LA SPERANZA PER SAN PAOLO – 2Cor 4,18
C) LA SPERANZA PER SAN PAOLO
Seconda lettera ai Corinzi 4, 18
Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
Questo brevissimo testo esprime tutta la speranza e la gioia presente nell’opera di San Paolo, e ci aiuta anche a comprendere la direzione verso cui anche noi possiamo incamminarci.
Ogni credente sta davanti a Dio, e ne contempla la Gloria. É la gloria che mai uomo immaginò, e che ha voluto rendersi manifesta nel nostro tempo, ai nostri giorni, per sua esclusiva scelta. Ha voluto rendersi disponibile, perchè è venuta a cercare l’umanità, è venuta a cercare noi – me. Standogli di fronte, noi non solo riflettiamo quella gloria, non solo ce ne carichiamo e la lasciamo trasparire dalle nostre azioni, ma un po’ alla volta, in maniera progressiva, un giorno dopo l’altro, veniamo anche noi trasformati ad immagine di quello che contempliamo. In pratica, più si ha la forza di stare davanti alla gloria di Dio più si assomiglia a quella gloria, più le nostre azioni saranno sempre più simili alle azioni di Cristo Signore. L’identificazione con la Gloria di Dio, cioè la sua Parola divenuta carne, il Suo Figlio divenuto visibile, è possibile a chi sa stare davanti a Lui…non si tratta di passare 24 ore al giorno in chiesa, perchè è necessario lavorare e vivere; ma se la nostra vita, le nostre azioni, le compiamo sempre nel nome del Signore, se ciò che facciamo lo facciamo sempre come se fossimo davanti a Lui, la trasformazione è continua. Ciò significa che Santi non si nasce ma lo si diventa, e lo diventa chiunque, basta desiderarlo al punto da mettere la Sua Gloria al di sopra di tutta la propria gioia.
Dalla lettera ai Romani 5, 1 – 11
Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione producc pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene.
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.
É questo un testo molto importante, denso di significati teologici, che però vale la pena cercare di leggere assieme per aiutarci a comprendere alcuni concetti basilari della nostra fede e della dottrina cristiana sulla giustificazione. Noi eravamo peccatori: incapaci di fare il bene, traviati e smarriti. Quando noi eravamo perduti, quando tutta l’umanità era perduta, quando di Dio l’umanità sapeva solo quello che si era inventato (la Legge ebraica è – tutt’ora – sempre più riflessione umana e sempre meno lettura reale del testo biblico così com’è), Cristo è morto per tutti i peccatori. Qui avvertiamo il peso delle parole abituali, che devono essere ripulite per tornare ad essere eloquenti: proviamo ad immaginarci un uomo che, sostituendolo, muore al posto di un condannato a morte, il quale viene quindi liberato da qualsiasi accusa e condanna. L’attuale situazione del condannato non si può nemmeno lontanamente confrontare con quella precedente: ora è libero, ora è salvo, ora può tornare a vivere. Di conseguenza, qualsiasi situazione si venga a creare, per quanto pesante, non è mai come quella da cui si è usciti non certo per merito, ma solo per regalo, in latino “gratis”. Siamo salvati “gratis”: siamo liberati dall’ira (cioè dall’accusa per tutti i nostri peccati) dalla misericordia di Dio che ha fatto morire suo Figlio al posto nostro. Dio questo ha fatto per noi: e se quindi ha fatto questo per noi quando eravamo peccatori e lo ignoravamo, ora che non siamo più peccatori come prima e lo conosciamo verremo trattati anche meglio. Prima infatti eravamo peggiori di adesso, e per noi ha fatto morire Suo Figlio; che farà allora adesso per noi? Sicuramente non vuole farci morire, sicuramente vuole che impariamo a ricordare quanto ha fatto per noi e quindi imparare a non aver mai paura, perchè Lui sta dalla nostra parte.
Guai a noi se non crediamo alla verità della salvezza, guai a noi se non crediamo fino in fondo che sulla Croce c’è salito qualcuno al posto nostro.
Prima lettera ai Tessalonicesi 5, 1 – 11
Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.
E quando si dirà: « Pace e sicurezza », allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.
Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza.
Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
San Paolo invita i cristiani di Salonicco a cercare una stabilità diversa da quella proposta dal mondo, fondata non su calcoli umani ma solo sulla Provvidenza divina. Mai l’uomo ha mai saputo prevedere esattamente il futuro (basta leggere i vari articoli prima di un Conclave – di solito l’unico che non viene previsto da nessuno di quei sapientoni è quello che poi viene eletto).
E allora: impariamoa guardare la nostra vita restando sempre svegli, senza farsi addormentare da nessun sonnifero. Dio ci ha destinato alla salvezza, e epr questo ha fatto morire per noi Suo Figlio:essere cristiani allora è la nostrarisposta all’amore grande di Dio, il buon cristiano quindi non ha paura di Dio ma si lascia accompagnare ed educare e sostenere ed istruire dalla sua mano potente, fidandosi pienamente della sua misericordia. Dio vuole che impariamo a saper leggere la nostra vita in questa prospettiva liberante e carica di gioia, gioia che il peccato cerca di trasformare in paura.
Adamo dopo il peccato si nasconde a Dio, noi quando siamo peccatori pensiamo che Dio sia arrabbiato con noi, e voglia farcela pagare. Impariamo invece ad affrontare la vita con elmo e corazza , impariamo a raccontare a tutti la speranza che abbiamo nel cuore.
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