I PADRI DELLA CHIESA: LA DEVOZIONE A MARIA
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I PADRI DELLA CHIESA: LA DEVOZIONE A MARIA
“La devozione a Maria, per essere autentica, deve essere ben fondata sulla Scrittura e sulla Tradizione”,
così si è espresso Giovanni Paolo II, il 24 settembre 2000. Negli articoli precedenti, abbiamo considerato il fondamento della pietà mariana della Chiesa, costituito dalla Sacra Scrittura nelle sue due parti: Antico e Nuovo Testamento.
Consideriamo ora il saldo fondamento della pietà mariana, costituito dalla Tradizione della Chiesa.
La Costituzione dogmatica conciliare Dei Verbum sulla divina Rivelazione insegna infatti, al n. 9: “La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa sorgente, esse formano, in certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la Sacra Scrittura è parola di Dio, in quanto scritta per ispirazione dello Spirito di Dio; la Sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione, fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano…”.
E al n. 10 della Dei Verbum: “La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio, affidato alla Chiesa, e – nell’adesione ad esso – tutto il popolo santo, unito ai suoi pastori, persevera assiduamente nell’insegnamento degli apostoli”.
Testimoni qualificati della grande Tradizione di fede della Chiesa, sono innanzitutto i Padri della Chiesa e cioè antichi autori cristiani, dei primi secoli, maestri della fede, la maggior parte di essi furono vescovi, dunque responsabili di comunità cristiane, eminenti per santità di vita e dottrina.
Essi ci hanno lasciato, nei loro scritti, il loro autorevole insegnamento di fede. Si tratta di una produzione vastissima, mi limito perciò ad una scelta personale, che cerco però di motivare: parleremo di Sant’Ireneo, San Massimo di Torino, Sant’Agostino e San Cirillo d’Alessandria.
Sant’Ireneo
Martire e Vescovo di Lione nel II sec. Nato a Smirne verso il 130, educato da San Policarpo, discepolo di San Giovanni apostolo ed evangelista.
È considerato l’ultimo uomo della generazione “apostolica” e primo teologo della Chiesa: uomo della Scrittura e della Tradizione apostolica. Tutto si incentra e si restaura in Cristo, il nuovo Adamo. Sant’Ireneo, citato anche dal Concilio, nella Lumen Gentium, per primo costruisce il parallelismo
Adamo-Cristo, Eva-Maria: Maria è la nuova Eva.
Riportiamo una breve citazione dal trattato Contro le eresie, Lib. 5,19… “… Mentre Eva, sviata dal messaggio del diavolo, disobbedì alla parola divina e si alienò da Dio, Maria invece, guidata dall’annuncio dell’angelo, obbedì alla parola divina e meritò di portare Dio nel suo grembo. Quella dunque si lasciò sedurre e disubbidì, questa si lasciò persuadere e ubbidì. In tal modo la vergine Maria poté divenire avvocata dalla vergine Eva…)”.
San Massimo
Primo Vescovo conosciuto della Chiesa torinese. Visse tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo. Probabilmente proviene dalla cerchia dei discepoli di Sant’Ambrogio di Milano. Si conservano di lui numerosi Sermoni. In essi la figura della Vergine Maria ha un particolare rilievo. Paragona Maria all’antica “Arca dell’alleanza”, davanti alla quale danzò il re Davide.
Dal Sermone 42,4-5: “Nelle feste e specialmente nelle nozze, la gente ha l’abitudine, tradizionale, di danzare e di cantare… Per queste nozze è giusto che noi danziamo. Davide, re e profeta, danzò davanti all’arca… nel suo spirito infatti vedeva una sua discendente, Maria, unirsi in nozze a Cristo… Quest’arca davanti alla quale danzò il profeta, non corrisponde forse alla vergine Maria? L’arca racchiudeva in sé le tavole dell’alleanza, Maria portava in sé l’erede dell’alleanza…”.
Sant’Agostino
Grandissimo Padre della Chiesa. Vescovo e dottore della Chiesa. Nato nel 354, morto nel 430. Fu per 34 anni Vescovo di Ippona. Sant’Agostino insiste soprattutto sulla qualifica di Maria come discepola del Signore, come Colei che ha fatto pienamente la volontà di Dio ed ha accolto e custodito fedelmente la parola di Cristo suo Figlio.
Dai Discorsi di Sant’Agostino, vescovo (Disc. 25,7-8). “Credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede… Conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo… Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è nel grembo…”.
San Cirillo
San Cirillo di Alessandria d’Egitto (370-444). Vescovo e dottore della Chiesa. Dottore per eccellenza della Incarnazione; presiedette il Concilio di Efeso nel 431. L’omelia tenuta durante il Concilio di Efeso che proclamò la “divina maternità” di Maria è una celebrazione ammirata ed entusiasta della Santa Vergine, dove abbondano le immagini prese dalla Bibbia per cantare la grandezza di Maria.
Dall’Omelia tenuta nel Concilio di Efeso. “Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della retta dottrina, tempio indistruttibile, abitacolo di colui che non può essere circoscritto da nessun luogo, madre e vergine insieme per la quale nei santi vangeli è chiamato «benedetto colui che vie-
ne nel nome del Signore» (Mt 21,9)…”.
Giovanni Zappino SDB
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