Archive pour décembre, 2014

San Giovanni Damasceno

San Giovanni Damasceno dans immagini sacre Saint-John-of-Damascus-Peristeri-2010

http://theodialogia.blogspot.it/2012/12/saint-john-of-damascus.html

Publié dans:immagini sacre |on 4 décembre, 2014 |Pas de commentaires »

SAN GIOVANNI DAMASCENO: LA TEOLOGIA VIVIFICATA DALL’AMORE – 4 DICEMBRE

http://it.arautos.org/view/viewPrinter/20824-san-giovanni-damasceno-la-teologia-vivificata-dall-amore

SAN GIOVANNI DAMASCENO: LA TEOLOGIA VIVIFICATA DALL’AMORE – 4 DICEMBRE

Pubblicato 2010/11/05

Autore: Don Juan Carlos Casté, EP

Situata ai piedi del monte Hermon, ai margini del deserto della Siria, Damasco è considerata da molti studiosi come la più antica città del mondo abitata senza interruzione.
Teologo,spiritualista, oratore e, soprattutto, santo.Questo è il profilo di San Giovanni Damasceno, le cui opere fecero sentire la freschezza della dottrina patristica orientale.
Situata ai piedi del monte Hermon, ai margini del deserto della Siria, Damasco è considerata da molti studiosi come la più antica città del mondo abitata senza interruzione.
Di origine immemorabile, la sua storia è piena di vicissitudini. Tredici secoli prima di Cristo, la regione fu campo di battaglia tra ittiti ed egizi. Duecento anni dopo, gli aramei la resero un’importante città che il Re Davide sottomise, imponendole un tributo (cfr. II Sm 8, 5-6). Nel IV secolo, se ne impossessò Alessandro Magno e, dopo la sua morte, fu ostinato terrreno di contesa tra l’Impero Seleucide e il Tolemaico, fino a cadere alla fine, nell’anno 64 a.C., in mani romane.
All’epoca del Signore Gesù, Damasco faceva parte della Decapoli, e poco dopo la Resurrezione del Divino Maestro, già vi troviamo un gruppo di cristiani, la cui fede motiva il viaggio di Saulo di Tarso con lo scopo di perseguitarli. È in questa città leggendaria, crogiolo di razze e culture, che venne al mondo l’ultimo dei Padri della Chiesa orientale: San Giovanni Damasceno.
Pietà, bellezza e la più pura ortodossia
Di famiglia araba, ma cristiana di religione e socialmente abbiente, Giovanni nacque intorno all’anno 675, quando Damasco già si trovava sotto il dominio musulmano. A trent’anni abbandonò gli agi della casa paterna ed entrò nel Monastero di San Saba, situato nel deserto della Giudea, vicino a Gerusalemme. Poco dopo, fu ordinato sacerdote e scelto dal Patriarca Giovanni di Gerusalemme per predicare nell’Anastasis (luogo del sepolcro di Gesù) e in altri templi della Città Santa. In tal modo brillarono la sua eloquenza e la sua sicurezza dottrinale da essere soprannominato Chrysorrohas (fiume d’oro), nome dato alle acque che, provenienti dall’Antilibano, rendevano i dintorni di quella città una fertile oasi.
San Giovanni Damasceno riuscì a fare un’eccellente sintesi della dottrina patristica usando un’oratoria di grande bellezza. L’influenza del suo pensiero si estese dall’Oriente all’Occidente, dove le sue opere furono oggetto di studio da parte di San Tommaso e degli scolastici. Lottò specialmente contro gli errori degli iconoclasti, ma nelle sue omelie e scritti troviamo la confutazione di molte delle eresie che sconvolgevano le comunità cristiane dell’epoca.
Dopo aver raggiunto una veneranda anzianità – si calcola che sia morto a 74 anni – consegnò la sua anima a Dio nell’anno 749, probabilmente il 4 dicembre. Fu dichiarato dottore della Chiesa da Papa Leone XIII, il 19 agosto 1890.
Come già è stato indicato, il saper unire pietà, bellezza letteraria e la più pura ortodossia dottrinale fu uno dei grandi meriti di San Giovanni Damasceno. Egli riuscì, con una brillantezza veramente eccezionale, a coniugare il Verum, il Bonum e il Pulchrum (Verità, Bontà e Bellezza) in un linguaggio così accessibile da dilettare e allo stesso tempo insegnare le più elevate verità sul Signore Gesù e sua Madre Santissima.
L’opera di questo Padre della Chiesa è talmente vasta, i suoi scritti in tal grado magistrali nell’esposizione e ricchi di concetti teologici, cristologici, apologetici, pastorali e mariologici, che selezionare alcuni brani per illustrare questo articolo senza oltrepassare i suoi brevi limiti, diventa un’ardua sfida.

Solida dottrina cristologica
Avvalendosi di una terminologia perfetta dal punto di vista teologico, San Giovanni Damasceno esalta nelle sue omelie i misteri del Signore e confuta gli errori cristologici correnti ai suoi tempi. Affermando la piena unione del Verbo Incarnato con Dio Padre e Dio Spirito Santo, squalifica il monofisismo, che vuol vedere la natura umana di Cristo assorbita dalla divinità; il nestorianismo, che considera Nostro Signore come una persona umana nella quale il Verbo avrebbe stabilito la sua dimora come in un tempio o magione, senza assumere di fatto la natura dell’uomo; o il monotelismo che nega l’esistenza della volontà umana in Lui.

San Giovanni Damasceno riuscì a fare un’ecc-ellente sintesi della dottrina patristica usando
un’oratoria di grande bellezza
Così, per esempio, nella sua omelia sulla Trasfigurazione del Signore, echeggiano gli insegnamenti antimonofisiti del Concilio di Calcedonia, realizzato nel 451: « Come è possibile che cose incomunicabili si mescolino e permangano senza confondersi? Come possono unirsi alcuni elementi inconciliabili, senza perdere le caratteristiche proprie della natura? Precisamente questo è ciò che si effettua nell’unione ipostatica, in modo tale che gli elementi che si uniscono formano un solo essere e una sola persona, conservando però l’unità personale e la duplicità delle nature, in una diversità indivisibile e in un’unione senza confusione, che si realizza mediante l’incarnazione del Verbo immutabile e l’incomprensibile e definitiva divinizzazione della carne mortale. Come conseguenza di questa permuta, di questa reciproca comunicazione senza confusione e della perfetta unione ipostatica, gli attributi umani vengono ad appartenere a Dio e i divini arrivano ad appartenere a un uomo. Uno solo è, infatti, colui che, essendo Dio da sempre, dopo Si fa uomo ».1
Con pari fede e profondità teologica, il santo di Damasco non teme di trattare un tema poco sviluppato da teologi più recenti: che cosa è accaduto all’anima di Cristo dopo la sua morte? La divinità si è separata dall’anima umana e dal corpo del Signore?
Egli spiega: « Nonostante l’anima santa e divina si sia separata dal corpo incontaminato e vivificante, la divinità del Verbo non si è separata da nessuno di questi due elementi, ossia, né dal corpo né dall’anima, per effetto dell’indivisa unione ipostatica delle due nature, che si è realizzata nella concezione effettuata nel seno della santa Vergine Maria, Madre di Dio. Così risulta che, anche producendosi la morte, continua ad esserci in Cristo una sola persona, che è il Verbo divino, e dopo la morte del Signore, in questa persona continuano a sussistere l’anima e il corpo ».2

Omelie sulla Madonna
Non sono meno belle ed eccelse le omelie di Damasceno sulla Madonna. Esse ci mostrano come la devozione alla Santissima Vergine venga dai primi tempi del Cristianesimo, come l’amore a Lei fosse molto patente già all’epoca di Sant’Ignazio di Antiochia (discepolo dell’Apostolo Giovanni), di San Giustino, martire (morto nell’anno 165) e di Sant’Ireneo (morto nel 202).
In queste omelie si trovano in germe gli elementi dottrinali che, secoli dopo, hanno facilitato la proclamazione di diversi dogmi mariani, come quello dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione della Vergine Maria in corpo e anima al Cielo.
Occorre evidenziare in loro, oltre la profondità teologica, l’entusiasmo e l’amore dell’autore alla Santissima Vergine. « La raison parle, mais l’amour chante » (la ragione parla, ma l’amore canta), ha scritto il romanziere Alfred de Vigny. In San Giovanni Damasceno, la ragione disserta e l’amore canta, quando tratta di Colei che è stata ritenuta degna di esser la Madre del Redentore.
Ecco come egli intona lodi alla verginità perpetua di Maria: « Oh Gioacchino ed Anna, coppia beata e veramente irreprensibile! Voi avete condotto una vita gradita a Dio e degna di Colei di cui siete diventati genitori. Avendo vissuto con purezza e santità, avete generato il gioiello della verginità, ossia, Colei che è stata vergine prima del parto, vergine nel parto e vergine dopo il parto. Colei che è la Vergine per eccellenza, vergine per sempre, vergine perpetua nello spirito, nell’anima e nel corpo ».3
E con quanta bellezza letteraria, servendosi di figure tratte dall’Antico Testamento, ci descrive Maria Madre di Dio: « O Vergine, chiaramente prefigurata nel rovo, nelle tavole scritte da Dio, nell’arca della legge, nel vaso d’oro, nel candelabro, nella mensa e nella bacchetta d’Aronne fiorita. Da Te, infatti, procede il richiamo della divinità, il Verbo e la manifestazione del Padre, la manna soavissima e celeste, il nome ineffabile che sta al di sopra di ogni nome, la luce eterna e inaccessibile, il celeste pane di vita. Da Te è sbocciato corporalmente quel frutto che non è risultato dal lavoro di nessun coltivatore ».4
Questa capacità di unire dottrina, poesia e fervore, è esempio tipico di quanto Urs Von Balthasar chiama « teologia in ginocchio », in opposizione alla « teologia in ufficio », così abituale al giorno d’oggi.5

Preannunciatore del dogma dell’Assunzione
San Giovanni Damasceno condivide un’opinione generalizzata tra i Santi Padri, che vi è una stretta relazione tra la verginità perpetua di Maria e l’incorruttibilità del suo corpo verginale dopo la morte. Al punto che, in passi come quelli menzionati di seguito, egli preannuncia il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo, in corpo e anima.
« Conveniva che colei che nel parto aveva mantenuto illibata verginità, conservasse il corpo incorrotto anche dopo la morte. Conveniva che colei che aveva portato in seno il Creatore Incarnato, abitasse tra i divini tabernacoli. [...] Conveniva che la Madre di Dio possedesse ciò che era del Figlio, e che fosse venerata da tutte le creature come Madre e Serva dello stesso Dio ».6
Questo passaggio del Damasceno fu riprodotto letteralmente da Pio XII quando ha definito il Dogma dell’Assunzione, nella Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus. In essa, il Papa elogia anche la « veemente eloquenza » di questo santo « che tra tutti si distingue come banditore di questa tradizione ».7

« San Tommaso dell’Oriente »
San Giovanni Damasceno riferendosi a se stesso diceva di non possedere nulla di originale, bensì compilava soltanto passi di scrittori antichi. Intanto, la luce del suo pensiero ha attraversato i secoli e illumina ancor oggi gli orizzonti degli studi teologici.
Lo stesso Papa Benedetto XVI, assumendolo come tema dell’Udienza Generale del 6 maggio 2009, pone in evidenza l’originalità della sua argomentazione in difesa del culto delle immagini e delle reliquie dei santi e lo qualifica come una « personalità di primo piano nella storia della teologia bizantina, un grande dottore nella storia della Chiesa universale ».
San Giovanni Damasceno è stato opportunamente soprannominato « il San Tommaso d’Oriente ». Felice equiparazione perché questi due luminari della Chiesa si assomigliano ad un livello molto superiore: entrambi rifulgono per la santità di vita tanto o più che per la scienza. Di loro si può ben dire: « Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita attraverso la ragione, si dilata. La verità è ricercata con umiltà, accolta con trasporto e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solamente quando si ama la verità. L’amore diventa intelligenza e la teologia diventa autentica saggezza del cuore, che orienta e sostenta la fede e la vita dei fedeli ».8

1 SAN JUAN DAMASCENO. Homilía sobre la Transfiguración. In: PONS, Guillermo (Intr. e notas). Homilías Cristológicas y Marianas. Madrid: Ciudad Nueva, 1996, pag.24.
2 SAN JUAN DAMASCENO. Homilía sobre el Sábado Santo. In: Op. cit., pag.103.
3 SAN JUAN DAMASCENO. Homilía sobre la Natividad. In: Op. cit., pag.125.
4 SAN JUAN DAMASCENO. Homilía sobre la Dormición de María. In: Op. cit., pag.154.
5 Cf. BENEDETTO XVI. Discorso ai monaci riuniti nell’abbazia di Heiligenkreuz, 9/9/2007.
6 Idem, ibidem.
7 Cf. Munificentissimus Deus, 1/11/1950.
8 Udienza Generale del 28/10/2009.
———————————————
In verità, possiamo designare col nome di morte il mistero che si è realizzato in te, o Maria? [...] Una volta che, diventata Madre, la tua verginità è rimasta intatta, il tuo corpo è stato preservato dalla decomposizione emigrando da questo mondo, venendo trasformato in un tabernacolo più illustre ed eccelso, non più soggetto alla morte, ma destinato a perdurare nei secoli. [...] Non chiameremo morte il tuo sacro transito, ma dormizione o emigrazione e, con maggior proprietà ancora, lo designeremo come permanenza nella patria, poiché, lasciando questo mondo, hai ottenuto una dimora molto più eccellente.
Gli angeli e arcangeli ti hanno traslato. Davanti al tuo transito, gli spiriti immondi che volano nel cielo, hanno tremato di paura. Al tuo passaggio, l’aria è stata benedetta e l’etere santificato. Il Cielo, con piacere, riceve la tua anima [...]
Non sei salita in Paradiso alla maniera di Elia, né sei stata come San Paolo trasportata al terzo Cielo, ma sei giunta fino al trono reale di tuo Figlio, che contempli coi tuoi stessi occhi e con Lui abiti in un clima di grande felicità e confidenza.
(SAN JUAN DAMASCENO. Homilía sobre la Dormición de María)

LA CONCEZIONE DEL LAVORO NEL MONDO BIBLICO

http://www.liceomedi.com/lavoro/pagina4.htm

LA CONCEZIONE DEL LAVORO NEL MONDO BIBLICO

La posizione della Bibbia ci consente di comprendere l’origine di questa duplicità nel giudizio sul lavoro della cultura occidentale.
L’Antico Testamento insiste su due grandi convinzioni:
Il lavoro è degno dell’uomo visto che Dio stesso opera e lavora. Nella Genesi Dio lavora e si compiace del proprio operato
« Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto.
E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. » (Gen.1,9-10)
La creazione dell’uomo e della donna e il peccato originale
Il lavoro è dunque buono in sé, anche se il peccato ha turbato l’armonia dell’universo, introducendo l’elemento della sofferenza e della fatica.
« Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai » (Gen.3,19).
Il peccato segna la rottura dell’unità dell’uomo con il creato, al punto che lo stare dell’uomo nel mondo diventa un esser gettato nel mondo come esiliato e straniero. Adamo si vergogna dopo aver commesso il peccato.
« Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? Rispose. Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto » (Gen.3,9-10).
L’esperienza dell’esistere nasce come vergogna, in un sentire problematicamente il proprio essere. Scrive Lèvinas in « Dell’Evasione »: La vergogna appare ogni volta che non riusciamo a far dimenticare la nostra nudità. Essa è in rapporto con tutto ciò che si vorrebbe nascondere e a cui non si può sfuggire… Ciò che appare nella vergogna è precisamente il fatto di essere incatenati a sé, l’impossibilità radicale di fuggire da se stessi per nascondersi a sé, l’irremissibile presenza dell’io a se stesso… E’ dunque la nostra intimità, cioè la nostra presenza a noi stessi, che è vergognosa. Essa non rivela il nostro nulla, ma la totalità della nostra esistenza… la vergogna è, in fin dei conti, un’esistenza che cerca per sé delle scuse. Ciò che la vergogna svela è l’essere che si svela ».
« …Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto… »
La problematicità del nostro essere emerge in modo chiaro in un celebre versetto della Genesi, 3-22:23.
« Il Signore Dio disse allora: Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto ».
L’uomo, dunque, partecipe della divinità, per quanto concerne la coscienza, ma legato irrimediabilmente alla fragilità e alla mortalità dal punto di vista del suo essere.
Emerge una successione di esperienze di frattura legata al peccato: la prima è quella della perdita dell’unità originaria con la natura, la seconda è la dolorosa scoperta del proprio essere come luogo di vergogna, la terza è quella della contraddizione irrisolvibile tra coscienza ed essere.
Il lavoro rappresenta un dovere morale che Dio ha dato all’uomo da integrare con la preghiera e la contemplazione.
In Gen.2,15 leggiamo « Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. » E poco dopo, in Gen.2.19 « Allora il Signor Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche, e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome ».
Il lavoro può diventare una specie di occasione per recuperare l’unità attraverso la cura del mondo.

Publié dans:BIBLICA (sugli studi di), LAVORO (SUL) |on 4 décembre, 2014 |Pas de commentaires »

Christmas. Icon of the cave of the Nativity, Bethlehem, original Russian

Christmas. Icon of the cave of the Nativity, Bethlehem, original Russian     dans immagini sacre 2_Rozhdestvo_Vifleem

http://www.nsad.ru/articles/rozhdestvo-hristovo-vsemirnaya-slava      

 

Publié dans:immagini sacre |on 3 décembre, 2014 |Pas de commentaires »

SAN CARLO BORROMEO (1538-1584) – LETTERE PASTORALI- TEMPO DI AVVENTO

http://www.esserecristiani.com/index.php?option=com_content&view=article&id=539:prove&catid=98:testi-patristici-sul-natale&Itemid=115

SAN CARLO BORROMEO (1538-1584) – LETTERE PASTORALI- TEMPO DI AVVENTO

Il tempo di avvento ha da essere da noi piamente santificato
Eccovi, amatissimi figliuoli, quel tempo così celebre e solenne. “Tempo”, come dice lo Spirito Santo, “favorevole”. Tempo di salute, di pace e di riconciliazione. Tempo, che come fu con tanti sospiri sommamente desiderato da quelli antichi patriarchi e santi profeti, come all’ultimo, con allegrezza grande, veduto da quel giusto Simeone, come sempre solennemente celebrato dalla santa Chiesa, così ha da essere da noi piamente santificato, con lodare e ringraziare perpetuamente il Padre eterno della sua infinita misericordia nel mistero di questo tempo, cioè nella venuta del suo unigenito Figliuolo, che per smisurato amore verso di noi peccatori, egli mandò per liberarci dalla tirannide del demonio, per invitarci al cielo, per comunicarci i segreti celesti, per dimostrarci la verità, per insegnarci i costumi, per seminare in noi le virtù, per arricchirci dei tesori della sua grazia e per farci figliuoli suoi, eredi e possessori della vita eterna. Questo mistero mentre ogni anno la Chiesa celebra, ella ci ammonisce a tener perpetua memoria di così gran crità usataci dal misericordioso Dio; e insieme ci insegna che la venuta del Signore non fu solamente per quelli , che avanti o che allora erano nel mondo quando egli venne, ma la virtù d’essa resta sempre per beneficio di tutti noi ancora, se per mezzo della santa fede e dei divini sacramenti vorremo ricevere la grazia che ci ha portato e secondo quella ordinare la vita nostra sotto la sua obbedienza. Vuole ancora che intendiamo, che sì come egli venne una volta in carne al mondo, così, se per noi non resta, è per venire ogn’ora, anzi in ogni momento, ad abitare spiritualmente nell’anime nostre, con abbondanti doni. Perciò la Chiesa, come madre pia e zelante della nostra salute, in occasione di questo sacro tempo, con inni, cantici e altre voci dello Spirito Santo e misteriosi riti, ci istruisce perchè riconosciamo il beneficio con animo grato e lo riceviamo con frutto e procuriamo di fare alla venuta del Signore nei cuori nostri non minor preparazione di quella che faremmo s’egli avesse a venire di presente al mondo; nè minore di quella che perciò fecero già i santi Padri del Vecchio Testamento e che con parole e esempi loro insegnarono a noi ancora a fare.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica 1993-
n. 524: La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell’Avvento, attualizza questa attesa del messia mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l’ardente desiderio della sua seconda venuta. Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore (Giovanni Battista), la Chiesa si unisce al suo desiderio: “egli deve crescere e io invece diminuire”
(Dall’Ufficio delle letture 1^ sett. Avvento – lunedì)

Publié dans:c.CARDINALI |on 3 décembre, 2014 |Pas de commentaires »

NATIVITÀ SECONDO LA CARNE DEL SIGNORE, DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO….

http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/testilit/nativita.htm

NATIVITÀ SECONDO LA CARNE DEL SIGNORE, DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO

AI VESPRI, CELEBRATI INSIEME ALLA DIVINA LITURGIA DI SAN BASILIO

Stichirà. Tono II
I
Venite, rallegriamoci nel Signore, inneggiando al mistero presente: la parete di separazione è distrutta, l’arma fiammeggiante retrocede, il cherubino si allontana dall’albero della vita ed io son fatto partecipe delle delizie paradisiache dalle quali ero stato scacciato per la disobbedienza. L’Immagine immutabile del Padre, l’Impronta della sua eternità, prende l’aspetto di servo, venendo, senza subire mutamento, da una Madre che non conobbe le nozze. Ciò che era, lo rimane, Dio vero; ciò che non era lo assume, fatto uomo per il suo amor degli uomini. A Lui cantiamo: Tu che sei nato dalla Vergine, Dio, abbi pietà di noi!

III
Alla nascita del Signore Gesù dalla Vergine santa tutte le cose furono illuminate; mentre i pastori suonavano il flauto, i magi adoravano, gli angeli cantavano. Erode si agitava, perché Dio è apparso nella carne, il Salvatore delle nostre anime.
V
Il tuo regno, Cristo Dio, è regno di tutti i secoli e la tua dominazione si estende di generazione in generazione incarnato per opera del Santo Spirito, fatto uomo dalla Sempre-vergine Maria, la tua venuta quale luce risplende su di noi, Cristo Dio. Luce da Luce, Splendore del Padre, hai illuminato l’intera creazione. Ogni essere animato ti loda, Immagine della paterna gloria. Tu che sei, e che eternamente sei, Tu che risplendi dalla Vergine, Dio, abbi pietà di noi!
VII
Che possiamo offrirti, Cristo, poiché sei apparso sulla terra quale uomo, per noi? Ognuna delle creature da Te create ti offre la sua riconoscenza: gli angeli il canto, il cielo la stella, i magi i doni, i pastori la loro ammirazione, la terra una grotta, il deserto una mangiatoia; ma noi una Madre Vergine! Tu che sei Dio d’avanti i secoli, abbi pietà di noi!
Quando Augusto prese in mano il governo di tutta la terra, cessò tra gli uomini la molteplicità dei sovrani; quando Tu ti incarnasti dalla Pura, fu annientata la moltitudine delle divinità pagane. Le città del mondo furono sotto un unico potere; le nazioni credettero all’unico governo di Dio. I popoli furono iscritti per censimento sull’ordine di Cesare; noi fedeli fummo contrassegnati dal nome della Divinità, perché tu ti sei fatto uomo, nostro Dio. Grande è la tua pietà, Signore, gloria a Te!

Lettura: Genesi 1, 1-13
Tropario
Sei nato misteriosamente nella Grotta: ma il cielo Ti predicò a tutti, parlando per mezzo di una stella a guisa di labbra, Salvatore, e ti condusse i magi che Ti adorarono con fede; con essi, abbi pietà di noi. (si ripete ad ogni stico)
1°. La sua casa sul santo suo monte predilige il Signore; le porte di Sion sopra tutte le dimore di Giacobbe. Grandi cose di te vengon dette, o città di Dio. Io conto anche Rahab e Babele fra coloro che temono il Signore.
2°. Pur Filiste e l’Etiope con Tiro, ognuno là è nato, anche in Sion si dirà di ciascuno: in essa egli è nato. Egli stesso là li afferma l’Eccelso Signore.
3°. Nel censo dei popoli Ei nota: questi è nato colà. Son tutti giulivi e festanti, poiché in Te han dimora.

Lettura: Isaia 9, 5-6
Tropario
Risplendesti, o Cristo, dalla Vergine, animato Sole di giustizia; e la stella ti indicò, contenuto nella Grotta, Te che nulla può contenere. Tu hai insegnato ai magi ad adorarti; con essi ti magnifichiamo: Datore di vita, gloria a Te. (si ripete ad ogni stico)
1°. Dio regna e s’ammanta di gloria; s’ammanta e si cinge di possanza. Egli tien saldo il mondo che non crolli. È saldo il trono tuo sin dal principio. Da ogni evo, o Signore, tu sei.
2°. Levano i fiumi, o Signore, levano i fiumi il loro frastuono, levano i fiumi il loro fragore.
3°. Ma più che il frastuono di molte acque, più forte che i flutti del mare, più forte è il Signore nell’alto. Certissima è la tua legge; la santità s’addice alla tua casa, Signore, nei tempi dei tempi.
Lettura: Isaia 7, 10-16 e 8, 1-4.8-10
Segue la piccola ektenia, il Trisagio e il resto della Liturgia di san Basilio
Prokimeno tono I
Il Signore disse a me: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.
– Chiedimi, e in sorte ti darò le genti e in tua balia gli estremi della terra.
Apostolo: Ebrei 1, 1-12
Alliluia: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi.
– Stenderà lo scettro suo potente il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici.
Evangelo: Luca 2, 1-20
Megalinario
Di Te si rallegrano, o piena di grazia, tutte le creature, l’assemblea degli angeli ed il genere umano. Tempio consacrato e paradiso animato, lode verginale, dalla quale Dio si è incarnato e fatto bambino, Egli che d’avanti i secoli è il nostro Dio. Del tuo grembo ha fatto un trono e le tue viscere divennero più vaste che i cieli. Di Te si rallegrano, o Piena di Grazia, tutte le creature, gloria a Te!

Kinonikon
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Alliluia.
Tropario
La Tua natività, Cristo nostro Dio, ha fatto risplendere sul mondo la luce della conoscenza. In essa, infatti, coloro che adoravano le stelle da una stella impararono ad adorare te, Sole di giustizia ed a riconoscere te, Oriente venuto dall’alto: Signore, gloria a te!
Kontakion
Oggi la Vergine partorisce l’Eterno, la terra offre una grotta all’Eccelso. Angeli e Pastori cantano gloria, la stella conduce i Magi. Per noi un bimbo nasce nel tempo, Lui Dio, Signore del tempo.

VIGILIA – GRANDE APODIPNON
Stichirà alla litia
Il cielo e la terra si rallegrino oggi, al dir del Profeta, gli angeli e gli uomini tripudino spiritualmente; perché Dio è apparso nella carne a coloro che vivono nelle tenebre e dimorano nell’ombra. Nato dalla Vergine, accolto da una grotta e da una mangiatoia; i pastori proclamano la meraviglia, i magi dall’Oriente portano doni a Betlemme. Noi, con labbra indegne, offriamogli la lode degli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra; è venuto infatti il Desiderato delle genti e con la sua venuta ci ha salvato dalla schiavitù del nemico.
I Magi, re della Persia, avendo saputo con certezza che era nato in terra il Re dei cieli, condotti da una stella luminosa, giunsero a Betlemme portando doni preziosi: oro, incenso e mirra. Prostrandosi, adorarono: videro infatti giacere bambino nella mangiatoia il Signore del tempo.
Danzano in coro tutti gli angeli del cielo e si rallegrano gli uomini oggi; tutta la creazione tripudia per la nascita a Betlemme del Salvatore e Signore; perché è cessata la vanità degli idoli e Cristo regna negli evi.
Apostica (Stihovnja)
Una meraviglia grande e gloriosa si compie oggi; la Vergine partorisce e le sue viscere rimangono incorrotte; il Logos s’incarna senza separarsi dal Padre. Angeli e pastori cantano gloria. Con essi anche noi esclamiamo; Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra.
Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra.
Oggi la Vergine partorisce il Creatore di tutti; l’Eden offre una grotta, la stella indica Cristo, il Sole a chi è nelle tenebre. Con doni i magi adorano illuminati dalla fede, i pastori vedono la meraviglia, mentre gli angeli cantano e dicono: Gloria a Dio nell’alto dei cieli!
Dal mio grembo ti ho generato prima dell’aurora.
Alla nascita del Signore Gesù a Betlemme di Giudea, i magi, giunti dall’Oriente, adorarono Dio fatto uomo ed avendo aperto con diligenza i loro scrigni, offrirono doni preziosi: oro provato, come al Re dei secoli; incenso, come al Dio universale; all’Immortale come a un morto triduano la mirra. Nazioni tutte, venite, adoriamo Colui ch’è nato per salvare le nostre anime.
Rallegrati Gerusalemme, tripudiate, voi tutti che amate Sion; oggi è stata abrogata la temporale condanna di Adamo, il paradiso ci viene aperto, il serpente è disarmato; colei che aveva anticamente sedotta, la vede adesso divenuta Madre del Creatore! O abisso della sapienza, della ricchezza, della intelligenza di Dio! Colei che fu per il genere umano mediatrice di morte e strumento del peccato, fu anche inizio di salvezza per il mondo intero, nella persona della Madre di Dio. Il Dio di ogni perfezione da lei nasce bambino e con la sua natività ne sigilla la verginità; con le sue fasce scioglie i vincoli del peccato, con la sua infanzia dissipa i dolori e le tristezze di Eva. Danzi dunque in coro tutta la creazione e tripudi: Cristo è venuto per rinnovare e salvare le nostre anime.
Hai stabilito la tua dimora nella grotta, una mangiatoia ti ha accolto, i pastori ed i magi ti hanno adorato. Allora si compì l’oracolo profetico; gli eserciti degli angeli furono colpiti di stupore ed esclamarono: Gloria alla tua condiscendenza, unico Amico degli uomini!

ORTHROS – MATTUTINO
Dopo la prima sticologia del salterio
Catisma poetico: Per noi, sei stato deposto in una mangiatoia di muti animali, Salvatore longanime. Fatto bambino, perché l’hai voluto, i pastori ti celebrarono con gli angeli, cantando: Gloria e lode a Colui che è nato ulla terra ed ha divinizzato la natura umana, Cristo nostro Dio.
Dopo la seconda sticologia del salterio:
Catisma poetico: Hai portato incarnato nel grembo l’Eterno ed Inaccessibile, consustanziale al Padre invisibile, Unica ed inconfusa Divinità nella Trinità. Risplendette nel mondo la tua grazia, o oggetto dei nostri canti, perciò diciamo senza posa: Rallegrati, pura Madre Vergine.
Dopo il Polieleo
Velicanje: Ti magnifichiamo, Cristo, Datore di vita per noi incarnato e nato dalla purissima Vergine Maria, ignara di nozze.
Venite, andiamo a vedere, fedeli, dove è nato Cristo; seguiamo semplicemente il percorso della stella insieme ai magi, i re dell’Oriente; laggiù gli angeli lo cantano senza posa. I pastori vegliano, cantando l’inno degno di Lui e dicendo: Gloria nell’alto dei cieli a Colui che è nato oggi nella grotta dalla Verdine e Madre di Dio, in Betlemme di Giudea.
Perché sei stupita, o Maria? Perché ti meravigli di ciò che avviene in te? Perché – ella dice – ho generato nel tempo un Figlio eterno senza aver sperimentato il matrimonio. Senza conoscere uomo, come posso dare alla luce un Figlio? Chi ha mai visto un concepimento senza seme? Ma quando Dio vuole, è superato l’ordine naturale, come sta scritto. Cristo è nato dalla Vergine in Betlemme di Giudea.
Colui che non può essere contenuto, come mai si racchiude in un grembo? Colui che è nel seno del Padre, come può esser tra le braccia della madre? Tutto è come egli sa, come ha voluto, come ha preferito. Non avendo un corpo, si è incarnato volontariamente. Colui che è, si è fatto per noi ciò che non era, e senza uscire dalla sua natura ha assunto il nostro impasto di terra. Cristo ha una duplice nascita, lui che vuol riempire il mondo dall’alto.
Prokimeno. Tono IV
Dal mio seno prima dell’aurora ti generai. Giurato ha il Signore e non si pente.
Disse il Signore al mio Signore; Siedi alla mia destra finché avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi.
Evangelo: Matteo 1, 18-25
Ogni cosa oggi vien colmata di gioia: Cristo è nato dalla Vergine.
Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra; oggi Betlemme accoglie Colui che siede eternamente col Padre; oggi gli angeli esaltano come Dio il piccolo neonato e cantano a lui solennemente il gloria: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini oggetto di benevolenza.
Canone
1° Irmos
Cristo è nato, cantate gloria. Cristo vien dai cieli, accoglietelo. Cristo è sulla terra, siatene fieri! Canta al Signore, terra tutta e voi popoli entrate con gioia nel canto, perché sì è coperto di gloria!
Gloria a Te, Dio nostro, gloria a Te!
L’uomo, che la trasgressione aveva reso corruttibile allorché era stato creato ad immagine di Dio, diventò tutto corruzione decaduto dall’eccellenza della vita divina, il saggio Artefice lo rinnova come un tempo, coprendosi di gloria.
Sapienza, Logos, Potenza, Figlio del Padre e suo splendore, Cristo Dio, nascostamente dalle potenze celesti e da quelle terrestri si è incarnato, e ha ripreso possesso di noi, perché si è coperto di gloria.
3° Irmos
Prima dei secoli. Figlio generato dal Padre senza corruzione; alla fine dei tempi incarnato dalla Vergine senza il concorso dell’uomo, acclamiamo Cristo Dio: Tu che sollevi la nostra stirpe, Santo sei Signore!
L’Adamo di fango, che era stato partecipe di un soffio divino e che era caduto nella corruzione per un inganno della donna, vedendo Cristo divenuto Figlio di una donna, esclamò: Tu che, per me sei divenuto simile a me, Santo sei Signore!
Rallegrati, Betlemme, regina delle città di Giuda, perché Colui che fa pascere Israele e sta sulle spalle dei Cherubini, Cristo, esce da te manifestandosi, e, rialzate le nostre fronti, diventa re di tutti.
Ipakoì
Il cielo ti ha offerto le primizie delle nazioni, quando giacevi bambino in una mangiatoia, invitando i magi mediante la stella. Furono colpiti non da scettri e troni, ma dalla più estrema miseria. Che c’è di più vile d’una spelonca? Che c’è di più umile delle fasce? ed in essi risplendette la ricchezza della tua divinità: Signore, gloria a Te!
4° Irmos
Stelo della radice di Jesse e Fiore su di esso sbocciato, dalla Vergine sei fiorito; sei venuto dalla montagna gloriosa, coperta dall’ombra, Dio immateriale da Colei che non conobbe le nozze: gloria alla tua forza, Signore!
Desiderato delle nazioni, Cristo, da Giacobbe anticamente predetto, risplendi oggi dalla tribù di Giuda, venuto a rovesciare la forza di Damasco e la venalità di Samaria, trasformando l’antica frode in fede accetta a Dio. Gloria alla tua forza, Signore!
Sei sceso nel grembo verginale, come Cristo, come pioggia sul vello, come la rugiada sulla terra. Gli Etiopi e gli abitanti di Tarsis, le isole dell’Arabia, Saba dei Medi, come i capi di tutta la terra si sono prostrati davanti a te, o Salvatore. Gloria alla tua potenza, Signore!
5° Irmos
Tu che sei il Dio della pace e il Padre delle misericordie, hai inviato a noi l’angelo del tuo gran consiglio, elargitore di pace. Da Lui condotti alla luce della comprensione, prevenendo l’alba, nella notte ti glorifichiamo, Amico degli uomini.
Sottomesso al decreto di Cesare, sei stato recensito tra i suoi sudditi e ci hai liberato, Cristo, allora che eravamo schiavi, dal nemico e dal peccato. Sei divenuto in tutto, povero come noi; e quest’uomo di terra, mediante l’unione e la comunione con Te, l’hai divinizzato.
Ecco che la Vergine, come un tempo predetto, ha concepito nel suo grembo e ha dato alla luce Dio incarnato, rimanendo Vergine. Noi peccatori, riconciliati grazie a lei con Dio, con fede le innalziamo inni perché veramente è Madre di Dio.
6° Irmos
Il mostro marino vomitò dalle viscere Giona, come l’aveva inghiottito; il Logos, essendosi stabilito nella Vergine e incarnatosi, ne usci, conservandola intatta; Colui che non subì la corruzione, conservò incontaminata Colei che lo generò.
Viene, incarnatosi in un grembo, Cristo nostro Dio, che il Padre genera prima dell’aurora; Colui che detiene il governo delle angeliche schiere, giace in una mangiatoia di giumenti, è avvolto di fasce e scioglie i vincoli inestricabili del peccato.
Kontakion
Oggi la Vergine partorisce l’Eterno, la terra offre una grotta all’Eccelso. Angeli e Pastori cantano gloria, la stella conduce i Magi. Per noi un bimbo nasce nel tempo, Lui Dio, Signore del tempo.
Ikos
Betlemme ha aperto l’Eden; venite, contempliamolo; troviamo nel mistero l’Alimento; venite, prendiamo dentro la grotta ciò che era nel paradiso; là è apparsa una radice non irrigata, che germogliò il perdono; là è stata trovata la Fonte, non scavata dall’uomo, della quale una volta Davide assetato desiderò bere. Là una Vergine che ha partorito un Bambino, calmò subito la sete di Adamo e di Davide. Perciò rechiamoci là dove per noi un bimbo è nato nel tempo, Lui Dio, Signore del tempo.
Sinassario
l 25 di questo mese, Natività secondo la carne del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo. Lo stesso giorno, adorazione dei magi. Lo stesso giorno, memoria dei pastori che hanno contemplato il Signore. A Lui gloria per i secoli dei secoli. Amìn.
7° Irmos
I fanciulli, educati alla pietà, disprezzando l’ordine del malvagio, non temettero la condanna al fuoco; ma eretti in mezzo alle fiamme cantavano: Dio dei padri, sei benedetto!
I pastori, che suonavano i loro strumenti, videro una straordinaria manifestazione di luce: la gloria del Signore li illuminò ed un angelo li invitò, dicendo: Intonate un canto, perché Cristo è nato, Dio benedetto dei padri.
All’improvviso, mentre l’Angelo ancora parlava, le armate celesti esclamarono: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace sulla terra, e agli uomini benevolenza; Cristo è apparso. Dio dei Padri, tu sei benedetto.
8° Irmos
La fornace che emetteva rugiada fu immagine di una meraviglia soprannaturale. Infatti non consunse i fanciulli che aveva ricevuto, come il fuoco della Divinità non consunse la Vergine, nel cui grembo era entrato. Perciò intonando un canto diciamo: benedica il Signore la creazione tutta e Lo sovraesalti negli evi.
La figlia di Babilonia aveva trascinato prigionieri dietro a sé, da Sion, i figli di Davide; adesso invia carichi di doni i magi suoi figli a pregare la Figlia di Davide che è Dimora di Dio. Perciò intoniamo un canto e diciamo: benedica il Signore la creazione tutta e lo sovraesalti negli evi.
Il lutto aveva fatto abbassare gli strumenti musicali, perché le figlie di Sion non cantavano in mezzo a stranieri, ma Cristo, apparendo in Betlemme, mette fine agli errori di Babilonia e scioglie armonie di musica. Intoniamo perciò un canto dicendo: benedica il Signore la creazione tutta e lo sovraesalti negli evi.
Il Magnificat oggi viene omesso. Si cantano in sua vece i pripievi della Festa.
Magnifica, anima mia, Colei che è più pura e più gloriosa degli eserciti celesti.
9° Irmos
Vedo un mistero inusitato e più che glorioso; la grotta è cielo, la Vergine trono cherubico, la mangiatoia un ricettacolo nel quale giace Cristo Dio, l’Incontenibile; intonandogli un cantico, magnifichiamolo!
Magnifica, anima mia, il Dio incarnato dalla Vergineo e da lei partorito.
I magi videro il percorso straordinario di una stella sconosciuta, nuova, risplendente di nuovo splendore, che illuminava i cieli; era il segno che Cristo Re era sulla terra, nato a Betlemme per la nostra salvezza.
Magnifica, anima mia, il Re nato in una grotta.
Dove si trova il neonato Re di cui abbiam visto la stella e che siam venuti ad adorare? – chiedevano i Magi. Si stupì e si turbò Erode, nemico di Dio, che ebbe l’arroganza di voler far perire Cristo.
Magnifica, anima mia, il Dio adorato dai magi.
Erode si era informato circa il tempo dell’apparizione della stella dalla quale i magi erano stati condotti a Betlemme, per adorare con doni il Cristo; ma da lui ricondotti al loro paese, i magi abbandonarono il crudele uccisore di bambini, prendendosene gioco.
Oggi la Vergine, dentro la grotta, partorisce il Sovrano.
È facile, perché privo di pericolo, accontentarci del silenzio, per timore; mentre è cosa difficile intessere per amore, o Vergine, inni di ardente fervore. Donaci dunque, o Madre, forza adeguata all’intenzione.
Oggi da Madre Vergine, il Sovrano è partorito come piccolo bimbo.
Gloria.
Magnifica, anima mia, la forza della Divinità trisipostatica e indivisibile.
Dopo aver contemplato le immagini oscure e le ombre ormai passate del Logos, o Madre pura, ora che egli é apparso dalla porta chiusa, fatti degni della luce della verità, noi giustamente benediciamo il tuo grembo.
E ora.
Magnifica, anima mia, colei che ci ha riscattati dalla maledizione.
Raggiunto l’oggetto del suo desiderio, e ottenuta la venuta di Dio, il popolo che gode in Cristo implora ora la rigenerazione, perché questa gli dà la vita: tu dunque, o Vergine tuttapura, concedigli la grazia di adorarne la gloria.
Magnifica, anima mia, Colei che è più pura e più gloriosa degli eserciti celesti.
Vedo un mistero inusitato…
Magi e pastori sono venuti ad adorare il Cristo, nato nella città di Betlemme.
È facile, perché privo di pericolo…
Exapostilarion
Ci ha visitato dall’alto il nostro Salvatore, Oriente degli Orienti e noi che eravamo nelle tenebre e nell’ombra, abbiamo trovato la verità: perché da una Vergine è nato il Signore.
Stichirà alle Lodi
Rallegratevi, giusti, cieli esultate, Cristo è nato; la Vergine è assisa e fatta simile ai cherubini, porta in grembo Dio Logos-Incarnato; i pastori si meravigliano del neonato; i magi al Signore portano doni; gli angeli, intonando un canto, dicono: Signore inaccessibile, gloria a Te!
Il Padre l’ha voluto: il Logos si è fatto carne e la Vergine ha dato alla luce Dio incarnato. Una stella lo indica, i Magi l’adorano; i pastori si estasiano e la creazione è in festa.
Madre di Dio, Vergine, mettendo al mondo il Salvatore, hai abolito la prima maledizione di Eva; perché sei stata la Madre della Benevolenza del Padre, allorché portavi in grembo il Logos di Dio incarnato. Il mistero non può essere scrutato. Soltanto con la fede possiamo rendergli gloria, invocando con Te e dicendo: Signore inaccessibile, gloria a Te!
Venite, celebriamo la Madre del Salvatore, rimasta Vergine anche dopo la natività: Rallegrati, città animata del Re Dio, nella quale vivendo Cristo operò la salvezza. Con Gabriele cantiamo, con i pastori glorifichiamo, invocando: Madre di Dio, prega Colui che è nato da Te, di salvarci!
Quando giunse il tempo della Tua venuta in terra si stava facendo il primo censimento dell’universo, allora hai voluto scrivere i nomi degli uomini che credettero alla tua natività. Perciò fu indetto da Cesare tale ordine: il Tuo Regno eterno, o Senza-Principio, fu inaugurato alla tua natività. Perciò anche noi Ti offriamo il dono che sorpassa tutte le ricchezze: il tesoro di una fede ortodossa nel Dio e Salvatore delle nostre anime.
Oggi a Betlemme Cristo nasce dalla Vergine; oggi Colui che è senza principio, comincia ed il Logos s’incarna: le schiere celesti si rallegrano e la terra con gli uomini esultano; i magi portano doni al Sovrano, i pastori si meravigliano del Nuovo-Nato. E noi senza posa esclamiamo: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra, agli uomini divine compiacenze.

ALLA LITURGIA
I Antifona
Per le preghiere della Madre di Dio, Salvatore, salvaci
– Darò lode a Dio con tutto il cuore, proclamerò tutti i suoi portenti .
– Nell’assemblea dei giusti e nei consessi. Grandiose son le opere del Signore, da scrutarsi in tutti i loro vanti.
– È gloria e maestà l’opera sua e la sua munificenza non ha fine, la sua giustizia dura nei secoli.
II Antifona
Salvaci, Figlio di Dio, nato dalla Vergine, noi che ti cantiamo: Alliluia.
– Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi comandi grandemente si compiace.
– Sarà potente in terra la sua stirpe, la progenie dei giusti è benedetta.
– Nella sua casa l’abbondanza e l’opulenza, e la sua giustizia non ha fine.
– Splenderanno i giusti qual luce, nel buio chi è benigno, misericorde e giusto.
III Antifona
– Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finche avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi.
– Stenderà lo scettro suo potente il Signore da Sion. Regna in mezzo ai tuoi nemici.
– Teco è il principato, dal dì del tuo nascere sul monte mio santo.
Isodikòn
Dal mio seno, prima dell’aurora Ti generai. Giurato ha il Signore e non si pente; Tu sei sacerdote in eterno al modo di Melchisedec.
Tropario
La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità; per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te, aurora celeste; o Signore, gloria a te!
Kontakion
Oggi la Vergine dà alla luce l’Eterno e la terra offre una spelonca all’Inaccessibile. Gli angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano seguendo la guida della stella; poiché per noi è nato un tenero Bambino, il Dio eterno.
Invece del Trisagio
Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, siete rivestiti di Cristo, Alliluia.
Prokimeno
Tutta la terra al tuo cospetto adori e canti il tuo nome dinnanzi a Te.
– Canti lieta a Dio tutta la terra, inneggiate alla gloria del suo nome
Apostolo: Galati 4, 4-7.
Alliluia.
Narrano i cieli la gloria di Dio, le opere sue proclama il firmamento.
– Ciascun dì con l’altro favella, l’una notte con l’altra ne ragiona.
Evangelo: Matteo 2, 1-12.
Megalinario
Esalta, o anima mia, Colei che è più onorabile e più gloriosa delle schiere celesti. Contemplo il mistero meraviglioso ed incredibile: cielo è la spelonca, trono cherubico la Vergine, la mangiatoia culla in cui è adagiato Dio infinito, che inneggiando magnifichiamo
Oppure: Sarebbe facile, perché senza pericolo, mantenere un silenzio pieno di riverenza, o Vergine. Comporre per tuo amore ed in tuo onore armoniosi concenti è opera ardua. Ma Tu sei anche Madre nostra; accordaci l’ispirazione a seconda del nostro proposito!
Kinonikòn
Il Signore inviò al suo popolo la salvezza, stabilì per i secoli il suo patto, alliluia.

MARY DID YOU KNOW

Image de prévisualisation YouTube
Publié dans:MUSICA SACRA |on 2 décembre, 2014 |Pas de commentaires »
1...678910

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01