I NOMI DI DIO NELLA BIBBIA
http://www.atma-o-jibon.org/italiano2/i_nomi_di_dio_nella_bibbia.htm
I NOMI DI DIO NELLA BIBBIA
Il mio desiderio è di scoprire insieme a voi i diversi nomi con i quali Dio si rivela nelle Scritture. Il suo nome non ci fornisce delle informazioni concernente la sua identità, ma una rivelazione alla sua persona!
Durante la lode e l’adorazione a volte pronunciamo i diversi nomi attribuiti a Dio « El-Shaddaï, El-Olam,.. » ma non sappiamo cosa vogliono significare. Il nostro scopo è quello di poter approfondire questi termini partendo dal nome originale in Ebraico.
Qui di seguito una lista dei nomi trattati:
Dio – Elohim
Dio onnipotente – El-Shaddaï Il Signore e Maestro – Adonaï
L’Altissimo – El-Elyon Dio Padre – Abba
Il Dio che vede – El-Roï Il nome: YHVH
Il Dio d’Israele – El-Elohé-Israël Io sono – Ehyeh
Il Dio geloso – El-Kanna L’Eterno è uno – YHVH Ehad
Il Dio vivente – El-Haï Dio mio rifugio – YHVH Misgav
Il Dio eterno – El-Olam L’Amen – Amen
Dio – Elohim
Se consideriamo la creazione del mondo, possiamo concludere che l’Eterno ha fatto quello che l’uomo ancora oggi è incapace di fare. Dio ha creato qualcosa a partire da « niente »!
E’ con il nome di Elohim che Dio si rivela per la prima volta nella Bibbia. Nel primo capitolo della Genesi lo ritroviamo per ben 32 volte nel ruolo del Creatore.
La radice del nome Elohim arriva dalla parola « el », che significa forte o onnipotente ed è utilizzato 250 volte nella Bibbia per nominare Dio.
Un altro aspetto importante del termine Elohim è la sua forma al plurale, che indica la presenza e l’azione della Trinità già dalla prima pagina della Bibbia. Dio dice in Genesi 1:26 « Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza… » Questo punto lo ritroviamo ancora in Genesi 1:2, quando ci viene descritto che lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque, e in Colossesi 1:16 che proclama che in Gesù tutto è stato creato. Il Figlio e lo Spirito Santo erano con il Padre già dal principio e assistevano durante la creazione di ogni cosa.
La potenza e la diversità di Dio nella creazione sono sorprendenti. Se prendiamo per esempio tutta l’umanità: siamo circa in 6 miliardi che popoliamo la terra, eppure ognuno di noi è unico! Così anche ogni persona è unica per Elohim (Padre, Figlio e Spirito Santo). Nel Salmo 139:13 leggiamo « Si, tu hai formato le mie interiora, tu mi hai intessuto nel grembo di mia madre. » Questo passaggio ci dimostra che Elohim ci conosce personalmente e che per ciascuno di noi ha un piano ben stabilito. Ognuno di noi porta l’impronta digitale della mano di Dio!
Dio onnipotente – El-shaddaï
El-Shaddaï lo ritroviamo spesso nei nostri cantici. « El » rappresenta il Dio della potenza e della forza illimitata. E’ il Dio incomparabile e inesauribile, come lo descrive il profeta Isaia 40: non ha solo creato questo vasto universo, ma sostiene e fortifica tutta la sua creazione.
Questo stesso nome è stato utilizzato da Dio quando ha promesso ad Abrahamo, all’età di 99 anni, che lui e sua moglie, avrebbero avuto un figlio. Di una maniera miracolosa, Dio ha oltrepassato le leggi della natura e la sua promessa fu compiuta.
Alcuni commentari biblici sostengono che la radice della parola Shaddaï si collega a « Shad », tradotto da seno, descrivendo così Dio come Colui che nutre e soddisfa. Quando mettiamo insieme El e Shaddaï, diventa così: Colui che è potente per nutrire, soddisfare e provvedere… il Dio che riversa di abbondanti benedizioni e che è una fonte inesauribile di pienezza e di fertilità.
E’ interessante di notare che in questo nome, gli attributi divini di potenza e di tenerezza sono riuniti. Traduce l’immagine di un padre e di una madre, esercitando l’autorità e allo stesso tempo tenerezza in un equilibrio perfetto.
Nelle nostre riunioni parliamo spesso di Dio come padre, ma in Isaia troviamo un passaggio dove viene raffigurato un Dio come madre: (Isaia 66:12-13)
Poiché così parla il SIGNORE: « Ecco, io dirigerò la pace verso di lei come un fiume, la ricchezza delle nazioni come un torrente che straripa, e voi sarete allattati, sarete portati in braccio, accarezzati sulle ginocchia. Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi. »
El-Shaddaï possiamo riassumerlo in queste quattro parole: NUTRE, SAZIA, PIENO DI AUTORITÀ E DI BONTÀ.
l’Altissimo – El-Elyon
L’espressione l’Altissimo lo troviamo per la prima volta in Genesi 14:19. In questo passaggio Abramo incontra Melchisedek, il quale ci è presentato come sacrificatore del Dio « altissimo ». Melchisedek ha benedetto Abramo invocando precisamente questo nome:
« Egli (Melchisedek) benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! »
Più in là, anche Zaccaria profetizza in merito alla nascita di Giovanni Battista, suo figlio, e sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, dice che sarà il profeta dell’Altissimo (Luca 1:76).
Durante l’annuncio a Maria, il figlio che dovrà portare in grembo è presentato come il Figlio dell’Altissimo (Luca 1:32).
Il nome di El-Elyon che noi traduciamo correntemente come l’Altissimo, in ebraico voleva dire « Il più alto ». Il Dio che si rivela nella Bibbia è situato al più alto. Dio e il diavolo sono spesso presentati come delle forze antagoniste, pertanto il nemico delle nostre anime non è che una creatura celeste. E in nessun caso lui è allo stesso livello che l’Eterno (Isaia 40:13-14).
A volte la nozione di « Altissimo » ci fa sembrare che siamo così distanti, così separati dall’Eterno. Visto che si trova così in alto come possono le nostre preghiere arrivare fino a lui, come può ascoltarci? Eppure il Dio Altissimo si rivela ai più umili, ai più semplici e ai più piccoli.
Un altro esempio del carattere del Dio Altissimo si trova nel Salmo 91:1-4:
« Chi abita al riparo dell’Altissimo riposa all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al SIGNORE: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio
Dio, in cui confido!» Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore
e dalla peste micidiale. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le
sue ali troverai rifugio. La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. »
E’ al riparo delle ali di colui che è posto al più alto nei cieli e che in qualche modo visiona tutto che noi possiamo trovare rifugio. Prima di tutto è la sicurezza che l’Eterno ci propone.
Le nostre lodi devono essere esclusivamente rivolte a Dio l’Altissimo.
Il Dio che vede – El-roï
Nella Genesi, al capitolo 16, troviamo una storia di una persona abusata, sola nella miseria. La sua situazione era triste, complicata, come lo sono tante altre persone al giorno d’oggi. Agar, la giovane serva di Sarai, moglie di Abramo, scappava lontano dalla crudeltà della sua padrona. Tutto questo era arrivato perché Abramo et Sarai avevano disobbedito a Dio, cercando di avere il figlio promesso sostituendo Agar alla sua padrona. La situazione si è aggravata quando, scoprendo di essere incinta, Agar guardò Sarai con disprezzo et così si è attirata su di lei dei trattamenti duri.
Nonostante ciò, l’Eterno vide tutto quello che stava accadendo e manifestò la sua compassione verso Agar e il bambino che stava crescendo in lei. Nel suo amore inviò un angelo per prendersi cura di le nel deserto dov’era fuggita. L’angelo ha ordinato Agar di ritornare da Sarai e di servirla. Ha continuato dicendo che Dio era cosciente delle sue sofferenze, ma le ha promesso che attraverso di suo figlio, Ismaele, avrà una discendenza numerosa. A questo punto Agar ha reso lode a Dio che si era preso cura di lei. « Tu sei El-Roi », perché disse, « Ho veramente io veduto colui che mi vede? » (Genesi 16:13)
L’Eterno non si è limitato di vedere quello che stava accadendo, ma aveva anche inviato un servitore celeste per consigliare colei che era nella sofferenza.
Dobbiamo anche noi ricordarci di lodare e di onorare l’Eterno che vede i nostri combattimenti quotidiani. Anche quando ci troviamo nel deserto, possiamo avere la certezza che non ci dimenticherà mai, né ci lascerà senza un avvenire. Se rimaniamo fedeli a Lui, allora Lui ci benedirà grandemente. Perché se Dio si è preso cura di una serva, la quale non apparteneva neanche a una tribù del popolo eletto, e di suo figlio che non era il figlio della promessa, non pensate che farà molto di più per noi?
Il Dio d’Israele – El-Elohé-israël
Normalmente quando amiamo un popolo o una nazione cerchiamo di imparare la loro lingua. Per quel che concerne il popolo d’Israele, popolo scelto da Dio, sappiamo che la loro lingua, l’ebraico, rappresenta una ricchezza incredibile. Lui, il Dio tre volte santo (Isaia 6:3) e dei sette spiriti che si tengono davanti al trono (Apocalisse 1:4), ha dunque dato nascita a una lingua di cui la radice delle parole è di tre lettere e la grammatica contiene sette forme verbali.
L’Eterno ha volontariamente legato il suo nome con un popolo, con la sua lingua ma ugualmente con la sua terra.
L’Eterno è apparso ad Abrahamo quando arrivò nella terra promessa (Genesi 12:6-9). La stessa cosa fu per Giacobbe durante i suoi pellegrinaggi: L’Eterno si rivelò a lui quando era sulla stessa terra; Giacobbe ha chiamato uno di questi luoghi El-Elohé-Israël, che vuol dire: Dio è il Dio d’Israele (Genesi 33:20). Durante l’uscita dall’Egitto, avvenimento storico fondatore del popolo d’Israele, l’Eterno si rivelò a Mosé sul monte Sinai, mentre il popolo era in cammino verso la terra promessa. Il popolo d’Israele rivenne ugualmente da Babilonia dove era in cattività, affinché possa nascere il Messia.
Ugualmente sulla terra d’Israele, sul monte degli Ulivi in faccia a Gerusalemme, che Gesù poserà i suoi piedi durante il suo glorioso ritorno. Ed infine affinché il suo santo nome sia riconosciuto, l’Eterno ricondurrà il popolo d’Israele sulla stessa terra (Ezechiele 36:22-30).
2 Samuele 7:26: « L’Eterno degli eserciti è il Dio d’Israele »
Il Dio geloso – El-kanna
« Non ti prostrerai ad altro dio, poiché l’Eterno, il cui nome è « il Geloso », è un Dio geloso » (Esodo 34:14)
Come un marito si attende di avere la priorità nell’affezione e l’attenzione di sua moglie, anche Dio spera di noi una fedeltà totale, perché è lui che ci ha creati e chiamati a Lui.
In ebraico, la parola « geloso », kanna, è legato ad una parola che significa essere zelante. Lo zelo è definito come una passione seria o ardente per qualcosa o per qualcuno. E’ questo zelo divorante che spinse Gesù a cacciare i mercanti fuori dal tempio di suo Padre, un tempio in cui avevano fatto un luogo di mercato. Questo tipo di gelosia appare quando un amore o una preoccupazione reale per qualcuno è messo in gioco. Sapendo che i motivi di Dio non sono egocentrici, possiamo essere sicuri che lui desidera per noi il meglio quando ci comanda di non servire o adorare un essere o un oggetto qualunque che noi consideriamo come un dio. Agire così avrà solo degli effetti negativi, disastrosi per la nostra vita. Solo l’Eterno può mantenere tutte le promesse e lui solo è degno di ricevere tutto il nostro amore.
L’Eterno ci dice: « … perché io sono Dio e non c’è alcun altro; sono Dio e nessuno è simile a me. » (Isaia 46:9)
La gelosia può arrivare quando l’ingaggiamento in una relazione è rotto. Dobbiamo capire che il grande amore del Signore per noi, il suo amore geloso, è basato sulla nostra relazione personale con lui, relazione nella quale ci promette di restare sempre fedele con noi.
Il Dio vivente – El-HAï
Cos’è la vita? Probabilmente è più facile di spiegare le manifestazioni della vita (es. respirare) che di dare un significato alla vita in sé. In Genesi 2:7 leggiamo che Dio soffiò la vita nelle creature che aveva formato e queste sono diventate degli essere viventi.
La vita è un dono di Dio, una trasmissione della sua propria esistenza. Lui è il Dio vivente, El-Haï. Non dobbiamo pensare a un Dio statico ed immobile, ma di una persona piena di vita, che parla, ride, ascolta, ama e si mette in collera.
Non possiamo programmare Dio, né manipolarlo per farlo agire in nostro favore. Prende da sé le proprie decisioni ed interviene nelle circostanze come lui desidera, sempre fedele alla sua giustizia. E’ vero che Dio è molto attivo, ma a volte vuole semplicemente essere in comunione con noi, per comunicarci la vita con la sua presenza tangibile.
Un altro aspetto della vita che possiamo prendere in considerazione e quello della riproduzione. La vita dà la vita. L’espressione la più straordinaria della vita data all’uomo è un bambino appena nato. Ogni bambino è unico e pertanto riflette l’immagine dei suoi genitori.
Dio vuole riprodurre la sua vita in noi e a traverso di noi. Le nostra capacità naturali e le nostre occupazioni quotidiane devono essere delle dimostrazioni della vita di Dio.
COME IL PADRE VIVENTE MI HA MANDATO
ED IO VIVO A MOTIVO DEL PADRE,
COSÌ CHI SI CIBA DI ME VIVRÀ ANCH’EGLI A MOTIVO DI ME. (Giovanni 6:57)
Il Dio eterno – El-olam
E’ difficile per noi di pensare a qualcuno che è sempre presente, che lo è sempre stato e che lo sarà sempre. Ad esempio un grande calciatore non lo potrà essere per sempre, arriverà il momento che non avrà più le forze o la capacità attuale. Niente di quello che è umanamente creato o compiuto potrà durare in eterno.
Dio, per contro, non è stato creato. In Isaia 43:12-13 troviamo scritto: « …. io sono Dio. Prima dell’inizio del tempo io sono sempre lo stesso… ». Lui è, semplicemente! Uno dei nomi di Dio, El-Olam, significa: eterno, o che dura per sempre. La parola « olam » è vicina alla radice del verbo « néelam » che vuol dire scomparire, e per noi evoca un oggetto che scompare nel vuoto. Tutto questo non possiamo concepirlo veramente, siamo superati da questa concezione di eternità.
Quando un qualcosa si allontana, arriva un momento dove questo scompare completamente. Esiste sempre solo che a noi è nascosta.
La presenza di Dio attraverso la sua creazione è stata, è, e sarà sempre. Anche se tutto questo può essere astratto e superare la nostra intelligenza umana, abbiamo la promessa che un giorno lo conosceremo pienamente (1 Cor. 13:12).
La lezione che possiamo trarne da tutto questo è che dobbiamo essere certi che Colui che ci ama sarà sempre con noi, anche nei momenti difficili e di sofferenza! La promessa di Dio è che non ci lascerà e non ci abbandonerà mai (Ebrei 13:5). Solo Colui che è eterno può fare delle tali promesse a ogni generazione dell’umanità.
Signore e maestro – Adonaï
La parola Signore é forse una delle più utilizzate nel nostro linguaggio cristiano, però tutto ciò porta a non capirne più il significato iniziale.
Se vogliamo che la nostra vita cambi radicalmente dobbiamo lasciare che Gesù diventi il nostro Signore ed il nostro Maestro, abbandonarci completamente alla Sua volontà e lasciare che sia lui a dirigere le nostre vite.
Possiamo difficilmente avvicinarci al Signore dell’universo senza riconoscere la sua grandezza, la sua potenza ed il suo amore.
Se Gesù Cristo è realmente il Signore, la testa della sua Chiesta, conosceremo una crescita e una maturità che lui solo può dare ai differenti membri del suo Corpo.
Perché Adonaï ha innalzato Gesù e l’ha fatto sedere alla destra di lui dandogli tutta l’autorità, noi proclamiamo Gesù Cristo è Signor! (Ap. 4:11)
Chiediamo al nostro Maestro una nuova rivelazione di tutto questo, affinché che i nostri cuori e la nostra intelligenza siano trasformati.
Dio padre – Abba
Noi abbiamo un Padre nei cieli! Lui è eterno, celeste, santo, giusto. Il nostro padre così perfetto ci ha desiderato e sta gioendo della nostra esistenza!
Troppo spesso crediamo di conoscere Dio come un Padre solo perché ci ha benedetti, perché abbiamo letto la Sua Parola; ma in definitiva noi conosciamo così poco il suo cuore e la sua natura. L’immagine che abbiamo di Dio riflette molto spesso dalla relazione che abbimo avuto con i nostri genitori, e tutto ciò ci porta ad avere una falsa immagine di Dio nostro Padre.
A volte la nostra conoscenza del Padre è solamente teorica, ma tutto ciò può durare solo fino a quando il suo amore ci circonda! E’ Gesù che vuole farci conoscere il Padre per avere una relazione più intima con Lui.
Attraverso della Parola, Gesù rivela la natura della relazione con il Suo Padre. Nella sua umanità, Gesù ebbe il bisogno di vedere il Padre, di ascoltarlo, di parlargli, di essere circondato dal suo amore. Il Padre era costantemente con lui (Gv. 8:16,29). Gesù ha potuto dire « non sono solo » (Gv. 16:32). Se Gesù ne ha avuto bisogno, a forte ragione noi dobbiamo desiderare una relazione più profonda con il nostro Padre Celeste.
E’ la chiave della vera adorazione, in quanto è il Padre stesso che cerca gli adoratori. Si aspetta da noi una profonda relazione in spirito e verità con ognuno dei suoi figliuoli. Se noi non lo conosciamo, non ci sarà neppure una vera adorazione, in quanto possiamo adorare solo ciò che conosciamo (Gv. 4:22-24)
Ma la grande notizia per te oggi è questa: il Figlio è venuto per farlo conoscere! (Gv. 17:26)
Il nome – YHVH
YHVH (Lui è) è il nome ebraico il più utilizzato nell’Antico Testamento per Dio, ed é considerato come il nome di Dio il più sacro di tutti. In italiano, nella maggior parte delle Bibbie, la traduzione di YHVH è Eterno, Signore o Yahvé.
Secondo la storia del popolo giudeo, questo nome era talmente sacro che le persone non osavano neanche dirlo ad alta voce. Queste quattro lettere si chiamato tetragramma ed alcuni lo esprimono come Jéhovah o Yahvé. Nonostante ciò il popolo giudeo non pronunciano più questo nome da almeno 2’000 anni, ma lo leggono: « ADONAÏ ».
Come vedremo le volte successive troveremo il nome ADONAÏ sotto forma di nome composto (ADONAÏ Yireh, ADONAÏ Tsidkenou,…) i quali si riferiscono sempre al nome YHVH.
Io sono – EHYEH
« Io sono » è la risposta che Dio diede a Mosé quando quest’ultimo resistette all’appello che gli era stato confidato: liberare i figli d’Israele schiavi in Egitto. Mosé dubitava delle proprie capacità e domandò a Dio in virtù di quale autorità doveva agire. Dio gli rispose rivelando l’autorità del suo Essere: « … Io sono colui che sono. E aggiunse: è in questo modo che tu risponderai agli Israeliti: Colui che si chiama « IO SONO » mi ha mandato verso di voi (Esodo 3:14). Assicurò Mosé che non era importante quello che lui era oppure no, ma l’essenziale era che l’eterno IO SONO era con lui. Non cesserà mai di essere Colui che è.
Ehyeh, Io Sono, è la prima persona del verbo « haya » che vuole dire: essere. Il tetragramma YHVH riprende la terza persona di questo stesso verbo. « Haya » assomiglia a « chayah » che vuol dire: vivere. Perché lui è, Dio ha la vita in lui stesso. Dio esiste in maniera totalmente autonoma; la sua vita dipende da niente né da nessuno. E’ un essere indipendente, intero nella sua perfezione.
Il nome YHVH (ADONAÏ) appare per la prima volta in Genesi 2, quando Dio entra in relazione con Adamo ed Eva, fino a questo punto era chiamato con il nome di Elohim, il Dio della creazione. Ma dopo aver modellato l’essere umano dotato di ragione nel comprendere ed apprezzare qui lui è, il nome IO SONO (Ehyeh) o LUI E’ (YHVH) è utilizzato. Tutto ciò accentua il fatto che Dio vuole rivelarsi personalmente alla sua creazione.
Ci vorranno dei secoli per capire tutto il significato di questo nome. Esodo 6:2-3 ci mostra che Abrahamo, Isacco e Giacobbe stessi, i discendenti d’Israele, conoscevano Dio solo come El-Shaddaï, il Dio onnipotente e dell’abbondanza. Non si era ancora rivelato come il grande IO SONO. Ma con Mosé, Dio comincia a svelarsi come un essere personale che desidera la relazione.
E’ molto importante di sapere che se vogliamo trovare la nostra vera identità dobbiamo capire che la nostra esistenza non è basata sul fare, ma sull’ESSERE. Dio ci ama così come siamo, agli occhi di Dio siamo preziosi senza di essere obbligati a fare cose eccezionali.
L’Eterno, IO SONO, in questo momento ti invita ad avere una relazione sincera con lui; quello che ti chiede è di mettere l’IO SONO al centro della tua vita.
L’Eterno è uno – YHVH Ehad
Una chiave per la preghiera efficace è l’UNITA’. E’ ciò che leggiamo in Matteo 18:19 « In verità in verità vi dico che se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualunque cosa, questa sarà loro concessa dal Padre mi che è nei cieli. »
Mentre inauguravano il tempio, la casa fu riempita da una nuvola nel momento preciso in cui quelli che suonavano la tromba e quelli che cantavano si univano in un solo accordo per lodare e celebrare l’Eterno (2 Cronache 5:11-14). E’ esattamente quello che succede nel giorno della Pentecoste, frutto di un comune ingaggiamento nella preghiera perseverante (Atti 1:14).
La preghiera di Gesù riprende le stesse parole: « …affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, … » (Giovanni 17:21). Durante questa preghiera Gesù impiega uno dei nomi portati per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: ADONAÏ Ehad.
Questo nome annunciato già da Mosé est contenuto nella confessione quotidiana dei nostri fratelli giudei:
« Ascolta, Israele: l’Eterno, il nostro Dio, l’Eterno è uno »(Deut. 6:4)
Zaccaria (14:9) profetizzerà che il giorno arriverà dove questa caratteristica sarà ancora più fragrante: « in quel giorno ci sarà soltanto l’Eterno (Ehad) e soltanto il suo nome unico (Ehad) »
E’ incoraggiante notare che lo stesso appello di ADONAÏ Ehad deve essere anche manifestato nelle coppie, quando un uomo ed una donna s’ingaggiano a diventare una sola carne. Già dall’inizio del nostro matrimonio, ci siamo subito accorti, che se vogliamo vivere come coppia, dovevamo essere UNO: non due persone che vivono a fianco a fianco, ma diventando uno nella complementarietà voluta da Dio. L’unità in una coppia non viene tutta sola, ma la si costruisce.
Nel momento in cui ci raduniamo insieme per pregare, accordiamoci su quello che vogliamo domandare al Padre e in seguito avremo la certezza che Gesù risponderà!
Dio mio rifugio – YHVH misgav
« Ma io celebrerò la tua potenza e al mattino loderò ad alta voce la tua benignità, perché tu sei stato per me una fortezza e un rifugio nel giorno dell’avversità. » Salmo 59:16
Penso che ciascuno abbia esperimentato dei momenti dove non sapevamo più a chi rivolgerci o ci sentivamo insicuri; e a quel punto magari correvamo a destra e a sinistra in cerca di un rifugio, di una protezione. In questo salmo il Re Davide ci ricorda che Colui verso chi correremo ci procurerà una più grande sicurezza. E Davide era uno che aveva esperimentato il rifugio di Dio, in quanto ha dovuto far fronte a violenza, tristezza e oppressione.
In diverse parti della Bibbia, Dio è chiamato rifugio o fortezza. In ebraico questi termini sono definiti con le parole « scogliera, o luogo elevato e inaccessibile; difesa, muraglia » e anche per « ritiro, liberazione, mezzo d’evasione, fuga ».
Nei momenti difficili della nostra vita possiamo correre nella braccia di nostro Padre Celeste in tutta libertà, dove troviamo un luogo di protezione e di ristoro dove più niente può accaderci. In Lui troviamo sicurezza, pace e riconforto.
« perché tu sei stato una fortezza per il povero, una fortezza per il misero nella sua avversità, un rifugio contro la tempesta, un’ombra contro il caldo, poiché il soffio dei tiranni è come una tempesta contro il muro. » Isaia 25:4)
Lasciamo che sia il Signore la nostra fortezza. Penso che sia buono in questi momenti di lodare e ringraziare Dio per tutte le volte che ci ha protetto e ci ha accolto a braccia aperte. Il vostro Rifugio si trova in voi e tutt’intorno a voi!
L’amen – amen
Quante volte siamo stati esortati a fissare gli occhi su Gesù ed a credere che Lui risponde alle promesse fatte! Lodare, in un certo modo, è di mettere in azione la nostra fede e ringraziare per ciò che non è ancora visibile, ma che ci è stato promesso. Ad esempio Abramo: credette nell’Eterno che lo mise in conto di giustizia (Genesi 15:6).
La radice ebraica del verbo credere, in questo passaggio, è « AMAN » che significa essere saldi, essere solidi. Credere in tutta la Parola, è dunque essere certi su quello che l’Eterno ha detto e non semplicemente di credere nella sua semplice esistenza.
E’ ugualmente con questa radice che noi abbiamo ereditato il nostro AMEN, così spesso utilizzato nei nostri canti e alla fine delle preghiere, per ingaggiarci ad essere convinti della preghiera.
« Aman », è anche la radice di FEDELTA’ attribuita all’Eterno, e di VERITA’ attribuita alla sua Parola e dunque rivelata pienamente dal suo Unto. E’ ancora uno dei nomi dell’Eterno, il Dio Amen che sarà invocato nei tempi futuri.
Apocalisse 3:14 « queste cose dice l’Amen, il Testimone fedele e verace, » L’auspicio è che la nostra attesa del suo ritorno sia ferma, salda, solida nei nostri cuori come lo proclama la Scrittura:
… Amen! Vieni Signore Gesù! Apocalisse 22:20
ebenezer
Dio vi benedica
Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.