ROSH HASHANAH (LA FESTA DELLE TROMBE) ( 2013, 4 Settembre)

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(Chiesa Evangelica messianica)

ROSH HASHANAH (LA FESTA DELLE TROMBE) ( 2013 4 Settembre)

«Diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere i miei decreti, osservando i quali l’uomo vivrà per essi. Inoltre diedi loro i miei sabati, affinché fossero un segno fra me e loro, perché conoscessero che io sono l’Eterno che li santifico» Ezech.20:11,12
Dio ha dichiarato per mezzo del profeta Ezechiele che i Suoi sabati (il giorno di sabato e i giorni di festa) sono un segno fra Lui e Israele e che Egli è Colui che dice di essere, l’Eterno, l’Onnipotente, il Re dei re. Paolo ha detto in Colossesi che i giorni di festa, le lune nuove (Rosh Chodesh, la celebrazione che avviene all’inizio di ogni mese) e i giorni di sabato sono un’ombra di cose future (Col.2:16). La Bibbia è piena di tipi ed ombre. Una delle metafore più particolareggiate degli eventi profetici le troviamo nelle sette feste stabilite da Dio come è scritto in Levitico 23. Le feste di primavera si sono adempiute con la morte, sepoltura e risurrezione di Cristo e poi con la manifestazione dello Spirito santo. La prima festa di autunno è l’inizio del nuovo anno, l’anno civile ebraico, ed è chiamata Rosh HaShanah (Rosh significa testa, capo, HaShanah significa l’anno), il Capo dell’anno. Insieme a Yom Kippur (il Giorno dell’Espiazione, Lev.23:26-32), e Sukkot (la festa delle Capanne o festa dei Tabernacoli, Lev.23:33-36,39-43), sono le feste d’autunno, che cadono nel settimo mese del calendario di Dio, Tishri, e contengono la rivelazione sulla seconda venuta del Messia.
«Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Nel settimo mese, il primo giorno del mese avrete un riposo solenne, una celebrazione festiva annunciata a suon di tromba, una santa convocazione. Non farete in essa alcun lavoro servile e offrirete all’Eterno dei sacrifici fatti col fuoco» (Lev.23:24,25)
«Nel settimo mese, nel primo giorno del mese avrete una santa convocazione; non farete alcun lavoro servile; sarà per voi il giorno del suono delle trombe» (Num.29:1)
Rosh HaShanah viene oggi celebrato il primo e il secondo giorno di Tishri. Originariamente esso era un solo giorno di festa; però, a causa della difficoltà di determinare il giorno esatto della nuova luna, i rabbini hanno deciso di fare due giorni di festa. Ci sono 29,5 giorni tra una luna nuova e quella successiva, e nessuno sa con certezza se ricorrerà il 29° giorno o il 30°, il che potrebbe farci riflettere sulla dichiarazione «quel giorno e quell’ora nessuno li conosce». A differenza di tutte le altre feste, questa inizia per mezzo di due testimoni che verificano che la luna nuova è sorta. Secondo l’Enciclopedia Giudaica, la festa, Rosh HaShanah, è conosciuta anche con il nome di Yôm Terû?ah (Giorno del Soffio del Corno), Yôm ha-Din (Giorno del Giudizio) e Yôm ha-Zikkaron (Giorno del Ricordo). Ma il nome più comune con la quale la conosciamo è Festa delle Trombe.
La Festa delle Trombe è la festa meno citata nella Bibbia, e sembra un mistero, un enigma. Mentre ci viene detto che deve essere celebrata il primo giorno del mese al suono dello shofar, non ci viene detto che cosa deve essere celebrato. Le altre feste bibliche sono spiegate con maggiore dettaglio. Lev.23 dice esplicitamente, ad esempio, che la Pasqua è il memoriale dell’esodo dall’Egitto e dei miracoli che l’hanno accompagnato; Pentecoste è una festa agricola; Yôm Kippur è una cerimonia di purificazione e pentimento; la festa delle Capanne è sia una festa del raccolto che un memoriale dell’esperienza d’Israele nel deserto. Ma quando nello stesso capitolo si arriva a parlare del primo giorno del settimo mese, troviamo soltanto alcuni vaghi dettagli, con nessuna spiegazione. Gli altri riferimenti a questo giorno, Num.29:1 e Neh.8:2, offrono ben pochi chiarimenti al riguardo. Oggi gli Ebrei festeggiano questo giorno come memoriale dell’entrata nella terra promessa, e per tradizione è il giorno in cui fu creato Adamo.
Un altro mistero è che, nonostante questo giorno sia chiamato nelle Scritture «Yôm Terû?ah», «giorno del soffio/suono», ha preso il nome di Rosh HaShanah – “la testa dell’anno” ed è riconosciuto tra i Giudei come il capodanno. La Sacra Scrittura, tuttavia, indica che l’anno inizia a primavera, con il mese di Nisan, durante il quale cade la Pasqua. Il mese di Tishri è invece il mese da cui si contavano gli anni di regno e lo shofar veniva utilizzato per l’incoronazione dei re (1Re 1:39). Per questa ragione, i rabbini hanno insegnato che il suono dello shofar di Yôm Terû?ah doveva essere una proclamazione dell’incoronazione del Re dell’universo (Sal.47:5; 98:6). Lo shofar annuncia lo stabilimento del Regno di Dio. Dal significato del numero 7, Tishri che è il settimo mese, è il numero del completamento e si pensa che sia l’anniversario del completamento della creazione di Dio – l’anniversario di quando il Signore ha iniziato a regnare sulla Sua creazione. Questa tradizione insegna che il suono dello shofar a Rosh HaShanah è un ricordo dell’incoronazione del Re dell’universo, e simboleggia la nostra accettazione di Dio come Re. Adesso soffermiamoci su un altro tema di questo giorno santo: la Tešubah, il pentimento.
Nel calendario ebraico, il periodo di quaranta giorni che va dal 1 Elul al 10 Tishri, è noto come Tešubah, che vuol dire “ritorno” o “pentimento”. È considerato un tempo in cui ogni singolo individuo deve esaminarsi e cercare di ripristinare i rapporti con Dio e con i propri fratelli. Durante questo tempo, lo shofar (corno di montone) viene suonato quotidianamente per ricordare/avvertire il popolo che Rosh HaShanah, il tempo del pentimento, è vicino. Il Salmo 27 viene recitato due volte al giorno. Molti ebrei ortodossi si immergono nella mikveh (immersione rituale) come simbolo di purificazione. Maimonide, un famoso rabbino, disse:
« Sebbene sia un ordine divino suonare lo shofar a Rosh Ha-Shanah, nel comando è contenuta la seguente idea: È come dire: Svegliatevi dal vostro sonno, voi che vi siete addormentati in vita, e riflettete sulle vostre azioni. Ricordate il vostro Creatore. Non siate di quelli che perdono di vista la realtà per rincorrere le ombre, e sprecano i loro anni nella ricerca di cose vane, che non possono né dare beneficio e né salvare. Preoccupatevi delle vostre anime e miglioratevi. Che ognuno lasci le sue vie e i suoi pensieri malvagi ».
Gli ultimi dieci giorni di questo periodo, il tempo tra Rosh Hashanah e Yom Kippur, sono noti come Yamim Nora’im – i giorni del timore. Essi sono giorni di ricerca interiore e di pentimento, nonché di paura dato che la gente si prepara ad entrare alla presenza del Giudice di tutta la creazione. Questi dieci giorni costituiscono una sorta di conto alla rovescia.
Nei giorni del Tempio, il sacerdote emetteva tre raffiche di tromba ogni mattina per annunciare l’apertura delle porte del Tempio. Quindi, si è creduto che le prime raffiche dello shofar alla Festa delle Trombe annunciavano l’apertura delle porte del Cielo. Vediamo questa tradizionale immagine di Rosh Hashanah impiegata in Apoc.4:1 quando Giovanni vide una porta aperta nel cielo e sentì una voce come quella di uno shofar che disse: «Sali quassù».
I rabbini hanno insegnato che a Rosh HaShana le porte sono aperte per ricevere le preghiere di pentimento e rimangono aperte fino alla fine del Giorno dell’Espiazione, che si conclude con una lunga raffica di shofar. Quest’ultima annuncia che le porte del cielo sono chiuse e il giudizio è stato completato. E così, lo shofar viene suonato a Rosh Hashanah come un avvertimento che il giudizio è vicino e il tempo per pentirsi è breve.
Un’altra cosa che lo shofar ricorda è quando Dio è sceso sul Monte Sinai con uno shofar divino (Es.19:19). Il suono dello shofar al Sinai era uno dei segni miracolosi che hanno accompagnato il dono della Torah e l’accettazione di essa. Quindi, il suono dello shofar a Rosh HaShanah è un ricordo di quel giorno, quando Israele ha accettato il patto con Dio – una chiamata per ogni individuo a prendere su sé stesso quello che i suoi progenitori hanno fatto quando dissero «faremo e ubbidiremo» (Es.24:7).
Un altro ricordo è quello di farci ricordare le parole dei profeti ed ha a che fare con “l’avvertimento”. Nell’antico Israele, una sentinella suonava lo shofar per dare l’allarme quando un pericolo si avvicinava, esattamente come fanno le sirene oggi. Ezechiele usa questa immagine quando paragona le parole dei profeti al suono d’avvertimento dello shofar: «chiunque ode il suono dello shofar e non fa caso all’avvertimento, se la spada viene e lo porta via, il suo sangue sarà sul suo capo» (Ezech.33:4). In altre parole, se una persona ascolta le parole del profeta, ma non prende sul serio il suo avvertimento, la colpa sarà soltanto sua per quello che gli capiterà. Vediamo questa stessa metafora in Ger.4:19-21. Quindi, il suono del shofar a Rosh Hashanah è un ricordo della necessità di prendere sul serio l’avvertimento dei profeti.
Un altro motivo del suono dello shofar è quello di ricordarci la distruzione del Tempio e il grido di battaglia dei nemici. In Israele e nelle nazioni circostanti, lo shofar veniva suonato come grido di battaglia. Quando i soldati sentivano lo shofar, sapevano di dover far partire l’attacco. Quando l’esercito opposto lo sentiva, sapeva che stava per subire un attacco imminente. I profeti hanno usato spesso questa immagine quando avvertivano della imminente distruzione di Gerusalemme e del Tempio: «ho udito il suono dello shofar, il grido di guerra. Si annunzia rovina sopra rovina, perché tutto il paese è devastato. Improvvisamente le mie tende sono distrutte, i miei padiglioni in un attimo. Fino a quando vedrò la bandiera e udrò il suono dello shofar?» (Ger.4:19-21). I rabbini insegnano che il suono dello shofar a Rosh Hashanah è un ricordo della distruzione del Tempio e una sollecitazione a pregare per la sua ricostruzione.
Un altro ricordo è riferito alla Legatura d’Isacco. Lo shofar si ottiene dal corno di un montone. Il montone più famoso delle Scritture è il montone sacrificato al posto d’Isacco. «E Abrahamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, preso per le corna in un cespuglio» (Gen.22:13). Dio chiese ad Abrahamo di sacrificare il proprio figlio, cosa che lui era disposto a fare, ma poi glielo ha impedito provvedendo un montone in sostituzione di suo figlio Isacco.
Le preghiere che si fanno alla Festa delle Trombe sono piene di riferimenti a questa storia e la legatura d’Isacco è il tema centrale della liturgia festiva. Dato che la comunità prega per il perdono, si chiede a Dio clemenza e grazia così come è avvenuto alla legatura d’Isacco. Ogni volta che il cristiano ascolta il suono dello shofar, dovrebbe ricordare questa profonda lezione di redenzione. La chiesa oggi dovrebbe fare un maggiore uso dello shofar nel culto.
Nel Talmud viene fatta la domanda: « perché suoniamo lo shofar alla Festa delle Trombe? » La risposta è: il Signore ha detto « io richiamerò la legatura d’Isacco in vostro favore e riguarderò ad essa come se voi stessi foste legati davanti a me ».
Il seguente midrash talmudico spiega il rapporto tra la Festa delle Trombe e la legatura d’Isacco in maniera ancora più chiara: « dopo che egli aveva legato il figlio, Abramo disse: Tu mi hai promesso una discendenza attraverso Isacco, e quando mi hai ordinato di sacrificarlo ho trattenuto i miei più naturali istinti e non ho esitato. Così, quando i miei discendenti peccheranno, ricordati di questa legatura; considerala come se le ceneri d’Isacco siano state raccolte sull’altare e il suo sangue spruzzato sull’altare e Tu potrai perdonare i loro peccati ». Dio gli ha risposto che nel giorno in cui giudicherà ogni cosa [alla Festa delle Trombe], le future generazioni se vogliono appellarsi al merito della legatura d’Isacco ed essere perdonate, devono suonare lo shofar. Quale shofar? chiese Abramo. Girati e guardalo, gli rispose Dio. E Abramo vide un montone! La Legatura d’Isacco e il corno del montone sono legati, nel pensiero rabbinico, alla venuta del Messia: il corno sinistro del montone d’Isacco è stato suonato al Monte Sinai, e il suo corno destro verrà suonato per proclamare la venuta del Messia » (Tzenah Urenah)
È insegnato in questa tradizione che il suono del shofar a Rosh Hashanah è un ricordo della legatura di Isacco e della preghiera di clemenza per i meriti di un figlio sacrificato. Ma essi non vedono che la loro preghiera non viene concessa per i meriti « di un figlio sacrificato », ma per i meriti « DEL Figlio Sacrificato ».
Un altro motivo offerto dai rabbini si basa su Amos. 3:6: «Se in città si suona la tromba, non si spaventerà forse il popolo?» Come abbiamo già detto, la sentinella Israelita suonava lo shofar per dare l’allarme quando il pericolo si stava avvicinando alla città. Quando gli abitanti della città sentivano il suono dello shofar, essi erano spaventati per un pericolo che stava per venire loro addosso. Questa è la metafora di Amos. I rabbini insegnano che il pericolo che si avvicina a Rosh Hashanah è Dio stesso, il quale appronta la corte divina per il giudizio. I giorni tra la Festa delle Trombe e il Giorno dell’Espiazione, i « Giorni del timore », devono essere giorni di ricerca interiore e di pentimento, ed anche di timore perché la gente si prepara ad entrare alla presenza del Giudice di tutto il creato. Quindi, il suono dello shofar a Rosh Hashanah è un ricordo a temere Dio e cercare di piegare la propria volontà a quella del Creatore, poiché questo è l’unico modo per trovare Dio. Infatti la forma dello shofar ci mostra la posizione che si confà al popolo di Dio, curva. Dobbiamo prendere l’aspetto umile dello shofar, che è curvo o chino nella sottomissione a ciò che Dio ci dice di fare.
Un’altra ragione è quella di far ricordare il gran giorno del giudizio. Il profeta Sofonia ci ricorda che « il giorno dello shofar » è «un giorno d’ira, calamità e angoscia, un giorno di desolazione e distruzione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e fitta oscurità» (Sof.1:14-16).
Nella letteratura rabbinica possiamo trovare un altro dettaglio interessante che getta luce sugli eventi profetici associati a questa festa. Secondo la Mishnah (la prima compilazione scritta della tradizione orale giudaica) si crede che in questo giorno tutta l’umanità venga giudicata da Dio. È stato insegnato che durante questo tempo Dio decide chi vivrà e chi morirà nell’anno seguente. Si crede che vengano aperti tre libri, basandosi su un’idea espressa in Os.14:1-9:
1) quello dei giusti
2) quello dei malvagi
3) quello di coloro che stanno in mezzo.
In questo tempo, quelli che si trovano scritti nel libro dei giusti vengono iscritti nel Libro della Vita. Quelli che sono stati trovati scritti nel libro dei malvagi vengono iscritti nel Libro della Morte. Naturalmente, il gruppo più grande si trova in mezzo tra i giusti e i malvagi, ed essi hanno a disposizione il periodo di tempo tra Rosh HaShanah e il Giorno dell’Espiazione per essere giudicati meritori di essere iscritti nel Libro della Vita, altrimenti saranno iscritti nel Libro della Morte. Si dice che il destino di ogni individuo per il prossimo anno è deciso a Yôm Kippur. Per questa ragione, il saluto tradizione tra gli ebrei in questo tempo è “la šana toba tikatebu” – possa il tuo nome essere iscritto per un buon anno. Anche quei giudei che vanno raramente in sinagoga, in questo periodo sono molto assidui. Il popolo ebraico si avvicina a Yamim Nora’im con grande riverenza – comportandosi in maniera particolarmente retta con Dio e l’uomo, perdonando e chiedendo perdono al prossimo, e cercando il perdono e la pace di Dio. Come credenti nel Messia abbiamo bisogno di fare tutta la nostra vita Yamim Nora’im, preparandoci per l’eternità.
Questa festa è un tempo per gettare uno sguardo onesto sui nostri spiriti per assicurarsi che siano in linea con la volontà del Padre per noi. Dobbiamo svegliarci, valutare la nostra condizione spirituale e, se necessario tornare a Dio Padre attraverso il pentimento. Pentimento in ebraico si dice « Teshuvah », la cui radice, « Shub », significa, « girare e tornare ». Non importa quanto lontano Israele avesse vagato, il ritorno era sempre possibile, e così è per tutti i credenti per mezzo di Yeshua. La Teshuvah è stato anche il messaggio inaugurale di Gesù: «Ravvedetevi [fate teshuvah], perché il regno dei cieli è vicino» (Mat.4:17). La teshuvah, più che un obbligo religioso, è la restaurazione di un rapporto. Questi giorni del timore sono un tempo di auto-esame e introspezione. Erano e sono un periodo di umiliazione (potrebbero anche essere chiamati i giorni dell’umiltà). Anche se la Scrittura non chiama mai questi dieci giorni «Giorni del timore», come ha fatto invece la tradizione, il principio del pentimento e dell’aspettazione in «timore» davanti a Dio è implicito nella Scrittura per questo particolare tempo dell’anno. Il suono dello shofar per i credenti in Yeshua haMashiah è un misto di serietà e di gioia. «Beato il popolo che conosce il grido [suono] di giubilo…» (Sal.89:15). In quanto credenti nel Messia sappiamo che i nostri peccati sono perdonati, rendiamo dunque il suono dello shofar un suono di giubilo. Tutto questo, infatti, porterà alla più grande e gioiosa festa dell’anno, la festa delle «Capanne».
Preghiamo che Dio usi questo tempo per aprire gli occhi al popolo giudaico ed alla sua disperata necessità di perdono, per poter riconoscere che l’unico posto dove il perdono può essere trovato è nel Messia Gesù poiché il suono dello shofar è innanzitutto una chiamata per Israele a svegliarsi e a tornare a Dio.
La Festa Delle Trombe celebra una speciale chiamata di Dio per il suo popolo. In Luca 1:69 Gesù è identificato come «il corno della salvezza». Il Messia è stato la voce di Dio sulla terra che ha dichiarato il vangelo del Regno.
Un ulteriore ricordo è la “raccolta” del popolo. L’inizio di Yôm Terû?ah, come ogni altro giorno santo, veniva annunciato con il suono dello shofar. Il Sommo sacerdote, dal parapetto sud-ovest del Tempio suonava lo shofar in modo da essere sentito in tutti i campi circostanti. Non appena la gente sentiva il suono, i lavoratori nel campo smettevano immediatamente il loro lavoro, anche se c’erano ancora delle cose da fare, ed andavano al Tempio per il culto. I rabbini hanno insegnato che questo era un presagio della futura raccolta di tutto Israele, basata in parte su Is.27:13: «In quel giorno avverrà che suonerà il grande shofar e gli sperduti nel paese d’Assiria e i dispersi nel paese d’Egitto verranno e adoreranno l’Eterno sul monte santo, in Gerusalemme». Viene insegnato che la raccolta deve iniziare con la venuta del Messia. Quindi, il suono dello shofar a Rosh Hashanah è un ricordo della raccolta finale d’Israele.
I rabbini hanno anche insegnato che è durante Rosh HaShanah che avrà luogo la risurrezione dei morti. Essi associano Rosh Hashanah al termine « risveglio » che si trova in molti passi della Scrittura in riferimento alla risurrezione. Ad esempio:
«In quel tempo sorgerà Micael, il gran principe, il difensore dei figli del tuo popolo; e ci sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato da quando esistono le nazioni fino a quel tempo. In quel tempo il tuo popolo sarà salvato, tutti quelli che saranno trovati scritti nel libro. Molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno, alcuni per vita eterna, altri per vergogna e infamia eterna» (Dan.12:1,2)
«I tuoi morti rivivranno, assieme al mio cadavere risorgeranno. Svegliatevi ed esultate o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada di una luce sfavillante e la terra darà alla luce i morti» (Is.26:19)
Soprattutto hanno interpretato le parole di Is.18:3 come una profezia indirizzata ai morti: « quando il vessillo sarà issato sui monti, guardate! Quando lo shofar sonerà ascoltate!». Questo è stato inteso a significare che quando verrà suonato l’ultimo shofar, i morti risusciteranno ed ascolteranno nuovamente.
Quindi, il suono del shofar a Rosh Hashanah è anche un ricordo della risurrezione futura dei morti.
Un altro tema di Rosh Hashanah è la cerimonia del matrimonio che si svolge sotto la Chupah (come le nubi al M. Sinai), quando la Torah (il contratto di ketubah o di matrimonio) è stato consegnato ad Israele che, nell’accettazione del patto, è diventata la « fidanzata di Dio ». I rabbini insegnano che verrà un giorno quando Dio ritornerà a prendere la Sua fidanzata per il matrimonio. Tra i passi utilizzati a sostegno dell’idea che Rosh Hashanah presagisce il ritorno di Dio per la Sua fidanzata sono: Deut.29:13; Sal.27:5; 45:13-15.
Tutte le feste bibliche sono delle sante ripetizioni che rivelano degli eventi futuri. I figli d’Israele per circa 1500 anni hanno raccontato la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù attraverso le feste di Pasqua, Azzimi e Primi Frutti. La Festa delle Settimane o Shavout, si è adempiuta nella manifestazione dello Spirito Santo e nella raccolta dei primi 3000 convertiti. È evidente che anche Rosh Hashanah parla di cose a venire. Non è irragionevole pensare che le feste d’autunno parlano del ritorno del Messia. Gesù stesso richiama alla mente la metafora di Rosh Hashanah quando dice: «vedranno il Figliuol dell’uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. «E manderà i suoi angeli con gran suono di shofar a radunare i suoi eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro dei cieli» (Mat.24:30,31). Forse, il «mistero» che Paolo rivela in 1Cor.15:51,52 è il «mistero» di Rosh Hashanah, la festa che troverà la sua realizzazione profetica quando il Messia verrà sulle nubi, i morti risusciteranno per incontrare il Signore nell’aria e i viventi saranno cambiati in un istante, ovvero quando l’ultima tromba suonerà.
Il giudaismo ha insegnato per secoli che i temi associati a questa festa sono: pentimento, suono dello shofar, risurrezione, nascondimento, due testimoni, giorno d’incoronazione del Re dei re, e matrimonio giudaico; tutti paralleli impressionanti con la rivelazione del rapimento fatta da Paolo nelle sue epistole.
«Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati» (1Cor.15:51,52)
«perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; così saremo sempre col Signore» (1Tes.4:16,17)
In tal caso, il suono dello shofar a Rosh Hashanah dovrebbe ricordarci di aspettare il suono dello shofar del Signore, e nello stesso tempo permettere alla sua chiamata di parlare alle nostre anime e penetrare nei nostri cuori.
«Con trombe e col suono del corno, fate acclamazioni al Re, all’Eterno» (Sal.98:6).

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