IL TEMPO COME LUOGO DI SALVEZZA
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IL TEMPO COME LUOGO DI SALVEZZA
Una riflessione per il nuovo anno 2014
p.Augusto Drago
Inizia un nuovo anno. E’ una delle tante grazie di cui il Signore ci gratifica. Nascono negli animi degli uomini le solite domande: che cosa mi riserverà questo nuovo anno? Che cosa mi accadrà? Chissà se i miei desideri e i miei progetti andranno in porto… Gli auguri in tal senso scorrono a iosa e si annegano in allegre bicchierate nella famosa notte di san Silvestro, quando, quasi come uno scongiuro, si sparano bordate al cielo, come se si volesse far cadere nella notte dell’oblio l’anno appena trascorso con i suoi mali, con le sue disgrazie, morti, stragi, terremoti…Poi si cerca di propiziare qualche oscura divinità con laute cene e libagioni varie. Magari si potrà andare da qualche mago, divino aruspice a pagamento, per conoscere ciò che la sorte prepara per il nuovo anno che viene, a quali pericoli si va incontro, in quali malattie si potrà incappare…Il tutto condito da un diluvio di auguri i quali più che augurare, servono ad una semplice quanto squallida parvenza di ipocrita umanità. Non sono poi così pochi i cristiani che si comportano in tal modo!
Ma che senso diamo allora allo scorrere del tempo?
Esso non è semplicemente lo scorrere degli anni, è qualcosa di più. Se volessimo definirlo dal punto di vista cristiano dovremmo dire che è il luogo teologico dell’epifania di Dio e quindi della storia della salvezza.
Gesù viene nel tempo per redimerlo, per santificarlo perché in esso venga scritta la storia, non quella voluta dagli uomini, ma quella voluta da Dio, la Storia della Salvezza.
Il tempo non è una realtà astratta, al contrario è il luogo dentro il quale noi agiamo, operiamo. Perché esso diventi Storia della salvezza occorrono due cose. La prima è che l’uomo collabori con Dio e la seconda, conseguenza della prima, è che Dio sia riconosciuto come il vero costruttore della Storia dentro il tempo. In altre parole l’uomo e Dio devono poter lavorare in sinergia perché la storia diventi Storia!
Collaborare con Dio…Questo era il compito affidato da Dio all’uomo già al momento della creazione: a lui Dio affida il mondo, le cose create, perché ne sia custode e sacerdote. La creazione diviene così agli occhi di Dio il luogo dove l’uomo è chiamato a svolgere la sua liturgia di servizio e di custodia. Il venir meno a questa chiamata è stata la rovina della storia e quindi la perdita della sacralità del Tempo come epifania di Dio.
E’ l’uomo infatti che la rende visibile. Era quindi necessario che Dio stesso, mediante l’Incarnazione del suo Figlio, venisse a restituire al Tempo la sua sacralità perduta e all’uomo la capacità di collaborare a costruire con Dio un mondo nuovo, una storia nuova.
L’Incarnazione è Dio che si fa Tempo, il quale diviene a sua volta Epifania della Sua Presenza.
Dentro questo Tempo, Dio, attraverso Gesù Uomo Nuovo della creazione rinnovata, costruisce la Storia della Salvezza e ridona all’uomo la capacità di collaborare con Lui perché essa attraverso il Tempo giunga all’eternità. Tempo ed Eternità sono così congiunti come punti estremi della storia che ritrova i suoi parametri e i suoi percorsi e soprattutto il suo approdo: il riposo in Dio, il riposo del settimo giorno della creazione, simbolo e richiamo dell’Eternità.
Allora il vero problema che ci si deve porre non è tanto come possiamo fare di meglio o di più perché le nostre attese, nel nuovo anno, abbiano il loro felice compimento, ma diventa necessario chiederci che senso dare al tempo che scorre e quale storia siamo chiamati a costruire in esso. Se sapremo collaborare con Dio sapremo costruire una Storia di salvezza da cui possa scaturire quella che Paolo VI chiamava la civiltà dell’Amore. Se invece non collaboreremo con Dio la storia che costruiremo dentro il tempo sarà fatta solo a misura dell’uomo e della sua ragione, dei suoi bisogni, delle sue passioni e avrà, come esito finale, la perdita di senso e di orientamento. L’uomo si troverà immesso dentro sentieri che conducono in nessun luogo, perduto in una via senza sbocco perché senza domani.
Posto in tal modo il problema, sorge una nuova domanda: come essere collaboratori di Dio? Come costruire con Lui, uniti insieme, una Storia che sia continua Epifania di Luce ed irradiazione di Amore?
Io credo che la risposta possa essere una sola. L’anima della Storia della salvezza è lo Spirito Santo. E’ per mezzo suo che entra nel Tempo l’Autore della salvezza, Cristo Gesù, il Figlio del Padre. E’ da Lui che l’umanità santa di Gesù è guidata e mossa fin dalla sua nascita. Alla fine, sulla Croce, Gesù “consegna il suo Spirito al Padre”. Egli, nella sua umanità, è un uomo spirituale, cioè abitato dallo Spirito.
Si diventa collaboratori di Dio nel Tempo per costruire la Storia della salvezza, solo se in Gesù e come Gesù, diventeremo anche noi, uomini e donne spirituali, posseduti dallo Spirito.
San Serafino di Sarov diceva che la cosa più importante per l’uomo è l’acquisizione dello Spirito. Ma in che cosa consiste essere uomini dello Spirito, soprattutto oggi nel mondo in cui viviamo?
Dal mio punto di vista penso che l’urgenza è quella di ricostruire il Volto della vera Bellezza, perduta nelle mille e mille strade che l’uomo sta percorrendo seguendo il proprio istinto o la luce della propria ragione ridotta ad un relativismo etico, religioso ed esistenziale. L’uomo cammina da solo e cerca da solo le sue strade. Senza Dio!
E’ proprio vero quello che diceva Fëdor Dostoevskij: La Bellezza salverà il mondo! Penso sia missione urgente del cristiano collaborare con Dio, divenendo portatore di Bellezza perché la storia che si inscrive dentro il tempo diventi luogo di salvezza.
La Bellezza di cui parliamo, non è qualcosa di estetico, ma parte integrante del Mistero di Dio. Classica a riguardo è la definizione di sant’Agostino: la Bellezza appartiene all’ordine dell’Amore inteso come ordine ed armonia del tutto e delle singole parti del tutto. La Bellezza è là dove le singole parti di una realtà combaciano perfettamente ed integralmente tra di loro sicché il tutto diventi armoniosa architettura di unità. La divisione del cuore dalla mente, della carne dallo spirito, dell’anima dal corpo, non fanno dell’uomo un essere bello. Bello è l’uomo quando realizza l’armonia del suo essere e dove le parti che lo compongono siano unite e ben saldate ordinatamente tra di loro. Bello è il mondo, la creazione quando in esso si manifesta l’unità armoniosa del tutto e delle singole parti del tutto. Ecco ciò che manca alla nostra storia, sia quella individuale, sia quella universale. Non si è più capaci di unità, di comunione, di integrazione: anzi tutto sembra disgregarsi all’interno di un pensiero debole che pretende di essere forte sulla base di una ragione anch’essa ormai distorta e divisa.
Il compito del cristiano è quello di diventare, in un mondo brutto, volto di Bellezza come il Volto di Cristo Bellezza sempre antica e sempre nuova di cui si è rivestito nel Battesimo. Il cristiano è chiamato a riportare il mondo all’armonia dell’unità creazionale. La sua preghiera dovrebbe essere quella del salmo 45: “Liete parole mi sgorgano dal cuore…Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia…” Dove trovare questa Bellezza? In Gesù fatto carne, uomo per noi e per la nostra salvezza. In Lui e con Lui ha fatto irruzione nel mondo la Bellezza. Occorre sapersene rivestire.
Ascoltiamo per un attimo le parole di sant’Agostino. Sono prese dal commento al Salmo 45,3: “A noi che crediamo il Signore Gesù si presenta sempre bello. Bello è Dio, Dio presso Dio; Bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinità ed assunse l’umanità; Bello è il Verbo nato fanciullo, perché mentre era fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato lodi, la stella ha diretto il cammino dei magi, è stato adorato nel presepio, cibo per i mansueti. E’ bello dunque in cielo, Bello in terra, Bello nel seno, Bello nelle braccia dei genitori, Bello nei miracoli, Bello nei supplizi, Bello nell’invitare alla vita, Bello nel curarsi della morte, Bello nell’abbandonare la vita e Bello nel riprendersela. Bello nella croce, Bello nel sepolcro. Bello nel cielo…”
Con questa Bellezza nel cuore il cristiano torna a fare Bello il Tempo dentro il quale avviene l’Epifania della Bellezza fontale, Cristo Gesù il Salvatore. Ed esso diventa il luogo di una nuova Storia in cui il vero protagonista non è l’uomo ma Dio. Bossuet diceva: “Gli uomini si agitano, ma Dio li conduce”. Per condurre la storia dell’umanità agitata verso il suo fine Egli ha bisogno di uomini amanti della Bellezza. Chi sono costoro che potranno collaborare con Dio? Gli amanti della Bellezza, gli amanti dell’armonia delle cose, gli assetati dell’Assoluto, gli appassionati ed incantati dall’Amore. Solo così la Storia tornerà ad essere il movimento del Tempo che porta alle soglie dell’Eternità.
Gesù è la pienezza del Tempo. Gesù ancora tramite gli amanti della Bellezza, condurrà gli eventi del Tempo, cioè la Storia, verso il nord magnetico che è Dio, punto di attrazione irresistibile per chiunque crede, spera ed ama. La storia tornerà ad essere Storia di vita e non di morte, il Tempo non lo scorrere delle cose e degli anni, ma il luogo della continua manifestazione di Dio! Una Storia alla fine, questa, fatta dall’armonia dei frammenti messi e ricomposti insieme per formare armoniosamente il Tutto di Dio da cui ogni cosa promana e prende forma. Finalmente e felicemente allora Dio e l’uomo saranno ricomposti nell’unità dell’Amore. L’uomo nel suo tempo e quindi nella sua storia tornerà ad assaporare tenerezza, sentimenti autentici, nostalgie di cose vere, desiderio di danzare, cantando, la danza eterna dell’Amore di Dio e per Dio fino a che Egli verrà.
Ora l’uomo canta nel tempo della sua storia con canti di desiderio, dopo danzerà al canto dell’Agnello seguendolo dovunque vada (Cf. Ap 14,4/b).

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