THEOTOKOS OVVERO LA MADRE DI DIO – (IL CONCILIO DI EFESO)
THEOTOKOS OVVERO LA MADRE DI DIO – (IL CONCILIO DI EFESO)
DI ALESSIO VARISCO
SGUARDO DI MARIA, MADRE DI GESÙ, SUL MONDO
Maria è la la Madre di Dio. Per noi cattolici è la Beata Vergine Maria, è la madre di Gesù: il Cristo-uomo che l’opera dello Spirito Santo ha unito ipostaticamente –nella duplicità della natura e unicità della persona– al Verbo eterno di Dio. Per questo motivo il Concilio di Efeso le ha attribuito il rango « Genitrice di Dio » dichiarandola, a livello dogmatico, dal punto di vista teologico, la Theotókos ossia la « Madre di Dio ».
Dal punto di vista storico Maria risulta quindi la “Madre di Dio”, la Theotókos. In seno alla Chiesa, attorno a questa definizione, si infiammò una delle più pesanti e accorata disputa che si risolse col Concilio di Efeso nel 431. Il nome di Efeso fa riecheggiare alla mente «grande è Diana Efesia!» grido che leggiamo negli Atti degli Apostoli. Sorgeva, infatti, in Efeso un magnifico tempio, chiamato Artemision, offerto a Diana. Un luogo di culto che specchiava le sue cento colonne di marmo e di porfido, alte venti metri, col simulacro della dea d’avorio e d’oro nell’acque del mare antistante. Efeso era una delle sette meraviglie del mondo. La città si era guadagnata un’enorme fama ed era mèta d’innumerevoli pellegrinaggi; ciò diede modo ad alcuni artigiani, gli orefici, a larghi guadagni e comportò un aumento di capitali rendendo la città molto ricca e sontuosa, sfavillante agli occhi del visitatore. Gli orafi accrescevano sempre più le loro ricchezze commercializzando delle riproduzioni, in piccolo, dell’enorme tempio, oltre a statue di Diana e medaglioni rappresentanti l’effigie della dea in gran numero. San Paolo, Saulo di Tarso ex pubblicano, arrivò, alle parti inferiori di quelle colonne lisciate, un uomo dall’aspetto piccolo –miserabilmente povero e sproporzionato rispetto la maestosità sontuosa del luogo- e cominciò a parlare alla gente E il tempio parve tremare quando iniziò a proferire parola, sembrò crollare quella meschina patina di perbenismo. Ecco che Demetrio, uno degli orafi, mise insieme gli artigiani della città, in una specie di comizio sindacale, accendendoli contro l’uomo che aveva l’audacia di dir male della Diana. Come un tuono si alzò la voce dei convenuti che cercavano di zittire, soffocando col chiasso e le grida, la predicazione dell’Apostolo. Il loro motto gridato era « Grande è Diana Efesia! ».
Il Concilio di Efeso Dopo neppure trecent’anni, di fianco al tempio andato in rovina s’innalzava una stupenda Basilica, dedicata alla Madonna. In questo tempio mariano si riunirono i Padri della Chiesa, per stabilire se Maria dovesse essere indicata col titolo di: “Theotókos” o semplicemente “Christotókos”. Scopo dell’audizione conciliare stabilire se Maria era la Madre di Dio o la Madre di Cristo. In modo inconsapevole noi oggi ripetiamo le parole “Maria”, “Vergine” o « Madre di Dio » non pensando -quasi mai- a quel che comportò quest’attributo mariano. Inoltre in pochi ricordano che tutti gli altri dogmi riguardanti la Madonna derivino proprio da lì, dall’essere Vergine e Madre di Dio. Purtroppo in Efeso si scontrarono -sotto l’efficace arbitrato della Chiesa di Roma- due fazioni contrapposte: quella appartenete alla Chiesa d’Alessandria -condotta da San Cirillo- e quella della Chiesa di Costantinopoli -capitanata dal grande Nestorio-. Con una “bizantina sottigliezza” Nestorio inseguiva la tendenza, tutta orientale, di fare di Gesù qualche cosa di sovrastante, più alto, e di scollato dall’umanità. Secondo lui non era possibile -e secondo molti altri teologi orientali, che vi fosse « una sola persona » costituita di due nature: divina e umana. Stando a quest’assunto Dio sarebbe sempre rimasto -in qualche modo- distaccato dall’uomo. E che quindi dalla Vergine Maria non sarebbe nato il Dio bensì l’uomo. La tesi nestoriana appare un’eresia essenzialmente cristologia. Nestorio fa derivare inevitabilmente l’eresia mariana, tanto è vero che ogni errore compiuto sul Cristo si riflette –per contro ed in misura diretta- sulla Madre, e dicasi, oltremodo per inversione, pure il contrario. Eppure, va detto, ad onor del vero l’errore di Nestorio era provvisto di tutte le esteriorità della assennatezza, e che esclusivamente chi comprendeva l’importanza teologica della dottrina cattolica -sostenente la natura divina e la natura umana in una sola persona- era in grado, in quel momento, di vedere in anticipo e quantificare tutte le disastrose conseguenze di quell’errore minutissimo. Il Vescovo d’Alessandria, San Cirillo, si erse contro il Vescovo di Costantinopoli, Nestorio. Questo comportò uno spaccamento verso la Capitale dell’Impero d’Oriente e numerosi seguaci nestoriani. Nestorio pareva dovesse avere il sopravvento, fra i due antagonisti, tanto la sua magniloquenza era suasiva e convincente. Nestorio era il favorito e sembrava la sua linea fosse “travolgente”. Giovò forse quel suo aspetto di conventuale ieraticità, il suo tono intenso e caldo certamente persuasivo. Basti pensare che l’Imperatore Teodosio il Grande posava le sue aspettative su di lui perché era capace di suaderlo. Sant’Agostino, il grande Vescovo di Ippona, filosofo, era morto ormai da un anno. Chi era capace di tener testa a colui che possedeva il titolo di « incendiario »? E San Cirillo d’Alessandria non si fiaccò: «Noi, per la fede di Cristo – disse – siamo pronti a soffrire tutto: prigione, catene, decesso». Rivolse un appellò a Roma e Celestino I affidò a lui la preservazione della dottrina cattolica: «l’autorità della nostra Sede vi è detta». Fu l’Imperatore, Teodosio, a convocare il Concilio. Si scelse la città che era già di Diana ed ora di Maria; quivi giunsero -da ciascuna parte della Cristianità- i Padri della Chiesa. In realtà l’imperatore Teodosio aveva promosso il Concilio tranquillo della vincita del suo Vescovo. Nestorio già assaporava il gusto della buona riuscita. Alla fine del Concilio, nella grande chiesa efesina, sarebbe certamente rimbombato il grido -tuttavia non oltraggioso né indegno- di Christotókos. E invece, altissimo si portò in alto, approvato da tutti, quello di Theotókos, Madre di Dio. E San Cirillo d’Alessandria godette del titolo d’«invincibile difensore della divina maternità della Vergine». Quando pervennero ad Efeso i due Legati di Roma, non ebbero che da confermare il Decreto del Concilio. Il titolo di ‘Madre di Dio’, da quel giorno, riconobbe alla Vergine il più importante degli onori e il più alto dei vanti. Tutte le generazioni, da quel momento la chiamarono “Madre di Dio”. Maria era divenuta: Madre di Dio ed ora Madre della Chiesa. La Beata Vergine aveva partecipato alla nascita della divinità del Fondatore della Chiesa -sposa del Cristo- e diveniva la Madre dell’Umanità e della Chiesa stessa. Maria era la “Madre di tutti i redenti”. Nella illustrazione a lato possiamo notare la dicitura « Sancta Trinitas unus Deus »: è qui miniata la ‘Litania lauretana’ in cui Maria è esaltata quale « Madre di Dio ». Nell’ottica della supplica alla Vergine di Loreto si trova un riferimento dogmatico importantissimo –comunicato per tramite dell’orazione dai fedeli recitanti-: Maria sarebbe « la più vicina alla Trinità » ["B proxima primae (litterae, A)"]. Inoltre la Beata Vergine sarebbe -per noi cattolici- la »Sancta Dei Genitrix » ed anche qui l’ausilio iconico ci aiuta ad addentrarci nei meandri di un Mistero grandioso. Inoltre nell’illustrazione di quest’altra ‘Litania’ si ricorda l’evento della nascita di Gesù, “Figlio di Dio”. Maria è divenuta: la Madre di tutti i Santi, la Madre di tutte le Grazie, secondo la convinzione che attende ancora la sua solenne definizione,
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali».
[A. Dante, Paradiso. XXXIII, 13-15]
da secoli poeticamente Dante, aveva espresso nella « preghiera di San Bernardo ».
Titolo mariano per antonomasia … dal punto di vista teologico Maria è la “Madre di Dio” e questo titolo –oltre ad essere una definizione misteriologica che attiene la teologia mariana- è anche il titolo primo e principale. «Nel Vangelo Maria è presentata come la « madre di Gesù ». Gesù è il Cristo, il Messia, un uomo che l’opera dello Spirito Santo ha unito ipostaticamente – duplicità della natura e unicità della persona – al Verbo eterno di Dio. Per questo al Concilio di Efeso, nel 431, Maria fu dichiarata Theotókos, « Madre di Dio », « Genitrice di Dio». [Tullio Faustino Ossanna, "L’Ave Maria – Storia, contenuti, problemi", ‘Edizioni San Paolo’, pp. 78-79]. Il dogma della divina Maternità di Maria è presentatato in modo accessibile nel volumetto di padre Osanna in cui risulta ben argomentata –brevemente- la riflessione biblico-teologica. Bisogna puntualizzare che Maria non può essere intesa come la madre della divinità, né tantomeno madre della Trinità. Maria è la Madre di Gesù, cioè del Verbo eterno del Padre in Lei incarnatosi. Ecco che Maria risulta la collaboratrice del Padre che per mezzo dello Spirito Santo ha reso possibile l’Incarnazione dell’Unigenito. Di qui si spiegherebbe Maria l’intima e particolare relazione che Essa ha in relazione alla Trinità; Maria acquista ogni grado più elevato nella Chiesa in ragione anche di ciò. È Maria il “ponte” fra l’umanità di peccatori redenta in Cristo –per mezzo suo che ha schiacciato le sorti riscattando la progenie di Eva- e quella Divinità che in Lei ha albergato. Maria è perciò “avvocata nostra”… Myriam è Colei che è stata scelta per collaborare all’Incarnazione del Figlio di Dio –è la Madre- e perciò la chiamiamo col nome di « Madre di Dio » perché Gesù-Dio è nato da lei: « nato da donna » [Gal 4, 4]. Maria è madre nel senso più fisico, psicologico e spirituale: sa di contribuire con Dio offrendo il suo assenso libero e dando alla luce nell’amore il Verbo che è l’Amore. Maria non si presenta unicamente come la « genitrice », Essa è la madre che esercita la sua funzione, la sua posizione od il suo ruolo verso Dio e l’umanità in Lei redenta, la sua mandato materno –una vera missione- verso il Figlio si realizza mettendosi –in Lei preservata da ogni traccia di male- totalmente a disposizione del Padre in modo silenzioso e umile. Maria è la madre che vive per il figlio -con l’ansia-, nella compartecipazione alla missione di Lui fino alla morte e anche dopo la morte: Donna dell’Attesa, del venerdì e del Sabato Santo.
Maria è Colei che anche oggi è accanto a Lui nella gloria in Cielo presso il Padre. Da tutto ciò deriva la sua grandezza e anche la sua forza: ha i suoi diritti materni d’essere amata, onorata, ascoltata; è motivo per noi di fiducia. Maria è stata scelta anche per essere collaboratrice nella missione di salvezza di Gesù, che dalla Croce la volle madre dell’umanità: « Donna, eccoil tuo figlio! […] Ecco tua madre! » [Gv 19, 26-27]. Alla Madre di Dio la Chiesa – che l’ha proclamata anche sua madre: « Madre della Chiesa » – va per conoscere Cristo, contando su di lei per essere portatrice di Salvezza ».
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