2 FEBBRAIO, FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI GESÙ – Omelia

http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2014/02/2-febbraio-festa-della-presentazione-al.html

2 FEBBRAIO, FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI GESÙ

(ci sono tre letture nel sito, nella stessa pagina  questa è la seconda, mi piacciono e le distribuisco nei miei blog)

Di seguito l’omelia pronunciata oggi pomeriggio  dal cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, in occasione del tradizionale pellegrinaggio al Santuario di San Luca.

***

1. Cari fratelli e sorelle, il mistero che oggi celebriamo è il mistero di un incontro: una persona anziana di nome Simeone con una persona, bambino di qualche settimana di vita, di nome Gesù. La narrazione che Luca fa di questo incontro è molto suggestiva, proprio per le due persone che si incontrano. Simeone è descritto come uno «che aspettava il conforto di Israele». È l’incarnazione dell’attesa che Dio visiti il suo popolo. Tutta la storia di Israele aveva come preso corpo in questo anziano. Era un uomo sula quale “era lo Spirito Santo”, che gli aveva donato una certezza: «che non avrebbe visto la morte prima di aver veduto il messia del Signore». Era, quello di Simeone, un tramonto non pieno di malinconia, ma pieno di speranza. E dove vede, in chi vede che la sua speranza non è andata delusa? In un bambino che egli può perfino prendere fra le braccia. Quale paradosso! Era convinzione comune che l’apparizione del Messia sarebbe stata accompagnata da segni miracolosi, sarebbe accaduto in un contesto di gloria. Dio conforta Israele con l’arrivo di un bambino. E’ un bambino la speranza, la salvezza d’Israele e di ogni popolo. E Simeone consegna alla memoria credente della Chiesa una delle più belle professioni di fede circa Gesù, una professione che la Chiesa recita ogni sera come preghiera che introduce nel sonno della notte. Questa professione di fede proclama la missione salvifica di Gesù, una missione universale. Essa consiste in una «luce» che illumina ogni uomo che viene in questo mondo . Ma le parole che Simeone dice a Maria ricordano quanto dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta» [1, 5]. E Simeone a Maria: «egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori». La luce nel cuore dell’uomo, dono della presenza nel mondo di Gesù, può essere spenta dal potere delle tenebre. La speranza dono del Bambino può essere estinta. E così la persona del Bambino, la persona di Gesù scopre che cosa veramente alberga nel cuore dell’uomo; quale amore vi dimora, se della luce o delle tenebre. S. Paolo è esplicito. Egli denota lo stato di vita di chi rifiuta di credere, con le tenebre: «eravate tenebre». La profezia di Simeone dunque è chiara. Gesù, quel Bambino che tiene fra le braccia è il salvatore, ma lo è come segno di contraddizione, segno contestato che esige una decisione urgente e coraggiosa da parte degli uomini. Gesù è scandalo e rovina per quanti lo rifiutano, risurrezione e vita per quanto lo accolgono. È la decisione della fede o dell’incredulità che ultimamente qualifica la condizione esistenziale di una persona. 2. Questa pagina del Vangelo illumina profondamente il senso della Giornata per la Vita, che in questa prima domenica di febbraio la Chiesa in Italia celebra. È, come vi dicevo, la festa dell’incontro di un anziano con un bambino. È un anziano che serenamente chiede al Signore di porre fine alla sia vita ormai piena di anni, perché è nato un bambino che è la speranza del popolo. Mi tornano alla mente le parole di Agostino, secondo il quale Dio crea l’uomo perché il mondo sia continuamente rinnovato. Concepire e generare un bambino è il segno che nel cuore di un uomo e di una donna non si è spenta la speranza. Generando un bambino, hanno generato speranza. Ne deriva che l’attitudine di un popolo verso i concepiti non ancora nati, verso i bambini, è il segno di quale e quanta speranza dimora in esso. Se ha la capacità di generare futuro. Papa Francesco ha detto: «i figli sono la pupilla dei nostri occhi…che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi…come potremo andare avanti?» [Cerimonia di apertura della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. 22-7-2013]. C’è ancora nel nostro popolo la capacità di generare futuro? Dobbiamo purtroppo constatare che nei giovani sposi è presente un grande desiderio di generare, ma che esso viene non raramente mortificato dalla carenza di adeguate politiche familiari, dalla pressione fiscale ormai al limite del sopportabile, dalla mancanza e/o precarietà del lavoro. In una parola: in una cultura della disperazione. Vedete, miei cari fratelli e sorelle, come il mistero che oggi celebriamo abbia una grande eloquenza profetica: il Vangelo della speranza e della vita si contrappone alla minaccia della disperazione e della morte. Al centro di questo scontro sta Dio fattosi bambino; sta ogni bambino. O Dio della vita e fonte di speranza, libera il nostro popolo dall’incapacità di generare futuro: perché chi lo governa non comprende che fonte della speranza è la nascita di ogni bambino; perché a tanti bambini viene impedito di nascere; a tanti poveri di vivere nella dignità. Ridonaci la gioia della speranza; ridonaci la capacità di generare futuro. Amen.

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