7 MAGGIO : FLAVIA DOMITILLA, SANTA, MARTIRE (mf)
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7 MAGGIO : FLAVIA DOMITILLA, SANTA, MARTIRE (mf)
Alessandro Carletti, Ispettore aggiunto della Pontificia Commissione di Archeologia Cristiana – Biblioteca sanctorum.
Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica (III,18,4) scrive: »Tramandano che nell’anno quindicesimo di Domiziano, Flavia Domitilla, nipote, per parte della sorella,di Flavio Clemente, che fu allora uno dei consoli di Roma (95 d.C.), insieme con numerose altre persone fu deportata nell’isola di Ponza per avere confessato Cristo ».
A sua volta, Dione Cassio, nella Historia romana (LXVII, 13-14), afferma che l’imperatore Domiziano « tolse la vita, con molti altri, anche a Flavio Clemente, benchè fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, ella pure sua consanguinea.Tutti e due furono accusati di ateismo, e di ciò anche altri, sviatisi dietro le costumanze dei Giudei, ebbero condanna, chi di morte, chi di confisca. Domitilla fu soltanto relegata nell’isola di Pandaria ».
Dai citati passi dei due storici, dunque, risulta che, sul finire del I sec., due matrone, aventi l’una e l’altra il nome di Domitilla e imparentate l’una e l’altra con la famiglia imperiale dei Flavi, furono condannate per la loro adesione alla fede cristiana. Dione Cassio, per l’esattezza, parla nei confronti della Domitilla relegata a Pandaria (oggi Ventotene), non di Cristianesimo, bensì di « ateismo », ma è noto che questa era l’accusa rivolta dagli idolatri ai primi seguaci di Cristo.
Alcuni studiosi, fra i quali il Mommsen, l’Aube e lo Styger,ritennerodo poter identificare in una persona sola le due Domitilla, supponendo errori o confusioni degli storici ma, il De Rossi sostenne giustamente la diversità dei due personaggi, ristabilendo la genealogia delle loro famiglie. E questa conferma che la Domitilla citata da Eusebio, era nipote di Flavio Clemente, mentre quella ricordata da Dione Cassio era moglie del console martire, dal quale ebbe sette figli.
La venerazione per la Falavia Domitilla relegata a Ponza è antichissima: S.Girolamo (Ep. ad Eustoch. 108) dice che la vedova Paola, nel suo viaggio verso Oriente, visitò nell’isola il luogo dove la santa »longum martyrium duxerat ». Peraltro, il nome di Domitilla non figura nè nella Depositiuo Martyrum, nè nel Martirologio Geronimiano: la festa di essa, al 12 maggio, non è anteriore al IX sec. e fu introdotta nei libri liturgici per influsso del Martirologio di Floro, il quale la incluse nel suo elenco probabilmente per errore, scambinado un FLAVI(US) ricordato dal Geronimiano sotto la dta del 7 maggio.
Le notizie su Flavia Domitilla che figurano nella passio leggendaria (V-VI sec.) non hanno alcuna attendibilità: fra l’altro, in essa, si parla due « eunuchi », Nereo e Achilleo, i quali avrebbero convertito Domitilla alla fede cristiana, mentre dal carme damasiano dedicato ai due martiri sappiamo che essi prima della conversione erano militari al servizio del persecutore.
L’esistenza, però, della due Domitille e la loro condanna all’esilio per aver abbracciato il Cristianesimo sono fatti inoppugnabili, come dimostani chiaramente i documenti.
Il corpo d’una Flavia è venerato nel titolo dei SS.Nereo e Achilleo, traslatovi da S.Adriano dal Baronio.
LA CATACOMBA DI DOMITILLA
Chi era Domitilla?
Uno dei tanti scritti fantasiosi sui Martiri romani, che circolavano nei secoli V e VI, narrava la sua vita insieme a quella di Nereo, Achilleo, Petronilla e numerosi altri santi.
Era una vezzo comune agli agiografi del tempo intrecciare le vicende della vita di quei Martiri che avevano contigui il sepolcro, il dies natalis (giorno del martirio) o una memoria qualunque.
L’autore qui presentava Domitilla quale nipote dell’imperatore Domiziano, dei due martiri soldati faceva nientemeno che due suoi eunuchi, tutti intenti a persuadere, con interminabili bizzarri discorsi, la verginità della loro padrona. L’assenso di questa e la sua consacrazione per mano del Pontefice Clemente causava l’esilio della vergine e dei suoi servi nell’isola di Ponza, e più tardi il loro martirio a Terracina.
Era tutto ciò frutto di fantasia, oppure la leggenda aveva ricamato come in altre Passiones, su un qualche fondo di verità?.
Vedremo come alcuni dati, quali l’epoca del martirio di Domitilla collocato sotto Domiziano (81-96 d:C.), la sua parentela con la famiglia dell’imperatore, il luogo dell’esilio, corrispondono con le fonti storiche. Ma notiamo anzitutto la singolarità di una leggenda fiorita attorno a un nome che non figurava nell’elenco delle Martiri venerate dalla Chiesa Romana.
La sua festa attuale al 12 maggio non è più antica del IX secolo: fu introdotta nei libri liturgici per influsso del Martirologio di Floro, che l’aveva inclusa nel suo elenco probabilmente solo per errore, scambiando un Flavi (us) del Martirologio Geronimiano al 7 maggio.
Nessun ricordo di lei nell’antico feriale della Chiesa romana, la Depositio Martyrum del 354: è noto che nessun martire anteriore al III sec: è presente in questo calendario eccettuati Pietro e Paolo. Così è ignoto al Martologio Geronimiano che pure ricorda in questo cimitero le feste dei Ss.Nereo e Achilleo al 12 maggio e quella di S.Petronilla al 312 dello stesso mese. Ma nonostante la mancanza di una commemorazione liturgica, Domitilla aveva lasciato ricordo nel popolo: il suo martirio doveva aver fortemente colpito la Chiesa primitiva.
Alla fine del IV secolo si mostravano ancora ai pellegrini che si recavano all’isola di Ponza le cellulae, in cui essa aveva sopportato il suo longum martyrium. Lo attesta S.Girolamo narrando il viaggio di Paula in Oriente: l’ardente matrona romana alla loro vista sentiva tanto incontenibile il desiderio di volare ai luoghi, più santi ancora della Palestina, che pigri le sembravano i venti, troppa ridotta la velocità della nave. (Ep.108,7).
Si è tentata una ricostruzione storica della figura di Domitilla ma il problema non è di facile soluzione, sebbene non manchino passi di autori cristiani e pagani che ne parlano.
« L’insegnamento della nostra fede, dice Eusebio nella sua Storia Ecclesiastica (III,18,4,), risplendeva allora di tanta luce, che persino scrittori estranei del tutto alla nostra religione riferiscono imparzialmente nelle loro storie la persecuzione e i martirii che ne seguirono, curandosi di precisarne con esattezza la data.
Tramandano che nell’anno quindicesimo di Domiziano, Flavia Domitilla, nipote per parte della sorella, di Flavio Clemente che fu allora uno dei consoli di Roma (95 d.C.), insieme con moltissime altre persone fu deportata nell’isola di Ponza per aver confessato Cristo ». Nel Chronicon Eusebio riprende la notizia (PL 27,462), ricondando esplicitamente uno di questi autori pagani, Bruttius, forse da identificare con lo storico Bruttius Praesens amico di Plinio il Giovane.
Flavio Clemente è uno dei personaggi di alto rango che indicano come il croistianesimo alla fine del I secolo fosse già penetrato in ogni ramo della società, perfino nella famiglia imperiale. Egli aveva in moglie Flavia Domitilla, figlia di una sorella di Domiziano. I loro due figlioletti, come si apprende da Svetonio (Domit.XV,1), erano addirittura stati designati successori al trono dall’imperatore, che ne aveva mutato il nome, chiamandoli Vespasiano e Domiziano, e ne aveva affidato l’educazione ad un grande maestro, Quintiliano, come questi stesso riferisce (Inst.Orat.IV,proemio 2).
Eusebio ricorda inoltre che Flavio Clemente era lo zio della Flavia Domitilla, martire di Cristo a Ponza. Sua moglie era dunque un’altra Domitilla cristiana, ed essa pure con il marito doveva soffrire persecuzione per la sua fede. Lo storico Dione Cassio racconta che Domiziano « tolse di vita con molti altri anche Flavio Clemente mentre era console, benchè fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, essa pure propria consanguinea. Ambedue furono accusati di aterismo, e di ciò amche altri sviatisdi dietro le costumanze dei Giudei ebbero condanna, che di morte, chi di confisca. Domitilla fu soltanto relegata nell’isola di Pandataria » (Hist.LXVII,14).
Alcuni, come Mommsen, Aubè e Styger, sulla base di presunti errori nei testi ora ricordati, hanno voluto identificare in una stessa persona le due Flavie Domitille.
Ma la designazione di due distinti luoghi di esilio è molto chiara, nè sembra prestarsi ad equivoci. Le isole di Ponza e di Pandataria (odierna Ventotene) erano le abituali località di deportazione per i membri delle famiglie regnanti: nella prima furono inviate le figlie di Caligola e un figlio di Gernmanico e Ottavia, moglie di Nerone. Tacito (Agricola 45,1), d’altra parte, testimonia che sotto Domiziano molte nobilissime feminae furono esiliate.
E’ gratuito e poco verosimile supporre che Dione Cassio e Eusebio abbiano commesso un errore, l’uno nella denominazione dell’isola, l’altro nel definire la parentela della sua Domitilla.
Si è costatato che gli scritti leggendari sui martiri romani risultano generalmente esatti quando riportano indicazioni circa i sepolcri venerati: troppo facile era il controllo da parte dei lettori, considerando la strardinaria diffusione e popolarità del culto. Nel caso specifico la Passio si dimostra esatta ad esempio nella indicazione dei sepolcri dei martiri nicomede, Eutichio e Felicula.
L’esistenza di un Praedium appartenente alla Domitilla, nipote di Domiziano, sulla via Ardeatina all’incirca sopra o in prossimità della catacomba cristiana, è documentata da tre iscrizioni pagane ivi rinvenute. Eccone ad esempio una, rinvenuta negli scavi del Biondi del 1817-23 e ora purtroppo smarrita: SER – CORNELIO IVLANO FRAT(ri)/PIISSIMO – ET/CALV(is)AE – EIVS PHILOTAS ET – SIBI/EX – INDVLGENTIA – FLAVIAE – DOMITILLAE/IN – FR(onte) – P(edes)- XXXV/IN – AGR(o) P(edes)XXXX.
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