evkklhsi,a [ekklesìa] (molto di Paolo)

http://www.elamit.net/bibbia/ekklesia.pdf

(è un PDF un po’ lungo e ho dovuto scrivere tutto in linea continua; ci sono molte appendici e concordanze, appesantirebbero questo testo, se volete andate al sito per consultarle, grazie)

evkklhsi,a [ekklesìa] 

« breve » percorso « filologico »  [19/XII/1998]

In greco significa  assemblea, adunanza, riunione  e con questo senso compare in autori come Erodoto e  Tucidide. Deriva dal verbo  ek -  kalew  [ek-kaléo], composto dal verbo  kalew [kaléo] ( chiamare e quindi  anche  invitare, convocare ; altro vocabolo derivato da questo verbo è  para-clito ) e dal prefisso  ek [ek]  ( da, fuori con senso di moto da luogo): quindi  chiamar fuori qualcuno da qualche luogo . Questa  assemblea non è quindi una riunione casuale ma l’incontrarsi di persone chiamate appositamente a farne  parte. Nel nuovo testamento ha ancora il significato di assemblea come convocazione civile e politica, ad  esempio in Atti 19,30.32: La città fu tutta in subbuglio. Si precipitarono in massa verso il teatro trascinando con sé Gaio e  Aristarco, macedoni, compagni di viaggio di Paolo. Paolo voleva introdursi anch’egli in mezzo all’ assemblea popolare, ma i discepoli non glielo permisero. Intanto chi gridava una cosa, chi un’altra, e l’ assemblea era tanto confusa che i più non sapevano per  che cosa si erano radunati . In Atti 7,38 indica il popolo ebreo durante l’esodo, cioè un gruppo di persone ben identificato, solo nel  deserto e isolato dagli altri popoli in quanto chiamato fuori dall’Egitto da parte di Dio: Egli è colui che nell’ assemblea del deserto fu intermediario fra l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e  i nostri padri. Egli ricevette le parole di vita per darle a noi. Come vedremo, questo uso prosegue la tradizione dell’antico testamento greco (LXX). Assume però anche il significato proprio di  chiesa  cioè assemblea o comunione dei fedeli cristiani. Così  ad esempio in 1Corinzi 12,28, con senso di chiesa universale: Alcuni sono stati posti da Dio nella  Chiesa al primo grado come apostoli, al secondo come profeti, al  terzo come dottori; A volte è accompagnata anche dalla specificazione « di Dio » o « di Cristo » con senso di appartenenza e  origine, ad esempio in 1Corinzi 10,32: Non date motivo di inciampo né ai Giudei né ai Greci né alla  Chiesa di Dio; o Romani 16,16: Vi salutano tutte le  chiese di Cristo. Infine ha valore anche di chiesa particolare, con significato quindi di comunità locale. Così, ad esempio,  in Romani 16,4: essi, per salvare la mia vita, hanno rischiato la testa; non li ringrazio io soltanto, ma tutte le  chiese dei  gentili  [cioè le comunità nate al di fuori di Israele] o Atti 8,1: E Saulo approvava l’uccisione di Stefano contro la  chiesa che era in Gerusalemme o ppure nell’Apocalisse (che significa « rivelazione ») dove quest’uso è molto frequente. Ad esempio  Apocalisse 1,4: «Ciò che vedrai scrivilo in un libro e invialo alle sette  chiese : a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a  Sardi, a Filadelfia e a Laodicea» e 3,1: All’angelo della  chiesa di Sardi scrivi… In 1Corinzi 11,18 indica l’assemblea eucaristica: Sento innanzi tutto che, quando vi radunate in  assemblea , vi sono divisioni tra voi; e in parte lo credo. Nei vangeli compare solo in Matteo 16,18: Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia  chiesa e le porte degli inferi non  prevarranno contro di essa. e Matteo 18,17: Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla  chiesa e se neppure alla  chiesa darà ascolto, sia egli per  te come il pagano e il pubblicano.  [a proposito della correzione fraterna] Nel secondo brano di Matteo è ancora forte il senso di « assemblea » mentre nel primo emerge, secondo  me, il significato di « gruppo compatto, popolo » che è alla base del termine aramaico-ebraico usato forse  da Gesù. Per risalire a questo termine ho cercato nella Peshitta (versione aramaica del nuovo testamento) dove  troviamo  tD;[e [edat] (pag. 22 della mia edizione), che però non sono riuscito ad approfondire. Allora  ho cercato nella versione greca dell’antico testamento (LXX) dove compare il termine  ekklhsia . Qui è  usato spesso per indicare il popolo ebreo riunito in assemblea, specie nei momenti più difficili (e di  1maggior coesione): ad esempio durante l’esodo (quando Mosè proclama la legge al popolo) o al rientro  dall’esilio (Esdra 2,64: la prima proclamazione pubblica della legge dopo l’esilio). A volte si parla di  « assemblea del Signore » (ad esempio Deuteronomio 23,2-4). In Michea 2,5 indica con tono profetico il  popolo ebreo nel momento della ri-unione definitiva nello stato restaurato ( tirare la corda = misurare,  cioè la terra non sarà spartita con gli iniqui). Quindi si tratta per lo più di un riunirsi sacro o liturgico: In quell’occasione Salomone celebrò la festa; a lui si unì davanti al Signore, nostro Dio, per sette giorni,  tutto Israele, un’ assemblea grandiosa proveniente dall’ingresso di Camat  [cioè Hamat, fortezza siriana  al confine settentrionale di Israele] fino al torrente d’Egitto  [forse il Nilo, oppure più probabilmente lo  uadi Sihor, un piccolo torrente che, gettandosi nel mar Mediterraneo, segna il confine meridionale di  Israele contro l'Egitto] (1Re 8,65). In un caso è riferito all’assemblea dei santi (Salmo 89,6) cioè dei giusti. E arriviamo finalmente all’ebraico: nella bibbia ebraica al termine  ekklhsia corrisponde generalmente il  sostantivo  lh’q’ [qahal] « assemblea » nel senso di « riunirsi assieme ». Mi sembra tuttavia che il termine  ebraico sia più ampio dell’equivalente greco, cioè indica il riunirsi di tutto un popolo (peraltro sempre  quello ebreo) per motivi sacri mentre la mentalità « democratica » greca vede l’assemblea come una scelta  dei « migliori » del popolo chiamati a rappresentarlo per motivi politici. Nella Chiesa di oggi si riunisce insieme il popolo della nuova alleanza ( lh’q’ ) formato da persone  chiamate individualmente a farne parte ( ekklhsia ). Approfondimento postumo [22/XII/98] Del termine usato nella Peshitta non ero riuscito a capirci gran ché, anche perché i dizionari di aramaico  che ho a casa sono ridotti. Stimolato dal « Vanzo » e dopo aver visitato la biblioteca di Glottologia di  Milano [21/XII] che ha il corposo dizionario del Brockelmann, credo di esser riuscito a ricostruire il  percorso di don Nicolini attraverso le parole della sacra Scrittura. L’aggancio è proprio il termine aramaico usato nella Peshitta  etD;[e , corrispondente all’ebraico  hd’[e [edàh] che significa  company assembled together by an appointment, or acting concertedly (dal dizionario Gesenius, pag. 417): come al solito, per esprimere tutto il significato di un termine ebraico  siamo costretti ad usare una lunga frase! Nei dizionari ebraici (e aramaici) le varie voci sono  raggruppate sotto il verbo da cui derivano. Dal medesimo verbo di  hd’[e deriva anche   d[eAm [mo-èd], un termine importante perché con questo nome Mosè chiama (Esodo 33,7) la tenda che, posta a fianco  dell’arca dell’alleanza, serve per incontrare il Signore. E’ la tenda del convegno , in ebraico  d[eAm lh,ao [òhel mo-ed], e qui per  convegno  si intende il luogo in cui incontrare il Signore: Chiunque ricercava il Signore usciva verso la tenda del convegno, che era fuori dell’accampamento (Esodo 33,7). E’ la tenda in cui viene posta l’arca dell’alleanza (Esodo 25,22) da cui parla il Signore. L’arca ( !roa] [aron]) è detta a volte dell’ alleanza ( tyrIB.h; !Ara] [aron hab-berit], con senso di patto scambievole,  unione fra due parti), altre volte della  testimonianza ( tdu[eh' !roa] [aron ha-edut], testimonianza=il  decalogo contenuto in essa [Esodo 25,21]; vedere anche nota a Esodo 25,16 di Bibbia di  Gerusalemme): così, spesso nell’antico testamento e alcune volte nel nuovo (Atti 7,44 e Apocalisse  15,5), la « tenda del convegno con l’arca della testimonianza » diventa semplicemente la « tenda della  testimonianza ». Ancha quando parliamo di « antico e nuovo testamento » intendiamo la prima alleanza di  Israele con Dio basata sulla legge contro la nuova testimonianza dell’amore (=Gesù) fra Dio e tutta  l’umanità. Davanti alla tenda si fanno sacrifici, si offre l’incenso (Numeri 16,18), si piange (Numeri 25,6), si espiano  i peccati (Levitico 16,33)… Riporto Esodo 40,33-38, dove la conclusione dei lavori coincide con la fine del libro: Innalzò il recinto intorno alla dimora e all’altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè  terminò il lavoro.La nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la dimora. Mosè non  poté entrare nella tenda del convegno perché la nube vi dimorava sopra e la gloria del Signore  riempiva la dimora. Quando la nube si alzava al di sopra della dimora, i figli d’Israele si spostavano in  tutte le loro tappe; e se la nube non si alzava, non si spostavano finché non si fosse alzata. Perché di  giorno la nube del Signore era sopra la dimora e di notte vi era sopra un fuoco, agli occhi di tutta la  casa d’Israele in tutte le sue tappe. Ritroviamo la tenda sull’altura di Gàbaon, dove si recherà poi Salomone (2Cronache 1,3)… ma questa è  2un’altra storia, visto che Salomone costruirà una tenda di pietra (il tempio) per il Signore. Come era finita lì? Anche questa storia è bello leggerla sulla Bibbia (1Cronache cap. 13 e 15-16, parallelamente in  1Samuele cap. 4-7 e 2Samuele cap. 6 [dove Baalà è una località di Kiriat-Iearim secondo 1Cronache  13,6]): Davide l’aveva trovata nei campi di Iaar (Salmo 132,6;  Iaar significa « legno » ed è il singolare di  Iearim : « nei campi di legno » è un modo allusivo-poetico per dire a Kiriat-Iearim, come risulta da  1Samuele 7,1s e 1Cronache 13; Kiriat significa « città »), aveva cantato con gioia il salmo 132 (che  leggiamo il giovedì della III settimana ai vespri in Collegiata) mentre entrava con essa in Gerusalemme  danzando (episodio di Davide disprezzato da Mikal) e l’aveva lasciata sull’altura di Gàbaon (1Cronache  16,39). Segue l’episodio narrato nella prima lettura (2Samuele 7) del 24 dicembre (la vigilia di Natale,  cosa che rende evidente il collegamento con la nascita di Gesù, come vedremo): Davide vuole costruire  il tempio… ma, come dicevamo, questa è un’altra storia, tant’è che Dio stesso tramite il profeta Natan  dice a Davide di abbandonare il proposito. Davide voleva costruire una casa a Dio, ma quale tempio  poteva contenerlo? Allora è Dio che promette una « casa » a Davide (2Samuele 7,11: il brano gioca sul  termine « casa » che in ebraico significa anche « discendenza, stirpe ») ovvero il messia salvatore. E dov’è Gabaon, Iaar e Efrata? Efrata è la regione di Betlemme (Michea 5,1: Ma tu  Betlemme di  Efrata, la più piccola tra i clan di Giuda, da te uscirà per me colui che dovrà regnare sopra Israele! ), la città di  origine di Davide (Luca 2,4:  Anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì nella Giudea, alla  città di Davide, che si chiamava Betlemme, perché egli era della casa e della famiglia di Davide ) e dove  è nato Gesù! Allora tutto il salmo 132 acquista un nuovo senso: questa arca della nuova alleanza fra Dio  e gli uomini, questa tenda di convegno con Dio è Gesù. Del resto è tutto il salmo si può leggere in  chiave messianica (ad esempio il versetto 17 o 11: Il frutto del tuo seno porrò sul tuo trono ).  Troviamo la tenda anche in Ebrei 9,11. Curioso per noi l’uso di 2Corinzi 5,1s e 2Pietro 1,13: attenzione,  nella Bibbia CEI è resa con  corpo ! Ho scoperto che in ebraico ci sono 4 termini per indicare una tenda ( mishkan, kubbah, sukkah ), ognuno  con una sfumatura diversa: erano nomadi, la tenda era il centro della loro vita. Sarà un caso, ma  secondo Atti 18,3 il mestiere di Paolo era fabbricare tende! Allora la chiesa come edificio non è tanto un luogo di riunione o assemblea dei fedeli ( ekklhsia ), ma il  luogo di riunione (convegno) con Dio ( hd’[e ), il luogo più adatto in cui incontrarlo. Mi fermo qui, con il proposito di riordinare e approfondire quello che ho esposto alla rinfusa.

[Aggiunte e correzioni in data 26/XII/98]

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