http://www.messiev.altervista.org/poesiaanticotestamento.htm
(lascio al grafica così com’è senza « stringere » perché ho paura di alterare il testo)
LA POESIA DELL’ANTICO TESTAMENTO
La poesia ha qualcosa in più della prosa, e questo di più è che essa fa un’impressione su chi legge molto diverso da quello prodotto dalla struttura del discorso normale. Il di più della poesia è prodotto dalla dizione, dalla scelta e dall’accordo delle parole. La poesia, quindi, ha uno spirito interno oltre ad avere una forma esteriore. La poesia aiuta a staccarsi dalla mondanità e trasporta l’animo umano in una sfera superiore.
La poesia della Bibbia non si limita a quei libri che noi normalmente definiamo «libri poetici» – Giobbe, Salmi, il Cantico dei Cantici assieme alla sapienza in versi dei Proverbi e dell’Ecclesiaste. Infatti gran parte dei libri profetici consiste di oracoli in forma poetica, in particolar modo le Lamentazioni; e perfino neI libri storici qui e lì si incontrano passi più o meno lunghi in poesia. E’ detto a volte che questi passi sono desunti da collezioni poetiche quali il «Libro delle Guerre di YHWH» (Num.21:14) o il «libro del Giusto» (Gios.10:13; 2Sam.1:18). Circa il 60% dell’Antico Testamento è scritto in forma poetica.
Anche il Nuovo Testamento contiene in sé degli elementi poetici più di quanto si pensi. I cinque cantici inclusi nella storia della Natività del Vangelo di Luca sono ben noti. Sembra che anche Efes.5:14 sia un verso poetico. Infine anche l’ultimo libro del Nuovo Testamento è pieno di cantici.
Si può dire che i libri poetici e sapienziali rappresentino, all’interno delle Scritture ispirate da Dio, la voce degli uomini che esprimono verso di Lui i loro sentimenti e i loro pensieri. Ma, come noi diciamo: «Io desidero essere in comunione con Dio», il poeta canta: «Come la cerva anela ai rivi delle acque, così l’anima mia anela a te, o Dio» (Sal.42:1). Oggi un innamorato direbbe: «Vieni, andiamo a fare una passeggiata», ma osserviamo come questo stesso concetto è espresso nel Cantico dei Cantici (Cant.2:10-13). Naturalmente anche la tristezza, la rivolta e l’angoscia prendono una forma poetica, perdendo così, allo stesso tempo, una parte del loro potere deprimente.
Forme poetiche
La poesia può prendere molte forme, e le varie lingue utilizzano diverse forme. La poesia greca era dipendente dall’alternanza di sillabe brevi e lunghe. Simile ma leggermente diversa era la poesia latina, che dipendeva dall’enfasi all’interno delle parole. Naturalmente, la rima delle parole è una forma molto comune della poesia italiana, francese, inglese, tedesca e spagnola. La poesia anglo-sassone dipendeva dalla allitterazione (ripetizione di lettere e sillabe, uguali o foneticamente simili, di solito all’inizio di due o più parole successive. Anche certi tipi di poesia inglese e tedesca dipendono dalla relazione tra le sillabe accentate e non accentate. La poesia araba invece dipende dalla lunghezza delle sillabe. La forma comune tra tutte queste forme di poesia è la regolarità, e questa regolarità crea una aspettativa all’orecchio ed alla mente.
I due elementi caratteristici della poesia biblica sono il ritmo del pensiero ed il ritmo del suono. Conosciamo bene il ritmo musicale di buona parte della poesia europea, ma nella poesia dell’Ebraico biblico questo ritmo dipende quasi esclusivamente dalle sillabe accentate. Non si sa se il numero delle sillabe non accentate nel verso avesse qualche ruolo importante nell’antica poesia ebraica (come nel caso di qualche altra poesia semitica). Una certa cadenza si può spesso osservare nel verso poetico. Così nel Salmo 23 i primi versi presentano uno schema di 2+2, vale a dire che ogni mezzo verso è caratterizzato da due accenti. Talora si può anche trovare un gruppo di versi che mostrano uniformità anche nel numero delle sillabe non accentate che cadono tra quelle accentate. Il più delle volte riscontriamo tre accenti per verso, in accordo con altri tre accenti del verso seguente, appaiati a formare un distico. Ma questa forma può essere variata con un distico occasionale più lungo o più corto o da una terzina inserita nel medesimo passo; oppure il ritmo predominante può consistere in distici con un verso a tre accenti e uno a due accenti.
Il senso di appagamento, però, che la nostra poesia offre per mezzo della rima, cioè dell’accostamento fonetico delle parole, è nella poesia ebraica per lo più prodotto da un tipo di ritmo del tutto diverso; il ritmo del pensiero o del senso. Questo ritmo è generalmente noto come parallelismo e lo si trova anche nell’antica poesia Egiziana, Mesopotamica e Cananea. Questo vocabolo indica l’uso di bilanciare il proprio pensiero o la propria frase in modo di suddividerla approssimativamente in più parti con lo stesso numero di vocaboli o di idee corrispondenti. L’idea viene prima proposta e poi ripetuta per impedire la monotonia.
Il merito di aver fissato le caratteristiche della poesia ebraica spetta soprattutto a due inglesi: Robert Lowth, Professore di Poesia di Oxford ed in seguito vescovo di Londra, di cui le famose De Sacra Hebraeorum Praelectiones Academicae (Lezioni Accademiche sulla Sacra Poesia degli Ebrei) furono pubblicate in Latino nel 1753, ed uno studioso di Oxford, Gorge Buchanan Gray, Professore di Ebraico al Mansfield College, la cui opera sulle Forme della poesia Ebraica apparve nel 1905. Più recentemente H. Kosmala ha messo in rilievo l’importanza della sequenza e dell’equilibrio delle singole espressioni nel verso piuttosto che delle sillabe accentate, per la rima e la struttura della poesia ebraica (“Form and Structure in Ancient Hebrew Poetry”, Vetus Testamentum, XIV, 1964, pp.423 ss.).
A differenza della poesia, la prosa ebraica è un insieme di frasi coordinate da congiunzioni (la “waw consecutiva”).
Il parallelismo ebraico si può suddividere in sinonimico, sintetico e antitetico, ma vi sono anche altre varietà, che è meglio spiegare con degli esempi. Il parallelismo lascia al pensiero il tempo di agire sull’uditore e spesso offre anche la possibilità di presentare vari aspetti di una questione. Una tale struttura, basata sul senso, sopravvive alla traduzione in prosa in qualsiasi lingua senza nulla o poco perdere, a differenza della poesia basata su una metrica complessa o su un vocabolario speciale.
Dapprima abbiamo il completo parallelismo (Parallelismo sinonimico), il cui verso o distico consiste in due stinchi (membri), ognuno dei quali controbilancia esattamente l’altro. Esempio di tale distico:
Parallelismo sinonimico (ripetitivo)
Identico
Israele non ha conoscenza
e il mio popolo non ha intendimento
(Isaia 1:3)
in cui Israele controbilancia il mio popolo e non ha conoscenza controbilancia non ha intendimento. In altre parole: il 2° membro del verso ripete l’asserzione del 1° membro, ma usando parole diverse; questo rende la lingua ebraica particolarmente illustrativa.
All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa,
il mondo e i suoi abitanti
(Salmo 24:1)
Colui che siede nei cieli riderà,
il Signore si farà beffe di loro
(Salmo 2:4)
Quando ha detto una cosa, non la farà?
O quando ha dichiarato una cosa, non la compirà?
(Num.23:19)
Liberami, o Eterno, dagli uomini malvagi;
proteggimi dagli uomini violenti
(Salmo 140:1)
I due stichi sono esattamente sinonimi, dato che ognuno dice la stessa cosa con parole diverse.
Simile
Quando le stelle del mattino cantavano tutte insieme
e tutti i figli di Dio mandavano gridi di gioia
(Giob.38:7)
Un giorno proferisce parole all’altro,
e una notte rivela conoscenza all’altra
(Salmo 19:2)
Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri
né le vostre vie sono le mie vie
(Is.55:8)
Altri esempi di parallelismo sinonimico: Num.21:28; 23:8; Os.5:14; Sal.38:2-4; 51:2,3,5,7,9,11; 103:1,3; Prov.1:20.
* * * * * * * * * * * *
Parallelismo antitetico Un’altra forma di parallelismo completo è nota come parallelismo antitetico (di contrapposizione), poiché uno stico viene contrapposto all’altro, cioè il 2° membro del verso è in contrasto con il 1° membro; c’è un contrasto tra due asserzioni, atto a confermare l’idea di base. E’ soprattutto nei Proverbi che viene largamente usato questo parallelismo.
La maledizione dell’Eterno è nella casa dell’empio,
ma egli benedice la dimora dei giusti
(Prov.3:33)
Il giusto ha cura della vita del suo bestiame,
ma le viscere degli empi sono crudeli
(Prov.12:10)
La giustizia innalza una nazione,
ma il peccato è la vergogna dei popoli
(Prov.14:34)
La risposta dolce / calma / la collera,
ma la parola pungente / eccita / l’ira
(Prov.15:1)
Il figlio saggio / allieta / il padre,
ma l’uomo stolto / disprezza / sua madre
(Prov.15:20)
I leoncelli soffrono penuria e fame,
ma quelli che cercano l’Eterno non mancano di alcun bene
(Salmo 34:10)
Vedi anche Sal.20:8; Prov.10:1-5,7,9,15-17; 12:4; 15:18,32; Mat.6:24; 8:20; Luca 16:13.
* * * * * * * * * * * *
Parallelismo sintetico o continuativo: il 2° membro del verso non solo completa il 1° membro, ma lo sviluppa aggiungendo un elemento nuovo. In altre parole, il pensiero espresso nella prima linea di un verso si sviluppa nei versi successivi, senza ripetizione o contrasto (cfr. Sal.37:5; Prov.15:7). Nel Sal.19:8-10, lo stesso pensiero è ripetuto sei volte con una idea nuova ad ogni riga. Ma non si deve credere che si tratti di una semplice ripetizione: ogni riga sottolinea sempre una progressione in rapporto alla precedente (ad esempio, Sal.72:1,2: re–figlio del re; giudizi–giustizia; il tuo popolo–i tuoi afflitti. Sal.37:1,2: malvagi–quelli che operano perversamente; affliggerti–portare invidia; falciati–appassiranno; fieno–erba verde.
Tipo completivo (è più un parallelismo di ritmo che di senso):
Ho insediato il mio re sopra Sion,
il mio santo monte
(Salmo 2:6)
(ebr.
wa’anî nasaktî malekî ?al¯tsiyyôn har¯qadešî)
Chi ha trovato moglie ha trovato una buona cosa
e ha ottenuto un favore dall’Eterno
(Prov.18:22)
Altri esempi: Sal.1:3; 19:8; 23:1;29:5; 95:3; 103:2.
Tipo comparativo
Come la cerva anela ai rivi delle acque,
così l’anima mia anela a te, o Dio
(Sal.42:1)
Meglio un piatto di verdura dove c’è amore,
che un bue ingrassato dove c’è odio
(Prov.15:17)
Tipo ragionativo
Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza,
per non diventare anche tu come lui.
(Prov.26:4)
Tipo intensificante (crescente):
Beato l’uomo che non cammina nel consiglio degli empi,
non si ferma nella via dei peccatori
e non si siede in compagnia degli schernitori
(Salmo 1:1)
La sapienza ha costruito la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ammazzato i suoi animali,
ha mescolato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola
(Prov.9:1,2)
Gli esempi seguenti mostrano un parallelismo introverso e un parallelismo crescente. Vedi il Salmo 135.
A. Gli idoli (v.15)
B. Loro costruzione (v.15)
C. Bocca senza parole (singolare) (v.16)
D. Occhi senza vista (plurale) (v.17)
D. Orecchie senza udito (plurale) (v.17)
C. Bocca senza fiato (singolare) (v.17)
B. I loro fabbricanti (v.18)
A. Gli idolatri (v.18).
Nell’esempio seguente non solo è fornita l’illustrazione di un parallelismo crescente, ma questo parallelismo mostra come il Salmi 135 e 136 siano strettamente legati fra loro nel pensiero.
Salmo 135
A. Esortazione alla preghiera (vv.1-5)
B. Miracoli della creazione (vv. 6,7)
C. Liberazione dall’Egitto (vv.8,9)
D. Liberazione nel viaggio (vv.12,13)
E. Dono della Terra Promessa (v.14)
F. Benevolenza verso il popolo (v.14)
G. Falsi dei (vv.15-18)
H. Lode (vv.19-21)
Salmo 136
A. Esortazione alla preghiera (vv.1-3)
B. Miracoli della creazione (vv.4-9)
C. Liberazione dall’Egitto (vv.10-15)
D. Liberazione nel viaggio (vv.16-20)
E. Dono della terra Promessa (vv.21,22)
F. Benevolenza verso il popolo di Dio (vv.23,24)
G. Il vero Dio (v.25)
H. Lode (v.26)
* * * * * * * * * * * *
Parallelismo climatico (dal greco «klìma», “zona, inclinazione, direzione, punto cardinale”)
Date all’Eterno, o figli dei potenti,
date all’Eterno gloria e forza
(Salmo 29:1 – vedi anche vv.2,3-5,7,8)
Il 2° membro sviluppa il 1° membro (che è in se stesso incompleto), prendendo spunto da parole chiave lì contenute, e ne sviluppa il pensiero. Questo tipo di parallelismo viene chiamato pure «sistema a cardine» o «girevole», poiché le asserzioni «girano» intorno a un certo concetto. Altri esempi: Sal.92:9; 118:6,7; 118:10,11; 118:15,16; Cant.7:1; Mat.6:34.
* * * * * * * * * * * *
Parallelismo emblematico o simbolico Vi è poi un altro tipo di parallelismo noto come parallelismo «emblematico» o «parabolico», dove compare prima l’immagine e poi l’applicazione, ma senza alcuna parola di contrasto, semplicemente accostando le due linee l’una all’altra. In tal caso la prima linea serve da simbolo per illustrare la seconda.
Come un padre è pietoso verso i suoi figli,
così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono.
(Salmo 103:13 – vedi )
Una buona notizia da paese lontano
è come acqua fresca a una persona stanca e assetata
(Prov.25:25)
Come un anello d’oro nel grugno di un porco,
così è una bella donna senza senno
(Prov.11:22)
Il ferro affila il ferro,
così l’uomo affila il volto del suo compagno
(Prov.27:17)
Vedi anche Sal.42:1; 103:11.
E’ opportuno qui notare che il genio della poesia ebraica sta nell’impiego di similitudini vivaci e concrete o metafore che (come le parabole, ma più brevemente) comunicano la verità all’ascoltatore con penetrante efficacia.
* * * * * * * * * * * *
Parallelismo per gradazione ascendente: la seconda riga esprime un’idea nuova, più o meno strettamente imparentata con la prima:
Laggiù i malvagi smettono di tormentare,
laggiù riposano gli stanchi
(Giob.3:17)
* * * * * * * * * * * *
A volte il parallelismo può essere più elaborato e prendere una forma introversa o chiastica (dalla lettera greca c «chi». Il parallelismo chiastico è un sottotipo di parallelismo sinonimico, che invece di presentare le idee nel medesimo ordine (a-b, a1-b1) le presenta in ordine opposto (a-b, b1-a1). Si può citare come esempio Salmo 30:8-10:
Io ho gridato a te, o Eterno, ho supplicando l’Eterno, dicendo:
Che utilità avrai dal mio sangue, se scendo nella fossa?
Potrà forse la polvere celebrarti? Potrà essa proclamare la tua verità?
Ascolta, o Eterno, e abbi pietà di me; o Eterno, sii tu il mio aiuto.
Qui lo stico 1 è parallelo allo stico 4, e lo stico 2 è parallelo allo stico 3, mentre lo schema delle sillabe accentate è 5+4:4+5. Un altro chiasmo lo troviamo in Sal.83:1:
O Dio,
non restare in silenzio!
Non tacere, non rimanere inerte,
o Dio!
Un altro esempio lo troviamo nel Salmo 51:1 e Mat.7:6.
Unger descrive un tipo di parallelismo a gradini nel quale la seconda linea riprende e conduce più avanti una parte della prima linea (come ad esempio nel Salmo 139:5-7). Ma questo parallelismo è molto simile a quello climatico (climax indica appunto apice, vertice, sommità di una scala a gradini).
* * * * * * * * * * * *
Finora abbiamo citato esempi di parallelismo completo, in cui ogni unità di pensiero in uno stico ha la sua controparte nell’altro stico e gli stichi paralleli hanno lo stesso numero di sillabe accentate. Dobbiamo però tener conto anche del parallelismo incompleto, in cui, ad esempio, una delle unità di pensiero non ha controparte nell’altro stico. Si prenda ad esempio Salmo 1:5:
Perciò gli empi non reggeranno nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
Il verbo «non reggeranno» nel primo stico non ha controparte nel secondo stico (il quale non contiene verbo). Tuttavia il numero delle sillabe accentate rimane pari in quanto «giudizio» (con una sillaba accentata) nel primo stico è controbilanciata da «assemblea dei giusti» (con due sillabe accentate) nel secondo stico. Nello stesso modo in Isaia 1:3a:
Il bue riconosce il suo proprietario
e l’asino la mangiatoia del suo padrone
non vi è nulla nello stico 2 che corrisponda a «riconosce» dello stico 1, ma in compenso vi sono due sillabe accentate, «la mangiatoia del suo padrone», nel secondo, mentre nel primo ve n’è solo una, «il suo proprietario». Questo fenomeno, chiamato da Gray «parallelismo incompleto con compenso», è molto comune nella poesia biblica. A volte il parallelismo è così incompleto che non resta altro che il compenso (di una nuova idea), ed allora abbiamo ciò che Lowth chiama «parallelismo sintetico» e Gray, meno esattamente, «parallelismo formale». A dire il vero, non si tratta affatto di parallelismo; vi è solo il ritmo musicale, ma non il ritmo del pensiero. Un esempio ne è il Salmo 27:6a:
E ora il mio capo s’innalzerà
sui miei nemici che mi accerchiano
Abbiamo qui tre sillabe accentate in ciascun stico, ma nessun parallelismo quanto al senso. Il parallelismo si può trovare soltanto in uno o due elementi:
I giorni / dell’uomo / sono come l’erba;
egli fiorisce / come / il fiore dei campi
(Sal.103:15)
Solo il terzo elemento della prima riga e il secondo della seconda sono in corrispondenza, creando una simmetria che attira l’attenzione sugli elementi diversi.
Altre volte quando il parallelismo è incompleto non vi è compenso, e così abbiamo stichi di grandezza disuguale, che possono essere ordinati secondo schemi regolati. Uno di tali schemi corrisponde più o meno al nostro metro, in cui abbiamo alternativamente degli stichi di quattro e tre battute. Un buon esempio di questo schema 4+3 nell’Antico Testamento è Ger.4:23-26:
Guardai la terra, ed ecco era senza forma e vuota;
i cieli, ed erano senza luce.
Guardai i monti, ed ecco tremavano,
e tutti i colli ondeggiavano.
Guardai, ed ecco non c’era uomo
e tutti gli uccelli del cielo erano fuggiti
Guardai, ed ecco la terra fertile era un deserto,
e tutte le sue città erano scrollate davanti all’Eterno
Tuttavia una forma più comune di «parallelismo incompleto senza compenso» è lo schema 3+2, o metro anapestico (l’anapesto è un verso che ha i seguenti piedi o sillabe: breve-breve-lungo). Questo schema è stato chiamato qinah o «metro del lamento» da quando Karl Budde lo individò nel libro delle Lamentazioni.
Come mai / siede / solitaria
la città / gremita di popolo?
(Lam.1:1)
Io sono l’uomo / che ha visto / l’afflizione
sotto la verga / del suo furore
(Lam.3:1)
Ma questo ritmo può esprimere anche la gioia:
L’Eterno / è la mia luce / e la mia salvezza
di chi / temerò?
L’Eterno / è la roccaforte / della mia vita
di chi / avrò paura?
* * * * * * * * * * * *
Una forma di parallelismo che non abbiamo ancora menzionato è quello chiamato parallelismo graduale o crescente; esso si trova «dove un membro (o parte di un membro) in un verso è ripetuto nel secondo e diviene a sua volta il punto di partenza per un ulteriore passo avanti» (T. H. Robinson, The Poetry of the Old Testament, 1947, p. 23). Un buon esempio lo troviamo nel Salmo 29, dove il crescendo è prodotto dall’espressione «Date all’Eterno»; un altro esempio è costituito dal Salmo 92:9:
Poiché ecco, i tuoi nemici, o Eterno,
poiché ecco, i tuoi nemici periranno
e tutti gli operatori d’iniquità saranno dispersi
il quale è particolarmente interessante non solo come esempio di parallelismo graduale, ma anche perché lo schema prende la forma di un tristico e non di un distico. Lo schema ritmico è 3:3:3. Troviamo un altro tristico nel Salmo 24:7-10:
O porte, alzate i vostri capi;
e voi, porte eterne, alzatevi,
e il Re di gloria entrerà
Nel passo completo abbiamo qui una serie di quattro tristici che formano due brevi strofe [Una strofa è l’insieme di più versi connessi tra loro].
Un altro esempio (Sal.93:3):
I fiumi hanno elevato, o Eterno,
i fiumi hanno elevato la loro voce;
i fiumi hanno elevato le loro onde fragorose
La presenza di strofe nella poesia biblica è stata molto discussa e certamente un ordine strofico può essere qui e lì individuato, ma sicuramente non è un elemento essenziale. Un ritornello più volte ripetuto costituisce una prova dell’esistenza di un ordine strofico. Troviamo un tale ritornello nel Salmi 42 e 43 (che probabilmente formavano un solo Salmo; cfr. 42:5,11; 43:5), che mostra che le strofe terminano rispettivamente ai versetti 5 e 11 del Salmo 42 ed al versetto 5 del Salmo 43. Un altro esempio è l’oracolo in Isaia 9:8-10:4 (con Isaia 5:25 ss.), con il suo ritornello: «Malgrado tutto ciò la sua ira non si calma e la sua mano rimane distesa». Il Salmo 46 si compone di tre gruppi di quattro versi ciascuno; ad ogni gruppo segue una pausa (Sela) e ciascuno dei due ultimi termina con un ritornello (vedi vv.7,11).
Troviamo l’ordine strofico anche negli schemi acrostici che a volte ricorrono nella poesia biblica; così in modo puramente formale il Salmo 119 consiste inevitabilmente di ventidue strofe di otto distici ciascuno. Il libro delle Lamentazioni è composto in maniera analoga.
La poesia usa anche le seguenti figure letterarie: la parabola (similitudine), la metafora (allegoria), il simbolo e l’iperbole. La poesia fa anche uso di mezzi stilistico-letterari quali l’enigma, la massima numerica (cfr. Prov.30:15,16; 30:18,19; 30:29-31) e l’acrostico alfabetico; quando si tratta di quest’ultimo, ogni verso o gruppo di versi (strofa) comincia con un’altra lettera dell’alfabeto ebraico. I seguenti testi dell’A.T. formano un acrostico alfabetico: Salmi 9; 10; 25; 34; 37; 111; 112; 119; 145; Prov.31:10-31; Nahum 1:2-8; Lamentazioni 1-4.
I parallelismi non si limitano ai testi poetici della Bibbia. Esempi: Mat.5:39-41; 6:24; 7:7,8; Mar.2:21,22; Luca 16:10.
Parallelismi extra-biblici
Molti critici del secolo diciannovesimo supposero che gli Ebrei siano stati incapaci di coltivare la poesia innica, lirica e didattica sino ad un periodo assai tardivo, quando stettero sotto l’influsso di popoli circonvicini più evoluti. I rappresentanti più radicali non solo negarono l’autenticità davidica dei Salmi, ma giunsero persino a negarne la composizione prima del periodo esilico. Essi non hanno esitato ad assegnare un buon numero di Salmi al periodo dei Maccabei (circa 160 a.C.). Lo stesso si dica per tutti gli altri libri poetici: Giobbe, Proverbi, Ecclesiaste e Cantico dei Cantici che essi ritennero di composizione post-esilica.
Nel secolo ventesimo, la scoperta di un numero sempre più crescente di inni accadici o egizi ha chiaramente dimostrato che questo genere letterario era in auge presso i popoli confinanti degli Ebrei già dal secondo millennio a.C. Ancora più recentemente si è aggiunta la poesia ugaritica composta in una lingua Cananea assai affine a quella ebraica e che data del quindicesimo secolo a.C. Perciò anche i critici concedono ora la possibilità che gli elementi poetici più antichi possano risalire al tempo di Davide e forse ancora prima. Il cumulo sempre più crescente di poesia didattica e religiosa da parte di ogni popolo con cui Israele ebbe contatto prima dell’esilio rende impossibile la tesi della composizione postesilica di questi libri, a meno di non ritenere gli Ebrei dei ritardati culturali di fronte ai loro vicini.
Il Sal.92:9 si rassomiglia molto quanto alla forma ad un passo dell’epica di Baal scoperta tra le tavolette di Ras Shamra (C. H. Gordon, Ugaritic Handbook, Testo 68, linea 8 ss.):
Ecco i tuoi nemici, o Baal,
ecco i tuoi nemici ucciderai,
ecco distruggerai i tuoi nemici
La decifrazione e lo studio dei documenti di Ras Shamra (che risalgono al 1400 a.C.) hanno gettato molta luce sulle circostanze dell’antica poesia semitica. Tra l’altro questi documenti hanno completamente confutato la teoria di Gunkel, secondo cui i passi poetici più lunghi della Bibbia sarebbero relativamente recenti, poiché (com’egli pensava) venne prima il periodo delle ballate che fu notevolmente lungo. L’epica di Baal scoperta a Ras Shamra, ad esempio, non aveva meno di 5000 versi. Generalmente si è d’accordo nell’affermare che il cantico di Debora (Giudici 5) è contemporaneo agli eventi ch’esso celebra, ma ora, alla luce delle scoperte di Ras Shamra, chiunque è onesto deve ammettere che anche altri passi poetici che la Bibbia fa risalire a tempi molto antichi, appartengono al periodo in cui la Bibbia li colloca.
Tra gli altri punti di contatto tra la poesia biblica e quella extra-biblica dovremmo notare in particolare le numerose rassomiglianze tra il Salmo 104 e l’Inno di Aton del re egiziano Akhnaton (circa 1377-1360 a.C.). Però assieme a queste ed altre somiglianze dobbiamo notare anche le divergenze; il marchio del monoteismo di Israele conferisce una fondamentale unicità religiosa a tutta la poesia (come a tutta la prosa) dell’Antico Testamento.
Testo ed esegesi
Molti studiosi del secolo diciannovesimo e dei primordi del secolo ventesimo hanno supposto che nella loro forma originaria ciascun testo poetico deve aver seguito determinati schemi sistematici e documentabili. Avendo stabilito lo schema dominante per ciascun brano, i teorici della metrica giunsero ad emendare il testo delle parti poetiche dell’Antico Testamento ogni qualvolta esso non si accordava con il ritmo da loro scoperto. Questo è un criterio per la ricostruzione del testo originale che dovrebbe essere usato con grande cautela. Si può tuttavia concedere che dove abbiamo un acrostico alfabetico quasi completo, possiamo ragionevolmente supporre che esso originariamente era completo, ma ciò non garantisce che un emendamento particolare con lo scopo di ricostruire l’intero acrostico sia quello giusto. Quanto a ricostruire il testo originale tenendo conto del numero delle sillabe accentate negli stichi di un passo poetico, abbiamo dato sopra un esempio di questo procedimento citando Ger.4:23-26. Le ultime parole del passo, così come le abbiamo nel testo («a motivo dell’ardente sua ira») sono state omesse dalla nostra citazione perché esse non quadrano con lo schema metrico 4+3 e sono state considerate come se fossero un’aggiunta in prosa.
Con la scoperta e la valutazione delle tavolette di Ras Shamra, si è mostrato l’inattendibilità della metrica. G. D. Young nel suo articolo Semitic Metrics and the Ugaritic Evidence (in «The Bible Today» Febbraio 1949, pp. 150-155), giunge alla conclusione seguente: «In nessuno di questi aspetti si può trovare uno schema definito nella poesia ugaritica. La ripetizione richiesta per l’espressione poetica non sta né negli accenti né nelle sillabe, ma semplicemente in una assai bella ripetizione di idee in forma parallela… L’idea che la metrica si trovi in questa poesia, è secondo il nostro pensiero una illusione sorta dall’esistenza del parallelismo e della morfologia semitica. Una poesia il cui punto fondamentale è il parallelismo deve necessariamente essere accompagnata da linee che approssimativamente hanno una lunghezza simile; una poesia scritta in una lingua nella quale ogni espressione può essere manifestata in due o tre parole, deve naturalmente dare l’impressione di linee la cui lunghezza metrica è uniforme… I fatti però mostrano la completa assenza di schemi ad ogni livello sopra notato». L’assenza fondamentale di ogni metrica era già stata riconosciuta molto tempo fa da Franz Delitsch nel suo Commentary on Psalms, nel quale così scriveva: «L’antica poesia ebraica non presenta alcun ritmo né alcuna metrica (unità ritmica); fu solo a partire dal settimo secolo dopo Cristo che la poesia ebraica adottò l’uno e l’altro» (p. 28). Un forte senso del ritmo fa sì che la poesia produca versi contenenti lo stesso numero di parole o almeno d’accenti tonici. Il verso ed il senso terminano insieme, tranne casi eccezionali.
Possiamo concludere che la poesia ebraica è molto diversa dalla nostra. Essa non segue le basi del ritmo o la metrica. Dipende, invece, dal parallelismo – dove il secondo verso è l’eco del primo – per la sua forza comunicativa. Il parallelismo della poesia ebraica è anche evidente quando la poesia è tradotta in un’altra lingua. In tal modo possiamo leggere e capire l’enfasi dell’autore.
D’altra parte la conoscenza delle forme fondamentali della poesia biblica, particolarmente del parallelismo, contribuisce notevolmente all’esatta interpretazione del testo. Ad esempio, eviteremo di pensare che lo scrittore stia facendo due asserzioni diverse, mentre in realtà egli dice la stessa cosa due volte. Inoltre, quando una linea di un verso è difficile da comprendere, l’altra linea aiuterà a chiarirla per mezzo del parallelismo del pensiero. Anche quando il significato di un verso è chiaro, la forza del parallelismo poetico comunicherà il messaggio delle Scritture in un modo dinamico.
Per esempio:
Ada / e Tsillah / ascoltate / la mia voce;
mogli / di Lamek, / fate attenzione / alle mie parole!
ho ucciso un uomo perché mi ha ferito,
e un giovane per avermi causato una lividura
(Gen.4:23)
Lamek non ha ucciso due persone, ma una sola (cfr. il metro 4:4 nella prima parte).
La conoscenza di questo parallelismo (sinonimico) permette di afferrare il significato di certi passi ambigui, per esempio Sal.22:20
Libera la mia vita dalla spada,
l’unica mia dalla zampa del cane
L’unica è la vita del salmista, la sua unica vita.
Questo ha permesso di comprendere il senso di certe parole ebraiche che compaiono solo una volta nella Bibbia. Allo stesso modo, il significato di un tema può essere meglio definito se si considera ciò con cui l’autore lo sostituisce nelle righe parallele. Così, in Prov.1:20-33, la Sapienza che parla è messa in parallelo alla conoscenza e al timore del Signore (v.29); la sapienza di cui si parla non ha dunque nulla in comune con la sapienza greca; è la conoscenza di Dio e delle Sue leggi che conducono ad una vita di ubbidienza.