INTERPRETAZIONE DI EFESINI 5,23-33 (due link utili)

http://digilander.libero.it/gbe/qbiblistica_risp1.htm

INTERPRETAZIONE DI EFESINI 5,23-33

(ho trovato questa intepretazione del difficile passaggio di Efesini che oggi leggiamo, mi sembra un buona lettura, anche se, secondo me, non è esaustiva del pensiero di Paolo, continuo a cercare qualcosa che…entri più profondamente nel pensiero dell’Apostolo, ossia, in realtà ho trovato una Omelia di San Giovanni Crisostomo su questo passo della lettera agli Efesini, la devo ancora leggere tutta, l’ho trovata in inglese, in inglese ci sono le citazioni ai passi citati nell’Omelia, è lunga, vi metto il link delle due, italiano:
http://www.monasterovirtuale.it/home/la-patristica/s.-giovanni-crisostomo-omelia-xx-sulla-lettera-agli-efesini.html
inglese:
http://thedivinelamp.wordpress.com/2012/08/21/st-john-chrysostoms-homiletic-commentary-on-ephesians-521-32/)

Come deve essere intesa la scrittura di Efesini 5,23-33 riguardo alla condizione femminile? È ancora accettabile che la donna « stia sottomessa al marito »?
Riportiamo prima di tutto il brano in questione:

Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.
(Ef 5, 23-33)
Questa parola della Bibbia appare in una prima lettura quasi antistorica, antisociale. Una donna che lavorasse in un organismo per la pari dignità dell’uomo e della donna rimarrebbe quasi inorridita: le donne siano sottomesse ai mariti! Come è possibile al giorno d’oggi?
Potremmo svicolare dicendo che questa considerazione appartiene a 2000 anni fa, che fa parte di una cultura maschilista, che oggi stiamo cercando di superare.
Eppure in questo momento mi vengono in mente altre parole che farebbero inorridire un moderno sindacalista: penso alla parabola raccontata da Gesù del padrone della vigna che vaga per la città in cerca di lavoratori e ogni ora manda delle persone a lavorare nella propria vigna. Al termine della giornata paga a ciascuno il salario cominciando dagli ultimi arrivati. A questi da un denaro. Coloro che erano a lavoro fin dalla mattina sperano e pensano che avrebbero percepito un salario più alto. Ma così non fu. E anch’essi ricevettero un denaro.
Che cosa fareste? Non vi ribellereste? Che giustificazione dà il vignaiolo per questo suo comportamento?
<<Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi>>
(Mt 20,13-15)
Ecco la logica usata da Dio. Dio non fa torto, perchè dà a ciascuno secondo quanto era stato promesso. Dio è fedele alle sue promesse. Ma Dio è anche libero e la sua libertà si esprime nell’amore, nel ribaltamento di ogni logica sociale, perchè in questo sta l’amore: nel ribaltamento.
Quando si ama, si pensa a volte di amare perchè… e cerchiamo sempre delle motivazioni. In realtà il vero amore è libero e ama, punto e basta.
Non dico « ti amo perchè… », ma « …perchè ti amo! ».
Prendiamo ad esempio il perdono: il perdono è il dono più elevato che possiamo fare ad una persona. È il PER – DONO. Il dono multiplo, il massimo. E se ci pensiamo è proprio il massimo dal momento che perdonare è la cosa più faticosa, più costosa. Quando perdono cambia qualcosa anche in me.
Anche lo stesso pentimento di chi ci fa un torto, se ci pensiamo, è poca cosa, perchè non sempre quel pentimento riesce a ridarci quanto ci è stato tolto.
Ma Gesù ci invita a perdonare, da questo riconosceranno i suoi discepoli: perdonare non è un dovere, ma un libero atto amore. Non è un atto dovuto, non è la contropartita di qualcosa, uno scambio, ma un dono unilaterale.
Il passaggio dalla logica dello scambio mercantile, a quella della compassione, dell’amore universale: ecco la vera rivoluzione cristiana. Ecco ciò che può rivoluzionare la nostra vita.

SCARDINIAMO LA LOGICA GIURIDICA
1. Ma torniamo al brano di Efesini 5. Paolo non vuol stabilire un sistema giuridico. Non gli interessa. La legge non salva. La legge è solo un binario, ma non è il motore del treno. La legge giuridica non salva la coppia, non fa la loro felicità. Paolo va oltre. Oltre la logica umana. Paolo sta dicendo: se una coppia non è fondata sull’amore, non può stare in piedi. Non è la parità giuridica, la parità dei diritti che rende equilibrata una coppia, ma l’amore. Se tutte le loro azioni sono fondate sull’amore.
Diceva s. Agostino: « Ama e fa ciò che vuoi ».
Non servono molti comandamenti. Basta amare. Della frase di Agostino, spesso, abbiamo preso solo la seconda parte: « fa ciò che vuoi ». Oggi viviamo in questa ottica, nell’ottica di farsi ciascuno la propria legge. Agostino premette l’amore: non quello sdolcinato delle telenovelas, ma quello che sa farsi da parte se necessario per accogliere, l’amore come com-passione, come sentire-insieme, l’amore come elevazione dell’altro, l’amore come andare oltre le apparenze, oltre le illusioni.
Se « questo » amore è il fine e allo stesso tempo il fondamento di ogni nostra azione, allora veramente lo Spirito vive in noi, e noi siamo veramente vivi.

RAPPORTO D’AMORE UOMO-DONNA, COME IL RAPPORTO D’AMORE CRISTO-CHIESA
2. La moglie si sottomette al marito per amore, non perchè deve, ma ama e quindi si sottomette, cioè si affida completamente al marito. Sottomettersi non significa annullarsi, ma « mettersi sotto ». La moglie è chiamata a ricercare la protezione e ad affidarsi completamente al marito.
Il marito è chiamato ad amare la moglie a santificarla, a curarsi di lei come del proprio corpo.
Il tipo di amore che ci viene proposto, non è quello banale della parità. È lo stesso amore che esiste e che circola tra Cristo e la Chiesa: ecco il modello.
L’amore dell’uomo deve essere similea quello di Cristo per la Chiesa. L’amore della donna deve somigliare a quello della Chiesa per Cristo.
In che modo la Chiesa, cioè tutti noi siamo chiamati ad amare il Cristo? Affidandogli completamente la nostra vita, lasciandogli docilmente la guida.
A. AMICIZIA. Ma Cristo in che modo ha amato i suoi discepoli? Ha detto loro: <<non vi chiamo più servi, ma amici>>. AMICI. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore, che si consegnato nelle mani degli uomini, che si è abbandonato a loro, alla loro volontà, che si è lasciato uccidere sulla croce, lui del quale si diceva che fosse figlio di Dio. Lui ci ha chiamato AMICI, come se fossimo sullo stesso piano. Di più: come se avesse bisogno di noi.
Allo stesso modo: l’amicizia deve caratterizzare il rapporto tra uomo e donna. Amicizia, che significa: mi interessi, mi prendo cura di te, soffro insieme a te, gioisco insieme a te.
B. SERVIZIO. Non solo. Gesù non si è limitato a chiamare i suoi apostoli « amici ». Nella notte del venerdì santo, il venerdì prima della sua Pasqua
<<Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto>>
(Giovanni 13,3-5)
Gesù, il Figlio di Dio, ci ha lavato anche i piedi, come uno schiavo qualunque. Lavare i piedi è umiliante, ti abbassa. Così, in questo modo, il marito è chiamato ad amare la moglie: lavandole i piedi,. nascondendo il proprio IO, facendo anche ciò che lo ripugna, mettendola più in alto di se stesso, sottomettendosi a lei.
«La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie».
(1 Corinzi 7,4)
I due non sono più 2, ma 1. Il marito ama la moglie perchè è parte di sè. La moglie ama il marito perchè è parte di sè. Così ci vede Dio, così lo spirito dell’uomo e della donna vengono fusi nel sacramento del matrimonio. Marito e moglie non dovrebbero sentire imperativi categorici: amarsi dovrebbe essere naturale. Rispettarsi, cercare il bene dell’altro, la gioia dell’altro, dovrebbe essere naturale, perchè non sono più 2, ma 1.

(qui ho saltato un commento se volete…sul sito)

RICOLMI DI SPIRITO
6.Prima di parlare del rapporto tra i coniugi Paolo ci dà un comandamento importante: SIATE RICOLMI DI SPIRITO SANTO. Significa: sottomettetevi a Dio, credete a Dio, credete in Dio. Lasciatevi guidare dalla sua Parola, anche quando vi sembra assurdo, anche quando va apparentemente contro i vostri interessi, anche quando sembra tutto inutile, quando sembra di sprofondare nel buio. Mettete Dio al centro!
Se i due coniugi non sono ricolmi di Spirito Santo a nulla varranno i loro sforzi.
È così che i 2 non produrranno un amore circolare, ma a spirale, una spirale che tende ad allargarsi, nel loro cammino verso la Luce, e che tenderà ad abbracciare e ad accogliere non solo se stessi, ma gli altri e saranno una coppia aperta verso la società.

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