ALBINO LUCIANI INEDITO (PRIMA PARTE)
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ALBINO LUCIANI INEDITO (PRIMA PARTE)
Intervista a Marco Roncalli, biografo di Giovanni Paolo I
ROMA, lunedì, 20 agosto 2012 (ZENIT.org).- Intervista a Marco Roncalli, autore della prima, completa, biografia critica di Giovanni Paolo I, del quale ricorrono il 34° anniversario della sua elezione a Pontefice (26 agosto), quello della morte (28 settembre) e il centenario della nascita (17 ottobre). La seconda parte verrà pubblicata domani, martedì 21 agosto.
di Renzo Allegri*
Agosto, settembre e ottobre, sono tre mesi con importanti anniversari legati alla vita di Albino Luciani, cioè Papa Giovanni Paolo I: il 26 agosto, si ricorda il trentaquattresimo della sua elezione al soglio pontificio; il 28 settembre, la sua improvvisa morte; il 17 ottobre, i cent’anni della sua nascita.
Per queste ricorrenze, e soprattutto per il centenario della nascita, sono in corso innumerevoli iniziative cattoliche, in Italia e all’estero. Albino Luciani apparteneva a una famiglia poverissima di Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, ai piedi delle Dolomiti. Fin da bambino, e anche da sacerdote e da vescovo, fu sempre una persona timida e riservata. Nessuno avrebbe potuto immaginare che a 66 anni sarebbe diventato Papa.
Un Papa che ebbe uno sconcertante destino: quello di restare sulla cattedra di San Pietro per soli 33 giorni, e morire all’improvviso, in circostanze misteriose, che hanno dato origine a voci, dicerie e supposizioni di un omicidio perpetrato nella notte da qualche eminente personalità del Vaticano. Un giallo, sul quale sono stati scritti libri e girati anche dei film, ma che, pur essendo una vicenda drammatica e fosca, mai completamente chiarita, non ha fatto dimenticare alla gente il sorriso gioioso di quel papa, passato alla storia come “Il Papa del sorriso” e come una persona di luminosa santità.
“Quella di Giovanni Paolo I resta una figura fasciata di mistero: quando stai per raggiungerla, ti sfugge”, scrisse Jean Guitton, il celeberrimo filosofo cattolico francese. Ma con questo giudizio non è d’accordo Marco Roncalli, storiografo e saggista, autore di una poderosa biografia di Albino Luciani, la prima, completa biografia critica del ‘Papa dei 33 giorni’.
“Il giallo della scomparsa di Papa Luciani”, afferma Roncalli, “ha polarizzato, in modo morboso e per lungo tempo, l’attenzione degli studiosi e dei mezzi di comunicazione impedendo una ricerca serena, ampia e oggettiva. Ma quel giallo ormai ha perso il suo sinistro richiamo. Ora, finalmente, l’attenzione può concentrarsi sulla vita ‘vera e concreta’, di Albino Luciani, e viene a galla la personalità di un grande e autentico cristiano, la cui fede è stata l’anima che ha giustificato sempre tutte le sue azioni”.
Bergamasco, 53 anni, pronipote di Papa Giovanni XXIII (al quale, nel 2006, ha dedicato un volume di 800 pagine), Marco Roncalli è uno dei maggiori esperti di storia della Chiesa contemporanea. Dotato di una profonda e vasta cultura, si è affermato come un ricercatore di straordinario valore, e soprattutto un illuminato e saggio interprete dei documenti che raccoglie. Alla biografia di Giovanni Paolo I ha dedicato 5 anni di viaggi, di interminabili giornate trascorse in biblioteche, in emeroteche, a colloquio con persone che hanno conosciuto bene Luciani, che hanno lavorato con lui. Ma le cose più importanti e inedite le ha scovate negli archivi, compresi quelli inaccessibili e segreti, che, grazie alla sua fama di studioso, per lui si sono aperti. Ha così portato a casa una montagna di materiale preziosissimo, dal quale ha ricavato un volume di 750 pagine, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, che è pieno di notizie, vicende, informazioni sorprendenti e inedite, che dimostrano come quello che bonariamente viene chiamato il ‘Papa del sorriso’, era un uomo dalla personalità decisa, granitica, fedele servo della Chiesa, duro e irremovibile difensore dei principi, ma tenero e affettuoso con le persone, soprattutto con i meno fortunati. Un ecclesiastico totalmente evangelico, del quale è giustamente in corso il processo di beatificazione.
A Marco Roncalli abbiamo chiesto di parlarci di Papa Luciani e soprattutto di raccontarci le cose nuove e inedite che ha trovato in questi cinque anni di ricerche.
“Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto”, dice Marco Roncalli, “mi sono trovato di fronte a un fatto singolare: un papa che aveva regnato soltanto 33 giorni, un tempo brevissimo per aver potuto fare cose importanti, ma che aveva egualmente lasciato nei credenti un fascino straordinario. La sua attività di Pontefice non giustificava quel fascino, bisognava perciò cercarne la causa altrove. Cioè nella vita di Albino Luciani precedente alla elezione a pontefice.
“Un compito difficile, perché l’ampia letteratura fiorita su di lui dopo la morte, riguardava soprattutto il giallo della scomparsa, In realtà, la vita vera di Albino Luciani era tutta da scoprire e da studiare. E, tenendo conto che lui fu sempre un tipo timido, riservato, geloso della propria privacy, ho dovuto affrontare un lavoro di ricerca massacrante. Ma ho avuto la fortuna e la gioia di scoprire un uomo di uno spessore spirituale incredibile”.
Chi erano i genitori di Albino Luciani?
Marco Roncalli: Albino era il primogenito di Giovanni Luciani e Bortola Tancon, una coppia molto povera e molto provata dalla vita. Giovanni, 40 anni, vedovo, aveva avuto, dal primo matrimonio, cinque figli: tre maschi, morti piccoli, e due femmine sordomute, affidate a parenti. A 11 anni aveva iniziato a emigrare per lavoro ed era stato in vari paesi dell’Europa e anche in America. Le difficoltà e le sofferenze avevano indurito il suo cuore: militava nel partito socialista e aveva dimenticato la fede dei suoi padri.
Bortola, 31 anni, aveva trascorso anche lei parte della sua esistenza lontana da casa per lavorare. Conobbe Giovanni a Venezia, dove faceva la cameriera, e si sposarono nel 1911. Bortola era molto credente, praticante, pia, e con la sua bontà riuscì anche a far tornare il marito alla pratica religiosa.
Perché al loro primogenito diedero il nome insolito di Albino?
Marco Roncalli: Giovanni aveva dato quel nome anche ai tre maschi avuti dal primo matrimonio e morti subito dopo la nascita perché Albino era il nome di un suo compagno di emigrazione, morto giovane in un incidente in cantiere. Quel nome gli ricordava i sacrifici terribili che aveva affrontato in giro per il mondo. Dopo Albino, la coppia ebbe altre tre figli, ma solo due sopravvissero.
Che cosa si sa di Albino Luciani bambino?
Marco Roncalli: Fin dall’infanzia dovette affrontare situazioni di vita difficili, che lasciarono nel suo animo segni profondi. Crebbe, praticamente, senza padre. Già nel 1913, quando Albino aveva un anno, suo padre era in Argentina. Rientrò per la guerra 1915-1918, e poi ripartì. Fu la madre a crescere e ad educare il figlio e a trasmettergli i valori cristiani. “La mamma è stata la mia prima maestra di catechismo”, ricordava Luciani.
Gli anni della guerra furono particolarmente duri, in quella zona del Veneto. Il fratello di Albino, Edoardo, ricordava: “C’erano solo erba e le radici delle piante da bollire… Ogni tanto un pezzo di pane fatto di crusca e di segatura degli alberi….”. Albino, gracile per costituzione, portò per tutta la vita le conseguenze di quegli anni di miseria. Lui stesso raccontava di essere stato in sanatorio, otto volte ricoverato in ospedale e di aver subito quattro interventi chirurgici.
Che tipo di scuola aveva seguito?
Marco Roncalli: Le elementari al suo paese natale, e poi era entrato in seminario. A scuola era bravo. Amava leggere e il parroco e altri sacerdoti lo aiutarono prestandogli dei libri. Aveva una grande facilità di scrittura. Si conserva una preghiera che scrisse in quarta elementare e che è importante perché rivela il suo stile chiaro e concreto, che lo caratterizzerà poi da adulto. “Signore, tu che sai tutto e che puoi tutto, aiutami a vivere. Io sono ancora un ragazzo, non ho studi, sono povero, ma desidero conoscerti. Adesso non so veramente chi sei e non so se ti voglio bene, mi piace il Pater noster, mi piace tanto l’Ave Maria, prego per i miei morti e per i miei cari. Aiutami a capire. Sono il tuo Albino. Amen”.
Quando decise di diventare sacerdote?
Marco Roncalli: La vocazione sbocciò spontanea, quando era ancora bambino. Sembra che desiderasse diventare frate francescano, o gesuita. Ma il parroco consigliò il Seminario, dove avrebbe potuto studiare e valutare, in età più matura, se proseguire per il sacerdozio. A 11 anni entrò nel seminario di Feltre. Da vescovo scriverà: “Quando ci si chiama fra noi uomini, la chiamata è chiarissima… Quando chiama Dio, la cosa è diversa; niente di scritto o di forte o di evidentissimo: un sussurro lieve, un sottovoce, un ‘pianissimo’ che sfiora l’anima”.
In pratica visse sempre lontano dal mondo reale.
Marco Roncalli: Ma sempre attento a ciò che accadeva nel mondo reale. Anche in seminario arrivavano, attraverso i professori, le idee politiche, religiose, culturali che si dibattevano in quegli anni. Albino Luciani era una spugna. Ascoltava, pensava, elaborava. E soprattutto leggeva. Non solo libri di carattere religioso, ma soprattutto libri di letteratura, che non sempre erano reperibili in Seminario e non erano neppure ben visti. Se aveva qualche soldo, li comperava, ordinandoli direttamente dall’editore, altrimenti se li faceva prestare. Durante gli anni soprattutto del liceo, lesse libri di Molière, Verne, Walter Scott, Mark Twain, Dikens, Dovstoievskij, Tolstoi, Puskin, Camus, Silone, Peguy, Bernaons, Claudel, Pascal, Erasmo, Montaigne, Chesterton, Goethe, Petrarca, Eliot, Trilussa, Goldoni, Papini, Freud, Darwin, Haine, Nietzsche, Max, Lenin eccetera. Durante i mesi estivi, si dedicò a mettere in ordine l’antica biblioteca parrocchiale del suo paese i cui libri stavano ammucchiati nella soffitta della canonica. Compilò le schede di oltre 1200 volumi, indicando di ognuno l’autore, il titolo, il luogo e la data di edizione, seguiti da una breve sintesi del contenuto e un sintetico giudizio, realizzando un volumetto manoscritto di 100 pagine che ancora si conserva.
Aveva quindi una straordinaria cultura anche profana…
Marco Roncalli: Certamente. E’ difficile ritenere che possa aver trovato tutti quei libri in Seminario. Ma nella sua sfrenata passione per la lettura, cercava ovunque, e quella passione sfrenata provocò una pericolosa crisi interiore che mise in serio pericolo la sua vocazione. Ad aiutarlo a superare quel difficile momento fu un frate cappuccino, san Leopoldo Mandic, che per un certo periodo confessava in quel seminario. I consigli di quel santo furono provvidenziali per il giovane Luciani e da allora egli portò, per tutta la vita, una foto di padre Leopoldo, nel portafoglio, accanto a quella della madre.
Il giovane Luciani non si interessava solo di letteratura, ma anche di cinema, di arte, di giornalismo. Amava scrivere e dirigeva anche un giornalino, dimostrando fin da allora quelle qualità di chiarezza, di sintesi, che contraddistinsero poi i suoi libri.
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*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese.
E’ direttore di un giornalino che si intitola « Medjugorje Torino » e viene diffuso in 410 mila copie a numero. Ha pubblicato 42 libri, tutti gi grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco e cinese. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondatori).
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