Omelia del Vescovo Carlo Ciattini per la Santa Pasqua 2012 – Diocesi di Massa Marittima Piombino
Omelia del Vescovo Carlo Ciattini per la Santa Pasqua 2012
Diocesi di Massa Marittima Piombino
Carissimi,
(riferimenti a San Paolo, Rm)
l’alleluja pasquale, il grido di giubilo cristiano, che da sei settimane era sepolto, risorge con Cristo e suona squillante sulla bocca della Chiesa,[1] in questa notte santissima.
Questo alleluia, voglia il Signore che sgorghi dal nostro cuore, sia oggetto dei nostri pensieri, ispiri la vita di ogni giorno, così che la nostra esistenza divenga un’esistenza pasquale.
“Fratelli”, scrive l’apostolo Paolo ai Romani, “non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione”.
Questa parola ci interroga invitandoci a ripensare, ma soprattutto a contemplare il mistero del nostro essere battezzati, a recuperare questo grande dono! Contemplazione che è possibile solo vivendo la vita di battezzati, incamminandoci nella vita nuova donataci nel battesimo. Camminare nella vita nuova è il vivere in comunione con Cristo, intimamente uniti a Lui, lo stare con Lui.
“Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.
Il morire al peccato è possibile solo nell’esperienza di una vita nuova! L’uomo, in Adamo, è attratto dalla vita di peccato. È l’inganno di sempre, “vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza” ( Gen 3,6). Fu l’inizio dei dolori, fu l’inizio dei giorni della fatica, del dolore e della morte. L’uomo, chiamato ad abitare il giardino dell’Eden, si trovò nel deserto!
Ma Dio non abbandona i suoi figli, Dio non cessa di richiamarci, di svegliarci, di liberarci dall’inganno del peccato attraverso la voce dei profeti: “Ascolta, Israele, i comandamenti della vita, porgi l’orecchio per conoscere la prudenza. Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi? Tu hai abbandonato la fonte della sapienza! Se tu avessi camminato nella via di Dio, avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza, dov’è la forza, dov’è l’intelligenza, per comprendere anche dov’è la longevità e la vita, dov’è la luce degli occhi e la pace” (Baruc 3,9-15).
Ora in Cristo, crocifisso e risorto dai morti, la Vita fluisce e inonda la terra.
Sono le donne a ricevere le parole dell’angelo come parole di vita; nel giardino di Eden il serpente aveva offerto alla donna parole di morte. Ora le donne incontrano il volto del Signore in una luce nuova. È la luce della risurrezione! E grazie a questa luce la notte risplende come il giorno e diviene fonte di delizia per gli uomini.
Come cristiani, come battezzati, come membri della Chiesa, siamo chiamati a partecipare alla Pasqua di Cristo. Questo significa vivere la vita nuova, questo significa uscire giorno dopo giorno dalla schiavitù del peccato verso la libertà dei figli di Dio, pregustare l’essere risorti con Lui.
Come fare? voi chiederete.
“La Chiesa, che è il corpo di Cristo, partecipa all’offerta del suo Capo. Con lui, essa stessa viene offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Nell’Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo. Il sacrificio di Cristo riattualizzato sull’altare offre a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua offerta.
Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le braccia spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede per tutti gli uomini” (CCC n. 1368).
Carissimi, è nella partecipazione ai sacramenti che sperimentiamo la vita nuova e iniziamo a sentire il peccato nella sua terribile verità! È un disintossicarci, giorno dopo giorno. È uno smascherare gli idoli! È l’essere attratti dal bene, dal bello, dal vero e dal santo, fino ad avere la forza che scende dall’alto e ci rende capaci di rinunciare a Satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni. Ma questo non è a misura di uomo! Dobbiamo stare con il Signore, ascoltare la sua parola, celebrare i suoi sacramenti! Solo così ci sarà giustizia nel mondo, solo così il dolore, spesso tragico, che rende tenebrosa la storia del mondo, troverà significato, senso e compimento nella vittoria di Cristo che Egli vorrà parteciparci nella Pasqua eterna.
In questo tempo dove l’uomo si erge a salvatore dell’uomo, ove si fanno programmi e piani per salvare l’uomo dalla sua indigenza, dove l’uomo maneggia l’uomo erigendosi come fosse un qualche dio creatore, con la perversa volontà di plasmarlo a sua immagine e somiglianza – emulo (seguace) dei sanguinari tiranni di ieri, ma oggi ancor più terribili perché meglio camuffati, e più sornionamente nascosti – per noi cristiani rimane la via della croce e della risurrezione, la via dell’intimità con il Signore, della preghiera, della fedele celebrazione dei sacramenti, sorgente di carità per quanti ci stanno accanto, per servire l’uomo gratuitamente, lasciandolo libero, lasciandolo responsabile, indicandogli umilmente il vero liberatore, il vero soccorritore, l’unico veramente buono : Gesù Cristo.
Oggi si reclama una sorta di restaurazione o rinnovamento, che dir si voglia, nuovi equilibri nell’ordine dell’umano, dell’economico, dell’etico, e ci si illude di poter trovare bravi chirurghi che con una operazione ben fatta restituiscano salute all’ uomo e alla società! I tanti contestatori, i tanti conservatori, i tanti rivoluzionari, di ieri e di oggi hanno vissuto con questa illusione e i tanti fallimenti non li hanno ancora persuasi.
Noi cristiani crediamo che in Adamo l’umanità è malata, ma è una malattia da non affidare alla chirurgia, ma alla medicina. È tutto il corpo malato, va curato con pazienza e ognuno deve essere medico di se stesso, affidandosi a Cristo, per ricevere vita, salvezza e guarigione che scaturiscono da Lui.
Nella preghiera di colletta della V domenica di Quaresima abbiamo chiesto al Padre di “venire in nostro aiuto, (…) perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il (…) Figlio a dare la vita per noi”.
In questo tempo di pantomime e di teatrini dobbiamo chiedere con insistenza di comprendere quanto sia urgente vivere prima di operare, diversamente sarà un recitare. Il bene non lo faremo quando, dove, come e a chi dobbiamo, ma quando, dove, come e a chi ci pare!! E questo non per cattiva volontà, ma perché l’uomo è incapace, senza la luce di Dio, di vedere il bene, il male, il povero, le diverse forme di povertà.
Non mi riferisco a dar da mangiare a chi ha fame, o da bere a chi ha sete! Ma a dare il senso dell’onestà, della vita, della dignità! Avere il coraggio di dire che l’uomo e la vita sono mistero e bisogna andarci piano, andarci con la luce di Dio! Questo vale per noi cristiani. Io, come vescovo, lo dico a voi credenti della Chiesa che è pellegrina in Massa Marittima, Piombino e l’Elba.
Chiediamo a Lui che ci faccia vivere, perché possiamo operare nella verità. Poveri noi se il mondo opererà senza prima vivere, quali conti arriveranno alla storia e all’uomo. Vivere l’amore per agire da genitori autentici. Vivere la fede per agire da cristiani autentici. Vivere il timore di Dio per essere autentici servitori dell’uomo e non spadroneggiare su di lui con le nuove e mielose tattiche di oggi.
Perché questo si realizzi accostiamoci, carissimi, in questa notte santa, dopo aver celebrato il sacramento della confessione, al Sacramento Pasquale del suo corpo e del suo sangue. Fra poco vi mostrerò l’ostia e il calice, il corpo e il sangue di Cristo, e dirò: “Beati gli invitati alla cena del Signore, ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. E insieme continueremo: “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato ». Nella divina liturgia di san Giovanni Crisostomo, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1386, i fedeli pregano con lo stesso spirito:
« O Figlio di Dio, fammi oggi partecipe del tuo mistico convito. Non svelerò il mistero ai tuoi nemici, e neppure ti darò il bacio di Giuda. Ma, come il ladrone, io ti dico: Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno ». [2]
+ Carlo, vescovo
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