KIERKEGAARD E SAN PAOLO: DUE GRANDI A CONFRONTO
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KIERKEGAARD E SAN PAOLO: DUE GRANDI A CONFRONTO
20 marzo 2014
Felice Diego Licopoli
L’”età dell’ansia”, così come viene denominato il periodo precedente le due guerre mondiali, contraddistingue un crocevia storico dominato dall’angoscia, dalla paura su un futuro apocalittico che incombe sulla popolazione mondiale come una spada di Damocle, che nel pensiero collettivo si traduce nella “grande mietitrice” pronta a devastare l’umanità, gettandola così in un abisso senza fine, in una notte eterna.
In questo tremendo caos, l’unico epicentro comune, l’unico barlume di salvezza diviene Dio, la speranza universale di un mondo senza più guerre, senza più conflitti, senza più esplosioni atomiche. Il ruolo centrale di Dio, così come quello del Kristos, ovvero il Messia, viene ripreso concettualmente nella corrente filosofica dell’Esistenzialismo, in cui spiccano come figure dominanti due grandi menti, lontane nel tempo tuttavia vicine nel pensiero: San Paolo e Kierkegaard.Proprio su quest’ argomento si è tenuto un interessantissimo dibattito nel nuovo appuntamento con la cultura, alla libreria “Cultura” Di Reggio Calabria. Come sempre, dopo l’elegante presentazione del presidente del CIS Rosita Lorelay Borruto, sono intervenuti nel dibattito, presentati e coordinati da Gianfranco Cordì, Rosaria Catanoso, Marco Comandè, Franco Iaria ed Emilia Serranò “ L’età dell’ansia può essere vista in diversi modi” ha così cominciato Cordì: “. Braz, ad esempio, afferma che tutto ciò che si riverberava nella storia, durante quel periodo, nella fattispecie quest’ansia che era insita nelle società,assumeva anche un significato letterario,. Per quanto riguarda Kierkegaard, egli è senza dubbio autore dell’angoscia, e fa di essa la condizione degna dell’uomo affinché possa stare al mondo. San Paolo invece è il primo autore della storia dell’occidente a parlarci di ansia” E’ poi intervenuta Catanoso, la quale ha asserito:”San Paolo e Kierkegaard rappresentano senza dubbio due figure molto diverse, sia dal punto di vista temporale che filosofico. Abbiamo da un lato il filosofo dell’Ottocento, che controbatte all’Idealismo, in contrapposizione all’apostolo, che ha avuto l’onere di portare l’Annuncio in giro per il mondo.
Sono entrambi pensatori che si interrogano sull’individuo e sul male che affligge l’uomo. Secondo San Paolo, l’animo umano è scisso da due leggi in contrapposizione l’una con l’altra.
Per Comandè:”L’età dell’ansia fa venire in mente l’età dell’uomo, espressa nel famoso enigma della Sfinge; in codesto caso, l’ansia stessa corrisponde alla vecchiaia a cui l’uomo è costretto a far fronte.
Kierkegaard potrebbe costituire un tramite tra mondo antico e moderno, in quanto egli si pone il problema della libertà. L’età dell’ansia cammina di pari passo con l’età del dubbio, se non si supera l’una di conseguenza non può essere superata l’altra.” Successivamente ha preso la parola Iaria, il quale ha sostenuto che “L’angoscia non è una categoria astratta, bensì fa parte del vissuto di ognuno di noi. Kierkegaard fa parte secondo me, della filosofia dell’Irrazionale. Noi quando parliamo dell’età dell’ansia, identifichiamo in genere il Novecento. Secondo me invece, questo periodo è da retrodatare all’Ottocento, epoca in cui si sono generati i due poli da cui poi è nata l’angoscia, ovvero il progresso e la decadenza. Nell’Ottocento, abbiamo inoltre le grandi fratture rivoluzionarie con lo stesso Kierkegaard, il quale contesta il cristianesimo storico, e si impegna invece per la definizione del singolo, che diventa cristiano dopo duemila anni.”
Per a Serranò: “Il tema è molto complesso. Il problema che mi sono personalmente posta come età dell’ansia, è la condizione individuale degli autori nei confronti non solo della religione, ma della scelta della fede. L’ansia è una sorta di cambiamento interiore, una rivoluzione del proprio modo di essere e di pensare, che non è di certo un passaggio semplice da compiere. L’attinenza con Kierkegaard, sta nella complessità del percorso esistenziale, avvenuta in ambo i personaggi. Kierkegaard pone l’aut-aut, espresso negli stati dell’esistenza. Kierkegaard fonda la sua filosofia sul singolo, che non appartiene a nessuna categoria; egli ha costruito al filosofia della totalità, partendo dall’Assoluto dove tutto si dissolve”. La stessa Borruto ha successivamente sostenuto: “In quel periodo abbiamo la corrente del Positivismo, dove cadono tutti i grandi riferimenti, eccetto il concetto di Dio, che rimane un punto cardine della filosofia.” Cordì, che asserisce il significato etimologico della parola “filosofia” come “amici della sapienza”; significato eccellentemente appropriato per definire questa straordinaria disciplina, in grado di aprire la mente umana al concetto stesso di esistenza, che è molto facile da riscontrare anche all’interno della nostra società.
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