LE OPERE DELLA CARNE E I FRUTTI DELLO SPIRITO – (Galati 5, 16.19-25) Gianfranco Ravasi
LE OPERE DELLA CARNE E I FRUTTI DELLO SPIRITO – (Galati 5, 16.19-25)
Gianfranco Ravasi
(Pontificio Consiglio della Cultura)
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne… Sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. (Galati 5, 16.19-25)
C’è una particolare legge dello stile orientale, detta dell’“inclusione”: quando si vuole definire il perimetro di un brano, lo si inizia e lo si conclude con la stessa frase. È ciò che accade nel testo paolino che la liturgia della solennità di Pentecoste ci propone, traendolo dalla Lettera ai Galati (5, 16-25), testo che noi abbiamo citato in forma abbreviata. Infatti, il brano si apre con l’appello: «Camminate secondo lo Spirito» e finisce ripetendo: «Camminiamo secondo lo Spirito». Ben sappiamo che il “cammino” è il simbolo della vita.
Ecco, allora, due modelli antitetici di esistenza, quello secondo lo Spirito di Dio e quello che si basa sulla “carne” che nel linguaggio di san Paolo designa il principio del peccato. La “via” luminosa e libera dello Spirito si contrappone al “desiderio” cupo e schiavizzante del vizio e del male. Diamo, allora, uno sguardo a questi due modelli di vita che l’Apostolo concretizza attraverso una duplice lista di vizi e di virtù, sulla scia della tradizione filosofica greca, soprattutto stoica, che aveva già elaborato simili cataloghi etici.
È, però, significativo notare prima la denominazione generale usata da Paolo. I vizi sono definiti «opere della carne», perché nascono dall’azione del peccatore, mentre le virtù sono «frutti dello Spirito», perché sbocciano dall’uomo che ha in sé la grazia efficace dello Spirito di Dio. È per questo che Paolo considererà sempre le opere buone non come un merito da accampare nei confronti di Dio, ma come il frutto che deve necessariamente maturare dalla grazia divina in noi accolta. Per comprendere questa visione basti pensare alla madre che non diventa tale per alcuni atti di affetto che compie nei confronti della sua creatura, ma, proprio perché è madre, non può che donare la sua opera e il suo amore al figlio.
Quindici sono, invece, gli atteggiamenti immorali “carnali”. Essi si raggruppano tra loro. Ecco la trilogia sessuale della fornicazione, dell’impurità e della dissolutezza, a cui seguono due vizi di indole “religiosa”, cioè l’idolatria e la magia, che non escludevano tra l’altro una componente sessuale, dato che comportavano spesso la prostituzione sacra (così accadeva nel culto della dea Afrodite e di Cibele). Ben sette elementi hanno di mira i disordini nelle relazioni interpersonali e sono il segno anche delle tensioni nelle stesse comunità cristiane: inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie. Si conclude col peccato di gola, nei suoi tipici eccessi, cioè nelle ubriachezze e nelle orge, caratteristiche del mondo contemporaneo greco-romano.
Ma, di fronte a questi bassifondi della morale, Paolo apre ai suoi lettori l’orizzonte luminoso dello Spirito che genera nel cuore e nella vita dei fedeli nove virtù, il cui corteo è articolato in forma ternaria. Ecco la prima triade, aperta dall’amore e seguita dalla gioia e dalla pace. Subentrano poi la magnanimità, la benevolenza e la bontà, che ricalcano la precedente trilogia per quanto riguarda il rapporto col prossimo. Infine, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé, che sono virtù di indole personale. È su questa triplice triade che deve modellarsi il nostro “cammino secondo lo Spirito”, ossia la nostra nuova esistenza di redenti da Cristo
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.