27 LUGLIO 2014 | 17A DOMENICA – « IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO »

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27 LUGLIO 2014 | 17A DOMENICA A | T. ORDINARIO | OMELIA DI APPROFONDIMENTO

« IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO »

Delle tre parabole che ci vengono presentate dalla Liturgia odierna e concludono il cosiddetto « discorso parabolico » di san Matteo, quella della « rete gettata nel mare » e che « raccoglie ogni genere di pesci » è un po’ marginale alla « globalità » del discorso che viene sviluppato dalle altre letture bibliche. Esso, infatti, è tutto concentrato sulla inestimabile preziosità del « regno » o della « parola » del Signore, per i quali conviene « rischiare » tutto quello che abbiamo e che siamo. La nostra « perdita » non sarebbe mai così grande come quella della perdita del « regno »!
Ciò nonostante, anche la parabola della rete assume un suo particolare rilievo in questa prospettiva di fondo. Pur assomigliando per il contenuto a quella della zizzania già esaminata (cf Mt 13,24-30.36-43), essa in realtà mette l’accento sulla fase escatologica di cernita e di separazione « definitiva » fra il bene e il male: « Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridori di denti » (Mt 13,49-50).
È un monito ai lettori del Vangelo perché facciano in tempo la loro scelta « radicale » per Cristo, prima che avvenga la cernita del giudizio ultimo e irreversibile.

« La legge della tua bocca è preziosa »
Abbiamo detto che la globalità del messaggio biblico è orientata sulla preziosità del « regno » di Dio o della « parola » del Signore, che, in fin dei conti, sono due realtà molto rassomiglianti, se non proprio identiche, nel senso che la « parola » non solo annuncia, ma produce anche il « regno »: esattamente come si è verificato in Cristo.
Si vedano alcune espressioni bellissime riprese dal Salmo 119, il quale, come tutti sanno, è una commossa celebrazione della « legge » e dei « precetti » del Signore:
« La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d’oro e d’argento
Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell’oro, più dell’oro fino.
Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna…
La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici » (Sal 119,72.127-128.130).

« Concedi al tuo servo un cuore docile, che sappia distinguere il bene dal male »
Anche la preghiera di Salomone, fatta proprio all’inizio del suo regno, dopo i tempestosi anni di Davide, mette in evidenza l’ansia verso ciò che nella vita di ogni uomo, ma soprattutto di chi ha responsabilità di guida per gli altri, vale di più, cioè la « ricerca » della « sapienza » e del « discernimento »: la ricchezza e la potenza non fanno più stimabile chi governa o chi presiede, ma semmai lo rendono più detestabile, se insieme, e prima ancora, non ha sapienza e bontà che gli insegnino a usare bene del « potere ». È la storia di sempre, nella società civile e, purtroppo, anche nella Chiesa.
Davanti, dunque, all’invito del Signore di « chiedergli » qualunque cosa desiderasse, Salomone così prega: « Signore Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene, io sono un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso? » (1 Re 3,7-9).
Nei versi successivi Dio loderà Salomone perché non gli ha chiesto « né ricchezza, né lunga vita, né vittoria sui nemici » (v. 11), e perciò gli concederà, « un cuore saggio e intelligente », oltre alle numerose altre cose non richieste (vv. 12-13).
È una preghiera, quella di Salomone, che ha intuito l’essenziale non solo nella vita di un re, ma anche nella vita di ogni uomo: e cioè che tutto viene da Dio, in special modo la « docilità » del cuore per saper « distinguere il bene dal male » e scoprire quello che è utile o giovevole ai fratelli. In altre parole, la misura giusta per valutare i nostri comportamenti e le nostre azioni, soprattutto se abbiamo responsabilità nella Chiesa o fuori, a qualsiasi livello, è il rispetto, la crescita, il bene degli altri: è questo che Dio vuole soprattutto. Questo è il « primum » (cf Mt 6,33) indispensabile, da ricercare a tutti i costi; il resto non ha alcun senso, o può escludere addirittura dal regno di Dio.
Anche la Colletta iniziale si pone nello sfondo di queste considerazioni, quando ci fa chiedere a Dio di non perdere mai di vista, nelle fluttuazioni di questa vita, i « beni » che non tramontano mai: « O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni, nella continua ricerca dei beni eterni ».
Dio non vuole che, per ricercare lui, fuggiamo dal mondo o ci disinteressiamo degli altri: vuole soltanto che « usiamo saggiamente » delle cose create, scoprendo le sue tracce dovunque e aiutando i fratelli a camminare alla sua « ricerca », come Salomone aveva chiesto di fare per il suo popolo « così numeroso ».

« Il regno dei cieli è simile a un mercante di perle preziose »
Ma veniamo adesso al brano di Vangelo, che ci presenta quella meravigliosa coppia di parabole che illuminano anche meglio quanto stiamo dicendo, cioè la parabola del tesoro nascosto e quella della perla preziosa (vv. 44-46).
Per comune ammissione, queste due parabole, esclusive di san Matteo, vogliono trasmettere un identico insegnamento, naturalmente accentuandone l’importanza proprio con la tecnica della ripetizione. In ciascuna di esse, infatti, troviamo un uomo che scopre improvvisamente un « tesoro » di inestimabile valore e che si sforza di acquistare al più presto, vendendo tutto ciò che possiede.
Ma qual è il preciso insegnamento delle due brevissime parabole? Qualcuno ha voluto insistere sul motivo della « gioia » con cui il protagonista, almeno quello della prima scena, compie la sua operazione rischiosissima: « Va, pieno di gioia, e vende i suoi averi e compra quel campo » (v. 44). « Il punto decisivo non è la vendita da parte dei due protagonisti delle parabole di quanto possedevano, bensì il motivo della loro decisione: l’essere stati sopraffatti dalla grandezza della loro scoperta. Così avviene del regno di Dio. La buona novella del suo avvento sopraffà, dona la grande letizia, orienta tutta la vita al compimento della comunità di Dio, effettua la più appassionante delle dedizioni ».1
A nostro parere, pur tenendo conto di questo dato della « gioia », che compensa ampiamente il rischio dell’operazione compiuta, la « punta » della parabola sta precisamente nel « coraggio » del rischio e della decisione davanti a una scoperta di eccezionale valore: e la « scoperta » è proprio lui, il Cristo, che con la sua presenza, con le sue opere di salvezza, anche fisica, con la sua dottrina, con il suo invito a seguirlo, rappresenta ed è il « regno ».2
Si può dunque attendere, ondeggiare, fare il calcolo di ciò che si perde o si guadagna, quando è evidente che nulla è paragonabile, in prezzo, a lui e al suo Vangelo? Neppure la vita si perde, se si gioca per lui! « Chi avrà trovato la sua via, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà » (Mt 10,39).

L’ »esclusivismo » di Dio
E si noti che l’urgenza della decisione non è sollecitata dalla preoccupazione che « il momento propizio » (cf 2 Cor 6,2) scocchi adesso sul quadrante della storia e non ritorni più. È vero anche questo; ma è vero soprattutto che l’urgenza nasce dalla « densità » salvifica del momento, dalla « ricchezza » che io ho davanti, a portata di mano, e non oso afferrare proprio per paura di dovere lasciar cadere dalle mie mani gli stupidi giocattoli che me ne impediscono la presa coraggiosa e la tenuta robusta.
È già disprezzare il « regno » attendere un attimo solo per entrarci, o illudersi di poterci entrare portandoci anche qualcosa di nostro, pensando forse di poterci stare meglio.
« C’è un esclusivismo di Dio, che però non si esercita alla maniera di quelli umani. Dio non è una realtà creata che occupa, nell’ambito dell’essere, un posto da cui esclude, per la sua esistenza stessa, tutte le altre realtà create. La presenza di Dio non scaccia l’umano: essa lo penetra e lo trasforma. Ma l’umano deve lasciarsi penetrare interamente; deve, per così dire, lasciarsi togliere a se stesso. La presenza di Dio, nella sua esigenza esclusiva, è compatibile con tutto ciò che, nella creazione, non è affetto dal peccato. A condizione però di rinnovare tutto.
Si arriva così alla questione dell’umanesimo: Dio è reperibile senza che l’uomo rinunzi a se stesso per lui? La ricchezza umana, non penetrata da Dio, esclude praticamente Dio. Il meglio diventa allora il peggio. Si arriva a professare o a vivere un umanesimo esclusivo, e il godimento indefinito della ricchezza umana fa perdere l’occasione di acquistare la perla unica. Si adora l’uomo al posto di Dio. Il regno è qualche cosa che si ottiene solamente rinunciando a tutto il resto » (Y. de Montcheuil).
Anche se non tutto è escluso dal regno, tutto vi deve però arrivare « rinnovato ». Ed è proprio per questo che abbiamo tutti una terribile paura a « vendere quello che abbiamo » per comprare il campo con il tesoro nascosto o la perla preziosa di cui parla il Vangelo.
Eppure questa è l’unica « saggezza » di cui deve dare prova il vero « discepolo » di Cristo, che al termine del brano viene paragonato, con un abbozzo di nuova piccola parabola, a « un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche » (v. 52). Gli esegeti leggono normalmente in questo versetto come una discreta annotazione autobiografica di Matteo, che descriverebbe così non solo la sua esperienza personale, ma anche il suo lavoro di composizione del primo Vangelo: un immenso « tesoro », in cui confluisce tutto il meglio dell’Antico Testamento (« le cose vecchie »), riletto e reinterpretato alla luce di quella « novità » radicale che è Cristo.
Applicato ad ogni discepolo del Signore, il proverbio potrebbe essere un invito non solo ad approfondire l’immensa « ricchezza » del Vangelo, lasciatoci in eredità da Gesù stesso e dalle prime generazioni cristiane, ma anche a « integrarlo » con le « nuove » esperienze di vita che la sua luce e la sua forza volta per volta ci suggeriranno. È anche questo un modo per scoprire e far scoprire la preziosità del « tesoro » che ogni generazione deve da capo dissotterrare e far risplendere davanti al mondo. È il famoso « quinto Evangelio », che deve essere riscritto ogni giorno dai cristiani: « E se tu mi domandi quale sia il quinto Evangelio, rispondo che è l’Evangelio eterno che costoro stanno scrivendo e non cesserà di essere scritto fino all’ultima salvezza ».3

« Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio »
Anche la brevissima, ma densa lettura paolina ci invita a riflettere sulla « preziosità » della vita cristiana, che è esclusivo dono dell’amore di Dio in Cristo. Egli ci ha pensati da sempre in Cristo (cf Ef 1,3-14) e tutto ha ordinato e « preordinato » per il nostro « bene »: la vita, la morte, le tristezze, le gioie, la salute, la malattia, il successo, l’insuccesso, ecc. L’importante è saper esprimere nella nostra vita « l’immagine del Figlio suo » (Rm 8,29). È in questa maniera che il « regno » di Dio si dilata e da Cristo si comunica anche a noi. « Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli: quelli poi che ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati » (Rm 8,28-30).
Come si vede, nel disegno di Dio c’è già perfino la nostra « glorificazione » finale. A una condizione però: quella di « riamare » Colui che da sempre ci ha amati!

Da: CIPRIANI S.,

Publié dans : OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |le 25 juillet, 2014 |Pas de Commentaires »

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