II CORINTI 2°- LETTURA MEDITATA 1, 12 –2, 12

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II CORINTI 2°- LETTURA MEDITATA 1, 12 –2, 12

Sino al capo VIII la Bibbia di Gerusalemme intitola “Ritorno sugli incidenti passati”, che sono supposti. I versetti citati si possono intitolare “Malintesi da chiarire”.
Nelle relazioni umane ci sono sempre malintesi.
• A volte per colpa nostra. Non si bada a tutto, soprattutto se si hanno molte cose da fare, perciò gli altri possono sentirsi trascurati. Spesso una parola detta in un senso, è capita in un altro.
• A volte è colpa di altri, nei nostri confronti, per gli stessi motivi.
• Il più delle volte per colpa di nessuno. Solo per la complessità della vita, per notizie mal trasmesse, arrivate in ritardo o affatto, a causa di fatti fortuiti che creano sospetti da ogni parte.

Come Paolo reagisce ai malintesi
Forse era stato detto di lui di non essere sincero, di fare il doppio gioco, di agire per motivi umani, di dire una cosa e pensarne un’altra, di predicare bene ma razzolare male. Erano i pettegolezzi della comunità.
• Nei vv. 12-14 in altre parole vuol dire: “Guardate che io sono onesto. Non accetto che si dubiti della mia onestà. Non ci sono in me seconde intenzioni. Si dica quel che si dica, ma io spero che alla fine comprenderete che vi voglio bene, che sono con voi, che sono il vostro vanto”.
• Insegna a noi come comportarci nei malintesi. Si ritira, pur amareggiato, sereno dalle calunnie e offese, che lo toccano nell’intimo in quanto sono relative alla predicazione. Usa accortezza, segno di paternità. Insegna che si diventa veramente padri e madri generando nella sofferenza, nella pazienza, nella perseveranza.
• È, dunque, necessario passare attraverso le prove in genere, e anche dei malintesi, per maturarsi. Entrare in questa fatica senza darsi per vinti, senza cedere alla tentazione di chiudersi.

Entra in un particolare malinteso
È quello di un viaggio rimandato. Cosa che ha dato origine ad un mucchio di speculazioni, di calunnie, d’interpretazioni, di lotte tra diversi partiti, d’offese reciproche anche con espressioni di grave insulto per lui. La situazione ha creato sofferenze per tutti (fino a 2, 4).
• Paolo reagisce riaffermando la propria onestà di fondo. Se ha dovuto cambiare è stato per validi motivi, senza sottintesi.
• Porta, per difendersi, un argomento prettamente paolino (= “Cristo vive in me”) e si eleva ad una contemplazione cristologica. Il Cristo non fu “sì” e “no”.
• Il tutto trasforma in consolazione: “Amen”. Ed ecco, per la nostra riflessione, tre sottolineature.
? Non perdere la testa e la calma in tali situazioni. Non lasciarsi prendere da animosità. Ridurre il fatto ai contenuti essenziali cercando, per quanto possibile, di chiarirli. Aspettare che le cose si plachino, evitare di giudicarle subito. Al momento Paolo rinuncia alla visita pastorale e, solo dopo calmate le acque, scrive questa lettera. È un esempio di prudenza e saggezza.
? Trasformare tutto in occasione d’approfondimento e crescita della fede. Paolo l’approfondisce contemplando Cristo che è il “sì” di Dio, il solo “fedele”, l’unico su cui appoggiarsi. Ecco come la preghiera di Paolo, fatta nella sofferenza, si trasforma in consolazione. Siano, pertanto, benedette le nostre difficoltà, piccole e grandi, se ci portano a questi passi di fede!
? “Non intendiamo far da padroni sulla vostra fede” (v. 24). Indica di non pretendere, di non aver fretta nel vedere il risultato, d’essere pronti a rinunciare al proprio punto di vista. È necessario, prima, guadagnarsi la stima altrui.

Come n’esce Paolo (Capo II, 2-11).
Scrivendo una lettera: “Vi ho scritto…” (v. 4). È questa? (= vi sto scrivendo), è un’altra non conosciuta? (= molto probabilmente), è quella riportata al capitolo 10, di tono vigoroso e violento? (probabile). A noi interessa ricavare delle riflessioni.
? Lo sforzo di esprimersi nella sofferenza, di non restare nella propria amarezza, di non chiudersi in se stessi, scioglie a poco a poco la situazione difficile. È necessario attendere il momento giusto. È necessario il dialogo, senza ferire.
? Infatti, quando un malinteso è portato non a pura accusa o polemica, ma ad espressione umile, autentica, sofferta, nasce la possibilità di una nuova e profonda amicizia. Ecco perché Dio ha permesso incomprensioni e malintesi pure tra i santi.
? “Ritenni opportuno non venire…” (v.1). Siccome deve essere servo della gioia (I°, v. 24), preferisce non andare per niente, per non rattristare com’era avvenuto prima. Se anche Paolo cerca la gioia, dove la trova se non nella comunità? Vi ritornerà quando sarà riacquistata.
? Continua poi a difendersi ricordando lo svolgimento delle cose (la lettera per chiarire un fatto doloroso – la condanna della comunità verso il colpevole – il suo pentimento – il tempo di usare misericordia).

L’ultima risorsa è il perdono (vv. 10-11).
È il momento in cui, dopo essersi spiegati, rimane il perdono. E’ il segno più alto della divinità del cristianesimo. È gratuità assoluta senza alcuna contropartita, è cosa che appartiene solo a Cristo e ai suoi veri seguaci. Però è necessario riconoscere di aver sbagliato, per accogliere il perdono e “per non cadere in balia di Satana”.
Paolo rimane legato con affetto paterno alla comunità. Lo dimostra il fatto di avere atteso notizie da Tito, che aveva portato, probabilmente, la lettera “scritta fra le lacrime”. (vv. 12-13). Lo incontrerà in seguito (7, 5-16) con buone notizie.

Publié dans : Lettera ai Corinti - seconda |le 15 mai, 2014 |Pas de Commentaires »

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