25 MARZO (2013: 8 aprile): ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

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25 MARZO (2013:  8 aprile): ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE                                     

Festa del Signore, l’Annunciazione inaugura l’evento in cui il figlio di Dio si fa carne per consumare il suo sacrificio redentivo in obbedienza al Padre e per essere il primo dei risorti.
La festa dell’Annunciazione del Signore ha un suo significato originale.
E’ in stretto rapporto con la festa di Natale.
E’ prima di tutto e sostanzialmente un avvenimento e come tale deve essere privilegiato su altre celebrazioni.
 La visita del Signore al suo popolo era stata pronunciata con insistenza; non v’era dubbio sulla sua venuta.
Restava un mistero il modo con cui il Signore sarebbe apparso. Qui si è manifestata la novità.
Non è passato fra gli uomini, ma si è fermato; non si è rivolto agli uomini dall’esterno, si è fatto umanità ed ha assunto tutto dall’interno.
Un Dio di uomini, che parla ed agisce nel cuore stesso dell’esperienza umana. Pur restando il tutt’altro, Dio si è fatto uomo e va perciò cercato nella realtà degli uomini.
La storia della salvezza è dominata e caratterizza da una scelta sconvolgente di Dio: l’incarnazione, per questo la solennità liturgica dell’Annunciazione del Signore è la chiave di lettura e di comprensione di tutto quello che viene dopo.
Maria è grande perché è stata associata, come nessun altro, al mistero del Dio delle misericordie e invitata alla gioia messianica come vera figlia di Sion, è oggetto del favore di Dio perché l’ha scelta da sempre ad essere madre del Verbo.
Il suo stesso essere è messo ‘in relazione con’ qualcun altro; essa è con tutta se stessa la ‘madre di Gesù’. Può diventare madre perché ‘ha trovato grazia presso Dio’. Nel delineare il volto interiore della Madonna, Dio non può fare altro che rivelare se stesso e il suo piano di grazia.
La grandezza della persona umana, assunta nel piano di Dio, sorpassa di gran lunga ogni nostra prospettiva. C’è una persona che è stata scelta e preparata per essere tabernacolo escatologico del Dio presente fra gli uomini, posta costantemente sotto l’ombra dell’Altissimo. Essa è stata chiamata alla collaborazione più alta, con tutto il suo essere. Il Verbo si è fatto carne quando ella, spinta dalla luce e dalla forza dello Spirito, si è offerta con piena disponibilità alla parola e al disegno di Dio.
Bisogna tenere sempre presente che i doni e le chiamate di Dio sono da sempre e per sempre ed è proprio della inesauribile mediazione di Cristo, suscitare altre mediazioni subordinate. Maria non oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia.
Si può infine sottolineare un aspetto di viva attualità.
L’irruzione di Dio sulla Vergine ha tutte le caratteristiche della chiamata profetica.
Dio sradica, nel corso della storia, persone e famiglie dalla loro esistenza ordinaria per farle protagoniste della storia della salvezza. Non c’è per costoro altra sicurezza che la parola di Dio, non c’è altro appoggio che quello della sua fedeltà.
L’avvenire è tutto carico di mistero; domanda una costante risposta di fede.
Maria non ha potuto prevedere quello che conteneva il mistero dell’annunciazione; si è trovata nelle condizioni di ragazza-madre; non ha compreso certi atteggiamenti e parole del Figlio; anch’essa ha avanzato nel cammino della fede ed ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio fino alla morte.
L’annunciazione e gli anni che l’hanno seguita sono stati l’esodo della figlia di Sion, l’esperienza della povertà senza progetti, la chiamata a vivere la radicalità di Dio, la famiglia di Nazareth non è ‘sacra’ perché immersa in una luce ed atmosfera ultraterrena, ma perché è autentica profezia. L’Annunciazione del Signore è quindi « festa congiunta di Cristo e della Vergine » come indicato nella Marialis cultus.
(Tratto dal Nuovo dizionario di Mariologia, Ed. Paoline 1986)
L’annuncio a Maria è anzitutto annuncio di Gesù: « Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù », la Sua grandezza sta nell’essere al servizio del mistero che viene così rivelato.
Il modo con cui Maria viene interpellata, il dialogo con l’angelo e la sua risposta, la situano, e a un titolo eccezionale, tra coloro che Dio chiama ad una missione specifica nell’ambito della storia della salvezza.
Maria apprende dall’angelo che ella ha « il favore di Dio », favore che è segno contemporaneamente di una qualità personale e di una scelta divina in vista di una missione.
La seconda parte del saluto contiene un tono precisamente vocazionale « il Signore è con te ». E’ così che Dio assicura la sua presenza a quelli che sceglie in vista di una missione speciale, promettendo loro di agire con essi a favore del suo popolo.
Maria è ‘turbata’ e chiede al messaggero di illuminarla sul ‘come’ della sua missione. La replica dell’angelo « Non temere, Maria » è la preparazione immediata dell’annuncio d’una missione: Maria partorirà un figlio e sarà lei ad imporgli il nome.
Si tratta di una vocazione ad una maternità tutta intera sotto il segno dello Spirito Santo e sarà la manifestazione della presenza attiva di Dio nel suo popolo.
La risposta di Maria significa la sua accettazione libera e totale della vocazione che le è stata rivelata.
(Tratto dal Piccolo dizionario mariano)

Dall’omelia di Giovanni Paolo II nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth
Nazareth, 25 marzo 2000)
«…Il disegno divino è rivelato gradualmente nell’Antico Testamento, in particolare nelle parole del profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato: « Pertanto il Signore stesso vi darà un segno.
Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele » (7, 14).
Emmanuele: Dio con noi. Con queste parole viene preannunciato l’evento unico che si sarebbe compiuto a Nazareth nella pienezza dei tempi, ed è questo evento che celebriamo oggi con gioia e felicità intense.
Il nostro pellegrinaggio giubilare è stato un viaggio nello spirito, iniziato sulle orme di Abramo, « nostro padre nella fede » (Canone Romano; cfr Rm 4, 11-12). Questo viaggio ci ha condotti oggi a Nazareth, dove incontriamo Maria, la più autentica figlia di Abramo.
È Maria, più di chiunque altro, che può insegnarci cosa significa vivere la fede di «nostro padre». Maria è in molti modi chiaramente diversa da Abramo; ma in maniera più profonda « l’amico di Dio » (cfr Is 41, 8) e la giovane donna di Nazareth sono molto simili. Entrambi ricevono una meravigliosa promessa da Dio. Abramo sarebbe diventato padre di un figlio, dal quale sarebbe nata una grande nazione. Maria sarebbe divenuta Madre di un Figlio che sarebbe stato il Messia, l’Unto del Signore. Dice Gabriele « Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce … il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre … e il suo regno non avrà fine » (Lc 1, 31-33). Sia per Abramo sia per Maria la promessa giunge del tutto inaspettata. Dio cambia il corso quotidiano della loro vita, sconvolgendone i ritmi consolidati e le normali aspettative. Sia ad Abramo sia a Maria la promessa appare impossibile. La moglie di Abramo, Sara, era sterile e Maria non è ancora sposata: « Come è possibile? », chiede all’angelo. « Non conosco uomo » (Lc 1, 34). Come ad Abramo, anche a Maria viene chiesto di rispondere «sì» a qualcosa che non è mai accaduto prima. Sara è la prima delle donne sterili della Bibbia che a concepire per potenza di Dio, proprio come Elisabetta sarà l’ultima. Gabriele parla di Elisabetta per rassicurare Maria: « Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio » (Lc 1, 36). Come Abramo, anche Maria deve camminare al buio, affidandosi a Colui che l’ha chiamata. Tuttavia, anche la sua domanda « come è possibile? » suggerisce che Maria è pronta a rispondere « sì », nonostante le paure e le incertezze. Maria non chiede se la promessa sia realizzabile, ma solo come si realizzerà. Non sorprende, pertanto, che infine pronunci il suo fiat: « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1, 38). Con queste parole Maria si dimostra vera figlia di Abramo e diviene la Madre di Cristo e Madre di tutti i credenti. Per penetrare ancora più profondamente questo mistero, ritorniamo al momento del viaggio di Abramo quando ricevette la promessa. Fu quando accolse nella propria casa tre ospiti misteriosi (cfr Gn 18, 1-15) offrendo loro l’adorazione dovuta a Dio: tres vidit et unum adoravit. Quell’incontro misterioso prefigura l’Annunciazione, quando Maria viene potentemente trascinata nella comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Attraverso il fiat pronunciato da Maria a Nazareth, l’Incarnazione è diventata il meraviglioso compimento dell’incontro di Abramo con Dio. Seguendo le orme di Abramo, quindi, siamo giunti a Nazareth per cantare le lodi della donna « che reca nel mondo la luce ». A Nazareth, dove Gesù ha iniziato il suo ministero pubblico, chiedo a Maria di aiutare la Chiesa ovunque a predicare la « buona novella » ai poveri, proprio come ha fatto Lui (cfr Lc 4, 18). In questo « anno di grazia del Signore », chiedo a Lei di insegnarci la via dell’umile e gioiosa obbedienza al Vangelo nel servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, senza preferenze e senza pregiudizi. « O Madre del Verbo Incarnato, non disprezzare la mia preghiera, ma benigna ascoltami ed esaudiscimi. Amen »»

Publié dans : FESTE DEL SIGNORE, FESTE DI MARIA |le 8 avril, 2013 |Pas de Commentaires »

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