L’OPERA RICONCILIATRICE DI CRISTO SECONDO SAN PAOLO

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L’OPERA RICONCILIATRICE DI CRISTO SECONDO SAN PAOLO

INTRODUZIONE
La storia della salvezza come quella dell’umanità e di ogni uomo è fatta di cadute e di rialzi, di fedeltà e d’infedeltà a Dio. L’argomento che tratteremo è l’opera della riconciliazione di Cristo secondo le epistole di San Paolo. È ad un esercizio teologico sul fronte dell’esegesi che ci consegneremo. Con questo lavoro vogliamo comprendere come San Paolo spiega il ruolo di Cristo nel ristabilimento della relazione tra l’uomo e Dio. Infatti, parlare della riconciliazione suppone che all’inizio ci sia stato rottura di relazione. Innanzitutto ci chiederemo in che ha consistito questa rottura. Quale è la sua causa e quali sono le sue conseguenze? Dopo avere risposto a quest’interrogazioni vedremo in che è consistita la riconciliazione del Cristo nella storia della salvezza e ciò che essa significa per noi oggi, secondo l’apostolo Paolo.

1. LA ROTTURA DELL’UOMO CON DIO.
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio » (Rm 3, 23). questa frase esprime la causa di un bisogno di riconciliazione. Abbiamo da un lato, il peccatore o l’umanità con il suo peccato e dall’altro, Dio che priva quest’umanità della sua grazia a causa del peccato. Il peccato è allora la causa della rottura. 
1.1. Il peccato, causa di rottura dell’uomo con Dio.
Secondo Mgr Ndongmo, per Paolo, si tratta di due tipi di peccato: prima, il peccato originale causato dalla disobbedienza di Adamo a Dio che fa che ogni uomo nasca privato di grazia, con una natura propensa al male e portante in lui le ferite di questo peccato. « la colpa di un solo ha avuto per conseguenza la morte di molto… » « (Rm 5,.15). » « , il peccato è entrato nel mondo da uno solo uomo, Adamo. E il peccato ha potato con sé la morte. Di conseguenza la morte passa su tutti gli uomini perché tutti hanno peccato « (Rm 5, 12). » Il peccato designa
in seguito in Paolo, il peccato attuale che proviene dall’antagonismo tra la legge e le tendenze egoiste della carne (Cf Rm 7.7-8)1.
 1.2. – conseguenze del peccato.
Il peccato ha delle ripercussioni nocive non soltanto su Dio che viene offeso, ma anche e soprattutto sul peccatore stesso. 
1.1.2.- Le conseguenze del peccato su Dio.
Il peccato ha attizzato la rabbia di Dio (Rm 1, 18). Dio ha abbandonato il peccatore alle passioni del suo cuore che lo portano a delle pratiche che lo deteriorano, in modo che degrada il suo corpo (Rm 1, 24). Conoscendo la sentenza che Dio dichiara suscettibile di morte il peccatore, l’empio continua ad agire male, non soltanto egli commette cattive azioni, ma anche approva coloro che le commettono (Rm 1, 23). E per questo che Dio lo priva della sua grazia (Rm 3, 2b).
1.2.2- Le conseguenze del peccato sull’uomo.
Con il peccato l’uomo si pone come nemico di Dio e dei suoi simili. Infrange congiuntamente il doppio comandamento di Cristo: « amerai il Signore tuo Dio di tutto il cuore, di tutta l’anima e di tutta tua forza… amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12, 30-31). Con il peccato, l’uomo diviene idolatre (Rm 1, 23), bestemmiatore, empio (1 Tm 1,
9), profanatore (2 Tm 3, 2), fiero, arrogante, fanfarone (Rm 1, 30). Tuttavia, le conseguenze del peccato d’uomo non ricadono soltanto sulla sua relazione con Dio, ma anche sulle sue relazioni con lui stesso e con i suoi simili. Il peccato rende l’uomo impudico (1 Cor.5, 9-11), adultero, dissoluto, perverso o omosessuale (1 Cor. 6,9) cupide, avaro, disoneste (1 Cor. 6.10) disobbedente ai genitori (2 Tm 3,2), parricida, matricida (1 Tm 1, 9), spietato, irato, maldicente, pettegolo, insolente, egoista, ingrato, trafficante d’uomo, incapace di amare… (Rm 1, 30). Così, il peccato dell’uomo comporta delle conseguenze sotto duplice aspetto: anzitutto, attizza la rabbia di Dio e lo porta a privare
il peccatore della sua grazia, in seguito, deteriora l’uomo opponendolo a Dio ed i suoi simili. Infatti, richiede il ristabilimento dei legami tra l’uomo e Dio da un lato, l’uomo ed i suoi simili dall’altro: La riconciliazione portata da Cristo. Quale è il procedimento di questa riconciliazione secondo San Paolo ? Tale sarà l’oggetto della seconda parte.

2. L’OPERA RICONCILIATRICE DI CRISTO.
Questa opera per San Paolo è progressiva e passa attraverso tre tappe. Infatti, Dio agisce come un pedagogo. Si parla dell’economia di Dio nella storia della salvezza. Le tre tappe sono: la decisione di Dio, l’incarnazione di Cristo ed infine la sua morte ed la sua risurrezione.
 2.1- La decisione di Dio.
È Dio che affida l’opera della riconciliazione a Cristo. « …Ma, quando fu giunto il tempo stabilito, Dio mandò suo figlio… » « (Gal 4,4). Allora è a partire da un piano stabilito da Dio, maturato dal suo amore e dalla sua misericordia (Tt 3,4-5), che Dio decide di mandare Cristo a riconciliare il mondo con lui. « (Il Padre del nostro signore Gesù) ci ha fatto
conoscere il segreto progetto della sua volontà, quella che fin dal principio generosamente aveva deciso di realizzare per mezzo di Cristo. » (Eph.1, 9-10). Questa intenzione è di riportare l’umanità decaduta a Dio in previsione della riconciliazione. 
2.2. – l’incarnazione del Cristo: prima tappa della riconciliazione. Per portare l’umanità decaduta a Dio per la riconciliazione, c’è stato bisogno che Cristo facesse una strada che i teologi chiamano la « kenosi ». Si tratta dell’abbassamento di Cristo o della rinuncia alle sue prerogative divine. Anzi tutto, di condizione divino come è
stato da allora sempre, Cristo si è annientato (Ph.2,6) prendendo la carne dell’uomo peccatore. « Dio mandò i suo figlio in una condizione simile a quella della nostra di uomini peccatori… » (Rm 8,3). “E nato da una donna, e fu sottoposto alla legge per liberare quelli che erano sotto la legge e farci figli di Dio… » « (Gal.4.4-5). Non soltanto Cristo ha preso la condizione di peccatore, ma anche, si umiliò prendendo la condizione dello schiavo, » obbedendo fino alla morte e la morte della croce « (Eph 2, 7-8). Con l’incarnazione, Cristo riveste una doppia natura: la natura umana e la natura divina, con le quali serve di ravvicinamento tra Dio e  3 l’uomo. È l’inizio dell’opera riconciliatrice di Dio. Il Verbo di Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse figlio di Dio, dirà sant’Ireneo di Lione. Occorreva infatti che il mediatore di Dio e degli uomini, con la sua affinità con le due parti, le riportasse nell’amicizia e l’armonia… infatti, come potremmo noi, partecipare alla figliolanza adottiva, se non avessimo ricevuto la comunione con lui, mediante il figlio suo? Se il suo Verbo non fosse entrato in comunione con noi, diventando carne? Per questo appunto passò attraverso tutte le età restituendo a tutti, la comunione con Dio2
2.3- Morte e risurrezione di Cristo, opera propriamente detta della riconciliazione. In molte religioni, la riconciliazione tra la divinità e gli uomini è realizzata attraverso un atto sacrificale. Si offre una vittima per ottenere il perdono di Dio o delle divinità nel caso del politeismo. La colpa merita la morte del peccatore, si supplica dunque le divinità di
prendere gli animali al posto del fautore. Nella religione ebraica, sono gli agnelli che erano offerti in olocausto. Cristo si è offerto in olocausto come l’agnello, la vittima, per espiare il peccato dell’umanità e l’ha riscattata dalla maledizione che pesava su di lei. « Dio ha voluto essere pienamente presente in lui ( Cristo), e per mezzo di lui ha voluto fare amicizia con tutte le cose quelle della terra e con quelle del cielo; per mezzo della sua morte sulla croce
Dio ha fatto pace con tutto ». (Col 1,19-20). Risulta qui che l’opera di Cristo era di riconciliare tutti gli esseri con Dio, mediante il suo sangue versato sulla croce. La morte e la risurrezione di Cristo hanno dunque una portata non soltanto umana, ma anche cosmica. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti
è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza 21di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio « Rm 8, 19-21.  Per la sua doppia natura, Cristo l’abbiamo detto, ha iniziato la riconciliazione. La completa pagando con il sangue della sua croce, il debito che pesava sull’umanità in particolare e l’universo in generale e gli impediva di fare la pace con Dio. 
 2.3.1-Senso della morte e della risurrezione del Cristo secondo San Paolo  « Noi crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù , Nostro Signore, il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. »Rm 4, 24-25. Per Paolo, Cristo è morto per i nostri peccati. Nella sua passione e la sua morte, erano
le nostre sofferenze che sopportava. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede. »Gal 3, 13-14. » La morte di Cristo non servirebbe a nulla se fosse restato nella tomba.  » “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli. « 1 Cor. 15, 4-5. » La morte del Cristo è diventata salutare per noi. La croce si è trasformata dunque in oggetto di salvezza e ha cessato di essere oggetto di maledizione, poiché ha condotto alla risurrezione. Poiché il primo Adam ha introdotto la morte nel mondo con il suo peccato è stato necessario che Cristo,    » Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. »Rm 6, 5-11. » 
2.3.2- Gratuità dell’opera riconciliatrice di Cristo.
Ci si potrebbe chiedere per quale vantaggio Dio ha fatto soffrire il suo figlio per noi peccatori. Per Paolo, è per pura bontà che Dio ha mandato il suo figlio e che ha sofferto per riconciliarci con lui e tra noi peccatori. Siamo stati giustificati o meglio riconciliati con Dio, non in virtù di qualunque opera buona che abbiamo potuto compiere, neppure la pratica della legge, ma gratuitamente. Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna…. » (Tt 3.4-5) L’opera della riconciliazione di Cristo è come dice Mgr Ndongmo, un atto di
clemenza, di perdono immeritato che Dio accorda gratuitamente all’uomo peccatore3 Eravamo ancora peccatori ed attendevamo con pazienza la nostra condanna, quando Cristo ha fatto improvvisamente questa grazia di riscattarci:
Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Rm 5, 6-8).
 Dinanzi a tale opera grandiosa, quale deve essere il nostro atteggiamento? Cosa ci consiglia Paolo?
 2.3.3- Il nostro atteggiamento all’opera riconciliatrice di Cristo secondo Paolo.  » Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. « (Rm 6,4). La coscienza che siamo morti e resuscitati in Cristo con il battesimo, deve stimolarci a condurre una nuova vita. Questa vita consiste a non vivere più sotto l’influenza del peccato per attizzare la rabbia di Dio.
Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. (Col 3, 5-10). La vita nuova non consiste soltanto nel respingere il peccato ma anche nell’avere le stesse disposizioni di Cristo. Si tratta di:  – Restare allegri e di indirizzare preghiere a Dio incessantemente (1 Th 5, 16-17). Attraverso, la preghiera, lo Spirito di Gesù prega in noi e per noi e produce in noi le
sensazioni di Gesù (Ph 2, 5-6)  – Offrire sempre un culto spirituale a Dio ed evitare il conformismo al mondo
presente: Vi esorto dunque, fratelli miei, con la misericordia di Dio, ad offrire le vostre persone in ostia viva, santa, piacevole a Dio: È il culto spiritoso che dovete rendere. E non modellatevi sul mondo presente, ma che il rinnovo del vostro giudizio vi trasformi e vi faccia distinguere quale è la volontà di Dio, cosa che è buono, cosa che gli soddisfa, cosa che è perfetta. (Rm 12, 1-2).  – Vivere un amore di Dio che si diffonde nei nostri cuori con lo Spirito che ci fu dato
al battesimo (Rm 5, 5), ma anche nell’amore dei fratelli mettendo ciascuno al servizio della carità i vari doni che abbiamo ricevuti dallo Spirito (1 cor l3). »  – Rivestire le disposizioni del Cristo consiste nel diventare anche noi i servi della riconciliazione al suo seguito. « Infatti Dio senza tenere conto dei nostri peccati ha fatto di noi gli agenti del messaggio della riconciliazione. » (2 Cor.5.19). Dobbiamo seguendo il Cristo, proclamare la buona notizia della salvezza; che ormai tutti gli uomini possono ottenere il riscattato dei loro peccati, se hanno fede nella morte e la risurrezione di Cristo ed accettano di seguirlo.

CONCLUSIONE
In definitiva, l’opera riconciliatrice del Cristo secondo San Paolo, è l’applicazione del disegno d’amore di Dio attraverso Cristo, che consiste nel riportare a Dio, l’umanità e l’universo decaduti a causa del peccato originale e del peccato attuale. Infatti, il peccato originale come il peccato attuale, priva il peccatore della grazia di Dio e si trova diviso tra il
bene che vuole fare e non lo fa ed il male che odia ed lo fa al contrario (Rm 7, 14-26). Cristo, secondo Paolo è quello che restaura la grazia persa a causa del peccato: Innanzitutto con la sua incarnazione, avvicina Dio e l’uomo con la sua doppia natura, che serve così di mediazione. In seguito, con la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione, riscatta
l’umanità e la natura intera dalla dannazione che pesava su di loro dopo il peccato e dà loro la garanzia che sono riconciliate con Dio. Questa riconciliazione non è un fatto pontuale della storia. Si è realizzata con gli esseri che hanno vissuto prima di Cristo nel rispetto di Dio (Eph 4, 7-10) ed è sempre attuale. Cristo continua a riconciliare con Dio, coloro che nella fede accettano di essere immersi nella sua morte e la sua risurrezione attraverso il battesimo e con
il fatto stesso accetta di condurre una nuova vita. Quelli, Dio li ricrea all’immagine del Cristo infondendo loro lo Spirito Santo, principio ispiratore di vita divina (1 Th 1,.18; Tt 3, 4 7), perché diventino a loro volta gli ambasciatori della riconciliazione.

Joseph Kuate, scj

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