« IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE » (riflessione di monsignor Jacques Perrier, vescovo emerito di Tarbes e Lourdes)
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« IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE »
Una riflessione in vista della Solennità dell’8 dicembre
di monsignor Jacques Perrier, vescovo emerito di Tarbes e Lourdes
ROMA, venerdì, 7 dicembre 2012 (ZENIT.org) – Il 25 marzo del 1858, la Signora di Massabielle svela finalmente il suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Era la sedicesima volta che appariva a Bernadette, ma prima si era sempre rifiutata di rivelare la sua identità. Quando Bernadette glielo chiese il 18 febbraio, Lei rispose: “Non è necessario”. Da allora, erano trascorse cinque settimane. Due settimane durante le quali Bernadette udì la ripetuta chiamata al pentimento. Poi tre settimane di silenzio. Se la preparazione fu così lunga, è perché il messaggio era di una importanza eccezionale.
Quattro anni prima, papa Pio IX, dopo aver consultato tutti i vescovi del mondo, aveva proclamato che la Vergine Maria “nel primo istante del suo concepimento [...] fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale”. Non solo non ha mai peccato, ma è stata protetta da tutte le ferite che i peccati degli uomini, sin dalle origini, hanno inflitto alla nostra razza. Poiché il peccato lascia tracce, come la malattia, anche se il paziente è guarito. Maria, al contrario, come il prefazio della Messa dell’8 dicembre, “è stata preservata da tutte le conseguenze del primo peccato”, un primo che è stato seguito da tanti altri!
A Bernadette, la Madonna dice ancora di più del dogma del 1854. L’Immacolata Concezione è così eccezionale che Maria prende la grazia che le è stata data come suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Il giorno dell’Annunciazione, quando l’angelo del Signore si rivolge a lei, non l’ha chiamata con il suo nome abituale, “Maria”. Eppure era un bel nome, che ricorda Miriam, sorella di Mosè. Nel Vangelo secondo San Luca, l’angelo usa una parola che non si trova in nessuna altra parte nel Nuovo Testamento e che noi traduciamo normalmente con “piena di grazia”. Sarebbe più corretto dire: “perla di grazia”, “capolavoro della grazia”. Questo è il suo nome. Maria non è la grazia. Non è lei che dà la grazia: “La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”, dice San Giovanni nel Prologo del Vangelo. Ma lei è completamente abitata dalla grazia, come il Tempio lo era dalla gloria di Dio. In queste condizioni, non è sorprendente che la Grazia viene in lei per incarnarsi.
Attraverso il privilegio dell’Immacolata Concezione, Dio ha “preparato una degna dimora per il suo Figlio” (orazione e prefazio dell’8 dicembre). C’è dunque un legame tra l’Immacolata Concezione e la sua missione di essere la Madre di Dio. Non nel senso comune, che confonde l’Immacolata Concezione di Maria e la concezione verginale del bambino Gesù. Se Maria ha beneficiato di un privilegio unico, non è stato per suo profitto personale ma affinché potesse liberamente accettare la missione, umanamente incredibile, che le era stata chiesta. L’Antico Testamento conosce delle concezioni miracolose in donne anziane o sterili. Ma non la concezione verginale! Per accettare questa missione, a Maria serve una fede assolutamente pura, più pura di quella di Abramo, Zaccaria o San Pietro.
Dio non può accettare che il “sì” di un essere libero. Ma la libertà, come diceva Giovanni Paolo II a Lourdes nel 2004, ha bisogno di essere libera da ogni intralcio, da ogni debolezza. Per l’atto di fede di Maria nell’Annunciazione – un atto unico e decisivo nella storia del genere umano – Dio ha dotato Maria di una libertà integrale. Il privilegio dell’Immacolata Concezione ha reso Maria sufficientemente libera per accettare l’inverosimile.
Come l’Immacolata Concezione è il privilegio di Maria e solo suo, rischiamo di pensare che non ci tocca più di tanto. Sarebbe un triplo errore.
In primo luogo, ciò che la Vergine è per nascita è quello che noi siamo chiamati ad essere, è la realtà della Chiesa, la “santa” Sposa di Cristo, come diciamo nel Credo. Nella lettera agli Efesini, Paolo usa la stessa parola – “immacolata” – per parlare della Chiesa o dei cristiani. Come dice il prefazio dell’8 dicembre, l’Immacolata Concezione è il “modello” della santità.
Ma non bisogna sbagliarsi circa il privilegio accordato alla Vergine, che le evita le prove della fede. Tranne la Visitazione, quasi tutte le apparizioni della Vergine nei Vangeli sono momenti di prova. E succede che lei non “comprenda”. La sua fede, che non è mai stata sfiorata da alcun dubbio, deve crescere. Come noi, Maria ha vissuto un “pellegrinaggio della fede”, come ha detto papa Giovanni Paolo II. Che Ella ci aiuti nei momenti di oscurità!
Infine, se abbiamo capito perché Maria ha goduto di questo “privilegio”, non dobbiamo essere gelosi. Il privilegio le è stato concesso in vista della sua missione. Per una missione unica, lei ha ricevuto una grazia unica. Questo significa che anche noi, per le missioni che ci vengono affidate, noi riceviamo la grazia necessaria.
Una volta esisteva una confraternita della “felicitazione” della Vergine Maria. Lei stessa ha detto che tutte le generazioni la proclamavano “beata”. L’8 dicembre, noi prendiamo nostro posto in questo susseguirsi di generazioni. Onoriamolo!
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