11 agosto: Santa Chiara d’Assisi – La Benedizione

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11 agosto: Santa Chiara d’Assisi

La Benedizione

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore vi benedica e vi custodisca. Vi mostri la sua faccia e abbia misericordia di voi.. Volga verso di voi il suo volto e vi dia pace, sorelle e figlie mie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno nella vostra comunità, e alle altre ancora, tanto presenti che venture, che persevereranno fino alla fine negli altri monasteri delle povere dame.
Io Chiara, ancella di Cristo, pianticella del beatissimo padre nostro san Francesco, sorella e madre vostra e delle altre sorelle povere, benché indegna, prego il Signore nostro Gesù Cristo, per la sua misericordia e per l’intercessione della santissima sua genitrice, santa Maria, e del beato Michele arcangelo e di tutti i santi angeli di Dio, del beato Francesco padre nostro e di tutti i santi e le sante, che lo stesso Padre celeste vi dia e vi confermi questa santissima benedizione sua in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi nella grazia e nelle sue virtù fra i servi e le ancelle sue nella Chiesa sua militante; e in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella Chiesa trionfante fra i santi e le sante sue.
Vi benedico nella mia vita e dopo la mia morte, come posso, con tutte le benedizioni, con le quali il Padre delle misericordie ha benedetto e benedirà i suoi figli e le sue figlie in cielo e sulla terra, e con le quali il padre e la madre spirituale ha benedetto e benedirà i figli suoi e le figlie spirituali. Amen.
Siate sempre amanti delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite nell’osservare quelle cose che avete promesso al Signore.
Il Signore sia sempre con voi e voglia il Cielo che voi siate sempre con lui. Amen.

Introduzione storica
La « Legenda sanctae Clarae » ci dice che Chiara, sul punto di morire, benedisse le sorelle, presenti e future. Ci si è chiesti se questa benedizione fu messa per iscritto e se Chiara usò un testo, che aveva composto personalmente. La risposta non è semplice. Attraverso i documenti, che ci sono pervenuti, possediamo tre formule di benedizione di Chiara, sostanzialmente uguali (cambiano il nome della destinataria e la conclusione): una indirizzata ad Agnese di Praga, un’altra a Ermentrude di Bruges e una terza a tutte le sorelle. Sono in tedesco medievale, in olandese medievale, in francese medievale, in italiano medievale e in latino.
Tutti i manoscritti, che riportano il Testamento, contengono anche la Benedizione e questo conferma l’uso antichissimo, nei monasteri di sorelle povere, di leggere ogni venerdì sera il Testamento, concludendolo con la Benedizione. Vi è molta somiglianza nello stile tra il Testamento e la Benedizione: il periodare semplice, l’uso degli stessi vocaboli, vicinanza nel contenuto. Questo conferma l’identità di autore tra i due testi, la loro autenticità e spiega il motivo per il quale sono stati sempre trasmessi insieme e letti l’uno dopo l’altro. L’epoca di composizione deve essere quella del Testamento o un tempo immediatamente successivo: siamo, quindi, alla fine della vita di Chiara.
Il fatto che ci siano diverse edizioni della Benedizione, rivolte a singole Sorelle povere, non si oppone a questa ipotesi: la Benedizione ad Agnese di Praga deve essere stata inviata insieme alla Lettera quarta, che appartiene agli ultimi mesi della vita di Chiara. Per la Benedizione a Ermentrude il problema è più complesso, ma forse si può ipotizzare lo stesso comportamento. La benedizione era quasi un dovere per un francescano, un modo di rivolgersi e di rispondere al fratello, che si stima. Questo movimento benedizionale si accelera nei momenti definitivi della morte, ora di verità e momento per dimostrare la profondità dei vincoli fraterni. Non è solo rito d’uso: è il linguaggio del cuore e della fede, che prende corpo in un ultimo desiderio.
La Benedizione è uno scritto minore di Chiara, perché non ha l’intento teologico e spirituale degli altri scritti, e si apre con la benedizione di Aronne (Nm 6,24-26), che Francesco aveva copiato, di suo pugno, letteralmente per frate Leone e con la quale benedì frate Bernardo (Legper 107: FF 1664).
Questo testo rappresenta, ancora una volta, un primato storico: è la prima benedizione liturgica scritta da una donna, di cui sia stata conservata memoria scritta nella storia della Chiesa.
E questa sensibilità emerge là dove Chiara traduce al femminile tutte le espressioni della benedizione liturgica, dicendo per esempio: Vi benedico….con tutte le benedizioni….con le quali un padre e una madre spirituale ha benedetto o benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali.
Contenuto

Per una vita feconda
Rompendo e passando oltre la crosta del genere letterario medievale della benedizione, scopriamo un’interessante intelaia-tura spirituale:
* Da un lato, la benedizione la dà il Padre, perché solo Lui può rendere feconda l’efficacia di ogni gesto di fraternità e di fede. Ma la dà anche Chiara e forse lo stesso Francesco, ai quali pare alludere con l’espressione padre e madre spirituali, che benediranno i loro figli e le loro figlie spirituali. Tutti in indissolubile unità. La benedizione svela così che nel cammino evangelico della clarissa si frammischiano il Padre, Chiara, Francesco e tutti quelli che sono entrati a far parte della famiglia francescana. Intelaiatura di vita e di fede.
* Inoltre, il frutto della benedizione è descritto come una fecondità nella storia (la benedizione è sempre legata alla fecondità) e una esaltazione nel cielo. Sarebbe riduttivo intendere questa fecondità come un semplice aumento numerico. Perciò dice che è una fecondità in grazia e virtù, cioè, in offerta evangelica.
Questa è, innanzi tutto, la fecondità francescana. Da parte sua, la glorificazione del cielo, come l’altra di Fil 2,6-11 nel caso di Gesù, è il sigillo della verità che il Padre pone a tutta la traiettoria evangelica del credente francescano. Al termine della sua vita, Chiara afferma con l’avallo della sua, persona la verità fondamentale della fede: il cammino cristiano, vissuto con intensità, porta all’esito credente, s’incontra con il segreto del Padre. Sì, benedizione e testamento, donazione della realtà più essenziale della propria esperienza.

Per una vita nella fedeltà
La BsC non è solo una promessa di sostegno che si basa sulla constatazione della verità del funzionamento dei meccanismi della fede. È anche una vocazione alla fedeltà che si inserisce nella continua catechesi clariana sul mantenersi nel cammino evangelico promesso. Lo avevano ereditato da Francesco (ricordare Uv) e, soprattutto, Chiara stessa era giunta alla conclusione, come dice nel TestsC, che la fedeltà era la prova della verità dell’opzione intrapresa. Perciò Chiara conclude che le sorelle siano sempre amanti di Dio e delle vostre anime e di tutte le vostre sorelle. In questo sempre si racchiude tutto l’animo fraterno e tutta l’urgente vocazione a una fedeltà dalla quale dipende, in parte notevole, l’esito del processo cristiano.

Per realizzare la promessa fatta al Signore
Con questo riferimento alla opzione evangelica primitiva termina la BsC: perché osserviate sollecitamente quello che avete promesso al Signore. Quando la clarissa, tanto personalmente come istituzionalmente, vede che le si annebbia il primo impulso di fronte a un Vangelo vissuto con limpidezza, ricorrerà al coraggio e all’impulso di questo reinserirsi nei giorni primaverili nei quali il Vangelo era decisivo. Farlo con la maturità dell’oggi, nella lotta dura di ogni giorno, può essere un sostegno decisivo per conservare la fedeltà e l’entusiasmo per la fede. Parola fraterna che stimola e soccorre, parola di fede.

Publié dans : SANTI, Santi - scritti |le 10 août, 2012 |Pas de Commentaires »

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