Camminate secondo lo Spirito: Siete stati chiamati a libertà (Gal 5,13)
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Camminate secondo lo Spirito
di Padre Ubaldo Terrinoni, OFM Capp., biblista
1. Siete stati chiamati a libertà (Gal 5,13)
L’apostolo Paolo si rivolge alle comunità cristiane della Galazia con tono appassionato e preoccupato, perché alcuni giudaizzanti hanno determinato confusione e smarrimento tra i cristiani, insegnando che la fede in Cristo da sola non basta per ricevere lo Spirito e conseguire la salvezza messianica, ma sono necessarie anche la circoncisione e la pratica di alcune prescrizioni giudaiche. L’apostolo reagisce con vigore e con eloquenza magistrale e dichiara che la salvezza deriva dalla fede e soltanto dalla fede in Gesù Cristo.
Il cristiano pertanto è pienamente libero dalla legge ebraica ed è destinato a vivere nella libertà. Di qui la sua vigorosa affermazione: «Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà» (Gal 5,13). E chi mai chiama? È Dio! Dio dunque non costituisce affatto un limite alla libertà dell’uomo. Al contrario, Egli è la fonte prima, l’origine, la sorgente della vera libertà. Dio è libero e desidera vivamente che lo seguiamo da persone libere. Egli ama la nostra libertà più di quanto l’amiamo noi stessi.
Ma, attenzione, la cultura moderna grida all’uomo della strada: «Tu sei libero, tu puoi fare quello che vuoi; nulla e nessuno al di fuori e al di sopra di te; tu sei « il dio » di te stesso; sei unicamente tu l’arbitro delle tue scelte; disponi di te e delle tue potenzialità come vuoi, non devi render conto a nessuno». Purtroppo, questa cattiva scuola ha illuso, disorientato e tradito innumerevoli giovani e ha moltiplicato suicidi, depressioni e alienazioni.
L’Apostolo è più prudente e più saggio: si limita ad affermare che l’uomo « è chiamato a libertà »; il che vuol dire che la libertà è un dono e una conquista. È un dono, perché Cristo ha messo in ognuno di noi nel giorno del battesimo il germe della libertà, ma questo piccolo « seme » ha bisogno di una conquista, cioè ha bisogno della nostra collaborazione per crescere ed espandersi e così farci risultare pienamente liberi. Sussiste dunque l’impegno quotidiano di collaborare con Cristo per destituire del potere schiavizzante ogni eventuale « faraone » che pretendesse annidarsi dentro di noi e gestirci a suo piacimento. Del resto si sa che non c’è vera libertà senza esercizio di liberazione: liberare la vita, lo spirito, il cuore… dagli idoli muti e schiavizzanti per presentarci realmente da persone libere.
Dunque, liberarci da qualcosa o da qualcuno per passare ad altro rapporto. Si notino le due preposizioni: « da… per… ». Così, il popolo di Dio, che è schiavo del potente faraone d’Egitto, si libera dalla pesante schiavitù per passare alla signoria di Dio. Sì, Dio e non l’uomo è la vera misura della qualità della libertà dell’uomo. Infatti, quando Mosè ed Aronne si presentano dal faraone per la richiesta della libertà del popolo, avanzano una precisa richiesta: «Così dice il Signore, il Dio d’Israele: Lascia libero il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto!» (Es 5,1). Il popolo deve essere libero per Dio. Ciò che qualifica la vera libertà è l’appartenenza al Signore. È veramente libero soltanto chi coltiva quotidianamente la propria appartenenza a Lui.
2. Camminate secondo lo Spirito
L’Apostolo suggerisce anche una « via » sicura per non cedere a tendenze deviazionistiche: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Si comprende facilmente che l’apostolo vuole evidenziare che la potenza dello Spirito è ben più forte di quella della carne. «Il credente – afferma il cardinal Albert Vanhoye – ha una possibilità effettiva di liberarsi dal male, perché lo Spirito Santo è più forte della carne». Sappiamo per esperienza che le insidie quotidiane del male sono senza numero, sono sempre delle imboscate pericolose e subdole. Anzi, l’uomo si trova di continuo fra due potenti calamite in contrapposizione: «La carne ha desideri contrari alla Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; questi, infatti, si oppongono fra loro» (5,17).
E tuttavia è possibile la vittoria! Perché lo Spirito è in ognuno di noi; è nella nostra anima e anche nel nostro corpo come precisa Paolo: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?» (1Cor 6,19). Dunque egli abita in noi (Rm 8,9) e non sta inattivo, non è presenza passiva, inerte. Al contrario, ci lavora febbrilmente per trasformarci in sua « dimora » sempre più splendida, eliminando anche le più piccole ombre del male.
Anzi, poco più oltre, nello stesso capitolo ai Galati, l’Apostolo passa a distinguere gli esiti, cioè i differenti risultati di chi si affida alle tendenze della carne e di chi si affida alle tendenze dello Spirito. Per primi, Paolo parla di «opere della carne» (vv. 19-21), per i secondi invece di «frutto dello Spirito» (vv. 22-23). Sono « opere » perché restano all’esterno dell’uomo e non contribuiscono affatto a farlo crescere, a maturarlo, ad arricchirlo; anzi, per molti aspetti l’uomo viene danneggiato e come bloccato, congelato nelle sue potenzialità.
L’azione delle Spirito viene qualificata come « frutto », perché corrisponde alle profonde e più autentiche tendenze dell’uomo e conferisce un concreto apporto alla sua maturazione e alla formazione di una personalità robusta e sicura. E mentre nel contesto delle « opere » il denominatore comune è l’egoismo, nel contesto del « frutto » invece è l’amore; l’amore che diventa fonte di pace, di gioia e di libertà. Sì, l’amore non può esistere senza libertà; l’amore è l’espressione più bella e più perfetta di libertà; «dilige et fac quod vis» scrive Sant’Agostino («ama e fa’ quel che vuoi»), ama ed eccoti libero.
Opera dello Spirito Santo: www.spiritosanto.org

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