IL MAESTRO IN SAN PAOLO – PRIMA PARTE di Giovanni Helewa ocd

http://www.stpauls.it/studi/maestro/italiano/helewa/itahel01.htm

IL MAESTRO IN SAN PAOLO

(forse l’ho già messo, ma io stò rileggendo volentieri, ci sono altre due parti)

Atti del Seminario internazionale
su « Gesù, il Maestro »
(Ariccia, 14-24 ottobre 1996)

di Giovanni Helewa ocd

PRIMA PARTE

I. SAN PAOLO MAESTRO E FORMATORE

«…Come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi, a camminare in maniera degna di quel Dio che vi sta chiamando al suo regno e alla sua gloria» (1Ts 2,11-12).

1. Alcune premesse generali
— Dal vangelo predicato al vangelo spiegato: una catechesi dove si espongono ai credenti le ricchezze della grazia di Cristo, insegnando loro «come camminare in modo di piacere a Dio» (1Ts 4,1).
— «Completare ciò che ancora manca alla vostra fede» (1Ts 3,10). «Essere di aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede» (Fl 1,25). Insieme fede creduta (Rm 10,9) e fede vissuta (Ga 5,6). Un nutrimento indispensabile, sia esso « latte » o « cibo solido » (cf 1Co 3,1-2).
— «Noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione» (2Co 12,19; cf 4,15). La oikodomé: crescita e consolidamento in Cristo (cf Col 2,6-7; Ef 4,15-16), ossia promozione dell’autenticità battesimale nei singoli e nelle comunità.
— Un’opera di formazione che aiuti i credenti ad avanzare nel cammino di una perfezione sempre da inseguire (Fl 3,12.15-16; 1Ts 4,1.9-10). Il metodo: «poiché siamo collaboratori, vi esortiamo ad accogliere la grazia di Dio in modo che essa non resti vana [in voi]» (2Co 6,1). La durata e lo scopo: «finché Cristo non sia formato in voi» (Ga 4,19; cf 2Co 3,18).
— Dopo l’annunzio del vangelo in mezzo ai pagani, non esiste per Paolo una diakonía più importante di questa: procurare che il vangelo si confermi e prosperi nella esistenza di coloro che hanno creduto in esso. A tale livello, del resto, si situano le Lettere.
— Coinvolgimento personale: tenerezza materna (1Ts 2,7-8; Ga 4,19) e sollecitudine paterna (1Ts 2,11; 1Co 4,14-15; cf 2Co 12,14-15); solidarietà sentita (Fl 2,1-2; 4,1; 1Ts 2,19-20; 3,1.5.7-10; 2Co 11,28-29); parola ed esempio (1Co 11,1; Fl 3,17; 4,9; 2Ts 3,7; cf 1Co 9,1ss); soprattutto il principio: «noi crediamo e perciò parliamo» (2Co 4,13-15; cf 1,3ss).
— Spirito di collaborazione e di servizio: «Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state» (2Co 1,24; cf 1Ts 2,6). «Quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù» (2Co 4,5). (torna al sommario)

2. Il ministero paolino della « paraklesis » (1Ts 2,11-12) (torna al sommario)
a) Un carisma ecclesiale specifico (Rm 12,6-8)
— Il criterio è sempre quello della utilità (1Co 12,7), la quale coincide con la edificazione (1Co 14,5.6.12.17.26; cf 8,2; 10,23.33).
— Vengono edificati coloro che già sono «edificio di Dio» (1Co 3,9). Si tratta quindi di «collaborare con Dio» (1Co 3,9; 2Co 6,1), secondo una grazia di Dio stesso (cf 1Co 3,10; 15,10; Rm 12,3.6; 1Pt 4,10-11; ecc.) nella costruzione di un’opera che è tutta di Dio (1Co 3,16-17; 4,1-2) per il bene dei credenti (2Co 1,24; 4,5; 10,8; 13,10; Fl 1,25).
— Il ministero-carisma della profezia: il dono di parlare da credenti (2Co 4,13) ai credenti (1Co 14,22) per loro «edificazione, esortazione e conforto» (1Co 14,3-4.22; cf At 15,32). E questo della profezia sembra essere stato ritenuto il primo dei carismi, dopo quello dell’apostolato (1Co 12,28; 14,1.5.39; Ef 2,20; 3,5; 4,11). (torna al sommario)
b) Il modo: edificare esortando e confortando (1Co 14,3)
— 1Ts 2,11: «Come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi…».
— Parakaleîn = esortare. A seconda dei casi: invitare, sollecitare, premere, pregare; oppure: stimolare, confortare, rianimare, incoraggiare, consolare; oppure ancora: avvertire, ammonire, raddrizzare, correggere, riprendere…
— Il linguaggio è quello dell’invito pressante e l’intento è pratico: si esorta ad un modo di vivere, ad un comportamento, ad una disposizione da promuovere ciascuno dentro di sé, a procurarsi certezze interiori, ecc.
— È una catechesi rivolta all’intelligenza e alla volontà, tesa ad illuminare la mente e muovere il cuore. Non è quindi la parola didascalica di un insegnante che si limiti a spiegare concetti ed articolare dottrine; è piuttosto il discorso di un padre che cerca di convincere ed avvincere, dicendo la verità del vangelo con il calore e la partecipazione di chi invita e sollecita ed ammonisce ed incoraggia dei figli a lui molto cari.
— Si presuppone che tale paraklesis voglia anche istruire (cf 1Tm 4,13; 6,2-3; 2Tm 4,2; Tt 1,9); ma è l’istruzione di un maestro che vuole « edificare » i credenti « esortando » e « confortando » (cf 1Co 14,3).
— Esortare non è « comandare » o « prescrivere » (cf Fm 8-10), anche se la paraklesis apostolica non manchi di autorità (2Co 5,20; 1Ts 2,6; 4,1-2; 2Co 13,8.10) e il suo contenuto sia di fatto normativo: «Questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1Ts 5,18; cf 4,3; Rm 12,2). Tuttavia, ciò che Dio vuole da noi (norma) coincide oggettivamente con ciò che Dio vuole per noi (progetto di grazia); e tale «norma-grazia di Dio in Cristo Gesù», Paolo ritiene di doverla proporre alle coscienze con il linguaggio persuasivo e coinvolgente della esortazione, piuttosto che con il linguaggio alquanto distante del comando… (torna al sommario)
c) Il contenuto: siate ciò che siete; dignità e coerenza
— 1Ts 2,12: [«Abbiamo esortato ciascuno di voi]… a camminare in maniera degna di quel Dio che vi sta chiamando al suo regno e alla sua gloria».
— Peripateîn: camminare, procedere, andare avanti, tesi ad un traguardo di perfezione rivelato e promesso e sperato e desiderato (cf 2Co 5,6-7; Fl 3,12-16). È un «camminare in novità di vita» (Rm 6,4), un «camminare nel Signore Gesù Cristo» (Col 2,6), un «camminare secondo lo Spirito lasciandosi guidare dallo Spirito» (Ga 5,16.18.25).
— Impegno doveroso come in terra d’esilio (2Co 5,6-7) ed insieme religiosità di risposta: alla klesis divina, la quale indirizza verso la patria celeste (cf Fl 3,20; 2Ts 2,14), rispondere con l’impegno di un peripateîn quotidiano e coerente.
— Si noti l’avverbio aksíos = in maniera degna (cf 1Ts 2,12; Fl 1,27; Col 1,10; Ef 4,1). Un richiamo al senso di identità-dignità in Cristo e alla doverosa coerenza che si addice a credenti fatti consapevoli della grandezza e ricchezza della loro chiamata in Cristo, del loro rapporto di grazia verso il Signore, della speranza gloriosa donata loro (cf Fl 3,20; Ef 1,18; Col 1,23.27). Una metodologia caratteristica: i credenti vengono sollecitati ad aprirsi a criteri di nobiltà e di grandezza, rispondendo sempre meglio al Dio che «li sta chiamando al suo regno e alla sua gloria» (1Ts 2,12).
— Un ministero dottrinalmente impegnativo: occorre molta catechesi per far comprendere ai credenti ciò che ormai sono in Cristo Gesù, facendo loro apprezzare ciò che Dio, in Cristo, vuole per loro e da loro. Ed è un ministero volutamente persuasivo: si lascino i credenti illuminare ed avvincere da tanta verità (cf 1Co 2,9ss; Col 1,9; Ef 1,18; Fl 3,8.12) ed onorino la loro dignità nel vivere di ogni giorno.
— Alcuni esempi: 1Ts 4,3-8; 1Co 3,21-23; 6,19-20; Ga 5,1; 5,16-25; Rm 6,13; 12,1-2; 14,7-9; Col 3,1-4; Ef 4,30; 5,1-2; 5,8-9… Prospettiva di fondo: Cristo impresso e Cristo espresso. In altre parole: il Cristo di cui ci si è « rivestiti » nel battesimo (Ga 3,27) diventi effettivamente il « vestito » nuovo di un vivere nuovo (Rm 13,14; Col 3,8-10; 3,12ss; Ef 4,20-24). (torna al sommario)

3. Una formazione fondata sui valori (Rm 12,2; Fl 1,9-11)
— Esortando i credenti a camminare in maniera degna della loro chiamata battesimale, Paolo formatore ha cura di promuovere nelle coscienze questa motivazione primaria: piacere a Dio (1Ts 4,1; 2Co 5,9; Rm 12,1-2; Col 1,10; Ef 5,10) vivendo sempre e facendo tutto «per la gloria di Dio» (1Co 10,31; 6,20; Rm 15,6; cf 1Pt 4,11). È il valore sommamente religioso che l’Apostolo stesso dice d’inseguire sempre (1Ts 2,3-5; Ga 1,10; 2Co 10,17-18; Fl 1,20-21…). È un aderire con la propria intenzione all’intenzione di Dio stesso, il quale tutto ha fatto in Cristo e tutto fa nella grazia del vangelo «a lode della sua gloria» (Fl 2,11; Rm 11,36; 15,16; Ef 1,6.12.14; 2,7; 4,21…). E dato che è Cristo Gesù la gloria-immagine-grazia di Dio (2Co 4,4.6; Col 1,15; 3,10; cf Eb 1,3), voler piacere a Dio significa impegnarsi ad esprimere Cristo e a crescere in Cristo (cf 2Co 3,18), portando ciascuno a compimento la propria santificazione (2Co 7,1).
— «Vi esorto… ad offrire i vostri corpi come un’ostia vivente, santa e gradita a Dio: è questo il culto interiore che deve essere il vostro» (Rm 12,1; cf 1,9; 15,16; Fl 3,3). Si è sollecitati a dare a Dio ciò che è di Dio (cf Rm 11,36), offrendo ciascuno nel vivere quotidiano la propria persona a Colui che si degna di santificarla per Sé (cf 1Co 3,16-17; 6,19-20; 7,23). Dal momento che si è del Signore, si cerchi di vivere per il Signore, come dei servi che sono attenti al volere e alla gloria del loro Signore (Rm 14,7-9; 1Co 3,23).
— Formando i credenti alla scuola dei valori evangelici, Paolo tiene ad esaltare la carità nel dinamismo nuovo dell’esistenza cristiana. «La scienza gonfia, mentre la carità edifica» (1Co 8,2). «Tutto si faccia tra voi nella carità» (1Co 16,14). Quella della carità è «la via migliore di tutte» (1Co 12,31). «La carità non avrà mai fine… Di tutte più grande è la carità» (1Co 13,8.13). «Al di sopra di tutto vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione» (Col 3,14). Il primato insostituibile è della carità (1Co 13,1-3). Infatti, i credenti esprimeranno Cristo e saranno graditi a Dio quali figli suoi allorquando «cammineranno nella carità» (Ef 5,1-2).
— Via maestra dell’autenticità cristiana, quella della carità è percorribile da tutti, e si percorre nella ordinarietà quotidiana (1Co 13,4-7). Il suo spazio normale e congenito è quello della comunità dei fratelli (cf 1Ts 4,9-10; 5,12-14; Ga 5,13-15; 6,1-2; Rm 12,9-16; 14,19; 15,1-7; Fl 2,1-4; Col 3,12-17; Ef 4,1-6; 4,31-32; 5,1-2…). Nella luce della carità viene proposto questo valore formativo: intonarsi alla mente di Dio ed apprezzare la grandezza delle piccole cose; non sono richieste per sé le grandi imprese, ma si è graditi a Dio secondo la misura dell’amore vissuto ed espresso!

 

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