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COMMENTO ALLA LETTURA QUOTIDIANA
LETTERA AGLI EBREI – SELEZIONE DI TESTI
Ebrei1,1-14
Il lettore/ascoltare di questa lunga e elaborata lettera/omelia deve volgere subito la sua attenzione su Gesù
Cristo “erede di tutte le cose, per mezzo del quale è stato fatto il mondo” (2). Un tempo Dio aveva parlato molte volte e in diversi modi (pensiamo agli interventi di Dio nella prima alleanza). Aveva parlato sempre “per mezzo dei profeti”: Abramo, Mosè, Davide, Geremia, ecc. “Alla fine dei tempi” ha parlato per mezzo di Gesù. A dire ormai che ogni parlare e manifestarsi di Dio va ricondotto a Gesù, sempre e definitivamente. Ma chi è Gesù? Qual è il suo “nome”, la sua dignità? Lo dice la Scrittura stessa. Gesù il “il figlio di Dio”, è della natura di Dio e quindi egli stesso Dio. Cosa ha fatto Gesù? Ha compiuto “la purificazione dei peccati” (ha dato la salvezza) e ora è “alla destra di Dio”. Egli è ben superiore ai profeti e agli angeli!
Ebrei 2,1-9
Si invita il lettore/ascoltatore ad applicarsi alle “cose udite”.
Le cose udite sono “la parola”, ovvero la predicazione di Gesù fatta al principio, e poi la predicazione dei
primi testimoni: predicazione confermata dalla presenza operante dello Spirito (1-4). Quale contenuto ha tale predicazione? Il “mondo futuro” (5), cioè il regno di Dio appartiene a Gesù e non agli angeli. Essi stessi sono sottomessi a Gesù! Per quale via è sorto il mondo futuro, ovvero il regno? Per la via della morte di Gesù, morte che egli “ha gustato a favore di tutti” (9).
Ebrei 2,10-18
Il modo col quale Dio dona la salvezza al mondo è “originale”. Ecco come può descriversi. Poiché Dio vuole portare la moltitudine dei figli alla gloria/salvezza ha unito il suo figlio Gesù alla vicenda umana, qui chiamata “carne e sangue” (14). Gli uomini hanno obbedito al diavolo e non a Dio. Per questo vivono “nel timore della morte”, cioè sono sotto il regime della morte: sono schiavi. La liberazione è avvenuta in modo “originale”. Proprio attraverso la sua incarnazione/morte Gesù ha ridotto all’impotenza la morte e il diavolo! Essendosi addossato la situazione di estrema schiavitù dell’uomo, cioè avendo accolto la morte, egli è in grado di “venire in aiuto” all’uomo, tirandolo fuori dalla morte. Con un termine appropriato l’autore della lettera dice che Gesù è diventato “sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio”. Cosa significa? Significa che Gesù ha veramente e definitivamente espiato i peccati del popolo, peccati che creavano lo stato di “morte” in rapporto a Dio. Così Gesù ha donato la salvezza piena al mondo: la sua morte è via di salvezza!
Ebrei 3,1-19
Lo sguardo dei “fratelli santi” deve essere fissato su Gesù “apostolo e sommo sacerdote della fede professata” (1). La fedeltà a Dio da parte di Gesù è la fedeltà del “figlio” e non del servitore, come fu per Mosè. A Gesù dunque occorre aderire pienamente! Infatti a lui appartiene “la casa”. E la casa siamo tutti noi, se rimaniamo nella fede professata. In altre parole, siamo “partecipi di Cristo” se siamo saldi in quello che abbiamo ricevuto al principio. Il rischio è di udire la voce del Figlio e poi di ribellarsi. Così successe ai nostri padri nel deserto, per questo “non entrarono nel suo riposo (Terra) a causa della loro incredulità”. Attenti, dunque!
Ebrei 4,1-13
Giosuè non ha introdotto Israele nel “riposo” vero e definitivo. Come dire che Israele non ha ottenuto perfetta salvezza. E perché? Perché non ha creduto alla parola, cioè non è stato perseverante nell’aderire a Dio in fedeltà. Per questo il Signore, nell’arco della sua relazione con Israele, ha rinnovato continuamente la promessa del “riposo”, dicendo: “Oggi, se ascoltate la sua voce!” (7). L’annuncio vale per noi “oggi”! L’esortazione suona così: “Affrettiamoci a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza” (11). Il Signore non parla per far passare il tempo e basta! La sua parola è “vivente ed energica” (12), proprio come lui! Attenti, perché è a Dio che bisogna rendere conto della nostra vita, vale a dire delle scelte più intime e profonde.
Ebrei 4,14-5,10
Il sommo sacerdote, quello “grande” (Gesù alla destra di Dio), sostiene la nostra adesione a lui ovvero la professione della fede. Gesù ha sofferto in tutto come noi, ma non è stato vinto dal peccato. E’ dunque il sacerdote che occorreva, degno di fede. Accostiamoci a lui per ricevere misericordia e trovare l’aiuto opportuno. Tutta la vita terrena di Gesù, in particolare la sua sofferenza/morte, è segno di “debolezza”: una debolezza che lo unisce perfettamente all’uomo debole. Gesù ha pregato e gridato d’essere salvato “dalla morte”, cioè da una vita lontana da Dio. La sua preghiera è stata esaudita. Infatti egli ha compiuto, proprio attraverso la sofferenza/morte, la volontà di Dio (ecco dove sta l’esaudimento: l’aver compiuto con amore la volontà di Dio). Ora egli, il figlio, è trasformato in sacerdote perfetto, ed è “causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (5,10). Comprendiamo allora l’ammonimento, spesso ripetuto: “Teniamo stretta l’adesione a lui” (4,14).
Ebrei 5,11-6,8
Gli ascoltatori sono diventati “lenti nell’ascolto”, vale a dire che faticano a crescere nell’affidamento al Signore: rimangono come delle persone incompiute, “ignare della parola di giustizia”, cioè del vangelo. Si attaccano certo alle profezie (Scrittura), ma non ne vedono il compimento in Cristo. Il discorso dunque si fa difficile per persone simili! L’autore, però, non vuole tornare indietro! E’ interessante notare il cammino che viene dato come già virtualmente attuato: la conversione dalle opere morte, la fede in Dio, la dottrina dei battesimi (il senso del battesimo cristiano), l’imposizione delle mani
(dono dello Spirito), la risurrezione dei morti e il giudizio eterno. Tutte cose che possono essere altrimenti descritte così: illuminazione e partecipazione dello Spirito Santo (dono celeste), gustazione della parola di Dio e del mondo nuovo inaugurato da Cristo. Ora se uno ha fatto questo cammino e “cade”, cioè rifiuta Cristo, è impossibile portarlo a conversione. Perché? Perché di fatto non crede più in Cristo, lo ha nuovamente crocifisso! Si arriva all’assurdo di una terra che ha ricevuto l’acqua e poi produce pruni e spine. Cosa sarà di questa terra? Non vale più nulla!
Ebrei 6,9-20
Il richiamo energico ai fratelli che non crescono nella vita cristiana non può dimenticare quanti invece “camminano verso la salvezza” (9). Essi si impegnano e amano il Nome di Gesù, cioè “servono tutti i santi/fratelli di fede” (10). Bisognerebbe che tutti fossero così. Il pericolo è quello di diventare pigri. Se così succedesse, non si diventerebbe eredi
delle promesse di Dio. Guardiamo Abramo. Egli è diventato erede “perseverando … attaccato alla speranza”. La speranza, poi, non è sogno o mito o evasione, ma è cosa sicura e salda (19). Salda come un’ancora fissata “oltre il velo del santuario”, in cielo: là dove c’è il vero santuario, là dove c’è Cristo diventato somme sacerdote al modo di Melchisedek. E “nel cielo” Gesù è precursore: dopo di lui e con lui arriveremo anche noi! Afferriamoci dunque a tale speranza.
Ebrei 7,1-14
Gesù è stato chiamato sommo sacerdote “alla maniera di Mechisedek”. Che significa questo? Intanto, chi è Mechisedek? E’ uno che non appartiene al popolo di Israele (Gen 14,18), non possiede “genealogia” (non ha titoli o legami alla storia). Nello stesso tempo ha benedetto Abramo e da lui ha ricevuto la decima di tutto. Non ha “principio di giorni né fine di vita”: di lui si attesta “che vive” (8). Quindi “è fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno”(3). C’era in Israele il sacerdozio levitico “alla maniera di Aronne”, sacerdozio regolato dalla legge secondo la quale occorreva essere discendenti di Levi per esercitare il compito. Gesù, però, non era della tribù di Levi, ma di Giuda. Il suo sacerdozio, dunque, non è alla maniera di Aronne, ma alla maniera di Mechisedek: sacerdozio nuovo e che dura per sempre. Così avevano annunziato le Scritture.
Ebrei 7,15-28
Gesù è diventato sacerdote non secondo le prescrizioni della legge mosaica, ma per la potenza della sua stessa vita, “gradita a Dio” perché conforme alla sua volontà. “Sacerdozio, legge e alleanza” fanno parte ormai di un tempo imperfetto, debole e quindi superato. Con Gesù, invece, c’è un sacerdozio nuovo e una “alleanza migliore” (22). Dio stesso l’ha detto e giurato nelle Scritture sante: “Il ha giurato e non cambierà: tu sei sacerdote per sempre”. E poi, il sacerdozio di Cristo non tramonta. Per questo può salvare tutti quelli che, in ogni tempo e luogo, si accostano a Dio. Gesù infatti “è sempre vivo per intercedere a loro favore” (25). In che consiste la novità del sacerdozio di Gesù? Nel fatto che egli è santo, innocente e senza macchia; che ha offerto non delle cose o degli animali, ma “se stesso”; non tante volte, ma “una volta per tutte” (27). La
sua offerta dunque è perfetta e eterna. “Il Figlio è stato reso perfetto in eterno” (28).
Ebrei 8,1-13
L’autore dice di essere arrivato “al capo”. E il punto capitale è questo: “Noi abbiamo un sacerdote tale che si è assiso alla destra di Dio, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito” (1-2). Abbiamo cioè il vero e definitivo sacerdote (Gesù), e il vero e definitivo santuario (le realtà celesti o il regno). Il servizio dei sacerdoti secondo l’ordine di Aronne era soltanto una copia o imperfetta anticipazione delle realtà celesti o del regno. Ad un sacerdozio nuovo, segue un’alleanza nuova di cui Gesù è mediatore. Alleanza già promessa da Dio attraverso i profeti. Punto di partenza di questa nuova alleanza è il perdono di Dio. Punto di arrivo è la comunione di Dio col suo popolo ovvero la piena e beata conoscenza di Dio.
a prima alleanza è “sparisce ed è superata”, nel senso che ha trovato il suo compimento (13). Ebrei 9,1-14
L’alleanza “prima” (e il sacerdozio collegato) è superata e sparisce, ma con le sue norme segna una direzione e apre alla speranza. Nel Santo dei Santi entra “soltanto” il sommo sacerdote e “una volta all’anno”, portandovi del sangue per la remissione dei peccati involontari. Stando così le cose, è evidente che la via dell’incontro con Dio non è ancora aperta, soprattutto non è aperta al mondo intero. E’ una via da riformare. Il “primo” culto infatti è soltanto una figura o parabola. In Cristo Gesù la figura viene realizzata e la speranza per il mondo è compiuta. La scansione definitiva deve essere così descritta. Cristo è il sommo sacerdote. Il Santuario non è più il tempio, ma il suo corpo dato alla morte. Il sangue da introdurre nel Santo dei Santi non è più quello degli
animali, ma il suo sangue a significare la sua morte. L’offerta non è più fatta “tante volte”, ma “una volta sola”. Conclusione: per noi la redenzione è vera ed eterna (12). L’offerta che Cristo ha fatto purifica, non più il corpo, ma la coscienza; e dà di servire veramente il Dio vivente in un culto “nuovo” (14).
Ebrei 9,15-28
Cristo, dunque, è il sommo sacerdote che, avendo offerto la sua vita/morte, ha purificato la nostra coscienza (tutto il nostro essere) per servire il Dio vivente. Per questo egli è “mediatore di una nuova alleanza”, cioè di un nuovo rapporto con Dio e tra di noi, rapporto per il quale riceviamo “l’eredità che è stata promessa” (15). Tutto, dunque, acquista valore dalla morte di Gesù! Un testamento non ha forse valore soltanto dopo la morte del testatore? Anche la prima alleanza fu inaugurata dal sangue, cioè dalla morte. Morte, però, di un animale! Cristo invece, mediante la sua morte (intesa come vero “sacrificio”), ha annullato il peccato “una volta per tutte” (26). Questa è la pienezza dei tempi! La prima apparizione di Cristo nella carne umana ha voluto essere un “sacrificio”, un’offerta per togliere i peccati degli uomini. La seconda e definitiva apparizione di Cristo sarà nella sua gloria e darà salvezza piena (salute) a chi lo aspetta nell’amore.
Ebrei 10,1-18
La legge o l’economia della prima alleanza erano soltanto una “ombra” delle realtà di salvezza; non erano la “icona”, cioè la realtà stessa di salvezza. L’economia antica, non potendo dare salvezza piena coi sacrifici di animali, rimandava anno dopo anno a qualcosa o a “qualcuno”. Questo qualcuno è il Cristo. Cristo è venuto in mezzo a noi, facendosi uomo. Ha offerto “volontariamente” il suo corpo/umanità. E’ per questa offerta “volontaria” che noi siamo salvati pienamente. Tale offerta ha tolto valore, o meglio, ha portato a compimento l’antica economia o legge. Conclusione. Cristo ha offerto un unico sacrificio per i peccati: il sacrificio è la sua stessa vita donata. Tale sacrificio lo ha compiuto una volta per sempre. In questo modo ha reso perfetti o ha dato salvezza piena a quelli che si lasciano incontrare da lui (santificati). E’ giunto finalmente “il perdono”: grande, vero e definitivo. Stando così le cose (essendo stato perdonato definitivamente il peccato), non c’è più bisogno di “offerta per il peccato”. La legge antica è superata. C’è la nuova, scritta nella mente e nel cuore.
Ebrei 10,19-39
Le esortazioni che ascolteremo di seguito sono legate e discendono da due eventi collegati e precedentemente narrati: la vita (carne) e la morte (sangue) di Gesù hanno aperto una “via nuova” che permette a tutti gli uomini di entrare nel Santuario, cioè incontrare Dio; Gesù è “sacerdote grande sopra la casa di Dio (noi)”. Accostiamoci, dunque, a Dio “con cuore sincero nella pienezza della fede, e teniamo ferma/sicura la speranza. Da parte sua, Dio è fedele! Soprattutto cerchiamo di “stimolarci a vicenda nell’amore che è fatto di opere buone”. Non disertiamo le nostre riunioni, separandoci dalla chiesa. Sarebbe terribile peccare volontariamente, dopo essere stati salvati gratuitamente. Chi calpesta il Figlio di Dio, chi deride la sua morte e disprezza lo Spirito della grazia, cosa può aspettarsi se non un tremendo giudizio? Dobbiamo essere “uomini di fede” che, dopo essere stati illuminati, sono pronti ad accettare la lotta che viene dalla persecuzione. Abbiamo solo bisogno “di costanza, perché dopo avere fatto la volontà di Dio raggiungiamo la promessa” (39).
Ebrei 11,1-16
La fede ci dà di conoscere (fondamento) e gustare in anticipo (speranza) le cose di Dio, quelle che non si vedono. L’approvazione di Dio è su tutti coloro che hanno questo tipo di fede. Innanzitutto i padri. Abele che offrì a Dio il vero sacrificio. Enoch che fu gradito a Dio e non vide la morte. Noè, giusto secondo la fede. E poi il padre Abramo, il pellegrino che aspettava la città dalle salde fondamenta. Sara che diventò madre a motivo della fede. Tutti costoro sono vissuti nella fede attendendo la promessa di Dio. Sono vissuti come pellegrini sulla terra.
Eb 11,17-40
La fede condusse Abramo a consegnare Isacco a Dio, capace di risuscitare dai morti. La fede guidò Mosè che abbracciò le sofferenze di Cristo. La fede salva noi che abbiamo ricevuto la pienezza della promessa: Cristo. Eb 12,1-13 Gesù è accanto a noi. Egli genera e sostiene il cammino della fede. Ma il peccato ci seduce! Bisogna scaricare il peccato guardando a Gesù che ha lottato fino a morire per noi. Nella lotta Dio come Padre Buono educa e corregge e ci rende suoi veri figli.
Eb 12,14-29
Cercate la pace e la santificazione. Nessuno abbandoni la grazia, cioè la via della fede, profanando l’opera di Dio, come fece Esaù. Infatti vi siete accostati a Cristo mediatore della nuova alleanza e alla città del Dio vivente. Dio ha parlato dal cielo attraverso Cristo: non rifiutiamo colui che parla. Restiamo nella grazia che ci è stata data e rendiamo a Dio un culto gradito con riverenza e timore, perché il nostro Dio è un fuoco divoratore.
Eb 13,1-16
Le ultime esortazioni partono dal chiedere di “perseverare nell’amore fraterno”, per discendere alla ospitalità e finire nel ricordo dei carcerati. Il matrimonio sia rispettato da tutti. Attenti poi a non amare il denaro. Attacchiamoci a chi ci ha annunciato la parola di Dio. Il cuore di questa parola è l’averci detto che Gesù ha inaugurato un sacerdozio nuovo. Usciamo dunque anche noi dallo schema antico e offriamo a Dio il sacrificio della vita. In altre parole, cerchiamo sempre di fare il bene. E’ questo il sacrificio che piace a Dio.
Eb 13,17-24
La lettera si conclude con l’ammonizione ad obbedire a coloro che ci guidano, nello stesso tempo a pregare per loro. Il Signore che ha fatto uscire dallo stato di morte il pastore grande Gesù vi renda perfetti. La perfezione consiste nel compiere la volontà di Dio. Tutta la lettera è presentata come “parola di esortazione”: esortazione a perseverare nella novità di vita inaugurata dal sacerdote grande, Cristo Gesù Signore nostro.