LA VITA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO (24 agosto)
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LA VITA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO (24 agosto)
La vocazione
Bartolomeo è uno dei dodici Apostoli che Gesù chiamò al suo seguito e dopo la sua morte e risurrezione, costituì capi dalla Chiesa da Lui fondata. Questo apostolo è menzionato soltanto nelle liste sinottiche dei dodici (Mc3,18; Mt10,3; Lc6,14) e nella lista degli apostoli in Atti 1,13.
Nei vangeli sinottici è nominato al sesto posto, dopo Filippo e prima di Matteo e di Tommaso; negli Atti al settimo posto, dopo Tommaso e prima di Matteo.A cominciare del secolo IX° la Chiesa siriaca ha identificato l’apostolo Bartolomeo con Natanaele, nativo di Cana di Galilea, che viene ricordato solo dal vangelo di Giovanni in due punti (1,43-51; 21, 2). Questa identificazione si fonda su due argomenti: innanzitutto nelle liste dei dodici apostoli i sinottici pongono Bartolomeo con Filippo e il quarto vangelo mette in relazione Natanaele con l’apostolo Filippo; in secondo luogo i sinottici menzionano solo Bartolomeo ignorando Natanaele, mentre il quarto vangelo fa l’inverso. Dopo il IX° secolo l’identificazione di queste due persone è stata riproposta da molti studiosi, almeno come probabile.
Natanaele (in ebraico “Dio ha dato”) doveva essere il nome personale mentre Bartolomeo (in aramaico bar Tol’ may – bar = figlio e tol’ may = solco-, cioè agricoltore) sarebbe il patronimico, il cognome. Null’altro sappiamo delle origini di Natanaele – Bartolomeo all’infuori di quanto ci narrano i vangeli. La sua chiamata, dunque è narrata da Giovanni. Se Andrea conduce suo fratello Pietro a Gesù, è l’amico Filippo che vi conduce Natanaele. Filippo glielo presenta come profeta, fornendo il nome, la famiglia, il luogo di provenienza « Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth ». Natanaele, originario della vicina Cana di Galilea, reagisce scetticamente. Mentre però egli andava incontro, è Gesù a pronunciare un elevato elogio su Natanaele: « Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità ». Di qui la reazione del discepolo: “Come mi conosci?” e Gesù ribatte con una risposta a dir poco stupefacente: « Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto il fico ». Che cosa fosse accaduto sotto quel fico, rimane senza risposta. Il fico è un albero spesso citato nella Bibbia, probabilmente egli era assorto nello studio delle scritture con riferimento alla venuta del Messia. Questo particolare ha fatto pensare che Natanaele fosse uno studioso della legge, della Torah. E perciò apostolo « dotto ».
La reazione dell’autentico israelita non si fa aspettare e si concretizza in una professione solenne di fede in Gesù, Figlio di Dio e re d’Israele. Di rimando Gesù dirà « Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi?. Vedrai cose maggiore di queste ». Tre giorni dopo, durante il pranzo di nozze, a Cana, Natanaele sarà testimone del primo miracolo di Gesù per il premuroso intervento di Maria, la Madre.
Così la chiamata del nostro Apostolo, si posizione nel mezzo di due importanti personaggi : Giuseppe di Nazareth, uomo giusto, custode di Gesù, colui che diede la paternità legale e la figura di Maria, che con discrezione già sta con i “chiamati” e si prende cura di loro.
Per la seconda volta il quarto vangelo (21,2) menziona Natanaele nel gruppo dei sette discepoli, che, intenti a pescare nel lago di Tiberiade, beneficiano di un apparizione di Cristo Risorto.
Dopo l’Ascensione di Gesù, Bartolomeo con gli altri apostoli è raccolto in preghiera con la Madre di Gesù e riceverà lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.
La missione ed il martirio
L’apostolato di Bartolomeo dopo la Pentecoste fu attivissimo, perché la tradizione posteriore gli attribuisce lunghi viaggi missionari, pur non potendo stabilire nulla di preciso.
A Bartolomeo toccò la Licaonia, che è parte della Cappadocia, provincia dell’Asia, ove predicò e convertì molta gente alla fede. In seguito, portando con sé il vangelo di Matteo, passò nell’India “superiore” e in varie regioni del Medio Oriente, come affermano Origene, Eusebio, S. Girolamo.
Entrò poi nell’Armenia ove fu coronato dal martirio ad Albanopoli. Intono alla sua morte vi sono opinioni diverse tra gli antichi scrittori che narrano le sue gesta e il susseguente martirio. Ippolito scrive che fu crocifisso con il capo all’ingiù , e sotto il capo furono bruciate erbe fetide per soffocarlo con il fumo.
Sant’Agostino, Sant’Isidoro di Siviglia ed il martirologio di Beda affermano che san Bartolomeo fu scorticato vivo. L’Armenia fu il campo più fecondo della sua missione. Qui per provare la verità annunciate, liberò numerosi ossessi, guarì malati, diede la vista ai ciechi reclamando la distruzione degli idoli e la conversione alla dottrina di Gesù. Secondo i fatti narrati da Abdia Babilonico , avendo Bartolomeo portato alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa l’invidia dei sacerdoti locali fu tale che aizzando Astiage , fratello del re, fu decretato per lui il raccapricciante martirio di essere scorticato vivo dalla testa ai piedi. Due sole membra rimasero illese , gli occhi e la lingua e furono i due organi di cui si servì l’Apostolo per proclamare ancora la fede in Gesù. Il feroce supplizio terminò con la decapitazione per ordine dello stesso Astiage.
Iconografia
La tradizione iconografica riguardante San Bartolomeo è estremamente ricca, il suo culto ebbe grande diffusione nel mondo bizantino e di ciò è testimonianza la copiosa fioritura di manoscritti greci che diffondono nel mondo occidentale immagini della vita e del martirio di Bartolomeo. Anche l’immagine più antica che si conosca in Italia, le bellissime teste affrescate su una parete di Santa Maria Antiqua a Roma databili all’VIII° secolo, deve ricondursi senza dubbio alla tradizione orientale che ritrae l’apostolo barbuto, nella piena virilità, spesso con il libro e il coltello nelle mani, chiara allusione al Vangelo proclamato e al martirio patito.
Così è rappresentato nella Chiesa della Martorana a Palermo, del secolo XII°. Tali elementi passano inalterati nella consuetudine figurativa occidentale, che si stabilizza nel XIII° secolo. Dal libro e dal coltello è infatti contrassegnato, sia nella tavola della Pinacoteca di Siena, di un seguace della scuola di Duccio, sia nel polittico di Giovanni del Biondo, della Galleria dell’Accademia di Firenze (sec. XIV) in cui Bartolomeo appare insieme con altri santi.
La singolarità del martirio non poté non colpire la fantasia degli artisti, infatti è del secolo XIII° la straordinaria rappresentazione che ne fa un seguace di Guido da Siena nel momento culminante del supplizio della decorazione, mentre il polittico conservato allo Staedel Institut di Francoforte attribuito alla scuola del Lorenzetti del secolo XIV° preferisce rappresentare il secondo momento del martirio, cioè la decapitazione. Nel resto dell’Europa, Bartolomeo, apparirà sempre con gli altri undici o da solo nell’antica rappresentazione., con eccezione nel portale della Chiesa a lui dedicata a Lograno in Spagna del XIII° secolo, dove lo ritroviamo nel momento del martirio.
Il Rinascimento, tende ad accentuare il carattere drammatico del supplizio, soprattutto nel mondo germanico. La statua della cattedrale di Francoforte ne è un tipico esempio della nuova raffigurazione di Bartolomeo, L’Apostolo è rappresentato ora grondante di sangue, ora con la pelle interamente asportata.
In Italia, la scultura del duomo di Milano, opera di Marco d’Agrate (1500) raggiunge i limiti dell’estrema crudezza, mentre molto diffusa comincia ad essere la rappresentazione di Bartolomeo recante la propria pelle sul braccio, motivo che entra definitivamente nell’iconografia del santo dopo che Michelangelo (sec. XVI) così lo rappresenta nel Giudizio Universale della cappella Sistina in Vaticano, con l’autoritratto del pittore nella pelle pendente dalla mano sinistra del Santo.
Anche il 600 predilige le grandi scene del martirio affollate e drammatiche, che rientrano nel gusto barocco (i cicli di Ribera al Prado, a Dresda, a Vienna); gusto che incontrerà fortuna anche nel Settecento (tele di G:B. Tiepolo a Venezia e di P. Batoni a Lucca ).
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