OMELIA V DOMENICA DI QUARESIMA: CRISTO SIGNORE DELLA VITA

http://www.sancarloborromeolatina.it/admin/news/omelie/37/3724209.pdf

Parrocchia San Carlo Borromeo, Larina

CRISTO SIGNORE DELLA VITA

di Patrizio Di Pinto

Le letture di questa domenica contengono un messaggio unitario, un messaggio che ci richiama quella vita nuova ricevuta con il battesimo e che si rinnova continuamente attraverso la conversione e il segno sacramentale della riconciliazione. La visione di Ezechiele di quella sconfinata pianura piena di ossa inaridite rappresenta la morte di ogni vita, di ogni ideale, di ogni sogno, di ogni speranza. Gli oracoli del profeta Ezechiele attraverso cui Dio promette agli esuli in Babilonia la vita, e la risurrezione di Lazzaro, sono simbolo e profezia della vita nuova nello Spirito. Infatti, solo la potenza dello Spirito fa rifiorire la speranza, scioglie i legami della morte e restituisce la vita in pienezza. “Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe…”. Riconoscere la signoria di Dio e consegnare la propria vita a questa signoria, significa accogliere la vita, entrare nella vita. All’uomo, radicalmente impotente di fronte alla forza della morte, Dio promette il suo intervento potente e vivificante. E’ quella vita di cui parla Paolo nella
seconda lettura; è quella vita che scaturisce dalla giustificazione: Dio giustifica e dà la vita per la potenza del suo Spirito. Questo Spirito che abita in noi, nel nostro corpo mortale, soffia il suo alito di vita sulle nostre ossa inaridite e ci libera dalla morte. La vittoria sulla morte viene anche significata nella risurrezione di Lazzaro. Troviamo una bella sintesi di questo messaggio nel prefazio proposto oggi: Cristo, “vero uomo come noi, pianse l’amico Lazzaro; Dio e Signore della vita, lo richiamò dal sepolcro; oggi estende a tutta l’umanità la sua misericordia, e con i suoi sacramenti ci fa passare dalla morte alla vita”. La commozione e il pianto di Gesù davanti all’amico morto ci rivelano “il volto umano di Dio”, un Dio vicino alle nostre angosce, al nostro grido di fronte al dolore, alla nostra paura davanti alla morte. Ma ci rivela anche la sua sofferenza davanti all’opera più bella della creazione deturpata dal peccato. Gesù freme, “prova rabbia, collera” davanti alla creazione, piombata nel disordine, nella morte e nella dissoluzione.
Il cattivo odore di Lazzaro morto non vuole essere un particolare scabroso, ma può avere un significato teologico profondo: il Creatore si trova davanti al proprio capolavoro deturpato; si trova di fronte all’uomo che ha scelto la degradazione, la morte, il peccato per aver rifiutato l’Amore. Quella “cosa molto buona” di cui Dio si era compiaciuto al momento della creazione ora “manda cattivo odore”: è il risultato della fuga, della disobbedienza che ha portato l’uomo dagli spazi sconfinati dell’Eden alla prigione del sepolcro. Cristo oggi rivolge a ognuno di noi quello stesso grido imperioso: “Lazzaro, vieni fuori!”. Sì, Cristo non si rassegna davanti ai nostri sepolcri, alle nostre scelte di morte, alla nostra coabitazione con la morte. Lui ci chiama per farci uscire dalla prigione in cui ci rinchiudiamo, accontentandoci di una vita mediocre, impoverita di ideali, spoglia di valori veri e assoluti. E’ ora di sciogliere le bende in cui ci siamo avvolti e che ci impediscono di camminare al comando di Cristo. E’ ora di decidere di uscire alla luce, alla vita, per assaporare la bellezza della vita in Cristo. Afferma il S. Padre nel messaggio per la Quaresima: “Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: “Io sono la risurrezione e la vita… Credi questo?” (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il
Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo” (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro
vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza”.

Publié dans : OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |le 4 avril, 2014 |Pas de Commentaires »

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