7 APRILE 2013 : 2A DOMENICA DI PASQUA C / OMELIA DI APPROFONDIMENTO
7 APRILE 2013 : 2A DOMENICA DI PASQUA C / OMELIA DI APPROFONDIMENTO
I DONI DEL RISORTO
Don la Pasqua di Gesù comincia la storia della Chiesa. E’ la storia dei primi cristiani, ma anche della Chiesa di tutti, fino a noi cristiani di oggi.
In questa lunga e tormentata storia Gesù continua ad essere vivo e presente, operante mediante il suo Spirito. E’ la storia della signoria di Gesù tra i suoi discepoli che vivono nel mondo.
Gesù, dunque, non ha abbandonato e non abbandona mai la sua Chiesa. Forse i mass-media ci fanno percepire il lato più esteriore della Chiesa, cioè la « politica ecclesiastica ». Ma le letture di questa Domenica ci introducono più profondamente nel mistero della vita ecclesiale con una riflessione sui doni che Gesù risorto distribuisce alla sua famiglia, il popolo di Dio nato dal suo costato trafitto e animato dal suo Spirito.
La storia della Chiesa è una storia di santi e di peccatori, di donne e uomini generosi ed eroici, ma anche di donne e uomini meschini; tuttavia, è soprattutto la storia delle meraviglie che l’amore di Dio compie tra noi.
E ora ecco i doni che ci elenca il Vangelo odierno.
IL DONO DELLA MISSIONE
Il primo dono di Gesù è la missione: « Come il Padre ha mandato me, così anch’io mando voi ».
All’inizio sta la missione di Gesù, ricevuta dal Padre. Si tratta dell’eterna predestinazione di Gesù: da sempre Dio ha pensato a Gesù, e ha sempre progettato di mandarlo per noi, poiché Egli ci ha creati in vista del suo Figlio.
Che Dio mandi suo Figlio non è un fatto occasionato né, tanto meno, causato dalla condizione di peccato dell’uomo.
Nel suo liberissimo disegno, da sempre e prima di ogni cosa, Dio ha pensato e deciso di mandare il suo Figlio per comunicare il suo amore e la sua vita.
Che poi di fatto e concretamente l’Incarnazione sia avvenuta in un mondo segnato dal peccato e a favore di uomini peccatori, ciò manifesta quanto grande sia la volontà di comunione di Dio; volontà che si spinge fino a condividere una situazione umana dolorosa e mortale.
E’ dunque dalla divina volontà di mandare il Figlio che nasce il progetto divino di Chiesa, ossia di farci diventare suoi figli. E l’invio del Figlio è un gesto di Dio, gratuito, incondizionato, assoluto, non legato alla storia umana.
Ma la missione che Gesù ha ricevuto continua, in certo modo, in noi. Infatti Gesù « manda » la sua Chiesa. Ciò vuol dire che Dio ha voluto affidare la missione del suo Figlio nelle mani della Chiesa. Dio ha voluto correre questa avventura!
Dunque la Chiesa non nasce, come qualsiasi società, dalla volontà degli uomini di mettersi insieme per un certo scopo. La Chiesa ha origine dalla divina missione del Padre.
Come ha detto il Concilio nella Costituzione Lumen Gentium: « E’ dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che la Chiesa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine ». La Chiesa perciò ha un’origine trinitaria.
IL DONO DELLO SPIRITO
Gesù disse ai suoi discepoli, alitando su di loro: « Ricevete lo Spirito Santo ». Il dono di Gesù risorto alla sua Chiesa è lo Spirito Santo.
Donando il « suo » Spirito, il Signore Gesù ci ha donato la sua vita, la sua forza , la sua gioia. Mediante lo Spirito, Gesù continua ad essere operante nella sua Chiesa.
Lo Spirito Santo non ha il compito di inaugurare e creare qualcosa di « nuovo », bensì di portare in noi e di interiorizzare in noi la rivelazione di Gesù.
Gesù stesso ha detto: « Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv. 14,26).
Lo Spirito Santo rende la Chiesa capace di vivere e morire come è vissuto ed è morto Gesù. Egli è la forza che ci conforma a Gesù: senza lo Spirito, Gesù resterebbe per noi un maestro inimitabile e incomprensibile.
IL DONO DELLA FEDE
Lo Spirito Santo suscita in noi la fede e, quindi, ci fa figli di Dio.
Senza lo Spirito di Gesù non saremmo capaci di fare la professione della fede cristiana e dire: « Gesù è il Signore » (Rom. 10,9).
E Paolo aggiunge: « Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio » (Rom. 9,14).
Lo Spirito Santo ci fa credenti, ci fa figli di Dio, viene in aiuto alla nostra debolezza (Rom. 8,26), ci fa gridare a Dio: « Abbà, Padre » (Rom. 8,15).
E’ lo Spirito di Gesù che fa dire a Tommaso: « Signore mio e Dio mio! ». E’ lo Spirito Santo che ci fa credere nel Signore risorto.
Credere nella risurrezione è ciò che distingue i veri cristiani da quelli che si dichiarano tali solo per tradizione o per abitudine o lo sono soltanto di nome.
IL DONO DELLA RICONCILIAZIONE
Dice Gesù: » A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ».
« Rimettere » e « non rimettere » sono termini equivalenti al binomio do Matteo di « legare » e « sciogliere » (Cfr. Mt. 16,19).
Gesù trasmette alla Chiesa il suo potere di perdonare i peccati. La Chiesa deve annunciare la volontà di perdono che Dio ha manifestato e comunicato nella persona di Gesù.
Chi accoglie questo annuncio e crede in Gesù, riceve il perdono: che non l’accoglie, non sarà perdonato.
La comunità ecclesiale prolunga e attualizza l’offerta del perdono e di vita che il Padre fa all’umanità in Gesù Cristo. Innanzi alla testimonianza e al messaggio proclamato dalla Chiesa, gli uomini devono pronunciarsi per o contro Gesù.
IL DONO DELLA GUARIGIONE
Dalla prima lettura (At. 5, 12-16) risulta un quadro ideale della primitiva comunità di coloro che « credevano nel Signore ».
E’ una comunità dove avvengono « molti miracoli e prodigi », dove « malati e persone tormentate da spiriti immondi venivano guariti ».
La Chiesa è la comunità di Gesù, dove è possibile trovare guarigione. L’obiezione che forse viene spontanea suona così: ma questi miracoli e prodigi avvenivano alle origini della Chiesa, non adesso.
Eppure la Chiesa di oggi è pur sempre la Chiesa di Gesù, nella quale Gesù è sempre attivo e operante. Se sapessimo scorgere i prodigi che Dio continua a compiere nella sua Chiesa, come saremmo più entusiasti nella nostra vita!
Nel ritornello del Salmo responsoriale oggi diciamo: « Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore »; non solo quelle del passato, ma anche quelle di oggi.
Se noi fossimo davvero « più Chiesa », se vivessimo di più e sul serio come Gesù, allora sperimenteremmo più profondamente e più ampiamente il potere risanante di Gesù.
Non il singolo, ma la Chiesa stessa ci fa da guida nel discernere quali sono le grandi e meravigliose opere di Dio nel nostro tempo. Se seguiamo veramente Gesù, tutto il nostro vivere di cristiani e di religiosi, è testimonianza di un continuo miracolo della sua bontà.
IL DONO DELLA GIOIA
Ma Gesù ci fa soprattutto il dono della gioia. Nella seconda lettura di oggi, Giovanni sente una voce: « Non temere. Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gl’inferi.
Gesù risorto libera la sua Chiesa dalla paura della morte e del fallimento; la riempie della certezza della sua vittoria e della sua gioia di vivere per sempre.
E nessuno può liberarci dalla morte, se non Dio solo. Credere nella risurrezione di Gesù libera dalla morte e, di conseguenza, da ogni paura. La Chiesa del risorto è una Chiesa piena di gioia di vivere.
Cari Fratelli e Sorelle, e noi siamo davvero pieni della gioia di vivere?
MADRE TERESA DI CALCUTTA HA DETTO:
« I Religiosi debbono gustare la gioia di stare 24 ore su 24 con Gesù ».
Sono parole di una donna che ha consumato la sua vita per gli altri, per i più poveri del mondo.
La gioia è preghiera, la gioia è fortezza, la gioia è amore, la gioia è una rete d’amore, con la quale noi possiamo arrivare alle anime.
Dio ama chi dona con gioia. La miglior via per dimostrare la nostra gratitudine a Dio e alla gente è accettare tutte le cose con gioia.
Un cuore contento è il risultato normale di un cuore che brucia d’amore. Non lasciamo entrare in noi nulla di triste che possa farci dimenticare la gioia di Gesù Risorto.
Tutti aneliamo al cielo dove abita Dio, ma noi abbiamo in nostro potere di stare in cielo con Gesù anche adesso, di essere felici con Lui in questo preciso momento.
Ma l’essere felici con Lui adesso significa: amare come ama Lui, dare come dà Lui, servire come serve Lui, salvare come salva Lui, stare 24 ore su 24 con Lui, raggiungere Lui nel suo doloroso travestimento.
Domandiamo alla Madonna di poter stare le 24 ore del giorno con Gesù, ma anche con Lei, e la nostra vita sarà, già fin d’ora, un piccolo Cielo.
D. SEVERINO GALLO sdb,
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