http://passiochristi.altervista.org/pass_42_pensare_passione.htm
DOBBIAMO PENSARE ALLA PASSIONE DI GESÙ (ANCHE PAOLO)
• È un dovere
• Come pensare alla passione del Signore
• Conclusione
Introduzione
Narra la sacra scrittura che Dio comandò al suo popolo — il popolo eletto — due cose :
• la pratica del culto religioso, mediante sacrifizi da offrire e riti religiosi da praticare;
• l’istituzione del sacerdozio, affinchè i suoi ministri tenessero sull’altare acceso il fuoco in continuità, alimentandolo con la legna : « Ignis iste est perpetuus, qui nunquam defìciet in altari » (1).
Che cosa significava quel fuoco sull’altare, che sempre doveva ardere?
(1) Levitico, VI, 12-15.
San Bonaventura commenta: « Chi fa professione di cristiano deve ogni giorno nutrire il fuoco dell’amor di Dio nel suo cuore mediante la continua con templazione delle acerbissime pene del Figlio di Dio, il quale volle morire per noi sopra il legno della croce » ( 2 ).
Dunque è volontà di Dio che la passione di Gesù sia l’oggetto perpetuo dei nostri pensieri, il tema delle nostre continue meditazioni, la fonte di delizia per le anime nostre, l’impiego ordinario di tutte le nostre potenze.
Dedico questa lettura al tema: dobbiamo pensare sempre alla passione santissima di Gesù Cristo.
I. È un dovere
1. Un dovere di gratitudine
Aristotele dice: «Qui beneficia invenit, compedes aureos invenit », chi sa trovare i benefìci, si fabbrica ceppi d’oro, cioè i benefìci riconosciuti sono come una rete d’oro per innamorare chi li riceve.
(2) De perfect. vìtae, e. VI.
Ora in quale opera divina più splende la bontà di Dio?
Nel mistero della Redenzione, cioè nella passione e morte di Gesù Cristo. Pensare alla Passione vuoi dire rendersi innamorati di Dio, suoi beniamini, suoi figli prediletti, perché sensibili alla gratitudine verso di Lui.
I Corinti erano divenuti cristiani per mezzo della predicazione di vari oratori apostolici. Essi quindi erano rimasti affezionati a quel predicatore che li aveva convertiti, acclamando pubblicamente il proprio benefattore : « Io sono di Paolo! Io sono di Apollo! ».
San Paolo, venutolo a sapere, scrisse ad essi: «Fratelli di Corinto, ditemi: chi è stato crocifisso per voi? Paolo o Cristo? Questi avete a contemplare, per essere tutti di Cristo e non di altri » ( 4 ).
San Giovanni Crisostomo commenta : « Grande sapienza dell’apostolo Paolo! Egli poteva dire: sono io che vi ho tratto dal niente? che vi ho dato l’essere? che vi faccio muovere nell’universo? Invece addita solamente che Cristo era stato crocifisso per loro, e che in virtù della sua passione erano stati battezzati. Perche? Perche nella creazione Dio non fece alcuna fatica; mentre nella redenzione sopportò atrocissimi dolori » ( 5 ).
(4) I Corinti, I, 12-17.
(5) Sermone I, In 1 Cor.
Un giorno un santo religioso pregava il Signore così: «Signore mio Dio, degnati di manifestarmi qual esercizio spirituale ti è pia grato, affinchè io possa esercitarmi in esso ». Subito gli apparve Gesù Cristo con una grossa croce sulle spalle e gli disse: « Non mi potrai fare ossequio più grato ed accetto, cheaiutandomi a portare questa mia dolorosissima croce ». Il santo religioso riprese: « Caro Gesù, come potrò io portare con te questa croce? ». Il Signore gli rispose: « Hai da portare la mia croce nel cuore, nella bocca, nelle orecchie e sul dorso. Nel cuore, contemplando la mia passione e morte; nella bocca, parlando e ringraziandomi di ciò che ho patito per te; nelle orecchie, desiderando di sentir parlare della mia passione; sul dorso, attraverso una assidua mortificazione della carne » ( 5 ).
Teodoreto, vescovo dì Ciro (sec. IV), commentan do le parole della Bibbia: « Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio » ( 6 ) si domanda: « Chi è che parla così, e a chi parla? È Gesù crocifìsso che parla a ciascun’anima in particolare, e le dice che è suo desiderio che la sua passione e morte sia portata nel cuore per mezzo della contemplazione; nel braccio per mezzo delle buone opere. Le impone l’effìgie di lui crocifisso nella mente e negli atti, affinchè essa (l’anima) non veda, non pensi, non ami che Cristo pendente dalla croce » ( 7 ).
Sant’Ambrogio predicava : « Cristiani, ricordatevi che quando ricevemmo il sacramento della cresima, ci fu impresso il sigillo della croce in fronte, affinchè confessassimo, con intrepidezza, Gesù crocifìsso in faccia a tutti i suoi nemici. Questo stesso sigillo:
• dobbiamo portarlo impresso nel cuore, pensando a Cristo, contemplandolo affettuosamente ed amandolo con sommo ardore;
• dobbiamo tenerlo nelle braccia, per operare sempre a gloria sua, e affinchè le nostre azioni rispecchino — per quanto è possibile — tutto il Cristo crocifìsso, mediante la pratica delle virtù della pazienza, dell’umiltà, dell’obbedienza, della costanza, della fortezza e della carità » ( 8 ).
(5) Spec. magri, exemp. dist., IX.
(6) Cantici, VIII, 6.
(7) Teod.
(8) Libro, De Isaia, e. VIII.
Padre Venturini da Bergamo, conoscendo quanto fosse grata a Dio la memoria della passione di Gesù Cristo, segnava tutte le lettere che scriveva con le parole: « Crux Christì signwn meum ». Inoltre si fece fare un sigillo con tutti gli strumenti della passione di Gesù: con questo segno imprimeva le sue lettere.
Il beato Enrico Susone esclamava sovente: « Gesù ci ha dato la vita con la sua morte. Oh se io potessi morire per lui, quanto volentieri lo farei! ».
San Pietro Crisologo pregava : « Signore, se ti piace, dammi un segno, il quale sia un ricordo perenne di quanto io amo te e tu ami me ». Ciò detto, prese un ferro e con asso si impresse nella carne il nome di Gesù. Poi corse dinanzi ad un crocifisso, ed esclamò: «Gesù, unico amor mio, rimira i miei desideri. Non posso scriverti più addentro. Tu che puoi tutto, imprimi il tuo nome nel mio cuore con tutte le sofferenze della tua passione, affinchè mai possa dimenticarti » (9).
Sant’Anselmo, commentando le parole di Gesù Cristo : « Fate questo, ogni qualvolta berrete il mio sangue, in mia memoria », esclamava: « Miei fedeli, Gesù, con le parole: in mia commemorazione, voleva dire: vi ho lasciato il mio corpo sotto le specie del pane, e il mio sangue sotto le specie del vino, affinchè vi sia continua memoria della mia passione, e affinchè voi la contempliate di continuo » ( 10 ).
San Francesco d’Assisi aveva talmente impressa nella mente, nel cuore e nel corpo la passione del Signore, che in tutte le cose ne vedeva l’immagine. Se vedeva agnelli legati esclamava : « O Gesù mio, così legato foste condotto alla morte! ». Se vedeva un verme nella strada, badava di non calpestarlo, ricor dandosi che Gesù fu trattato come un verme.
(9) Praed., p. II, I. e. 9.
(10) Sermone, CXLVII.
A sant’Angela da Foligno Gesù rivelò che tutti co loro che meditano i dolori della sua passione e morte, li considera figli prediletti.
Dunque, da veri e buoni cristiani, portiamo sempre impressa nella nostra mente e nel cuore la memoria della passione santissima di Gesù Cristo.
2. La passione di Gesù dev’essere il nostro libro prediletto
San Giovanni evangelista, nell’Apocalisse, scrive : « Vidi alla destra di colui che sedeva un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli » ( 11 ).
Qual è questo libro visto da san Giovanni evangelista?
San Girolamo risponde : « Il libro è Cristo, scritto di fuori con penne di ferro e col proprio sangue quando è confìtto in croce; scritto dentro quando si mostra Dio perdonando al buon ladrone. Scritto di fuori quando muore sulla croce; scritto di dentro quando il sole si nasconde, il giorno si oscura, la terra trema, le pietre si spezzano, il velo del tempio si scinde in due. Scritto di fuori quando Gesù è seppellito; scritto di dentro quando risuscita il terzo giorno glorioso e trionfante » ( 12 ).
(11) Apocalisse, V, 1.
(12) Epistola, De Verbo.
San Giovanni Giustiniano: « II libro visto da san Giovanni è Gesù crocifìsso, esposto da Dio alla pub blica utilità, affinchè ognuno lo studi e vi si ammaestri nella scienza divina. Questo libro è scritto di dentro dalla stessa sapienza di Cristo; è scritto di fuori dalla crudeltà dei gentili e dei giudei con tante lettere quanti furono i tormenti che soffrì, le ferite che ricevette, le spine che lo punsero, i flagelli che lo lacerarono, i chiodi che lo trafissero, gli insulti che lo oltraggiarono, le lacrime che versò, il sangue che sparse… Quali concetti sublimi contiene questo libro! Lo legge il semplice e si compunge e consola; lo legge il dotto e maggiormente s’illumina e si infervora. Questo libro contiene tutta la legge compendiata nel solo amore; qui tutte le profezie adempiute, il magistero di tutte le virtù, l’eminenza della perfezione, la norma del ben vivere; tutta la redenzione umana è racchiusa in questo libro » (13).
Il venerabile Luigi Blosio: « Chi brama di piacere a Dio, studi questo libro e conseguirà il felice intento. Leggendo questo libro (il Crocifisso): l’uomo si riempie di saggezza, consegue il perdono dei suoi peccati, mortifica i suoi affetti disordinati, viene illuminato nella mente, acquista la pace del cuore, la tranquillità della coscienza, la fiducia in Dio, una ardente carità verso il prossimo. Oh quanti libri si trovano nel mondo! Ma se tutti si perdessero, il libro della passione e morte di Gesù basterebbe per assicurare ogni verità, imparare ogni virtù, diventare dotti della vera scienza, la scienza di Dio » (14).
San Gregorio Magno, commentando le parole di Giobbe: « Io ho gran bisogno d’un libro, che sarebbe l’unico rimedio d’ogni mio male » ( 15 ), domanda: «Qual è il libro invocato da Giobbe quale suo adiutore? È Gesù crocifisso… In questo libro sono i meriti delle nostre cause, il fondamento delle nostre confidenze, la nostra difesa contro tutte le forze diaboliche. In questo libro sono cancellati tutti i nostri peccati col sangue del divino Mediatore, le nostre negligenze con la diligenza di Gesù verso il suo divin Padre.
(13) De trium Chr. agon., e. XX.
(14) In spec. spir., e. X.
(15) Giobbe, XXXI, 35.
Questo libro è la nostra corona. Non moviamo passo senza questo libro; i nostri occhi siano in esso per contemplarlo giorno e notte; offriamolo al divin Padre, affinchè egli riguardi in esso e distolga i suoi occhi dalle nostre colpe » ( 16 ).
San Tommaso da Villanova predicava: « Se mi rimorde la coscienza, se mi spaventano le mie colpe, se mi intimorisce l’ira divina, se urlano contro di me gli spiriti maligni, subito mi metto a studiare questo libro (il Crocifisso), l’offro a Dio in sacrificio, e sento consolarmi… Spariscono gli errori, si quietano le tempeste, torna il sereno e godo la luce del cielo. Lo scrittore di questo libro è Dio, la penna è lo Spirito Santo, la carta è il seno di Maria Vergine, l’inchiostro è il sangue di Gesù. O mio amore crocifisso, scrittura divina! O libro ammirabile pieno di concetti divini! O volume celeste, nel quale ogni piaga che rimiro è una miniatura che mi attrae a se! Deh, o cristiani, applicatevi alla lettura di questo libro, dove sono tutti i tesori della scienza e della sapienza di Dio. In esso troverete la medicina di tutte le vostre infermità, la sicurezza della vita eterna » (17).
A San Francesco d’Assisi, infermo, un suo confratello suggerì che si facesse leggere qualche libro spirituale, affinchè il suo spirito si rallegrasse. San Francesco gli rispose: «Fratello, io trovo ogni giorno tanta consolazione e tanto amore nel meditare la passione di Gesù Cristo, che se campassi fino alla fine del mondo, non mi abbisognerebbe altro libro ».
Un giorno san Tommaso d’Aquino andò a visitare san Bonaventura. Vedendo tanti suoi libri, gli chiese dove attingesse tante cose meravigliose. San Bonaventura, additandogli un crocifisso: « Ecco il mio libro, da cui traggo tutto quello che leggo, scrivo o faccio ».
(16) L. XXXII, mor., e. XIII.
(17) Sermone I, De nat. Virg.
San Filippo Benizì, vicino a morire, disse all’infermiere: « Datemi il mio libro ». Questi gliene porse vari. Ma il santo, rifiutandoli, ripeteva : « Datemi il mio libro. Quello solo voglio, e non altri ». Allora l’infermiere, vedendo san Filippo che fissava il crocifisso, lo prese e glielo diede. Il santo, tutto contento, esclamò: «Questo, questo è il mio libro!». E accostandolo alla bocca e baciandolo ripetutamente, morì.
Il profeta Baruc scrisse un libro di preghiere per gli ebrei nell’esilio; e offrendolo ai suoi correligionari, disse: « Leggete questo libro che vi abbiamo mandato » (18).
Cari lettori, anch’io, presentandovi Gesù cro cifisso, rivolgo a voi la stessa esortazione di Baruc agli ebrei : « Leggete sempre questo libro ».
Questo libro leggiamolo tutti :
a) noi peccatori, spaventati dai nostri peccati: esso ci convertirà e ci riconcilierà con Dio;
b) voi anime giuste, e diventerete migliori, esercitando la gratitudine verso quel Dio che vi ha giustificate con la sua passione e morte;
c) voi anime virtuose, e persevererete nel cammino della virtù, vedendo che Gesù Cristo perseverò in croce fino alla morte;
d) leggetelo voi anime penitenti, e vi infervorerete negli esercizi di mortificazione, mirando Gesù in mezzo a tanti tormenti;
e) leggetelo voi infermi, e dinanzi alla pazienza eroica di Gesù in mezzo a tante sofferenze, troverete la forza di sopportare con rassegnazione le vostre malattie;
f) leggetelo voi anime desolate, e vi consolerete vedendo Gesù abbandonato anche dal suo divin Padre nell’orto del Getsemani e sull’alto della croce;
g) leggetelo voi anime religiose, e sarete obbedienti ai vostri superiori, imparando da Gesù obbediente fino alla morte di Croce;
h) leggetelo voi anime sposate, e imparerete ad amarvi scambievolmente l’un l’altro, vedendo Gesù amare la sua sposa, la Chiesa, fino a morire per essa;
i) leggiamolo tutti attentamente, e decidiamoci — dinanzi a Gesù morto in croce — a farci santi nell’anima e nel corpo, praticando fedelmente i doveri del nostro stato.
(18) Baruc, I, 14.
II. Come pensare alla passione del Signore
Come dobbiamo pensare alla passione di Gesù Cristo, affinchè questa meditazione sia fruttuosa?
Se vogliamo che la meditazione della passione di Gesù sia veramente fruttuosa, dobbiamo praticare cinque cose: pregare prima di meditare, meditare con fede viva, meditare la passione come si compisse al presente, me ditare con frequenza, meditare la passione come se essa fosse stata sofferta per ciascun di noi.
1. Premettere la preghiera
San Tommaso d’Aquino dice: «È un degenere dell’umana natura, chi non desidera sapere la verità » (« ).
Dunque, se non vogliamo essere degli snaturati, ossia dei mostri, dobbiamo avere ferma volontà di conoscere la verità riguardante la passione e morte di Gesù Cristo, nostro Dio, nostro Creatore, nostro grande benefattore.
La sacra scrittura in genere, e il Vangelo in ispecie, sono libri chiusi e segnati con sette sigilli; niuno li può aprire se non l’Agnello im macolato, che è la sapienza di Dio.
Di qui la necessità di pregare Dio, affinchè ci assista, ci dia lume per capire il grande mistero della redenzione umana.
Gesù dice nel Vangelo: « Petite, et dabitur vobis; quaerite, et ìnvenietis; pulsate, et aperietur vobis ( 20 )-
Come chiedere, cercare, bussare?
Ce lo dice san Tommaso: « Chiedete pregando, cercate studiando, picchiate operando ».
San Giovanni Crisostomo dichiara: «Chiedete con assidue preghiere cercate studiando con travaglio, picchiate con digiuni ed elemosine ».
(19) In prìnc. metaph. in const.
(20) Mt., VII, 7.
Per fare un buon raccolto non basta il terreno. Si richiede il calore del sole, la fecondità delle piogge, il concime dei grassi, la fatica dell’uomo, la bontà della semenza…
Quando leggiamo la sacra scrittura, si ri chiedono due cose :
• che Dio ci mandi il sole della sua luce e la pioggia della sua grazia;
• che noi cooperiamo con lo studio assiduo e l’orazione fervorosa.
Dio non vuole fare tutto lui; né vuole che stiamo noi soli. Noi umiliamoci, cooperiamo e facciamo la parte nostra; Dio farà la parte sua, dandoci la conoscenza di Sé.
Dobbiamo ripetere tante volte la preghiera di Davide: « Signore, dammi intelletto e scruterò la tua legge e l’osserverò con tutto il mio cuore » ( 21 ).
Ugo Eteriano, cardinale e insigne teologo, pregava : « Signore, la tua parola, intesa con frutto, è quella che da la vita ».
Avete sentito : « intesa bene ». Ora chi può darci la vera interpretazione della parola di Dio? Dio stesso. E Dio ce la da, ma vuole essere pregato da noi.
Sant’Ambrogìo scrive : « Ve un intelletto che non porta alla vita, ma alla morte. Qual è questo intelletto? Quello del mondo ».
(21) Salmo, CXVIII, 34.
San Paolo apostolo, dice: « Se qualcuno fra voi crede di essere savio della sapienza di questo mondo, diventi stolto per farsi savio. Poiché la sapienza di questo secolo è stoltezza presso Dio » ( 22 ).Dunque diventiamo pazzi per Cristo, meditando la sua croce, i suoi dolori, la sua passione. Per impetrare tanto dono, diciamo al Signore : « Dammi intelletto, affinchè possa scrutare la tua parola, che è quella che da la vita, ed io l’osserverò con tutto il mio cuore ».
2. Meditare la passione di Gesù con fede viva
II profeta Davide pregava così Dio : « Signore, to gli il velo ai miei occhi e considererò le meraviglie della tua legge » ( 23 ).
Quali sono le meraviglie della legge divina?
Eccole: Dio, uno nell’essenza e trino nelle persone. La seconda persona della santissima Trinità che si fa uomo nel seno di Maria vergine; che patisce e muore per la salvezza del genere umano. Pensiamo: Dio che patisce su di un patibolo ; Dio che subisce una morte crudele per dare la vita della grazia e della gloria alle sue creature, all’uomo ! È veramente il caso di esclamare : « O arcani altissimi ! O meraviglie inaudite! O stupore infinito! ». Dinanzi a simili verità, se non si ha una fede viva, non è possibile andare avanti, non è possibile credere. C’è da restare confusi e quasi oppressi nel rimirare un’altezza sì grande.
(22) I Corìnti, III, 18.
(23) Salmo, CXVIII, 18.
Sant’Ambrogio, meditando il crocifìsso, esclamava: « Un Dio sopra una croce! Un popolo così beneficato che lo crocifìgge! Una sapienza divina che ordina una malizia sì atroce per la salute dell’umanità ! ».
San Tommaso da Villanova, predicando su Gesù crocifisso, restò muto e col volto infiammato per lungo tempo, come fuori di sé.
San Tommaso d’Aquino, pregando dinanzi al crocifisso, cadde in tanto eccesso di stupore, che si sentì tirare come un ferro dalla calamità, e si levò in aria.
San Domenico, contemplando la passione di Gesù: le piaghe sparse in tutto il corpo, la testa trafitta dalle spine, il capo grondante di sangue, si sentì svenire e cadde a terra.
Narra la sacra scrittura che dopo l’uccisione di Oloferne. tutti i soldati di lui, senza proferire parola, col capo basso, abbandonarono ogni cosa e si ritirarono ( 24 ).
Cari lettori, guardiamo con gli occhi della fede il nostro Dio crocifisso, morto, intriso del suo sangue, e diciamogli: « Grande Iddio! Infinito amore! Tanto, dunque, ci hai amato? Lo stupore ci ammutolisce! Tutti ammirati e confusi, prostrati ai tuoi piedi, ti adoriamo e ti diciamo : sia gloria a te, o Gesù, crocifisso, al Padre tuo celeste, allo Spirito Santo per tutti i secoli! ».
(24) Giuditta, XV, 1-2.
3. Dobbiamo meditare la passione come se fosse presente
San Bernardo afferma che è cosa utilissima rappresentarci i misteri del nostro Salvatore come misteri presenti.
La Chiesa ce ne da l’esempio. Alla vigilia del Natale annunzia il mistero dell’Incarnazione con queste parole : « Gesù Cristo, figlio di Dio, nasce nella grotta di Betlemme ».
Perché « nasce », mentre è nato venti secoli addietro?
Perché dobbiamo mirarlo come una nascita nuova, recente; come se il Redentore divino s’incarnasse e nascesse nuovamente per noi. Così si deve dire della passione di Gesù Cristo.
Sant’Ambrogio scrive : « Intendete, o cristiani, che ogni volta che ricevete i sacramenti, specialmente la Eucaristia, ricevete lo stesso Gesù, che di nuovo patisce e muore per voi… Pertanto dovete tenere e considerare presente la passione e morte del Signore ».
Pitagora voleva che le immagini degli dèi nei templi fossero situate non troppo in alto, affinchè il popolo, fissandovi lo sguardo, maggiormente fosse commosso e concepisse affetti di riverenza e di timore ( 25 ).
Lo stesso dobbiamo fare meditando la passione di Gesù : considerare presenti i patimenti che egli soffrì per noi. Allora essi commuovono il cuore, lo inteneriscono, lo accendono d’amore, e lo fanno prorompere in mille affetti di devozione.
(25) Libro III, De olio.
Tertulliano scrive: « Quando terrete presente Gesù pendente dalla croce, che è la vostra vita, proverete in voi salutari affetti di penitenza, di dolore, di amore e di trasformazione nello stesso Signore ».
San Paolo apostolo, dice: «Fratelli, vi voglio contemplatori della passione di Gesù Cristo, ma non in aria, non in superfìcie, ma in atto pratico con una certa scienza sperimentale e con un conoscimento affettivo ( 26 ).
Il card. Ugo Eteriano commenta: « Cristiani, badate a non essere membra morte, ma vive, sensibili; in modo che sentiate al vivo dentro di voi, il dolore del vostro capo che è Gesù, come se lo sentiste dentro di voi stessi ».
Di santa Paola si legge che si prostrava sul pavimento davanti alla croce di Gesù, con tanta abbondanza di lacrime, di tenerezza e di affetti, come se avesse veduto il Signore pendente dalla croce grondante sangue dalle piaghe ( 27 ).
Il beato Consalvo d’Amaranta, visitando la Terra santa, ad ogni passo non faceva che piangere, come se corporalmente avesse incotranto il Redentore divino che patisse; come se avesse veduto Gesù legato, trascinato nei tribunali, flagellato, incoronato di spine, confìtto in croce ( 28 ).-
(26) Filippesi, II, 5-11.
(27) San Girolamo, Epistola XXVII.
(28) Cond. di santa Dom.
Sant’Agostino, stando davanti al Crocifisso, aveva fatto dei suoi occhi quasi due fonti di lacrime; mandava sospiri icome se il cuore gli scoppiasse; gli sembrava di trovarsi sul Calvario con la santissima Vergine, con san Giovanni e santa Maddalena. « Oh che vedo », esclamava, « Gesù, voi in croce? voi su di un patibolo?…» ( 29 ).
Chiudo con le parole del venerabile Luigi Blosio : « Fratelli, cacciate da voi la sonnolenza, la tiepidezza e la negligenza; abituatevi a meditare la passione del Signore con proposito, con grande fede, con fervore d’animo; immaginatevi la passione di Gesù, come presente, e passo passo accompagnate il Redentore divino fin sul Calvario; chiedetegli perdono di averlo offeso; ringraziatelo per quanto ha patito per voi, e godrete i frutti della sua croce » ( 30 ).
4. Dobbiamo meditare frequentemente la passione di Gesù
L’oggetto lontano, difficilmente, commove. Le cose che amiamo, quando sono lontane, non limentano in noi l’amore.
Senza l’esercizio costante della virtù, l’uomo non diventa virtuoso; l’abito buono si forma mediante la ripetizione continua di atti buoni. Nasciamo per essere virtuosi ; lo diventiamo mediante un lungo esercizio del bene.
(29) Libr. di medii, e. VII.
(30) Blosio, Can. vita spir., e. XIX.
Aristotele dice : « Meditatio confirmat memoriam », la meditazione rinsalda la memoria; solo la contemplazione continua della passione di Gesù confermerà in noi la sua memoria.
San Paolo apostolo scriveva: « Recogitate (cioè: pensate assiduamente) a Gesù Cristo, il quale sopportò il supplizio della croce contro la propria persona da parte dei peccatori, affinchè voi non vi perdiate d’animo nell’esercizio del bene » ( 31 ).
Queste parole di san Paolo vogliono dire: Voglio che siate forti, intrepidi in ogni più grave pericolo, anche dinanzi alla morte. Per essere tali, è necessaria la meditazione continua della passione di Gesù Cristo.
San Bernardo confessa : « Io mi sono sempre esercitato nella meditazione della passione di Gesù. Cominciai dalla contemplazione di Gesù crocifisso » ( 32 ).
San Bonaventura consigliava: «Se state fermi, se camminate, se siete solitari, se conversate, se trattate affari, se vi ponete a fare orazione, in tutti i luoghi, in qualsiasi occasione abbiate sempre dinanzi agli occhi Gesù in croce per i peccati vostri e del mondo » (33).
San Pier Dannano rinunciò al vescovado di Ostia, si ritirò in solitudine « per stare in una continua contemplazione di Gesù crocifisso. Gli pareva di trovarsi sul Calvario, di vedere Gesù trafitto nelle mani e nei piedi; abbracciava spiritualmente la croce, apriva la sua bocca per ricevervi il sangue che stillava dalle mani e dai piedi di Gesù » ( 34 ).
(31) Ebrei, XII, 1-3.
(32) Sermone XLV, In Cant.
(33) Stimutus div. am., e. VII.
(34) Libro I, p. 9.
Il venerabile Luigi Blosio ammoniva : « Chi vuole attendere alla vita spirituale deve sempre meditare quello che Gesù Cristo fece e patì per noi ». Scriveva ad una pia persona : « Faccia il suo nido in croce e nelle piaghe del Salvatore. Quando prende cibo, bagni ogni boccone nel sangue di Gesù; quando vuoi bere, s’immagini di porre la bocca alle sacratissime piaghe del Signore » (35).
Giovanni Taulero, domenicano, nell’andare a letto, s’immaginava di salire la croce di Cristo; che il suo letto fosse il sacro cuore di Gesù; che il suo guanciale fosse la corona di spine; che le sue coperte fossero le braccia aperte del Signore. Così s’ingegnava di fare in tutte le azioni della giornata. Passava ventiquattro ore sempre con Gesù crocifisso.
Tommaso da Kempis, autore dell’Imitazione di Cristo, diceva: « Se si ricava frutto contemplando la vita dei santi, che cosa avverrà contemplando la passione e morte di Gesù Cristo? » ( 36 ).
Chiudo con le parole di sant’Agostino: « Signore non volesti mai scendere dalla croce, perche la tua ricordanza non uscisse mai dal mio cuore. Mi hai scritto nelle tue mani per ricordarti sempre di me e perché io ricordassi sempre quanto tu hai patito per me. Mi hai riscattato col tuo sangue perche io ricordassi sempre il tuo sacrifizio. Mi liberasti dalla morte eterna perche io vivessi sempre per te. Mi richiamasti dall’esilio perche io abitassi sempre vicino a te e con te. Dall’alto della croce i tuoi occhi sono sempre fissi su di me! ed io non terrò i miei occhi sempre rivolti a te? Ah non sia mai vero! » ( 37 ).
5. Dobbiamo considerare la passione di Gesù sofferta per ciascuno di noi in particolare
Un bene più è esteso nei suoi effetti, più è nobile, eccellente, perché più si avvicina al bene sommo, Dio, il quale è la causa di tutti i beni creati.
(35) Blosio, Inst. spec, e. V.
(36) De passione Chr.
(37) Bap., XIII, solil.
Gesù Cristo è morto per tutto il genere umano:
« Dio ha talmente amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, affinchè chiunque crede in luì non perisca, ma abbia la vita eterna » ( 38 ). « Cristo è morto per tutti» ( 39 ).
San Tommaso dice : « Gesù Cristo morì fuori Gerusalemme, affinchè tutti sapessero che Egli moriva per tutti. La virtù della passione di Gesù è diffusa per tutti » ( 40 ).
Dunque la passione di Gesù è stata soste nuta a beneficio di tutto il mondo.
Tuttavia noi, meditando Gesù crocifisso, dobbiamo considerare la sua passione sofferta per ciascuno di noi in particolare.
San Paolo scriveva: « Vivo io, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me; e quello che vivo nella carne, vivo nella fede che ho nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me » ( 41 ).
Dunque san Paolo apostolo considerava la passione patita solo per lui in particolare.
Perché questo?
Ce lo dice lo stesso san Paolo: « Gesù Cristo venne nel mondo a salvare i peccatori, di cui io sono il primo » ( 42 ).
(38) Gv., III, 16.
(39) II Corinti, V, 15.
(40) III p., q. IX, a. 10.
(41) Galati, II, 20.
(42) I Timoteo, I, 15.
San Paolo non nega che Cristo è morto per tutti ; ma egli considera la passione di Gesù come se essa fosse stata sostenuta solo per lui, il primo tra tutti i peccatori.
San Giovanni Crisostomo commenta le parole di san Paolo : « San Paolo, da vero servo di Cristo, stima il beneficio della redenzione e della morte di Gesù, come suo proprio, dato a se e come se l’obbligo fosse tutto suo. Non restringe l’immenso beneficio della croce a sé solo; ma giudicando di essere, per i suoi peccati, egli solo la causa della morte del Signore; perciò obbligato a pentirsi delle sue colpe ed amare il Redentore, il quale, con le sue sofferenze, le aveva cancellate » ( 43 ).
Lo stesso san Giovanni Crisostomo afferma : « Benché il sole splenda per tutti, ognuno ne sente i be nefici come se esso splendesse per ciascuno. Così dite della pioggia… O mio Gesù, sole di giustizia, pioggia di sangue versata per me! Sì, per tutti sono questi beni. Ma a me giova considerarli come se fos sero solo per me, perché non ne sento minore utilità che se fossero impiegati solamente per me ».
San Tommaso d’Aquino scrive : « O sacro convito (l’Eucarestia ), nel quale si riceve Cristo e si fa memoria della sua passione… Sic totum omnibus, quod totum singulis. Questo sacramento è stato istituito a beneficio di tutti, come se l’avesse istituito a beneficio solo di ciascuno ». Il medesimo si deve dire della sacratissima passione del Signore: è stata sofferta a benefìcio di tutti, come se Cristo avesse patito solo per ciascun di noi.
Sant’Ignazio martire scriveva ai romani : « Meus amor crucifixus est », il mio amore in croce è talmente per me, come se io fossi solo e non si trovasse alcun altro.
(43) Libro II, De compon. orci.
Il card. Ugo Eteriano esclamava: « Io non voglio altro che Dio; egli è tutto il mio bene, e fuori di luì non trovo cosa che mi sia gradita. Ma, oh come bene mi corrisponde ! ».
Tommaso da Kempis pregava: « Mio Dio! io ti contemplo tutto ferito, pieno di piaghe, sospeso alla croce; e stimo che tutto soffri per me solo, per la qual cosa tanto maggiormente si accende il mio cuore per te e mi sento obbligato » ( 44 ).
III. Conclusione
Ecco il modo di meditare con frutto la passione santissima di Gesù Cristo. Il peccato, Gesù l’ha scontato perfettamente per ciascuno di noi come se fosse stato uno solo. La passione di Cristo è stata sofferta tutta per ciascun di noi, a nostro personale beneficio, come è stata patita a beneficio di tutti gli uomini.
Beati noi se tutte le nostre opere, pensieri e parole saranno riferiti a Gesù crocifisso ; se, meditando la passione del Redentore divino, diremo : « Per me quella croce, per me quelle spine, per me quei chiodi, per me quelle carni lacerate : per me e per i miei peccati Gesù ha patito ed è morto. Viva Gesù Cristo crocifisso per me ! ».
(44) De passione Domìni.
Preghiera – Gesù, ci hai vinti, e noi ci arrendiamo. Quello che in noi non potè fare il timore, l’ha fatto l’amore. Hai superato la durezza del nostro cuore Grazie! grazie! grazie infinite! Ti sei dato tutto a noi, e noi ci diamo tutti a te. Facci tuoi, tutti tuoi solo tuoi in vita e per tutta l’eternità. Amen.