MARIA SEDE DELLA SAPIENZA
http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/catechesi/06-07/09-Maria_Sede_Sapienza.html
MARIA SEDE DELLA SAPIENZA
Dire che Maria è la sede della Sapienza significa guardare anzitutto all’evento dell’Incarnazione. Solo così riusciremo a comprendere appieno il senso di questo titolo mariano.
Sede indica la dimora, e quindi rimanda immediatamente al senso di famiglia. Come per dire che chi è vicino alla Vergine è di “casa nella Sapienza”, è familiare con la Sapienza stessa. Ma sede indica anche deposito, l’atto del sedimentare, il mettere le fondamenta.
La sede, dunque, è il luogo della durata, è il luogo prescelto per riporvi qualcosa di prezioso. Ma è anche memoria e testimonianza di avvenimenti, di epoche lontane.
Nella sede si mettono radici: nella terra il seme resta, fa la sua sede per poter dare il fiore e il frutto, cioè la gratuita bellezza che ristora l’anima e il nutrimento per la vita nel tempo.
Ora, è proprio dell’uomo il mettere radici, cercare stabilità. L’uomo vive tutta la sua esistenza cercando una stabile dimora per il suo spirito. Per questo, Maria quale sede della Sapienza, è il luogo preferito dal cristiano che desidera costruire la sua casa sulla roccia, che è poi Cristo.
Maria Santissima, Vergine e Madre, è questa terra fruttifera nella quale è seminato il Verbo. L’immagine è di Santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa. Così Ella prega nel giorno dell’Annunciazione:
«Tu, Maria, sei quella pianta novella della quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo».
Maria è dunque, sede della Sapienza, poiché porta in sé Colui che è la Sapienza del Padre, Gesù Cristo, venuto per illuminare ogni uomo.
Ecco perché guardare a Maria quale sede della Sapienza, significa contemplare anzitutto l’Incarnazione del Figlio che in Maria prende stabile dimora in mezzo agli uomini e pianta la sua tenda fra noi. Così, venerare Maria sede della Sapienza è entrare nella tenda che è Cristo, passare attraverso di Lui che è la Porta della salvezza.
La Sapienza incarnandosi fa di noi, alberi di morte, alberi di vita. La Sapienza ci rivela la Verità, cioè il cuore di Dio, che cosa Dio ha voluto fare creandoci. Questo è il dono grande della Sapienza: l’uomo ritrova il perché del suo esistere, riprende consapevolezza della sua missione d’amore: siamo, infatti, creati per l’amore e siamo fatti d’amore.
Maria è sede della Sapienza, perché Madre di Cristo Gesù tutto Dio e tutto Uomo.
La Sapienza di cui Maria è sede non è la sapienza, pur nobile e grande che l’uomo può conoscere, ma è la Fonte stessa di ogni umana sapienza: ecco perché verità e sapienza sono una cosa sola. Scriveva nella Fides et ratio al n° 23 Giovanni Paolo II:
«Nel Nuovo Testamento, soprattutto nelle Lettere di San Paolo, un dato emerge con grande chiarezza: la contrapposizione tra “la sapienza di questo mondo” e quella di Dio rivelata in Gesù Cristo.
La profondità della sapienza rivelata spezza il cerchio dei nostri abituali schemi di riflessione, che non sono affatto in grado di esprimerla in maniera adeguata.
Non la sapienza delle parole, ma la Parola della Sapienza è ciò che San Paolo pone come criterio di verità e, insieme, di salvezza. La sapienza della Croce, dunque, supera ogni limite culturale che le si voglia imporre e obbliga ad aprirsi all’universalità della verità di cui è portatrice».
Maria, inoltre, ripete l’itinerario di Israele verso la conquista della sapienza, conservando il ricordo degli eventi riguardanti Gesù e approfondendoli mediante il confronto: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». (Lc 2,19; cfr Lc 2,51).
Maria è la vergine sapiente che non lascia cadere nel vuoto nulla di quanto Dio le fa incontrare lungo il cammino della vita e si lascia educare dagli eventi della storia feriale e quotidiana.
Così ella esercita il suo giudizio e approfondisce la conoscenza di Gesù che resta anche per lei un mistero indecifrabile, un «enigma permanente». In lei la cronaca diventa storia, il fatto si trasforma in simbolo denso di significato, la maternità si fa discepolato.
Maria non evita gli eventi, ma si lascia coinvolgere e interpellare da essi: ella passa dallo stupore al ricordo e all’interpretazione mediante il confronto dei fatti tra loro e in relazione alla Bibbia, secondo il metodo sapienziale.
Come la sapienza dell’Antico Testamento conduce il giusto per vie difficili e attraverso la prova, prima di rivelargli i suoi segreti (cfr Sir 4,16-18), così Gesù sottopone la madre alla prova nei cosiddetti cinque episodi «di rifiuto», o meglio «di evangelizzazione», in cui la invita a trascendere la carne e il sangue per entrare nella via superiore del Vangelo: Gesù dodicenne rompe con la stirpe in maniera così dura che i genitori non capiscono; le parole di ripulsa alla madre a Cana (cfr Gv 2,4) non consentono interpretazioni edulcorate; il rifiuto di riceverla quando ella lo va a trovare e il riferimento agli uditori come a «fratelli, sorelle e madri» di Gesù (cfr Mt 12,50) devono aver colpito il suo cuore come una spada; la beatitudine rivolta al seno materno viene di nuovo rigirata sui credenti (cfr Lc 11,27s.); infine, l’atto del sottrarsi a lei (anche se avvolto di molti misteri) nelle parole: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,26) sigilla la lunga serie dei distanziamenti.
Come discepola di Cristo, Maria penetra sempre più profondamente nel disegno della salvezza che si dispiega sotto i suoi occhi, soprattutto nel mistero della Croce e della Pasqua. Infine, con il dono dello Spirito, Maria alla Pentecoste raggiunge la massima illuminazione circa il Figlio risorto e la Chiesa.
Maria risplende perciò come «sede della sapienza» non solo perché il suo grembo è stato dimora di Cristo sapienza incarnata, ma anche e soprattutto perché «possedendo la scienza spirituale inaccessibile ai ragionamenti umani, con la fede ha raggiunto una conoscenza sublime» (RM 33).
Da Maria siamo elevati alla sapienza evangelica e all’approfondimento del mistero della salvezza. Non si può guardare a lei e restare inerti di fronte alle «grandi cose» che Dio opera nella storia, soprattutto al mistero pasquale che rivive ogni giorno nel mondo, ma anche dinanzi agli eventi feriali della vita.
Lorenzo Villar
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.