NESSUNO È FELICE DA SOLO
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Editoriale
Vi ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi,
e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)
Proseguendo nell’esplorazione dei «fondamentali» dell’esperienza umana, l’annuale corso di studio estivo, promosso dall’Istituto Teologico «S. Antonio Dottore» presso la casa di spiritualità di Camposampiero (PD), ha approfondito il tema della felicità. La parola è antica quanto la civiltà occidentale, ma sono infinite le variazioni linguistiche di significato che ne hanno segnato la storia fino a oggi. Non per questo, però, l’argomento deve apparire come scontato. Le questioni tuttora aperte sono molteplici e impegnative per il pensiero. Non sembra più del tutto ovvio che gli esseri umani, nessuno escluso, aspirino naturalmente alla felicità. Al contrario, qualcuno caldeggia la necessità di smascherare la dannosa illusione della felicità. Per non tacere, inoltre, del rapporto controverso e persino conflittuale che voci significative della spiritualità e della teologia cristiane hanno ingaggiato con l’idea di felicità. Insomma: interrogativi, spunti per l’approfondimento e provocazioni non mancano.
Per questo, rispettando un format ormai consolidato, anche l’edizione 2013 del corso ha cercato di offrire un approccio interdisciplinare alla questione, privilegiando tuttavia la prospettiva biblica, teologica e spirituale cristiana. Pensata non per gli specialisti, ma per tutti i cercatori di Dio, l’iniziativa è stata coordinata dai francescani conventuali fra’ Giuseppe Quaranta e fra’ Giulio Cattozzo e ha visto la presenza di vari e qualificati relatori, ascoltati attentamente da un gruppo numeroso di partecipanti. Il presente fascicolo mette a disposizione dei lettori i contributi più importanti del corso di studio, in modo che possano servire a una cerchia più ampia di persone, aiutandole nella loro ricerca di felicità.
Il primo articolo è firmato da Ambra Cusin, psicoanalista e psicoterapeuta, la quale, immaginando un originale dialogo con la felicità, spinge il lettore a esplorare la fitta trama di significati di cui è intessuta l’esperienza della felicità in tutte le sue forme. Il contributo di Giuseppe Quaranta cerca invece di mettere a fuoco una delle più controverse narrazioni contemporanee della felicità. Dietro a neologismi come «transumanesimo» e «postumanesimo», infatti, si intravede il sogno di sfidare i limiti costitutivi della condizione umana, puntando sulle innovazioni tecnologiche più sofisticate per condurre l’umanità «oltre se stessa». Con l’articolo di Valerio Bortolin incomincia la retrospettiva storico-filosofica, biblica e storico-teologica, necessaria per riprendere il filo del discorso antico sulla felicità e tentare di riannodarlo con le prospettive più recenti. Se la filosofia greca ci consegna l’idea di un nesso irrinunciabile tra «vita buona» e felicità, l’intervento di Renato De Zan riesce a far vibrare le pagine bibliche delle beatitudini e del quarto vangelo, dove emerge il tema della gioia, possibile anche in mezzo alle persecuzioni, mentre Chiara Curzel mostra come diversi Padri della chiesa siano riusciti a custodire la peculiarità del messaggio evangelico sulla «beatitudine» e sulla «vita beata» – termini che il Nuovo Testamento utilizza al posto di «felicità» – pur senza sottrarsi al confronto con la cultura del loro tempo.
Lasciando la lezione pur indispensabile del passato e avvicinandoci ai nostri giorni, Lorenzo Biagi ripercorre il tortuoso cammino della filosofia moderna e contemporanea, mettendo in luce come l’aspirazione all’«autenticità del vivere» ritraduca ed esprima in modo nuovo l’antico ideale della felicità. Raffaele Maiolini, sul versante della teologia contemporanea, sostiene invece che felicità umana e beatitudine evangelica non possono essere separate né opposte, perché entrambe sono il frutto di una sana relazione con se stessi e con gli altri. Essere felici, inoltre, non è mai un «possesso» privato, da difendere gelosamente, ma un dono che si riceve e si vive nella condivisione. Conclude la serie dei contributi del convegno l’intervento di Andrea Vaona, il quale commenta il famoso testo delle Fonti francescane sulla «perfetta» o, meglio, sulla «vera letizia» in san Francesco.
Nella Documentazione troviamo uno studio di Giuliana Fabris: muovendosi con perizia nel vasto pensiero di Romano Guardini (1885-1968), il grande filosofo italo-tedesco tormentato dalla «malinconia» e dal dolore del vivere, l’autrice riesce a mostrare come egli abbia lucidamente indicato la via d’uscita verso l’Assoluto che è Cristo. Come al solito, l’Invito alla lettura, curato da Giuseppe Quaranta offre spunti assai validi per l’approfondimento personale del tema. La rubrica In Libreria chiude il fascicolo.
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