SANT’AGOSTINO : DISCORSO 333 NEL NATALE DEI MARTIRI
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SANT’AGOSTINO : DISCORSO 333
NEL NATALE DEI MARTIRI (LA PAROLA DELL’APOSTOLO PAOLO ALL’APPROSSIMARSI DEL SUO MARTIRIO)
La pazienza è propria dei martiri, ma l’hanno in dono da Dio. Cristo, Pane eterno e quotidiano, dà vigore ai martiri.
1. Il Signore nostro Gesù Cristo ai testimoni – cioè, ai suoi martiri, posti in ansia, comportandolo l’umana debolezza, dal dubbio di sopravvivere se lo confessassero e morissero – dette piena sicurezza dicendo loro: Nemmeno un capello del vostro capo perirà 1. Temi dunque che sia tu a perire, quando un tuo capello non perirà? Se quanto di superfluo è così custodito, sotto qual grande protezione non è la tua vita? Non perisce un capello, del cui taglio non avverti sensazione alcuna, e perisce l’anima per la quale sono attivi i tuoi sensi? È vero che predisse loro che avrebbero patito molte tribolazioni, ma per renderli più disposti con la predizione, così che quelli potessero dire: Il mio cuore è deciso 2. Che vuol dire: Il mio cuore è deciso, se non che la mia volontà è decisa? I martiri, nella passione, hanno perciò una volontà ben disposta, ma la volontà è predisposta dal Signore 3. E, fatti conoscere tutti questi futuri mali crudeli e dolorosi, aggiunse: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime 4. Con la vostra perseveranza, disse. Non vi sarebbe certo la tua perseveranza là ove non fosse anche la tua volontà. Con la vostra perseveranza: ma, come può essere nostra? È cosa nostra quel che si ha da noi ed è cosa nostra pure quel che si dona a noi. Se infatti non si vuole che sia cosa nostra, non si dona. Come dunque doni qualcosa, se non perché sia di chi la riceve in dono da te? È espressiva quella confessione: Non riposa solo in Dio l’anima mia? È infatti da lui la mia perseveranza 5. Egli dice a noi: Con la vostra perseveranza. Anche noi possiamo dire a lui: Da lui è la mia perseveranza. È diventata tua per donazione: non essere ingrato attribuendola a te. Nella preghiera del Signore, non diciamo che è anche nostro ciò che ci viene da Dio? Ogni giorno diciamo: Nostro pane quotidiano. Hai già detto nostro, ma dici: Dacci 6. Ecco il nostro, ecco il dacci: per il fatto che è donato da lui, diventa nostro. Poiché è nostro in quanto donato da lui, se pertanto insorge la nostra superbia, diventa proprietà altrui. Tu dici: Nostro, e dici: Dacci: come dunque ti attribuisci ciò che non ti sei dato da te? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 7 Tu dici: Nostro, e: Dacci. Riconosci il donatore, ammetti di ricevere, così che egli volentieri si degni elargire. Che saresti se non ti trovassi nel bisogno tu che vai elemosinando e sei superbo? tu che chiedi il pane, non sei forse un mendicante? Cristo, nell’uguaglianza del Padre: il nostro Pane eterno; Cristo nella carne: il nostro Pane quotidiano; eterno, fuori del tempo; quotidiano, nel tempo. Tuttavia egli è il Pane che è disceso dal cielo 8. I martiri sono forti, i martiri sono saldi nella fede: ma il Pane sostiene il vigore dell’uomo 9.
La mercede è gratuita; all’opera partecipa Dio.
2. Perciò, ascoltiamo ora la parola dell’apostolo Paolo all’approssimarsi del suo martirio, quando si attendeva la corona che gli era stata preparata: Ho combattuto la buona battaglia – disse – ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione 10. Mi consegnerà – egli dice – il Signore, giusto giudice, la corona. È un debito, quindi, ciò che consegnerà. Pertanto, il giusto giudice consegnerà; non può infatti negare la mercede dopo aver valutato l’opera. Che opera osserva? Ho combattuto la buona battaglia, è un’opera; ho terminato la corsa, è un’opera; ho conservato la fede, è un’opera. Mi resta la corona di giustizia: è la mercede. Quanto alla ricompensa, tu non vi prendi parte per nulla; nel compimento dell’opera, non sei solo ad agire. La corona ti viene da lui, ma l’opera viene da te, non senza però l’aiuto di lui. Al contrario, quando l’apostolo Paolo, Saulo un primo tempo, era un persecutore accanitissimo e inesorabile, non meritava affatto alcunché di bene, anzi un’infinità di male: meritava senz’altro di essere condannato, non di essere scelto. Ed ecco improvvisamente, mentre era intento a compiere il male e a meritare mali, viene atterrato da un solo richiamo dal cielo: è gettato a terra persecutore, si risolleva evangelizzatore. Ascoltalo, egli riconosce apertamente proprio questo: Io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento, ho ricevuto misericordia 11. È stato forse a questo punto che ha detto: Il giusto giudice mi consegnerà? Qui dice: Ho ricevuto misericordia: meritavo dei mali, ho ricevuto dei beni. Non ci ha trattato secondo i nostri peccati 12. Io ho ricevuto misericordia, non sono stato trattato secondo quanto mi era dovuto: infatti, se mi fosse stato reso il dovuto, mi sarebbe spettata la pena eterna. Non ho ricevuto, dice, quel che mi si doveva. ma ho ricevuto misericordia. Non ci ha trattato secondo i nostri peccati.
Paolo, da persecutore a pastore: come distribuisce le parti.
3. Quanto dista l’oriente dall’occidente così allontana da noi le nostre colpe 13. Allontanati dall’occidente, volgiti all’oriente. Ecco, in uno stesso uomo, Saulo e Paolo: Saulo in occidente, Paolo in oriente; il persecutore in occidente, l’evangelizzatore in oriente. Di là danno la morte i peccati, di qui nasce la giustizia. In occidente l’uomo vecchio, in oriente l’uomo nuovo: in occidente Saulo, in oriente Paolo. Donde viene questo Saulo, donde questo crudele, donde questo persecutore, donde questo tutt’altro che pastore? Costui era appunto il lupo rapace della tribù di Beniamino 14 egli stesso lo ha affermato. Ma era stato già detto in profezia: Beniamino è un lupo rapace: al mattino divora, e alla sera spartisce il bottino 15. Prima divorò, in seguito fece il pastore. Rapiva, rapiva veramente. Leggete, rapiva: leggete il libro degli Atti degli Apostoli 16. Dai sommi sacerdoti aveva ricevuto lettere che lo autorizzavano a condurre in catene, per la condanna, quanti avesse scoperti seguaci di Cristo. Andava, infieriva, bramoso di strage e di sangue: ecco rapisce. Ma è ancora mattino, c’è vanità sotto il sole 17; gli accade di trovarsi a sera appena è colpito da cecità. I suoi occhi si chiudono alla vanità di questo mondo, altri occhi, quelli interiori, sono resi capaci di vedere. Il vaso che poco prima era di perdizione, è fatto vaso di elezione, ecco, quindi, l’adempiersi di spartisce il bottino: giornalmente si dà lettura delle ‘parti’ del suo bottino. Osserva in qual modo egli divide le ‘parti’. Sa che cosa spetti ed a chi: spartisce, non distribuisce indistintamente, senza criterio. Spartisce, cioè distribuisce, discerne; non dispensa a caso, senza ordine. Parla di sapienza tra i perfetti 18: ad alcuni, invece, non essendo capaci di assumere cibo solido, nel distribuire dice: A voi ho dato da bere latte 19.
Paolo rivede prima beni per mali, poi corrisponde ai beni con opere buone.
4. Ecco che cosa fa colui che poco prima faceva… che cosa? non voglio tornarci su. Al contrario, voglio ricordare la perversità dell’uomo, per attestare la misericordia di Dio. Soffre tribolazioni per Cristo colui dal quale Cristo aveva ricevuto tribolazioni: da Saulo diventa Paolo, da falso diventa autentico testimone. Egli che disperdeva raccoglie nell’unità; chi aggrediva, è fatto ora difensore. Da un tale Saulo, come risulta ciò che diciamo? Ascoltiamo lui. Volete sapere, dice, donde mi viene questo? Non viene da me egli dice: Ho ricevuto misericordia. Questo, egli afferma, non proviene da me: Ho ricevuto misericordia. Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? 20 Ha ricambiato infatti, non però mali per mali; ha senza dubbio ricambiato, ma non mali per mali: ha rimunerato con beni i mali. Che renderò dunque? Prenderò il calice della salvezza 21. Ricambiavi veramente? Continui a prendere. Ma ora, proprio all’approssimarsi della passione, corrisponderà beni per le opere buone, non beni per le cattive. Un primo tempo il Signore doveva evidentemente rimunerare i mali con dei mali: ma non volle rendere mali per mali, rese invece dei beni per i mali. Ricambiando i mali con beni, trovò in qual modo rimunerare con beni le opere buone.
Le stesse opere buone sono dono di Dio.
5. Infatti, ecco che niente di buono trovò in Paolo, già stato Saulo. Non avendo trovato niente di buono in lui, condonò i mali, rese dei beni. Fu perciò preveniente nel rendergli dei beni prima; ma attraverso il dono di beni, con i quali rimunerare le opere buone, proprio con tali beni corrispose una ricompensa alle opere buone: a lui che combatteva la buona battaglia, che terminava la corsa, che conservava la fede, rimunerò le opere buone. Ma con quali beni? Quelli che donò egli stesso. E che, non venne da lui di combattere la buona battaglia? E se non è dato da lui, che sta a significare quel che dici in altro passo: Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me 22? Ecco tu dici pure: Ho terminato la corsa 23. Non ti è stato concesso anche da lui di terminare la corsa? Se egli non ha dato che tu terminassi la corsa, com’è che in altro passo tu dici: Non dipende dalla forza di volontà, né dalla perizia di chi corre, ma viene da Dio che usa misericordia 24. Ho conservato la fede 25. L’hai conservata, l’hai conservata: lo ammetto, lo accetto: riconosco che l’hai conservata; ma, se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode 26. Appunto per l’aiuto di lui, quindi, per concessione di lui e hai combattuto la buona battaglia e hai terminato la corsa e hai conservato la fede. Permetti, Apostolo, di tuo proprio non conosco che il male. Permetti, Apostolo: se ne parliamo è perché tu ci hai informati; vado ascoltando uno che confessa, non scopro un ingrato. Sappiamo bene che, da parte tua, non ti sei procurato altro che mali: perciò, quando Dio corona i tuoi meriti, nient’altro corona che i suoi doni.
Autorità della Sacra Scrittura circa la grazia di Dio.
6. Questa fede e vera pietà – perché nessuno si vanti del libero arbitrio nelle opere buone (chiunque ne è debitore veda di farne conto in modo da riconoscere chi le concede, perché non sia ingrato verso il donatore né sia, nei confronti del medico, altezzoso, se tuttora non sano, o sano non di suo potere) -, questa fede e vera pietà, ripeto, da nessun genere di argomentazioni sia divelta dai vostri cuori. Conservate quel che avete ricevuto. Che cosa avete infatti, che non avete ricevuto? 27 Questa è la testimonianza da rendere a Dio: ripetere quel che l’apostolo Paolo afferma: Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo. Lo spirito di questo mondo fa i superbi, lo spirito di questo mondo fa i boriosi, lo spirito di questo mondo fa in modo che uno pensi di essere qualcosa mentre non è nulla 28. Ma che afferma l’Apostolo contro lo spirito di questo mondo? Contro lo spirito di questo mondo, borioso, superbo, pieno di sé, altezzoso, non verace, che afferma? Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo spirito di Dio. Come lo provi? Per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato 29. Ascoltiamo perciò il Signore che dice: Senza di me non potete far nulla 30. Ed anche: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo 31. Ed anche: Nessuno viene a me se non lo avrà attirato il Padre che mi ha mandato 32. Ed anche: Io sono la vite, voi i tralci: come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me 33. Ed anche quel che attesta l’apostolo Giacomo, dicendo: Ogni buon regalo e dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce 34. È quanto attesta l’Apostolo Paolo, a rintuzzare la presunzione di quelli, che si gloriano del libero arbitrio, col dire: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E, se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? 35 E ancora: Per grazia siamo salvi mediante la fede; e ciò non viene da noi, ma è dono di Dio perché nessuno possa vantarsene 36. E inoltre: A voi è stata concessa in Cristo la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui 37. E ancora: Dio che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento 38. Perciò, meditando con serietà e coscienza tali espressioni ed altre simili a queste, non condividiamo gli argomenti di coloro che, esaltando il libero arbitrio fino a montare in superbia, si fanno assai più strumenti di rovina che di elevazione. Vediamo invece di riflettere umilmente su quel che dice l’Apostolo: È Dio infatti che suscita in voi e il volere e l’operare 39.
Rendimento di grazie a Dio.
7. Rendiamo grazie al Signore e Salvatore nostro il quale, senza che mai avessimo avuto meriti precedenti, ci ha curati perché feriti, e ci ha riconciliati perché nemici e riscattati dalla schiavitù, ricondotti dalle tenebre alla luce, dalla morte richiamati alla vita. Confessando quindi umilmente la nostra debolezza, supplichiamo la sua misericordia dal momento che, secondo il salmista, la sua grazia ci previene 40; si degni non solo di custodire, ma anche di accrescere in noi quelli che sono i suoi doni o i suoi benefici e che ha avuto la bontà di concedere di sua iniziativa; egli che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
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