«SE CRISTO NON È RISORTO, VUOTA È ANCHE LA VOSTRA FEDE» – Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti,
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«SE CRISTO NON È RISORTO, VUOTA È ANCHE LA VOSTRA FEDE»
PASQUA 2012
Dal 14 al 16 settembre 2012 il Papa si recherà in Libano dove renderà pubblica l’esortazione postsinodale del Sinodo speciale dei patriarchi e dei vescovi del Medio Oriente, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2010. Anche in vista di questo appuntamento, pubblichiamo l’omelia di sua beatitudine Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, in occasione della Pasqua del Signore
del patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Boutros Raï In occasione della festa di Pasqua, invio i miei migliori auguri alla direzione di 30Giorni e ai lettori della rivista. Ringrazio la direzione per aver voluto pubblicare questa omelia, che ho pronunciato in occasione della messa di Pasqua al patriarcato maronita di Bkerke. Mi auguro che possa fornire ai lettori un contributo di crescita spirituale. «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui» (Mc 16, 6) La verità della morte di Cristo e della sua sepoltura, le sue apparizioni e il sepolcro vuoto, tutto ciò conferma la sua Risurrezione. Figlio di Dio fatto carne, Gesù è morto davvero sulla croce per la redenzione dei peccati di tutta l’umanità. Per mezzo del suo sangue, ha riconciliato Dio con ciascun uomo, affinché noi viviamo la riconciliazione con Dio e gli uni con gli altri. È risorto per la nostra giustificazione (Rm 4, 25) e per donarci la vita nuova, che è la vita divina in noi. È questa la portata dell’annuncio dell’angelo alle donne, all’alba della domenica della Risurrezione: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui» (Mc 16, 6). A nostra volta, noi annunciamo questa notizia al mondo intero: Cristo è risorto! È veramente risorto! Eccellenza, presidente Michel Suleiman, siamo lieti che lei sia in prima fila tra i fedeli in questa festa della Risurrezione dai morti del Signore Gesù. In mezzo a questi fedeli ci sono ministri, deputati, presidenti di municipalità, sindaci e altre personalità della vita pubblica e del settore privato. A lei, signor presidente, e a tutti i presenti vorremmo esprimere il nostro augurio più sincero che Cristo Signore, risuscitato dai morti, vi possa donare in abbondanza le sue grazie, la sua pace, la sua gioia, e che doni al Libano e ai Paesi arabi, oggi in crisi, di ritrovare l’unità, la stabilità e una pace giusta e generalizzata. La sua presenza in questa sede patriarcale aggiunge gioia e letizia al carattere sacro di questa festa. Siamo altrettanto felici del fatto che, in virtù della sua fede nella gloriosa Risurrezione di Cristo dai morti, sorgente della risurrezione dei cuori, lei possa operare, in quanto guida della Repubblica, per la risurrezione del Paese dalle rovine della guerra come dagli inciampi della vita politica, economica e sociale. Lei sta cercando inoltre di abbattere i muri della discordia e della divisione, ispirando uno spirito di fratellanza e di collaborazione fondato sulla cittadinanza e l’appartenenza a un Paese che ha bisogno del contributo di tutti i suoi figli e di tutte le sue componenti per rinascere al progresso e alla stabilità. In questo lei realizza ciò a cui Gesù Cristo ci invita con la sua morte e la sua Risurrezione, e ciò che esprime l’apostolo Paolo: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo […] colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo […] per mezzo della sua carne […]. Per mezzo della croce, ha distrutto l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. […] Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2, 13-19). Insieme a lei, signor presidente, e insieme a tutti gli uomini di buona volontà, noi operiamo, come Chiesa, per l’unità del popolo libanese con tutte le sue confessioni e le sue componenti, lontani da qualunque divisione e inimicizia, lontani da qualsiasi posizione unilaterale e di parte. Il valore di questo Paese sta nella sua pluralità culturale, religiosa e politica, cuore della democrazia fondata sulla convivenza nell’eguaglianza dei diritti e dei doveri di fronte alla legge, sul rispetto della diversità a tutti i livelli, sulla promozione delle libertà civili, e in particolare quelle d’opinione, d’espressione e di fede, e sulla garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo. Insieme a lei noi operiamo per evitare il coinvolgimento del nostro Paese nella logica delle alleanze e dei patti regionali o internazionali su base politica, religiosa o confessionale. Il Libano, in ragione della sua conformazione geografica e politica, è chiamato a essere neutrale. In questo modo il Libano può essere un fattore di stabilità nella regione, e un’oasi di incontro e dialogo per le culture e le religioni, più impegnato nella difesa della causa [così in francese; in arabo “nelle questioni”, ndr] dei Paesi arabi e della comunità internazionale per stabilire pace e giustizia, affrontare la violenza e il terrorismo, promuovere i valori della modernità, giocando un ruolo di ponte tra Oriente e Occidente. Una delle miniature del Vangelo di Rabbula raffigurante la crocifissione e la risurrezione di Gesù Cristo, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. Il testo dei Vangeli in lingua siriaca, compilato probabilmente nel 586, è l’unico codice miniato della Siria paleocristiana sopravvissuto fino ai giorni nostri. A partire dall’XI secolo il documento è stato custodito dai patriarchi maroniti di Antiochia, che alla fine del XV secolo lo donarono alla famiglia dei Medici di Firenze Una delle miniature del Vangelo di Rabbula raffigurante la crocifissione e la risurrezione di Gesù Cristo, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. Il testo dei Vangeli in lingua siriaca, compilato probabilmente nel 586, è l’unico codice miniato della Siria paleocristiana sopravvissuto fino ai giorni nostri. A partire dall’XI secolo il documento è stato custodito dai patriarchi maroniti di Antiochia, che alla fine del XV secolo lo donarono alla famiglia dei Medici di Firenze Nell’esortazione apostolica Una nuova speranza per il Libano si legge: «La costruzione della società è un’opera comune a tutti i libanesi» (§ 1). Non bisogna allora escludere, dimenticare o eliminare nessuno. Le diverse scelte politiche devono rimanere una ricchezza e un mezzo per raggiungere il bene comune, da cui deriva il bene di ogni persona. Le scelte politiche non sono forse declinazioni diverse dell’arte del possibile? Nessuna scelta politica può venir presa per assoluta. Tutte le scelte sono relative, perché adottano i mezzi migliori per attuare dei principi generali e delle tradizioni nazionali, al servizio del bene comune, del cittadino libanese, della società e della nazione. Si chiede solo che le scelte rimangano fedeli ai principi generali e alle tradizioni nazionali, così come agli obiettivi delle scelte stesse. «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui» (Mc 16, 6). È questa la testimonianza dell’angelo alle donne. Ma la Risurrezione è, in origine, la testimonianza di Dio riguardo a Gesù Cristo, testimonianza confermata dall’apostolo Pietro: «Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno, noi tutti ne siamo testimoni» (At 2, 32; 10, 38-40); e da Paolo all’Areopago di Atene: «Dio ne ha dato a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti» (At 17, 31). Garanzia della nostra risurrezione spirituale – grazie alla penitenza – e fisica – grazie alla risurrezione della carne. Garanzia della verità di Cristo e dell’autenticità della sua persona e della sua missione. Questa garanzia si perpetua nel mondo per l’azione dello Spirito Santo che «convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato» (Gv 16, 8-11). Secondo Paolo, la Risurrezione di Cristo è la base su cui si edifica la fede cristiana: «Se Cristo non è risorto, vuota è anche la vostra fede […] noi siamo falsi testimoni […] siamo da compiangere più di tutti gli uomini» (1Cor 15, 14-15 e 19). Per mezzo della sua Risurrezione Cristo è diventato la nostra pace (cfr. Ef 2, 14), il fondamento della nostra condizione di figli di Dio, e la fraternità tra gli uomini. Dopo la sua Risurrezione, Cristo ha usato spesso le parole “fraternità”, “pace” ed “essere figli di Dio”. A Maria Maddalena che piangeva davanti al sepolcro la mattina della domenica di Risurrezione, Cristo appare e le dice: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro: io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20, 17). Tramite Cristo tutti gli uomini sono divenuti fratelli, e tramite Cristo figlio del Dio eterno tutti i credenti sono divenuti figli di Dio. Noi crediamo a questa nuova identità, la insegniamo e operiamo per la sua realizzazione. Ogni volta che Cristo appariva ai suoi discepoli durante i quaranta giorni, li salutava dicendo: «La pace sia con voi!» (Gv 20, 19 e 26); con questo saluto donava loro sicurezza e pace interiore, cancellava la paura dai loro cuori, manifestava i segni e li confortava nella loro missione. La pace di Cristo è la cultura che predichiamo, la scelta che sempre manteniamo, perché la condizione di figli di Dio si traduce in azioni e iniziative di pace, secondo la parola di Cristo Signore: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). La Risurrezione di Cristo dai morti è la garanzia della risurrezione dei cuori dalla morte del peccato e dal male. Cristo è vivo: è presente nella Chiesa e agisce nel mondo fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28, 20). Presente e attivo per mezzo della sua parola viva, del suo corpo e del suo sangue nel sacramento dell’Eucaristia, della grazia dei sacramenti, del suo Spirito vivo e santo che realizza tra i fedeli i frutti della Redenzione e della Salvezza. Cristo risuscitato dai morti è vicino a ogni uomo, contemporaneo a ogni uomo. È il Signore «che è, che era e che viene» (Ap 1, 4); è colui che la Chiesa, colui che tutti i credenti invocano ogni giorno: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22, 20). A Te lode e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Cristo è risorto! È veramente risorto!
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