VERSO IL NATALE con San Paolo

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VERSO IL NATALE con San Paolo   

Cari cooperatori e amici,

quest’anno la festività del Natale cade nel mezzo dell’Anno dedicato a San Paolo, voluto da papa Benedetto XVI per la ricorrenza del bimillenario della nascita dell’Apostolo. Al riguardo, nel giugno scorso, ho già proposto su queste pagine alcune riflessioni, richiamando il mandato del beato Giacomo Alberione alla Famiglia Paolina a essere « San Paolo vivo oggi » e invitando « a mostrare, nei fatti e nelle riflessioni, che San Paolo incarna anche oggi un modello affascinante di vivere e comunicare l’esperienza di Cristo ». Aggiungevo che il « farsi tutto a tutti » dell’Apostolo è di indirizzo per la nostra attività pastorale che « valorizza in pieno tutte le forme e i linguaggi della comunicazione attuale per permettere che il Cristo integrale, Via e Verità e Vita, si incontri con la totalità della personalità, mente e cuore e volontà ».
« Quando venne la pienezza del tempo »
Ora, attraverso alcuni testi paolini della liturgia natalizia, vogliamo farci accompagnare da San Paolo e con lui accostarci al mistero che contempliamo: « Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge… perché ricevessimo l’adozione a figli » (Gal 4,4-5). L’Apostolo medita sul mistero, che vela e rivela « la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini » (Tt 2,11); si coinvolge nel mirabile scambio per il quale il Figlio di Dio assume la nostra umanità e la eleva alla dignità divina; vive in sé la gioia dell’uomo fatto figlio di Dio.
Nell’Incarnazione – giacché il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo – trova vera luce il mistero stesso dell’uomo: « Se uno è in Cristo è una creatura nuova »(2Cor 5,17); nell’Incarnazione è radicata l’unità e la solidarietà della famiglia umana: « Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù » (Gal 3,28); la creazione stessa, sottomessa alla caducità (Rm 8,20), è reintegrata nel disegno divino di « ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra » (Ef 1,10).
Annota il nostro Fondatore: « Il Figlio di Dio si fa uomo, si umanizza, e la Chiesa vuole che noi domandiamo la grazia di diventare consorti della divinità, mentre il Figlio di Dio ha voluto essere partecipe della nostra umanità » (Per un rinnovamento spirituale, p. 314).
« Vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo »
Risuoneranno nella Notte santa queste parole dell’Apostolo, che costituiscono un vero programma di vita cristiana. La venuta del Figlio di Dio non può lasciare indifferente il suo discepolo, anzi – dice San Paolo – lo impegna alla conversione: « c’insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo »; e all’orientamento costante della vita verso Dio: « nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo » (Tt 2,12-13).
Commenta Don Alberione: «È volontà di Gesù Cristo che noi viviamo in questo mondo con temperanza, con giustizia e con pietà. Con temperanza: mortificare, cioè, le passioni sregolate; frenare gli occhi, la lingua; frenare ogni cupidigia; frenare l’orgoglio, la sensualità. Bisogna che la letizia sia sempre temperata da quello che è giusto, da quello che è il limite segnato da Dio stesso. Con giustizia. Giustizia verso Dio: « A Dio l’onore e la gloria » (1Tm 1,17). Giustizia verso il prossimo: rispetto vicendevole, rispetto nelle parole e nelle opere. Giustizia che riguarda l’onore e i doni spirituali e i beni corporali. Con pietà: vivere piamente! Questi devono essere giorni di grande pietà: buone Confessioni, buone Comunioni. Sobrie et iuste ac pie vivamus» (Per un rinnovamento spirituale, pp. 308-309).
« Annunziare a tutti le imperscrutabili ricchezze di Cristo »
Mentre i Magi s’appresseranno alla grotta di Betlemme, ci accompagnerà l’assillo di San Paolo per far risplendere il mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, e ora rivelato: « i pagani sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo » (Ef 3,6). Non ci è difficile immaginare l’Apostolo « con l’occhio al panorama geografico del mondo pagano, l’anima tesa giorno e notte agli uomini tutti per comunicare a tutti l’ardore santo che lo consuma e lo trasforma in Gesù Cristo », come scrive il nostro Fondatore (L’Apostolato dell’Edizione, p.350).
Nella missione Paolo sposa le prospettive universali di Gesù, il cui cuore è aperto a tutti; « Venite tutti a me », egli ripete con Gesù percependo la fame spirituale dei popoli e delle nazioni. Direi che il suo ardore deve divorare ciascuno di noi, suoi discepoli e cooperatori nell’apostolato; è lui stesso a dirci: « Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo » (1Cor 11,1).
Guardando all’Apostolo delle genti nell’Anno a lui dedicato (cf Proposizioni 1 e 49), il recente Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa ha sollecitato il compito dell’annuncio ai vicini e ai lontani. « I laici – ha detto – sono chiamati a riscoprire la responsabilità di esercitare il loro compito profetico, che deriva loro direttamente dal battesimo, e testimoniare il Vangelo, nella vita quotidiana: in casa, nel lavoro e dovunque si trovino » (Proposizione 38). E riferendosi ai mezzi di comunicazione sociale: « L’annuncio della Buona Notizia trova nuova ampiezza nella comunicazione odierna caratterizzata dall’intermedialità… Il nuovo contesto comunicativo ci consente di moltiplicare i modi di proclamazione e di approfondimento della sacra Scrittura. Questa, con la sua ricchezza, esige di poter raggiungere tutte le comunità, arrivando ai lontani anche attraverso questi nuovi strumenti… Sono, in ogni caso, forme che possono facilitare l’esercizio dell’ascolto obbediente della Parola di Dio (Proposizione 44).
Come vedete, ci sta davanti un campo immenso. Alla nostra ricchezza interiore e creatività pastorale, intinte nella passione paolina per Dio e per l’uomo, è dato il dono di raggiungere i cuori e disporli all’ascolto dell’unico Maestro, Gesù, Via Verità e Vita.
Vi auguro un santo Natale e un proficuo Anno 2009, mentre prego per voi e ringrazio Dio « a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo » (Fil 1,3).

Don Silvio Sassi
Superiore generale SSP

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