OMELIA PER LA SOLENNITÀ DEI SS. PIETRO E PAOLO – Ignazio Sanna (2008)

http://www.ignaziosanna.com/files/Omelia-Solennita-SS-Pietro-e-Paolo-29-06-08.pdf

OMELIA PER LA SOLENNITÀ DEI SS. PIETRO E PAOLO

Ignazio Sanna

(Cattedrale di Oristano, 29 giugno 2008)

0. La solennità odierna fa memoria di Pietro e Paolo, due personalità differenti, due itinerari di vita e di predicazione distanti, un’unica passione per Cristo e un unico martirio nella città del potere imperiale. Le letture della memoria dei due apostoli ci offrono diversi spunti di riflessione per iniziare con vero profitto la celebrazione dell’anno paolino. Questa sera vorrei riflettere con voi sul comportamento della Chiesa primitiva di fronte all’arresto di S. Pietro, sulla domanda di Gesù ai suoi discepoli circa la sua identità, sulla conservazione della fede da parte di S. Paolo.
1. Per quanto riguarda la reazione di fronte all’arresto di S. Pietro, gli Atti degli Apostoli ci descrivono la comunità che prega incessantemente per il proprio pastore. Per un verso, questo fatto rivela con quale mezzo la comunità cristiana affrontava la lotta contro i potenti del mondo. Per un altro verso, l’irruzione dell’angelo nel carcere per liberare S. Pietro mette in evidenza che la vita della Chiesa è sempre sotto la protezione divina. Da subito, infatti, si avvera la profezia di Gesù, secondo la quale le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa. Le porte degli inferi
moderne, oggi come oggi, sono le centrali laiciste del pensiero unico, la quantità dei luoghi comuni, le ideologie anticlericali che gettano discredito sulla vita della Chiesa. Oggi come allora la Chiesa viene attaccata in diversi modi e con diversi intenti. Si scrivono molti libri contro di essa. La si accusa di ingerenza nel potere secolare, di favorire le guerre, di rovinare i bambini. Ma la promessa di Gesù di “non praevalebunt” ne preserva la durata nel tempo e la natura di mediatrice di salvezza. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che la Chiesa siamo noi e che “noi siamo la Chiesa”. Quando pensiamo alla Chiesa spesso la identifichiamo con la gerarchia, i preti, le suore. Eppure, Chiesa siamo tutti noi, popolo di Dio, chiamato a testimoniare la novità e originalità della fede cristiana. La Chiesa sono le nostre parrocchie, che nei singoli paesi sono come la fontana del villaggio alla quale attingono tutti, senza discriminazione di razza o di cultura. Sono gli oratori dove si sono formati tanti politici e tanti professionisti che hanno dato il meglio di sé nell’esercizio delle diverse professioni. La Chiesa sono anche le Caritas diocesane e parrocchiali che gestiscono le emergenze della povera gente, per lo più non conosciute dall’opinione pubblica. La Chiesa sono anche le suore
di Madre Teresa, che si prendono cura degli emarginati rifiutati dalla società civile, e non assistiti dalle istituzioni dello Stato. La Chiesa sono anche i fedeli delle nostre parrocchie, che hanno reso possibile l’acquisto di alcuni sintetizzatori vocali per i nostri malati di sla. Quanti eroismi segreti dei nostri fedeli che non si conoscono, perché gli alberi che crescono non fanno rumore mentre l’albero che cade fa molto rumore! Quanti esempi di altruismo e di generosità che non hanno né testimoni né sponsor, ma che alleviano dolori, curano ferite, creano speranza, accompagnano solitudini!
In tutte queste circostanze la Chiesa risana ed eleva la dignità umana non limitandosi solamente a chiedere che la dignità inalienabile di ogni uomo sia giuridicamente garantita, ma anche che sia concretamente rispettata e chenon venga mai messa a libera disposizione della società neppure nei casi conflittuali. Inoltre, la Chiesa promuove e difende la dignità di ogni persona, sostenendo che il non poter disporre della vita umana neppure in situazioni difficili dipende dalla convinzione di sentirsi sempre sorretti dalla potenza infinita di Dio, amante della vita e non della morte. Per la fede cristiana, infine, la verità definitiva dell’uomo è manifesta solo nella verità di Dio su di lui; l’uomo non è in grado di procurarsela da solo, ma la può percepire unicamente nella fede, facendo propria la verità di Dio. Se si dovesse sintetizzare la funzione della Chiesa nella difesa e promozione della dignità dell’uomo e nell’affermazione dei suoi diritti fondamentali, si può dire che essa svolge sostanzialmente il ruolo di « sentinella di umanità », in una posizione che non la colloca all’esterno, come dirimpettaia della storia, per intervenire solo con denunce e documenti, ma che la coinvolge con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, non essendovi nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel suo cuore (GS, 1).
La Chiesa svolge il ruolo di sentinella di umanità , in modo particolare, con l’offrire al mondo un’antropologia della persona, rispettosa dei valori umani e aperta alla trascendenza. La fede cristiana, con la sua particolare visione dell’uomo creato ad immagine di Dio, redento dal sangue di Cristo e destinato a vivere eternamente con Dio, contribuisce enormemente a dare un fondamento molto solido alla concezione dell’eminenza della persona e della inviolabilità della sua dignità. Non siamo lontani dal vero se affermiamo che in assenza di una visione religiosa dell’uomo, ogni difesa razionale della dignità assoluta e inalienabile della persona, per quanto sempre possibile, rimane
problematica e precaria. In realtà, solo chi ha un concetto alto di Dio ha anche un concetto alto dell’uomo, e chi ha un concetto alto dell’uomo non può non avere un concetto alto di Dio.
2. La domanda di Gesù ai discepoli circa la sua identità, riportata dall’evangelista Matteo, corrisponde ad un invito a compiere un esame di coscienza della nostra fede e della nostra spiritualità. Qual’ è la nostra fede in Gesù come il Cristo, Figlio del Dio vivente? Per l’islàm, Gesù
è solo un profeta, un messaggero di Dio. Egli è solo un uomo che ha portato un messaggio, ma non è Dio. La professione della divinità di Gesù è una bestemmia. Anche per gli ebrei, Gesù è solo un profeta che non ebbe alcunché da fare con il cristianesimo o la Chiesa. Sarebbero stati i seguaci di Gesù, di origine ellenistica, coloro che lo divinizzarono. Se, però, Gesù viene considerato solo come un profeta, o come un maestro di morale, non potrà
essere accettato come l’unico maestro di morale, perché la morale è un patrimonio comune dell’umanità ed i percorsi di maturazione etica sono tanti e differenziati. Se Gesù viene considerato, invece, come salvatore, come tale, è unico, e, perciò, può essere accettato, in quanto salvatore assoluto, come colui che non solo garantisce la salvezza parziale nella storia, ma soprattutto la salvezza escatologica nella vita eterna. La morale dei potenti, dei superuomini, non può accogliere la morale di un crocifisso. Ma il bisogno profondo di salvezza assoluta, radicato nel cuore di ogni
uomo, può accogliere un salvatore assoluto, che liberi in maniera definitiva da ogni forma di male e di sofferenza. Gesù ci ha portato Dio, ossia la salvezza dal male e dalla morte. Non si può scambiare questo Dio con un programma di promozione umana.
3. S. Paolo, scrivendo a Timoteo al termine della sua esistenza, guarda indietro agli anni della sua predicazione, dei suoi viaggi, del suo impegno missionario, e afferma di aver conservato la fede. In altri termini, egli afferma di essere rimasto un credente nonostante le avversità della vita, e, indirettamente, fa vedere che la perseveranza nella fede non è mai scontata per nessuno. Lo stesso Gesù, in un momento critico del proprio cammino esistenziale, pregò per Pietro, perché non venisse meno la sua fede (Lc 22, 31-32). Nessuno, infatti, è confermato nella grazia di Dio. Ogni santo è un
peccatore in potenza, così come ogni peccatore è un santo in potenza. La fede è un dono di Dio, prima ancora che una conquista umana. Pietro riconosce in Gesù il Figlio di Dio, perché glielo ha rivelato il Padre (Mt 16, 17). Paolo ha conosciuto l’evangelo e il Figlio Gesù Cristo, per rivelazione di Dio (Gal 1, 12.16). Tutti noi abbiamo ricevuto il dono della fede non per mezzo di una rivelazione particolare, ma con il sacramento del battesimo. Dobbiamo conservare questo dono scrupolosamente, memori sia della preghiera con la quale gli apostoli chiedevano che venisse aumentata la propria fede (Lc 17, 6), sia della terribile domanda di Gesù che, un giorno, ebbe a chiedere se il Figlio dell’Uomo al suo ritorno in terra avrebbe trovato ancora la fede (Lc 18, 8). Mi auguro che quest’anno pastorale dedicato alla Parola ci aiuti a capire l’importanza di questo dono e la necessità di custodirlo con la testimonianza della vita e la coerenza dei comportamenti. Ci accompagni e ci protegga sempre Maria, Madre della Chiesa e Vergine fedele. Amen.

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