OMELIA DI APPROFONDIMENTO – NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE
5 MAGGIO 2013 | 5A DOMENICA DI PASQUA – ANNO C | OMELIA DI APPROFONDIMENTO
NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE
Il brano degli Atti ascoltato in questa domenica, riferisce una svolta decisiva nel cammino della Chiesa nascente. La comunità cristiana si sviluppa e si espande anche fuori dei confini di Israele, accogliendo nel suo grembo molti pagani, soprattutto grazie all’attività di Paolo e di Barnaba.
Ma si manifesta presto un pericolo mortale per la sua vita e la sua crescita: una forte corrente al suo interno pretende che quanti dal paganesimo approdano alla fede cristiana osservino la legge di Mosè e accettino di farsi circoncidere. In pratica devono rinunciare alla propria cultura diventando « ebrei », quale condizione necessaria per la salvezza. Come dire che la fede in Cristo non basta.
E’ anche obbligare i convertiti dal paganesimo a estraniarsi dal loro ambiente di origine per inserirsi forzatamente in una situazione culturale diversa. Col risultato che la Chiesa cristiana diventi semplicemente una setta giudaica.
Per arginare questa gravissima minaccia, si tiene a Gerusalemme quello che è chiamato il Concilio apostolico, le cui deliberazioni vengono comunicate per lettera alle Chiesa sorte in territorio pagano. Nella sua sostanza questo documento riconosce la piena libertà dei pagani che chiedono di diventare cristiani. La fede in Cristo è necessaria, ma è anche sufficiente. Non occorre altro.
Si chiede loro però di osservare alcune clausole, in gran parte di carattere alimentare, per consentire una sana convivenza con i Giudei convertiti, soprattutto negli incontri conviviali. E ciò in ragione della carità. Così i cristiani provenienti dal giudaismo potranno prendere i pasti in comune con quanti si convertono dal paganesimo, senza violare i loro doveri di purità legale. Quando la fede esigerà di essere difesa e proposta nella sua purezza e integrità, più volte nella vita della Chiesa i Concili saranno momenti di luce preziosi, spesso decisivi per riconoscere la strada da percorrere nella fedeltà al Vangelo.
Il passo del vangelo di Giovanni che la liturgia ci propone oggi, svolge due temi: l’amore per Gesù e il dono dello Spirito. Subito viene presentato l’indissolubile legame fra l’amore a Gesù e l’osservanza dei comandamenti. La prova che si ama veramente il Signore è l’obbedienza. Il verbo amare dice desiderio, affetto, amicizia, appartenenza: ma qui si sottolinea che non si può parlare di vero amore se manca l’osservanza dei comandamenti. « Se uno mi ama osserverà la mia parola ». C’è poi un’altra nota dell’amore.
Esso è il luogo dell’incontro con l’amore del Padre, anzi il luogo in cui il Padre e Gesù pongono la loro dimora: « Il Padre mio lo amerà e verremo da Lui e faremo dimora presso di Lui ».
La domanda di Giuda manifesta un fraintendimento. Giuda ha l’impressione che l’esclusione del mondo dalla manifestazione di Gesù sia qualcosa di arbitrario, o forse di deludente: la tradizione non parlava di una manifestazione pubblica, con potenza e gloria? Invece la manifestazione di Gesù avviene nell’intimità dell’amore, all’interno di una spefica relazione. Senza questo amore l’uomo è incapace di autentica esperienza di Dio.
I discepoli si aspettavano che Gesù si sarebbe manifestato in modo pubblico e spettacolare. Egli invece dichiara che tale manifestazione sarà interiore e profonda: sarà una semplice e straordinaria venuta della Trinità nel cuore del cristiano. Ecco l’avvenimento sconvolgente che si compie, quando all’amore del discepolo Dio risponde col suo amore: il Padre e il Figlio si insediano familiarmente presso di lui, stabiliscono con lui un rapporto personale così vertiginoso, che egli, si può dire, diventa la casa dove, la Trinità stessa si compiace di abitare.
Il secondo tema afferma che un primo compito dello Spirito Consolatore è l’insegnamento: « Vi insegnerà ogni cosa ». Lo Spirito è mandato dal Padre nel nome di Gesù e ricorda quanto Gesù ha già detto. L’insegnamento dello Spirito è ancora l’insegnamento di Gesù. Non c’è nessuna concorrenza. Compito dello Spirito è insegnare e ricordare. Ma si tratta sempre dell’insegnamento di Gesù, colto e compreso nella sua pienezza: « Vi insegnerà ogni cosa ». Non si tratta di aggiungere qualcosa all’insegnamento di Gesù, quasi fosse incompleto. « Ogni cosa » significa la pienezza, la sua radice, la sua ragione profonda.
E anche la memoria, dono dello Spirito, non è ricordo ripetitivo, ma ricordo che attualizza l’amore. Gesù annuncia che con la sua morte non si apre per i suoi discepoli un tempo vuoto, caratterizzato dalla sua assenza. Ma essi sperimenteranno la presenza nuova del Maestro insieme al Padre e vivranno con loro una relazione intensa di intimità e di amore.
Lo Spirito è il protagonista che mantiene aperta la storia di Gesù rendendola perennemente attuale, a nostra disposizione e salvifica. Senza lo Spirito la storia di Gesù, compresa la sua risurrezione, sarebbe rimasta una storia chiusa nel passato, non un evento aperto sempre per ogni oggi. Lo Spirito è la continuità tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa.
In questo tempo ci siamo anche noi, di questo Spirito ogni battezzato vi partecipa. Ed è proprio lo Spirito che ci pone dentro l’amore di Gesù così da rendere la nostra vita piena di quel dono d’amore.
Amare Gesù, comporta la reciprocità dell’amore, comporta essere amati da Lui e dal Padre nello Spirito Santo: questa è la realtà più vera della Chiesa, il dinamismo profondo che anima i cristiani. E’ qui che siamo chiamati a investire il meglio di noi stessi e ogni nostra risorsa.
A questa esperienza è legata la pace, « Vi lascio la pace, vi do la mia pace », e il superamento di ogni paura, « Non sia turbato il votro cuore e non abbia timore ». Non ci resta che aprirci alla sua azione, non ci resta che accoglierlo nella nostra vita credente. In questo modo anche noi parteciperemo attivamente alla comunione trinitaria.
Luca DESSERAFINO sdb