il 20 maggio. Luca. Inseparabile discepolo dell’Apostolo, Luca tra i quattro evangelisti è l’unico non ebreo, primizia dell’apertura della prima comunità al mondo pagano. Negli Atti partecipa da vicino ai viaggi missionari di Paolo: si imbarca con lui a Troade, durante il secondo viaggio missionario e resta con Paolo fino alla sua partenza da Filippi (16,10-40); è nuovamente al suo fianco alla fine del terzo viaggio missionario, lungo il cammino che dalla Macedonia conduce a Gerusalemme. Due anni più tardi si imbarcherà con lui affrontando il lungo e travagliato viaggio che da Cesarea porterà l’Apostolo a Roma. II discepolo viene identificato con il “caro medico” citato in Col 4,14; Fm 24; 2Tm 4,11. La chiesa lo ricorda il 18 ottobre. Onesiforo. Discepolo originario dell’Asia, ha un importante ruolo nel momento in cui Paolo, a Efeso, viene fatto prigioniero (2Tm 1,16.18). Poco prima del martirio dell’Apostolo, è al suo fianco a Roma (2Tm 1,17). La letteratura apocrifa lo presenta come un amico di Tito, marito di una donna di nome Lectra. I due coniugi avrebbero messo generosamente la propria casa a disposizione della comunità, facendone una chiesa domestica. La chiesa lo ricorda il 6 settembre. Onesimo. Convertitosi durante una delle esperienze di prigionia dell’Apostolo, Onesimo viene definito dall’Apostolo il “mio figlio generato nelle catene” (Fm 10). Schiavo di Filemone, era fuggito, in circostanze poco chiare, dal suo padrone. Paolo lo adotta come prezioso messaggero e invita Filemone al perdono. La tradizione identificherà Onesimo con uno dei primi vescovi di Efeso. Ignazio di Antiochia, dopo averlo incontrato, lo descrive come un uomo di “indicibile carità”. La chiesa lo ricorda il 15 febbraio. Sila. Noto anche come Silvano (suo nome latino), è il grande compagno dell’Apostolo lungo il secondo viaggio missionario. Insieme a Paolo e Timoteo, Sila è il mittente di 1-2Ts, personalità di mediazione, scelta dalla stessa comunità madre di Gerusalemme per risanare le tensioni tra giudeo-cristiani e pagano-cristiani. Con molta probabilità fu al fianco di Pietro durante l’attività di quest’ultimo nella capitale (1Pt 5,12). Nel Martirologio Romano Sila viene ricordato il 13 luglio. Stefana. È il primo convertito della chiesa di Corinto, battezzato dallo stesso Paolo insieme con la sua famiglia (ICor 1,16). Uomo di condizione agiata, mette la propria casa a disposizione della comunità (1Cor 16,15). Insieme ad Acaico e a Fortunato, visita Paolo, mentre questi si trova ad Efeso. L’Apostolo lo presenta come un esemplare collaboratore (1Cor 16,16-18). Tichico. “Caro fratello, ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore”. Con questi termini Paolo presenta Tichico ai credenti di Colossi. Corriere per le Chiese dell’Asia, lavora al fianco di Onesimo. Con molta probabilità ha accompagnato Paolo da Efeso in Macedonia, poi a Gerusalemme e forse anche a Roma. Secondo Tt 3,12 fu con Paolo a Nicopoli da dove partì alla ricerca di Tito. Timoteo. Di madre giudea e di padre greco, Timoteo fece parte del secondo e del terzo “team missionario”. Paolo lo sottopone alla circoncisione per evitargli spiacevoli inconvenienti da parte dei giudei nell’attività missionaria. È al suo fianco in momenti delicati e viene espressamente chiamato a Roma dall’Apostolo, durante la sua ultima prigionia. “Vero figlio nella fede” (1Tm 1,2), Paolo lo presenta ai cristiani di Filippi come il più caro dei discepoli (“non ho nessuno d’animo uguale al suo”: Fil 2,20). La 2Tm viene considerata come il testamento spirituale lasciato a questo discepolo prediletto che seguì Paolo “da vicino nell’insegnamento, nella condotta, nella fede, nella magnanimità, nell’amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze”. Secondo una tradizione tardiva. Timoteo mori martire a Efeso nel 97. La chiesa lo ricorda il 26 gennaio, insieme a Tito. Tito. Accompagnatore di Paolo all’importante assemblea di Gerusalemme, è il rappresentante dei pagani convertiti (Gal 2,1). Durante il terzo viaggio missionario viene inviato a Corinto per risolvere la difficile crisi della comunità (2Cor 7,5-7), incarico che svolse con successo. Secondo l’omonima lettera, Paolo lo avrebbe lasciato a Creta per stabilire presbiteri sulle diverse comunità; avrebbe quindi dovuto raggiungere l’Apostolo a Nicopoli (Tt 3,12). Poco prima della morte di Paolo, Tito adempie il ministero in Dalmazia (2Tm 4,10). Un’antica tradizione riferisce che egli sarebbe morto a Creta in età molto avanzata. La chiesa lo ricorda il 26 gennaio, insieme a Timoteo. Trofimo. Discepolo di origine pagana, è accanto a Paolo negli ultimi anni di apostolato. Ammalatosi a Mileto non poté seguirlo fino a Roma (2Tim 4,20). Trofimo fu la causa indiretta dell’arresto di Paolo: stando al racconto lucano, i giudei lo avevano visto in sua compagnia per la città e avevano pensato che l’Apostolo lo avesse introdotto nell’area dei tempio riservata agli israeliti.
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