« QUESTO SIA FATTO CON DOLCEZZA E RISPETTO » (1Pt 3,16)
« QUESTO SIA FATTO CON DOLCEZZA E RISPETTO » (1Pt 3,16)
La liturgia prosegue nel racconto delle primissime comunità cristiane fondate dai discepoli di Gesù. Il brano degli Atti degli Apostoli narra della missione di Filippo, il diacono citato per le opere di carità alle vedove ellenistiche, che si dirige verso la Samaria, la terra ostile a Gerusalemme e ribelle al popolo ebraico. Nello schema caratteristico della missione, Filippo compie prodigi, battezza e predica in nome di Gesù. La missione viene confermata dagli apostoli Pietro e Giovanni che vengono da Gerusalemme e impongono le mani ai neo battezzati. La seconda lettura è il percorso che Pietro suggerisce ai convertiti al cristianesimo quando qualcuno chiede ragione della loro fede. Le indicazioni suggerite sono particolarissime: Pietro indica di rispondere con “dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”. Le parole fanno risuonare quelle di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. (Mt 11, 29) Il brano di Giovanni contiene la celebre frase: “Non vi lascerò orfani”. La presenza di Dio nei cristiani sarà costante perché Dio non abbandona le sue creature. Già nella visione del sogno di Giacobbe, risuonano le parole rassicuratrici di Dio: “Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto”. (Gn 28,15) Riorneranno spesso nella scrittura.
1. Vi fu grande gioia in quella città
Negli Atti degli Apostoli vengono narrate le missioni che, da subito, gli apostoli iniziano a partire dai luoghi vicini a Gerusalemme. Sarà l’Apostolo Paolo che allargherà l’orizzonte e inizierà i suoi viaggi nel mediterraneo raccontati nelle sue lettere. La spinta missionaria è forte fin dall’inizio: il desiderio di diffondere la buona novella lasciata dal Signore. Questa spinta presuppone una fortissima fede. Chi ha scoperto la verità non può fermarsi per tenerla per sé. Ha il desiderio e la volontà di diffonderla. La Chiesa è stata da sempre missionaria. Questa missione, nella storia, si lega a grandi personaggi, a cominciare dagli Apostoli. Chi ha qualcosa di prezioso da comunicare non può tenerlo per se: ha il forte desiderio di comunicare la “conoscenza” di Gesù, Figlio di Dio. Non si tratta solo di un Messia, ma di colui che ha rivelato il volto del Padre. I missionari affronteranno disagi, persecuzioni; per alcuni addirittura la donazione della vita. Lo faranno con gioia perché coscienti di essere dalla parte di Dio. Il testo degli Atti degli Apostoli, contiene anche la distinzione tra il battesimo e l’imposizione delle mani per la venuta dello Spirito. La teologia occidentale vede nell’imposizione delle mani, a cui si aggiunge l’unzione del crisma, i fondamenti per la dottrina della confermazione (cresima).
2. Questo sia fatto con dolcezza e rispetto
“Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.” Il brano indica come deve essere fatta la testimonianza della propria fede. Con due passaggi fondamentali. Il primo è comunicare il Vangelo di Cristo con dolcezza, rispetto e retta coscienza”. La dolcezza richiama la proposta del Signore. Il Vangelo non può essere predicato con aggressività e senza rispetto delle persone. Ciò significa che siamo chiamati ad essere testimoni offrendo la possibilità di essere cristiani e non l’obbligo di esserlo. Sono state molte le disobbedienze a queste indicazioni. Si è arrivati al punto di “convertire” con la forza e con le armi. Il rispetto indica che con ogni fede diversa dal cristianesimo è possibile dialogare, senza pretendere di essere creduti, ricorrendo ad atteggiamenti, a giudizi e paure che “costringono” l’altro a diventare cristiano. Ancora oggi – anche se in maniera meno aggressiva – c’è la tentazione di costringere qualcuno, approfittando delle situazioni, soprattutto alla vigilia dell’amministrazione di un sacramento. Non è possibile agire così nello spirito del cristianesimo. La lettera di San Pietro dà la spiegazione: anche Cristo, venuto a salvare, a pagato con una morte ingiusta. La proclamazione della verità è un percorso faticoso e spesso doloroso. La seconda raccomandazione, molto raffinata, ma anche molto infida, è comunicare il Vangelo con retta coscienza. Significa non mettere nel messaggio nulla di proprio, distinguendo ciò che è opera di Dio, dalle parole e dagli strumenti che sono umani. La conversione del cuore è opera di Dio. Per noi è possibile solo essere strumento, ma non causa di conversione.
3. Non vi lascerò orfani: verrò da voi Il Signore prepara i suoi alla sua morte e soprattutto alla sua risurrezione. I discepoli sono smarriti dalle parole del Signore che predice loro che egli morirà. Per questo Gesù li rassicura. Non con promesse impossibili, ma con la fede in Dio che unisce lui stesso al Padre insieme a coloro che lo seguiranno: vedranno la luce al momento finale, quando tutti saranno radunati nel regno della lode. E’ una prospettiva che ha il primo passaggio nella risurrezione del Signore, come segno della vittoria della vita sulla morte; il secondo passaggio nella visione finale della gloria. Con queste parole viene pronunciata la parola fine sulle vicende umane. Il senso della vita, per il cristiano, è Dio stesso. Da lui siamo nati, a lui ritorneremo, ricordando le parole di San Paolo: “Egli [Cristo] metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.” (1 Cor 4,5). E’ una visione che non vuole incutere tristezza, ma sicurezza del prosieguo della nostra vita, nella dimensione piena della gioia della lode di Dio.
25 Maggio 2014 – Anno A VI Domenica di Pasqua (1ª lettura: At 8, 5-8. 14-17 – 2ª lettura: 1 Pt 3, 15-18 – Vangelo: Gv 14, 15-21)

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