Archive pour mars, 2012

Pregare senza stancarsi (1Cor 10,31).

http://www.stpauls.it/madre/1109md/conversazione.htm

Pregare senza stancarsi

«Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31).
Una delle frasi più sconvolgenti che troviamo nel Vangelo dice di «pregare sempre senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Sembra un’espressione più retorica che reale. Eppure Gesù per far capire bene quello che intendeva ha raccontato immediatamente la parabola della vedova che voleva ottenere giustizia dal magistrato della sua città, il quale neanche voleva sentir parlare di quella vedova, ma alla fine ha dovuto cedere per l’insistenza della donna. Dunque non ci resta che chiederci, in tutta sincerità, come è possibile fare questo?
«Pregare sempre» non significa moltiplicare gli atti di preghiera, ma orientare l’anima e tutta la vita a Dio: studiare per lui, lavorare, faticare, soffrire, riposare solo per lui. E compiere ogni nostra azione nel modo migliore possibile, perché siamo consci di fare di essa un prolungamento di ciò che il Signore ha compiuto creando le cose ed affidandole all’uomo.
Premettere sempre pochi secondi di raccoglimento per renderci conto di fronte a chi siamo. Pronunciare bene le parole suggeriteci dalla Chiesa, in modo da poterle fare nostre e mettervi tutto il nostro cuore. Ricordando che non è moltiplicando le parole che siamo ascoltati, ma dilatando il nostro cuore sul cuore di Dio. Possiamo poi parlare anche spontaneamente e confidare a Gesù le cose nostre più segrete: dirgli quanto lo vorremmo amare, di quanto aiuto avremmo bisogno, quali sono le nostre difficoltà, le nostre speranze, i nostri progetti. Certamente non possiamo dimenticare che abbiamo sempre bisogno di momenti particolari di preghiera. Al mattino, al risveglio, per cominciare da figli di Dio, con preghiere brevi al Padre che è nei cieli, a Gesù, a Maria… sarà bene offrire a Dio la nostra giornata. Dio infatti va amato; e amare significa dare. Doniamo dunque a Dio, ogni mattina, il nostro nuovo giorno.
Tra i modi di iniziare il cammino, è suggerito quello di non portare nel cuore i rimasugli del giorno precedente nei confronti di chi ci sta accanto, ma vedere con occhi nuovi e migliori le persone che incontriamo e con cui condividiamo la strada. Poi, durante le nostre giornate, tutte concentrate su lavoro, studio, fatiche di casa, impegni di relazione, sport… sarà indispensabile che la famiglia cristiana (insieme o nei suoi singoli membri) trovi il coraggio di astrarsi dal mondo esterno e dedichi almeno pochi minuti per ritrovare il contatto con la paternità e l’amore di Dio: trovare guida in qualche parola di Dio, richiamare il pensiero principale della domenica precedente, collegare Vangelo e vita quotidiana, riconfermare o rimettere a fuoco i propositi compiuti… E alla sera, prima di coricarsi, qualche breve preghiera darà modo di comporre in armonia i vari avvenimenti che sono stati vissuti: dire grazie per il giorno trascorso, chiedere perdono per gli sbagli commessi, esprimere un proposito di miglioramento per il tempo che verrà.
Ci sono poi iniziative che ad alcuni saranno più possibili che ad altri, come passare in chiesa a salutare Gesù nell’Eucaristia. Ci sono giornate in cui il bisogno è più urgente: un esame, l’avvicinarsi di una nascita, una malattia, una questione economica, una crisi spirituale. Gesù ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto»; bisogna sapersi collegare con questa finestra aperta sulle nostre vicende, che è la promessa del Signore. Viviamo le nostre giornate stimolati da mille fattori; siamo in un mondo che offre continue immagini, notizie, svaghi, stress. La televisione, la radio, il telefono, il giornale, molti rumori ci stordiscono. Anche senza volerlo, anche con un certo controllo, subiamo le tante voci che arrivano alle nostre orecchie, non possiamo esimerci dal recepire le varie idee che i mass media forniscono.
Come astrarsi per dare un po’ di tempo alla preghiera? Ecco, forse non dobbiamo « astrarci », ma chiedere costantemente a Dio di cercare lui nell’altro che incontriamo, negli avvenimenti del mondo, nel lavoro che svolgiamo. Solo cercando Dio, potremo tenere sotto controllo quella vanità che sembra ipnotizzare l’uomo con gli stimoli più vari. Così scopriremo che c’è in noi una forza interiore che ci attira nel profondo del nostro cuore e ci offre ciò che il mondo non sa dare: la pace.

Giuseppe Maria Pellizza

Publié dans:Lettera ai Corinti - prima |on 27 mars, 2012 |Pas de commentaires »

Annunciazione, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia

Annunciazione, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia dans immagini sacre Piero%2C_Polittico_di_Sant%27Antonio_05

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Pollittico_sant_antonio.jpg

 

Publié dans:immagini sacre |on 26 mars, 2012 |Pas de commentaires »

LA BELLISSIMA NUNZIATA DI PIERO DELLA FRANCESCA

http://www.zenit.org/article-30063?l=italian

LA BELLISSIMA NUNZIATA DI PIERO DELLA FRANCESCA

Una riflessione di Rodolfo Papa, docente di Storia delle Teorie estetiche presso l’Urbaniana

di Rodolfo Papa
ROMA, lunedì, 26 marzo 2012 (ZENIT.org) – L’Annunciazione è un mistero della gioia, particolarmente caro agli artisti italiani del Rinascimento, che in innumerevoli prospettive lo hanno rappresentato, sottolineando in modo mirabile il Fiat di Maria e lo stravolgente evento in cui Verbum caro factum est.
Piero della Francesca dipinse l’Annunciazione su una tavola dipinta a tempera nel 1470, nella cimasa del cosiddetto Polittico di Perugia, per il Convento delle Monache Francescane di Sant’Antonio da Padova (dove fu conservato fino al 1810, anno in cui fu spostato nella Galleria Nazionale di Perugia, dove è tuttora esposto). Giorgio Vasari nelle sue Vite descrive l’opera in questi termini: «una Nunziata bellissima, con un angelo che par proprio che venga dal cielo; e che è più, una prospettiva di colonne che diminuiscono»1.
Piero, con una struttura apparentemente semplice, racconta il Mistero dell’Incarnazione attraverso uno strumento che egli conosceva molto bene: la prospettiva. Dopo i passi iniziali compiuti dai pittori del primo Quattrocento, ( Brunelleschi, Masaccio e Donatello) egli compie studi che assieme a quelli di Leonardo e di Leon Battista Alberti oltre ad alcuni matematici porterà questa disciplina a livelli altissimi di perfezione. Ricordiamo che la prospettiva nasce proprio nella storia dell’arte per realizzare l’esigenza di rappresentare la realtà e la presenza delle Sacre Storie. La prospettiva diventa lo strumento privilegiato per aiutare la contemplazione.
Piero della Francesca rappresenta l’Arcangelo Gabriele in ginocchio con un abito azzurro, le ali di colomba ancora aperte dopo aver planato nel suo volo di messaggero, porta le braccia incrociate al petto e guarda Maria, che dall’altra parte della tavola in piedi con il capo un poco chino ha gli occhi bassi, muovendo un piccolo passo come per accennare un inchino, tenendo il libro delle preghiere nella mano sinistra con l’indice a mò di segnalibro, porta le braccia incrociate al petto come l’Arcangelo. Le due figure sono separate da uno spazio architettonico che in un gioco di prospettive riempie completamente la superfice dipinta. Una colomba che plana dall’alto, in una aureola di luce dorata procede verso Maria. Fin qui niente di sostanzialmente diverso da tante altre annunciazioni del passato e contemporanee. Ma la narrazione evangelica che meditiamo il giorno dell’Annunciazione del Signore, tratta dal Vangelo di Luca, ci offre alcuni spunti di riflessione per comprendere meglio questo dipinto: « Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse quel saluto» (Lc 1,26-29).
Per tutto il Trecento ed il Quattrocento si moltiplicano piccoli trattati spirituali che aiutano la contemplazione della narrazione evangelica e che divengono strumenti utilissimi per i predicatori, come il Zardino de oration, o il Catolicon o ancora lo Specchio di fede, che sono i più famosi e diffusi alla fine del Quattrocento. Questa tradizione elenca cinque stati d’animo che Maria vive nella angelica confabulazione2: il primo si chiama conturbatione, il secondo cogitatione, il terzo interrogatione, il quarto humiliatione, e l’ultimo meritatione . Piero nella sua opera sottolinea il penultimo stato d’animo che pian piano scivola nell’ultimo, ovvero il momento nel quale Maria dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. Allora guardando l’angelo comprendiamo che non è stato dipinto nell’atto di giungere, ma piuttosto stende le ali ed è pronto a partire, mentre subito dall’alto lo spirito Santo in forma di colomba discende su Maria per compiere quel mistero gaudioso che è centro della storia della salvezza e centro reale del dipinto di Piero. Infatti tutta la tessitura del racconto pittorico è organizzata spiritualmente attraverso la prospettiva. La prospettiva è in grado di rappresentare quel particolare mistero. Tra lo spazio angelico di Gabriele e quello umano di Maria c’è una separazione, un cono prospettico, come un terzo spazio che è momentaneamente riempito da una assenza, un vuoto incolmabile: lo spazio divino è separato nettamente da quello umano dopo il peccato originale. Ma ecco che con Maria i tempi si compiono, il centro della storia è nella sua struttura architettonica costruito per accogliere il Salvatore, e nel momento in cui risuona nella storia il suo Fiat,lo spazio si ricolma di Spirito Santo e diviene il grembo di Maria.
La prospettiva pittorica si impegna nel proclamare il grande mistero della Incarnazione.
«Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).
Alla fine del XVII secolo, il grande artista Andrea Pozzo dirà a proposito della prospettiva: “tirar tutte le linee…al vero punto dell’occhio che è la Gloria di Dio”3.
*
1 Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, a cura di L. Bellosi e A. Rossi, Torino, 1991, p. 342, (nota 20).
2 Fra Roberto Caracciolo, Specchio di fede, Venezia 1492.
3 Fratel Andrea Pozzo, Perspectiva pictorum et Architectorum, Roma 1693-1702.

Publié dans:ARTE |on 26 mars, 2012 |Pas de commentaires »

Maria, nuovo monte Sinai dove Dio discende

http://www.mariedenazareth.com/526.0.html?&L=4

Maria, nuovo monte Sinai dove Dio discende

La tradizione cristiana conta una importante serie di testi nei quali la Vergine è paragonata ad un monte, in generale e alcuni di essi salutano in lei il nuovo monte Sinai.
Romano il Melode (+ 560) :
« … io, il dolce, sono sceso infine dai cieli, come la manna, non sul monte Sinai, ma nel tuo seno. » [1]

San Giacomo di Sarug (+ 521)
paragona il grembo di Maria, adombrato dallo Spirito Santo, al monte Sinai, adombrato dalla nuvola. [2] Egli scrive :
« Come quando Mosé annunciò al popolo che l’Eccelso doveva discendere, e appena si furono purificati allora discese il Padre sopra il monte, così il Vigile [Gabriele] portò l’annuncio alla fedele [= Maria], la quale, come l’ebbe udito, si preparò e così in essa egli abitò. » [3]

Sant’Efrem Siro (+ 373):
« Come il monte Sinai io Ti ho ricevuto, tuttavia non rimasi bruciata dal fuoco tuo violento, poiché tu occultasti quel fuoco tuo affinché non mi nuocesse ; e non bruciò la fiamma tua che i serafini guardare non possono. » [4]
Si potrebbe citare anche Andrea di Creta e altri …. Perché dunque questi autori hanno salutato in Maria il nuovo Sinai ? Le radici di questo parallelismo si trovano nella Bibbia stessa.

Sul monte Sinai fu ratificata l’antica alleanza
Tre furono gli attori di quel grande evento :
Dio,
Mosè,
il popolo.
Dio, mediante Mosè, parlò alle tribù d’Israele radunate, manifestando il suo progetto di voler stringere con loro un legame particolarissimo, fondato sull’accoglienza della sua Legge.
« Poi Mosè salì verso Dio ;
e l’Eterno lo chiamò dal monte, dicendo:
Così dirai alla casa di Giacobbe e questo annuncerai ai figli d’Israele: « Voi avete visto ciò che ho fatto agli Egiziani, e come io vi ho portato sulle ali d’aquila e vi ho condotto da me. Or dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poiché tutta la terra è mia. E sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d’Israele ».
Allora Mosè mandò a chiamare gli anziani del popolo, ed espose loro tutte queste parole che l’Eterno gli aveva ordinato di dire. E tutto il popolo rispose insieme e disse: « Noi faremo tutto ciò che l’Eterno ha detto ». Così Mosè riferì all’Eterno le parole del popolo. »
(Es 19,3-8)
« Mosè allora venne e riferì al popolo tutte le parole dell’Eterno e tutte le leggi. E tutto il popolo rispose a una sola voce e disse: « Noi faremo tutte le cose che l’Eterno ha detto ». »
(Es 24,3)

Da quel giorno, Dio divenne Sposo d’Israele e Israele sposa di Dio. (cfr Ez 16,8)

Anche a Nazareth, come già al Sinai, abbiamo tre attori
Dio,
l’angelo,
Maria.
Dio, mediante l’angelo Gabriele, fa conoscere a Maria il compito che stava per assegnarle : divenire madre del Figlio suo divino, nel quale è sigillata l’alleanza nuova ed eterna tra cielo e la terra. (Lc 1,26-33).
E Maria, opportunamente istruita dall’angelo, accoglie la proposta divina con le celebri parole:
« Sono la serva del Signore, oh, si ! avvenga di me secondo la tua parola. »
(Lc 1, 38)
A seguito del Fiat della Vergine, il Figlio dell’ Altissimo si incarnò nel suo grembo e divenne il Figlio di Maria.
 Il Sinai e Nazareth si congiungono
La montagna maestosa ove ebbe principio l’antica alleanza, cede adesso il paso all’umile borgata della Galilea, dove è inaugurata l’alleanza nuova di Dio, uomo tra gli uomini nel grembo di una donna.
Il Verbo prende dimora in lei come su un monte spirituale; scende il pacifico, dolce, misericordioso. A Nazaret commincia l’Alleanza nuova. 
Per essere più vicini a noi, e nostro « alleato », Dio preso nostra carne e nostro sangue, nostro volto, in una parola, nostra umanità.
Il racconto dell’Annunciazione (Lc 1, 26-38) rivela il modo con il quale Dio domanda il consento per far vivere l’Alleanza.

[1 ] Romanos le Mélode, Marie à la croix, strophe 6, Sources Chrétiennes n°128, p. 167
[2 ] A.Vona C., Omelie mariologiche di s. Giacomo di Sarug, Roma 1953, p. 144 et p. 147 (homelie sur l’Annonciation de la mère de Dieu), p. 212 (Homélie VI sur la nativité de notre Seigneur)
[3 ] Homélie VI sur la nativité de notre Seigneur traduit du syriaque par A.Vona C., Omelie mariologiche di s. Giacomo di Sarug, Introduzione, traduzione dal siriaco e commento, Roma 1953, p. 209
[4 ] Hymne à la Vierge n° 18, traduit par du Syriaque par G. Ricciotti, Turin, 1939, p. 92

A. SERRA
, La Donna dell’Alleanza, Prefigurazioni di Maria nell’Antico Testamento,
Messaggero di sant’Antonio – editrice, Padova 2006, p. 26-28 et p. 64
(www.edizionimessaggero.it)

25/26 marzo 2012 : Annunciazione del Signore

25/26 marzo 2012 : Annunciazione del Signore dans immagini sacre 5513063978_5354410701
http://frted.wordpress.com/

Publié dans:immagini sacre |on 25 mars, 2012 |Pas de commentaires »

Annunciazione del Signore 25 marzo

http://movimentobiblicocattolico.com/annunciazione.htm

Annunciazione del Signore 25 marzo

Per la festa dell’Annunciazione invito a leggere due brani del Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716). Primo brano: i veri devoti della Santa Vergine “avranno una singolare devozione per il grande mistero dell’Incarnazione del Verbo, il 25 marzo, che è il mistero proprio di questa devozione, perché questa devozione è stata ispirata dallo Spirito Santo: 1) per onorare e imitare la dipendenza ineffabile che Dio Figlio ha voluto avere da Maria, per la gloria di Dio Padre e per la nostra salvezza, dipendenza che appare particolarmente in questo mistero in cui Gesù Cristo è prigioniero e schiavo nel seno della divina Maria e in cui dipende da lei in tutte le cose; 2) per ringraziare Dio delle grazie incomparabili che ha fatto a Maria e particolarmente di averla scelta come sua degnissima Madre, scelta che è stata fatta in questo mistero” (cap. VIII).
Secondo brano: “Poiché il tempo non mi permette di fermarmi a spiegare le eccellenze e le grandezze del mistero di Gesù vivente e regnante in Maria, o dell’Incarnazione del Verbo, mi limiterò a dire in poche parole che abbiamo qui il primo mistero di Gesù Cristo, il più nascosto, il più elevato e il meno conosciuto; che è in questo mistero che Gesù, d’accordo con Maria, nel suo seno, che è per questo chiamato dai santi «la sala dei segreti di Dio», ha scelto tutti gli eletti; che è in questo mistero che ha operato tutti i misteri della sua vita che sono seguiti, per l’accettazione che ne ha fatto: «Entrando nel mondo Cristo dice: Ecco, io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,5.7); e, di conseguenza, che questo mistero è un compendio di tutti i misteri, che contiene la volontà e la grazia di tutti; infine, che questo mistero è il trono della misericordia, della liberalità e della gloria di Dio” (cap. VIII).
I due testi sono collegati tra loro. In primo luogo San Luigi Maria afferma che il mistero dell’Incarnazione è il primo mistero cui i veri devoti della Santa Vergine devono rivolgere la loro attenzione. In secondo luogo, sostiene che il mistero della vita segreta di Gesù in Maria è il mistero che contiene tutti gli altri misteri, il punto di partenza per tutte le meraviglie della sua vita.
Analizziamo il primo testo e quindi il secondo.
Il Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine secondo me è un testo profetico per quanto afferma sui misteri e sulla devozione a Nostra Signora. Annuncia verità profonde che saranno approfondite solo in un’epoca futura di fioritura della Chiesa e quindi della teologia, che lo stesso santo chiama “Regno di Maria”. Oggi il significato delle sue parole non può ancora essere pienamente compreso. Per esempio, chi oserà dire di aver capito l’affermazione secondo cui Gesù Cristo, Dio stesso, fu per un tempo “schiavo di Maria” quando viveva nel suo seno? Dopo l’Annunciazione e il sì di Maria, Nostro Signore si fece carne nel suo seno. Da allora ebbe perfetta conoscenza di sua Madre. Viveva in lei come in un monastero di clausura, in contatto esclusivo e in completa dipendenza umana dalla Madonna: la più perfetta dipendenza che si possa dare sulla Terra.
Il Verbo Incarnato, completamente consapevole fin dal primo momento della sua incarnazione, scelse di vivere all’interno di una creatura. Per sua scelta visse all’interno di questo tempio e di questo palazzo, in misteriosa relazione con Nostra Signora.
Dio manifesta la sua onnipotenza nell’Incarnazione. La manifesta anche mantenendo vergine la Madonna prima, durante e dopo il parto. L’Incarnazione è un evento così straordinario che Dio avrebbe potuto disporre perché Nostro Signore nascesse pochi giorni dopo il concepimento. Ma non lo fece. Il Signore scelse di vivere per nove mesi nel seno di Maria. Volle stabilire questa forma speciale di dipendenza da lei. Scelse di avere con lei questa profonda e misteriosa relazione dell’anima. San Luigi Maria dice che scelse di diventare suo “schiavo”: un’espressione centrale in tutta la teologia mariana del santo, che può lasciarci perplessi specialmente se la riferiamo a Gesù Cristo ma che per il santo è essenziale e che dobbiamo comprendere a fondo. Schiavo? Sì. Anzi, uno schiavo ha la sua vita, respira da solo, ha almeno libertà di movimento. Gesù volle farsi più che schiavo: accettò di dipendere interamente da Nostra Signora.
Che tipo di relazione fra le anime di Gesù e della Madonna si stabilì in quel periodo? Che tipo di unione? Di per sé, il mistero è impenetrabile. Ma, almeno per avere un punto di partenza, possiamo considerare che nel mistero dell’Incarnazione Nostro Signore assume interamente la natura umana. Vero Dio, diventa anche vero uomo. Ha un’anima e un corpo come li abbiamo noi. Nella sua umanità discende da Adamo ed Eva come noi. Ma nello stesso tempo la sua anima umana aveva – anzi ha – un’unione con Dio così stretta che Gesù Cristo è e resta una persona della Santissima Trinità. C’è una sola persona di Cristo, non due, anche dopo l’Incarnazione. Com’è possible tutto questo? È un mistero. I teologi si diffondono sulla nozione di unione ipostatica, ma non sciolgono veramente il mistero.
Considerando la sua natura divina e umana, come spiegare il grido di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. In quel momento certamente Gesù continuava a essere Dio, eppure aveva scelto di soffrire nella sua umanità un abbandono e un isolamento totale. Si sentiva completamente abbandonato nella sua umanità mentre rimaneva unito a Dio Padre e allo Spirito Santo nella sua divinità. Di nuovo, non possiamo spiegare tutto: è un mistero.
L’unione di Nostro Signore con Maria quando era nel suo seno non è naturalmente l’unione ipostatica, eppure quest’ultima ci aiuta in via analogica a capire. Se nella sua umanità Gesù poteva sentirsi abbandonato sulla croce senza compromettere la sua divinità, poteva essere come dice San Luigi Maria “schiavo” di Nostra Signora nel suo seno – s’intende, anche qui nella sua umanità. Ma rimangono molti aspetti misteriosi, su cui penso che getterà luce una teologia nuovamente capace di fiorire nel Regno di Maria, per la maggior gloria di Dio e delle anime.
Anche nell’unione mistica di Nostra Signora con ciascuno dei suoi devoti, che San Luigi Maria chiama “schiavi”, ci sono punti non ancora interamente chiariti. Eppure si tratta di qualche cosa di molto più semplice dei divini misteri dell’unione di Maria con Gesù.Se sono misteri, nessuna spiegazione li esaurisce. Possiamo dire però che la contemplazione del mistero dell’Incarnazione ci aiuta a combattere due delle principali dottrine della Rivoluzione: il panteismo e il soggettivismo.
Secondo il panteismo, tutto è uno e tutto è buono; una cosa non si distingue essenzialmente da un’altra. Tutte le creature formano una sola grande persona cosmica e collettiva. Il soggettivismo afferma che ogni persona umana è assolutamente autonoma e non ha veramente bisogno di essere unita ad altre.
La Chiesa Cattolica condanna entrambi questi errori. Afferma che ogni persona è autonoma e distinta in quanto individuo, ma che l’apertura agli altri è costitutiva e necessaria. La teologia e la filosofia spiegano come per approfondire la nozione di persona ultimamente è necessario considerare la sua relazione con Dio.
Quando la relazione di Gesù Cristo con Nostra Signora nell’Incarnazione sarà meglio compresa, si comprenderà qualcosa di più anche le pagine più misteriose dell’“Apocalisse”. È del tutto lecito pregare e sperare che un giorno sorga una nuova alba in cui gli orizzonti della teologia possano espandersi e I legami fra molti misteri, per quanto umanamente possibili, possano chiarirsi.San Luigi Maria afferma che il mistero dell’Incarnazione contiene tutti gli altri. Sappiamo che ogni giorno di festa della Chiesa porta con sé una grazia speciale. Nella giornata di oggi la prima misteriosa unione di Nostro Signore con Nostra Signore viene a noi, per così dire, con un profumo speciale.
Dobbiamo affidarci con speciale forza alla Madonna in questo giorno di festa, e chiederLe la grazia di diventare i suoi umili soggetti e “schiavi”, come fece lo stesso Bambino Gesù quando viveva nel suo seno.

Autore: Plinio Corrêa de Oliveira

Una delle stazioni della Via Crucis di Sergio Bertinotti

Una delle stazioni della Via Crucis di Sergio Bertinotti dans immagini sacre crocifiss._bertinotti

http://pqlascintilla.ilcannocchiale.it/2009/08/08/la_via_crucis_di_sergio_bertin.html

Publié dans:immagini sacre |on 24 mars, 2012 |Pas de commentaires »
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