SANT’AGOSTINO – COMMENTO ALLA LETTERA DI SAN GIOVANNI (inizio)
http://www.augustinus.it/italiano/commento_lsg/index2.htm
SANT’AGOSTINO – COMMENTO ALLA LETTERA DI SAN GIOVANNI
(ho messo la prima parte, naturalmente segue)
OMELIA 1
Quello che era da principio…
Attraverso la fede possiamo pervenire al Verbo incarnato, esserne illuminati ed averne la vita, se confesseremo umilmente i nostri peccati ed obbediremo al comandamento nuovo della carità fraterna.
[Il Signore si è reso visibile per vivificare i nostri cuori.]
1. Quello che era da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi e le nostre mani hanno toccato del Verbo di vita (1 Gv 1, 1). Quegli che colle sue mani tocca il Verbo, può farlo unicamente perché il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi (Gv 1, 14). Questo Verbo fatto carne fino a potersi toccare con le mani, incominciò ad essere carne nel seno della Vergine Maria. Non fu invece a quel tempo che egli incominciò ad essere Verbo, perché Giovanni dice che il Verbo era fin dall’inizio. Dal momento che avete appena sentito ripetere le parole: In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio (Gv 1, 1), potete confrontare se Giovanni, nella sua Epistola, sia in perfetta armonia col suo Vangelo. Qualcuno potrebbe riferire l’espressione Verbo di vita a qualche particolare modo di parlare del Cristo e non allo stesso suo corpo che fu toccato con le mani. Ma osservate le parole che seguono: La vita stessa si è manifestata (1 Gv 1, 2). Dunque Cristo è il Verbo di vita. Ma come si è manifestata? Essa era fin dall’inizio, ma ancora non si era manifestata agli uomini; s’era invece manifestata agli angeli che la contemplavano e se ne cibavano come del loro pane. Ma che cosa afferma la Scrittura? L’uomo mangiò il pane degli angeli (Sal 77, 25). Dunque la vita stessa si è manifestata nella carne; perché si è manifestata affinché fosse visto anche dagli occhi ciò che solo il cuore può vedere e così i cuori avessero a guarire. Solo col cuore si vede il Verbo; cogli occhi del corpo invece si vede anche la carne. Noi potevamo vedere la carne, ma per vedere il Verbo non avevamo i mezzi. Allora il Verbo si è fatto carne e questa la potemmo vedere, onde ottenere la guarigione di quella vista interiore che sola ci può far vedere il Verbo.
[Sposalizio tra il Verbo e la carne.]
2. Noi l’abbiamo veduto e ne siamo testimoni (1 Gv 1, 2). Forse alcuni di voi, fratelli, ignari di greco, non sanno quale significato ha in greco il termine testimonio, termine comunissimo del vocabolario religioso. Il greco chiama martiri quelli che il latino chiama testimoni. E chi mai non sentì parlare di martirio? su quali labbra di cristiano non risuona ogni giorno il nome dei martiri? Potesse quel nome stabilirsi anche nel cuore, tanto da farci imitare le sofferenze dei martiri e non metterle invece sotto i piedi. Per questo Giovanni ci ha detto: Noi abbiamo visto e ne siamo testimoni: noi abbiamo visto e siamo i suoi martiri. Questi, dando testimonianza sia di quanto videro, come di quanto udirono da testimoni oculari, sopportarono tutte le sofferenze del martirio perché quella testimonianza spiacque agli uomini contro i quali era diretta. I martiri sono i testimoni di Dio. Dio volle avere come suoi testimoni gli uomini affinché a sua volta gli uomini abbiano come loro testimone Dio stesso. Abbiamo visto – dice Giovanni – e siamo suoi testimoni. Dove videro? nella rivelazione; ma dire rivelazione è come dire sole; essi perciò videro in questa nostra luce. Ma colui che fece il sole, come poté essere visto, se non perché egli ha posto nel sole la sua tenda e, quale sposo che esce dal talamo, balzò innanzi, come un gigante, verso la sua meta (Sal 18, 6)? Chi fece il sole è prima del sole, prima della stella del mattino, prima degli astri tutti, prima di tutti gli angeli. Egli è il vero creatore poiché: tutto per mezzo di lui fu creato e senza di lui niente fu fatto (Gv 1, 3); ma perché anche con quegli occhi della carne che vedono il sole egli fosse visto, pose la sua dimora nel sole stesso, fece cioè vedere a noi la sua carne nel chiarore di questa luce terrena. L’utero della Vergine fu la sua stanza nuziale, poiché è là che si sono uniti lo sposo e la sposa, il Verbo e la carne. Poiché sta scritto: E saranno i due una sola carne (Gn 2, 24); ed anche il Signore dice nel Vangelo: Dunque non sono due ma una sola carne (Mt 19, 6). Molto opportunamente Isaia ricorda che quei due sono un solo essere; parlando in persona di Cristo dice: Egli pose sul mio capo una mitra come al suo sposo e mi arricchì di un ornamento come la sua sposa (Is 61, 10). Qui, come si vede, è uno solo che parla e si dichiara insieme sposo e sposa, poiché non sono due ma una sola carne. E ciò avviene perché il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi. La Chiesa si unisce a quella carne ed abbiamo il Cristo totale, capo e membra.
[Conosciamo il Verbo incarnato con gli occhi della fede.]

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