CORPO E SANGUE DI CRISTO – OMELIA DI APPROFONDIMENTO

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2 GIUGNO 2013 | 9A DOM. : CORPUS DOMINI – T. ORDINARIO C  |  OMELIA DI APPROFONDIMENTO

CORPO E SANGUE DI CRISTO

Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la morte del Signore,
finché Egli venga.

I testi della Sacra Scrittura, che la Liturgia oggi offre, ci aiutano a celebrare nel migliore dei modi la solennità del Corpo e del Sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Questa solennità è stata istituita sia per lodare e ringraziare il Signore Gesù del grande dono che ci ha fatto, proprio nell’imminenza della sua passione e morte, lasciandoci la prova del suo amore per noi, sia per riparare le tante offese che vengono recate a questo Sacramento e per compensare le negligenze e le indifferenze con cui è circondato.
Il brano del libro della Genesi (1a lettura) ci presenta la figura ed il sacrificio di Mechisedech, re di giustizia e di pace. Nella figura di questo re e sacerdote, che offre pane e vino al Dio altissimo, che benedice il patriarca Abramo, e al quale lo stesso Abramo rende omaggio, la tradizione cristiana ravvisa una figura profetica di Gesù Sacerdote, ed una prefigurazione del sacrificio eucaristico.
Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, narrato dall’evangelista Luca, troviamo un riferimento ancora più diretto alla Eucaristia; i gesti e le parole con cui Gesù compie il miracolo sono i medesimi gesti con i quali, durante l’ultima Cena, Gesù istituisce l’Eucaristia: prese i pani, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò, li diede ai discepoli.
Le parole della 1a lettera di S. Paolo ai cristiani di Corinto rappresentano poi il passaggio dalle figure profetiche alla loro realizzazione, e costituiscono il racconto più antico della istituzione dell’Eucaristia; S. Paolo scrive a non più di 20 anni dalla morte di Gesù!
L’occasione della lettera di S. Paolo è data dal modo scandaloso con il quale a Corinto si celebrava l’Eucaristia; egli scrive: quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la Cena del Signore. E questo perché i Corinzi, alla celebrazione vera e propria dell’Eucaristia, facevano precedere un banchetto, una cena che risultava il trionfo dell’egoismo e dell’individualismo: chi aveva possibilità, mangiava e beveva a sazietà, mentre gli indigenti non avevano nulla.
S. Paolo fa capire che il modo di celebrare l’Eucaristia non è lasciato ai capricci o all’arbitrio di ciascuno, ma è fissato da una tradizione che risale a Gesù stesso: Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso. E ciò che Gesù ha compiuto, ed ha ordinato di ripetere, è il rito della consacrazione del pane e del vino: questo è il mio corpo; questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo in memoria di me.
In questo consiste la comunione o partecipazione al suo corpo e al suo sangue: ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, annunziate la morte del Signore finché Egli venga.
S. Paolo e la Chiesa primitiva, fin dalle origini, hanno avuto piena coscienza della preziosità del dono della Eucaristia, e della sua funzione di cuore e centro della vita liturgica del Popolo di Dio, di nutrimento spirituale e di elemento di unione tra i fratelli e le sorelle.
Negli Atti degli Apostoli troviamo infatti che i primi cristiani erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nella unione fraterna, nella frazione del pane (Eucaristia) e nelle preghiere; e la comunità della Troade si riuniva con Paolo, il primo giorno della settimana (la domenica) a spezzare il pane.
Sempre nella 1a lettera ai Corinzi S. Paolo continua: parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
Alla luce di queste esortazioni di S. Paolo, esaminiamoci anche noi: le nostre celebrazioni eucaristiche sono veramente Cena del Signore, segno cioè di amore, di fratellanza, di dono di sé? davvero noi formiamo un solo corpo, noi che ci nutriamo dello stesso Pane?
Se permangono tra noi divisioni, egoismi, freddezze ed indifferenza reciproca, se tolleriamo o, peggio se facciamo delle ingiustizie nei riguardi dei fratelli, questo non è più mangiare la Cena del Signore.
Accostiamoci pertanto alla Mensa Eucaristica con animo retto e con volontà di bene, tenendo sempre presente ancora il monito di S. Paolo: ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

La Madonna che ci ha portato Gesù, ci aiuti ad essere sempre degni di riceverlo nel nostro cuore con le dovute disposizioni.

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