02 GENNAIO: SAN BASILIO MAGNO, SAN GREGORIO NAZIANZENO

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02 GENNAIO:  SAN BASILIO MAGNO, SAN GREGORIO NAZIANZENO

amici nella vita e nella fede, combatterono le eresie teologiche del loro tempo

Uno dei più grandi dottori Orientali della Chiesa, San Basilio fu un uomo di grandissima dottrina, talento e santità. Egli proveniva dalla stessa brillante famiglia che aveva generato San Gregorio di Nissa e San Pietro di Sebaste (suoi fratelli), e nacque a Cesarea di Cappadocia nel 329. La sua educazione iniziò a Cesarea e continuò a Costantinopoli e ad Atene. Tra i suoi compagni di studio in questa città c’era l’amico San Gregorio di Nazianzo (un altro cappadoce) e Giuliano l’Apostata, futuro imperatore di Roma. Quando tornò a Cesarea, verso il 356, sia suo fratello Gregorio che sua sorella Macrina (anche lei onorata come santa) notarono in lui pronunciate tendenze alla mondanità. Essendo probabilmente la più dotta persona della Cesarea del tempo, Basilio si era affermato come insegnante di retorica e sembrava che godesse in modo molto compiaciuto del prestigio che la posizione gli arrecava. Fu così scosso da questo atteggiamento di autocompiacimento da Macrina la quale con i suoi appelli al buon senso e alla consapevolezza spirituale gli mostrò le limitazioni di una vita presa interamente da occupazioni mondane. Soprattutto per sua influenza, nel 357 Basilio partì per un viaggio nei centri monastici di Egitto, Palestina, Siria, e Mesopotamia. Quando l’anno seguente tornò a Cesarea, sapeva già cosa fare: spezzando tutti i suoi legami si mise in viaggio verso il Ponto, vicino al Mar Nero e là, sulle rive del fiume Iris, fondò il proprio monastero. In seguito Basilio sarebbe stato coinvolto in altre attività, ma questa fondazione monastica fu probabilmente la sua opera più importante e quella che amava maggiormente. Con una profonda comprensione del ruolo del monachesimo nella cristianità e di come quel modo di vivere dovesse essere praticato, Basilio scrisse una serie di regole – poi chiamate Codice Basiliano – che divennero ispirazione di tutto il successivo monachesimo orientale. Ancora oggi i monaci ortodossi e la maggior parte dei monaci cattolici orientali seguono il Codice Basiliano. L’influenza dei tempi tuttavia presto interruppe la vita di Basilio nel Ponto. Con l’aiuto dell’Imperatore Valente l’arianesimo stava minacciando la Chiesa di Cappadocia ed era necessaria una forte autorità per fronteggiare l’attacco. Basilio fu persuaso a recarsi a Cesarea prima per assistere il suo vescovo e poi a succedergli nella sede dopo la sua morte nel 370. Uno dei primi provvedimenti in qualità di vescovo fu di mostrare un’aperta sfida a Valente, che stava tentando di assicurarsi una professione di fede ariana da parte del clero della Cappadocia; Basilio rifiutò e con il peso della sua influenza e personalità fece in modo che l’Imperatore desistesse dalle sue richieste. Attivo qual era nella lotta contro l’eresia, Basilio era molto attento anche agli altri bisogni della sua diocesi. Appena fuori Cesarea fece costruire un ricovero per viaggiatori (il primo nel suo genere) con annesso un ospedale per i poveri. Altri progetti inclusero una revisione della Divina Liturgia per la sua diocesi (questa è la più antica delle due Liturgie del Rito Bizantino) e un attenta epurazione dei preti eretici dalla sua diocesi. Brillante oratore e scrittore Basilio scrisse anche una ricca serie di sermoni e opere teologiche, gran parte delle quali miranti a rafforzare la sua gente contro l’arianesimo. L’eresia era il pericolo più presente accompagnato anche da incidenti minori come una lite con il suo vecchio amico Gregario di Nazianzo e false presentazioni della sua ortodossia al Papa da parte dei suoi nemici. Basilio superò tutte le difficoltà e durante il suo breve vescovato (meni di nove anni), divenne la forza trainante della Chiesa di Cesarea. Quando morì, il 1 Gennaio 379, anche gli ebrei e i pagani assieme ai cristiani furono pronti ad ammettere che la città aveva perso il suo migliore amico. Anni dopo la sua morte Basilio fu descritto da un concilio come « il grande Basilio, ministro della Grazia che ha esposto la Verità al mondo intero »: una giusta definizione che ha superato la prova del tempo.

San Gregorio Nazianzeno Nacque a Arianzo, cittadina presso Nazianzo, attuale Güzelyurt in Cappadocia. Figlio di Gregorio e Nonna. Il padre, che era ebreo della setta degli Hypsistiani, fu convertito dalla moglie al cristianesimo e divenne vescovo di Nazianzo. Il fratello Cesario (†;368) fu dottore presso la corte dell’Imperatore Giuliano e governatore di Bitinia. Gregorio, nato qualche anno dopo il concilio di Nicea nel quale si condannò l’eresia ariana, fu fortemente condizionato per tutta la vita dalle lotte che si scatenarono attorno alla definizione della vera natura della Trinità. Studiò prima a Cesarea in Cappadocia, dove conobbe e divenne amico di Basilio, poi a Cesarea in Palestina e ad Alessandria presso il Didaskaleion, infine, tra il 350 e il 358, ad Atene, sotto Imerio; qui conobbe il futuro imperatore Giuliano. Raggiunse poi l’amico Basilio nel monastero di Annisoi, nel Ponto. Ma abbandonò presto questa esperienza per tornare a casa, dove sperava di condurre una vita ancora più ritirata e contemplativa. Nel 361 fu ordinato sacerdote suo malgrado, dal padre, Vescovo di Nazianzo. Dapprima reagì fuggendo, ma poi accettò di buon grado la decisione paterna. « Mi piegò con la forza », ricorderà nella sua autobiografia. Nel 372 l’amico Basilio, allora Vescovo di Cesarea, costretto dalla politica ariana dell’Imperatore Flavio Valente a moltiplicare il numero delle diocesi sotto la sua giurisdizione per sottrarle all’influenza ariana, lo nominò vescovo di Sasima. Gregorio non raggiunse mai la sua sede vescovile in quanto solo con le armi in pugno sarebbe potuto entrarvi. Morto il padre, tornò a Nazianzo, dove diresse la comunità cristiana. Nel 379, salito al trono Teodosio I, Gregorio fu chiamato a dirigere la piccola comunità cristiana che a Costantinopoli era rimasta fedele a Nicea. Nella capitale dei cristiani di Oriente pronunciò i cinque discorsi che gli meritarono l’appellativo di « Teologo ». Fu lui stesso a precisare che la « Teologia » non è « tecnologia », essa non è un’argomentazione umana, ma nasce da una vita di preghiera e da un dialogo assiduo con il Signore. Nel 380 Teodosio lo insediò vescovo di Costantinopoli e lo fece riconoscere come tale dal II Concilio Ecumenico nel maggio del 381. Nell’autunno del 382 divenne vescovo di Nazianzo per poi, dopo un anno, ritirarsi in solitudine ad Arianzo, dove morì nel 390..

 

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