LA « THEOTÓKOS » CRITERIO DI ORTODOSSIA E DI ORTOPRASSI

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LA « THEOTÓKOS » CRITERIO DI ORTODOSSIA E DI ORTOPRASSI

di STEFANO DE FIORES

Il nesso Eucaristia-Maria costituisce un singolare luogo di costruzione dell’unità della famiglia umana, rivelazione del mistero del Nuovo Adamo e della Nuova Eva. – La Chiesa è esistenzialmente eucaristica e mariana.
Theotókos, il titolo mariano per eccellenza, è il criterio radicale della corretta fede, una spia e una sentinella, perché veglia sul titolo « Dio » dato a Gesù, affinché esso non venga svuotato. Non si giustifica, anzi diventa blasfemo, appena si cessa di riconoscere in Gesù il Dio fatto uomo. L’omooúsios (= stessa sostanza) è l’unico concetto capace di impedire, circa la divinità di Gesù, ogni ambiguità. Uno può chiamare Gesù Dio e intendere Dio in maniere diverse: Dio per adozione, per inabitazione, per modo di dire. Ma non può più, in questo caso, continuare a chiamare Maria « Madre di Dio ». Ella è Madre di Dio solo se Gesù è Dio al momento stesso di nascere da lei.
È criterio di ortodossia nella pietà popolare e nella fede dotta. Lo è stato nei secoli, fin dalle origini cristiane. Il titolo, infatti, è stato riconosciuto, non inventato ad Efeso, come Nicea non ha inventato l’omooúsios; esso vigila sulle due nature di Gesù Cristo, e, contemporaneamente, qualifica e definisce Maria nella storia della Salvezza contro ogni riduzione e retorica. Il titolo ci parla dell’unità profonda tra Dio e l’uomo realizzata in Gesù; di come Dio si è legato all’uomo e lo abbia unito a sé nell’unità più profonda che possa esistere al mondo: l’unità della persona.

Maria, ‘laboratorio della fede’
Il seno di Maria – dicevano i Padri – è stato il talamo in cui sono avvenute le nozze di Dio con l’umanità, il telaio in cui fu tessuta la tunica dell’unione, il laboratorio in cui si operò l’unione tra Dio e l’uomo[…].
« Chiamare Maria Theotókos è il modo più sicuro di proclamare l’unione ipostatica […]. Il titolo è una specie di baluardo che si oppone sia all’ideologizzazione di Gesù […] sia alla separazione, in lui, dell’umanità dalla divinità, che metterebbe in pericolo la nostra salvezza. Maria è colei che ha ancorato Dio alla terra ».
Ella presiede alla fede custodendo l’identità, l’ontologia di Gesù, il Figlio dell’Altissimo e Figlio suo, Rivelatore del Dio Amore paterno-materno. Ha svolto questa funzione soprattutto nei momenti difficili, come una specie di anticorpo contro i virus delle eresie.
In epoca antignostica la sua maternità fisica è chiamata in causa per insistere contro gli eretici sul vero corpo di Gesù, tratto dalla carne e sangue di lei, frutto del suo grembo, nato da lei e non attraverso di lei, quindi con la sua concretissima umanità, perché ella ha offerto l’attiva partecipazione al farsi carne dell’Unigenito.
Pertanto, custodendo la vera umanità di lui, ne indica l’identità di Figlio dell’Altissimo. Nella sua divina maternità sottolinea, così, la vera umanità di Gesù e la sua trascendenza. La Chiesa progressivamente scoprirà il senso della maternità di Maria che la conduce nel cuore della Trinità: Gesù, nato dal Padre dall’eternità, nella pienezza dei tempi è nato da Maria per opera dello Spirito Santo.
Calcedonia rappresenta un passo decisivo nell’approfondimento della fede proprio nella direzione della maternità di Maria e dell’ontologia di Gesù, elaborando un criterio generale di singolare chiarezza pure in teologia.
G. Lafont al riguardo sottolinea che questo Concilio fornisce alla teologia una chiave d’oro che garantisce alla Chiesa la permanenza nella verità e assicura l’equilibrio del suo messaggio evangelizzatore. « Senza divisione e confusione, senza separazione e mescolanza », è detto del mistero di Cristo, ma, essendo un principio universale, si dice di tutta la fede come pensiero e vita. Per questo la fecondità o la crisi della teologia si misura dalla fedeltà a questo assioma.
Le difficoltà più gravi vengono dalle seduzioni monofisite, più dannose dell’eccesso inverso che accentua la separazione. « Il pericolo monofisita può dare l’illusione di essere nella verità o, a breve termine, di difenderla; il che rende difficile la sua correzione. In altri termini, si potrebbe dire che ogni volta che la Chiesa ha avuto paura dell’umano, delle sue manifestazioni, del suo sviluppo o – il che è in fondo la stessa cosa – ogni volta che essa si è sottratta, per ragioni spirituali o di natura diversa, al dovere di pensare e ha impedito ai suoi fedeli di dedicarsi a tale compito, essa ha operato contro il Vangelo che doveva diffondere [...].
La ragione più profonda, ma evidentemente non la sola, della scristianizzazione risiede probabilmente qui. Ciò sottolinea l’importanza del rischio di pensare in ogni processo di nuova evangelizzazione.[…] Infine, la comunione come scambio simbolico di dono e risposta, è il paradigma cristiano per eccellenza; esso non esclude gli altri, li riorienta piuttosto in una direzione che è sconosciuta alla ragione umana lasciata a se stessa, ma che la trasfigura quando le viene rivelata: la centralità del mistero pasquale di Gesù Cristo nella storia degli uomini, l’essenza di Dio, Essere in pienezza all’interno di un Amore trinitario in cui tutto è di tutti e nulla è di nessuno. Questa è anche la vocazione ultima dell’umanità creata e chiamata da questo Amore ».

‘Caro Christi caro Mariae’
Dio si rivela nella carne del Cristo, proclamandosi il Dio per e di tutti in quanto nella sua carne assume ogni creatura salvandola a partire dalla carne. Maria entra in questo evento liberamente con il suo ‘sì’ a nome dell’umanità.
La spiritualità educativa mariana di don Bosco è tutta radicata nell’Eucaristia. La mariologia, come la cristologia, non è un’isola nel pensare teologico, è un « aeroporto internazionale ».
« Solo dall’Eucaristia profondamente conosciuta, amata e vissuta, si può attendere quell’unità nella verità e nella carità voluta da Cristo e propugnata dal Concilio Vaticano II ».
Giovanni Paolo II con una certa insistenza richiama l’intimo nesso tra spiritualità eucaristica e spiritualità mariana, specie quando considera il percorso dell’umanità verso il Terzo Millennio, bisognosa del Salvatore e della sollecitudine della Madre: « Questa sua maternità è particolarmente avvertita e vissuta dal popolo cristiano nel sacro convito – celebrazione liturgica del mistero della Redenzione -, nel quale si fa presente Cristo, il suo vero corpo nato da Maria Vergine.
Ben a ragione la pietà del popolo cristiano ha sempre ravvisato un profondo legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto dell’Eucaristia: è, questo, un fatto rilevabile nella liturgia sia occidentale che orientale, nella tradizione delle Famiglie religiose, nella spiritualità dei Movimenti contemporanei anche giovanili, nella pastorale dei Santuari mariani. Maria guida i fedeli all’Eucaristia ».
Il ‘Caro Christi caro Mariae’ rimanda, in maniera immediata, all’evento dell’Incarnazione, inteso in modo inclusivo della vicenda di Gesù, specie della sua Pasqua, il cui memoriale si celebra nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue assunti da Maria. È questo il motivo fondamentale del rapporto, un rapporto tra quelli intuitivamente più familiari nella tradizione, soprattutto nei Movimenti di spiritualità, nella pietà e nella devozione popolare, sebbene meno tematizzato nella ricerca teologica.
Lo Spirito trasforma il pane e il vino in Corpo e Sangue di Cristo, analogamente alla sua opera nell’Incarnazione nel seno della Vergine, analogamente alla sua azione nell’universo, specie nell’umanità che consente a lasciarsi conformare al Figlio Unigenito; una rigenerazione alla quale collabora la Madre. Ella ha offerto il suo consenso – il consentire a Dio è l’opera più divina possibile per la creatura umana – nella prima generazione del Figlio Unigenito fatto carne e nella seconda generazione della Comunità nuova, guidando alla fede i credenti soprattutto nel memoriale dell’Eucaristia.

Una Chiesa esistenzialmente eucaristica e mariana
La Chiesa nello stesso mistero trova la Madre intimamente congiunta al Figlio, e matura nella consapevolezza di essere essenzialmente ed esistenzialmente eucaristica e mariana.
Come per Gesù e per la Madre, così per la Chiesa e per ogni credente, l’Eucaristia è luogo di sintesi, quindi di discernimento nell’agape – memoriale dell’Ora –, luogo ove il Signore coniuga la sua vita con quella dei discepoli; sposa la sua Chiesa, facendola progressivamente partecipe del senso salvifico delle sue opere e parole proposte misticamente nella celebrazione. Qui si attua la Nuova Alleanza; quindi nasce il nuovo popolo di Dio nel suo essere e nella sua missione. Di qui parte ogni vocazione perché essa è cibo, fonte e culmine dell’esistenza cristiana, una vita secondo la logica di Cristo, nella radicale obbedienza della fede e nella solidarietà incondizionata che abbraccia tutta la creazione e ogni singola creatura. Maria vi partecipa in maniera singolare e unica come Nuova Eva.
L’esperienza religiosa di Gesù nella sua singolarità e normatività è partecipata ai credenti grazie al dono pasquale dello Spirito. Questa partecipazione si attua in maniera speciale nell’Eucaristia attraverso il memoriale dei fatti salvifici: qui si adora Dio in Spirito e Verità nel nuovo santuario che è Gesù, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria. Lo Spirito in questo mistero fa penetrare nei cuori la Verità (cfr. Gv 4, 23; 19, 30), semina la Parola, come ha operato in Maria.
Le realtà materiali del pane e vino-acqua diventano trasparenza, segni che proclamano i misteri della Salvezza. Al posto di Gerusalemme, della figlia di Sion, vi è la Madre dei dispersi che viene a radunarli insieme a Cristo nell’unica famiglia di Dio. Maria, presente nella storia dell’umanità con il Figlio, prolunga nei secoli, specie nella Chiesa, la sua dinamica meditazione (cfr. Lc 2, 19.51).
Sotto la sua guida, la Comunità cristiana e ogni discepolo possono continuamente accogliere e custodire il mistero di Gesù per annunciarlo al mondo. Ella ci introduce alla vita eterna anticipata quaggiù nell’Eucaristia. Cristo risorto presente nell’Eucaristia è pegno della nostra risurrezione, Maria assunta in anima e corpo ci fa assaporare questo dono in anticipo: guidandoci all’Eucaristia, ci mostra « dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del suo seno ». È un dono offerto a tutti: Gesù è Nuovo Adamo, figlio di Adamo e figlio di Maria; Maria è Nuova Eva, nostra sorella in Adamo, Madre del Cristo totale: inaugurano nella loro carne glorificata la salvezza universale.
In una società caratterizzata sempre più dal pluralismo etnico, culturale, socio-politico e religioso, questa proposta che scaturisce dall’amore per gli ultimi si presenta come la più universale possibilità di intesa. Così, si comprende come l’Eucaristia, il Sacramento dell’amore, e il nesso Eucaristia-Maria costituiscano un singolare luogo di costruzione dell’unità della famiglia umana, rivelazione del mistero del Nuovo Adamo e della Nuova Eva.
A. Triacca bene sintetizza tale riflessione con delle incisive annotazioni vicine al nostro tema, considerando l’esemplare presenza di Maria nella celebrazione del mistero di Cristo. Si introduce con tre aforismi.
Il primo è: di Maria non si dirà mai abbastanza per il principio che di Gesù non si dirà mai a sufficienza; il secondo: di Maria si deve parlare in modo delicato perché dello Spirito Santo, di cui Ella è tempio, si deve dire in modo soave; il terzo: di Maria e della Chiesa si dirà ottimamente se di ambedue si dirà simultaneamente.
Maria ha vissuto l’intima comunione col Figlio e i suoi misteri con intensa cooperazione personale ed esemplare vita teologale; perciò, ovunque è in atto la celebrazione dei misteri del Figlio, la presenza della Madre è efficacemente riattualizzata.

Stefano De Fiores

Publié dans : FESTE DI MARIA, MARIA VERGINE |le 30 décembre, 2014 |Pas de Commentaires »

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