28 GENNAIO : SAN TOMMASO D’AQUINO

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28 GENNAIO : SAN TOMMASO D’AQUINO

VITA
San Tommaso fu il massimo rappresentante dell’aristotelismo latino. Nacque presso Aquino nel 1225. Discendente da una nobile famiglia, a diciannove anni entrò a far parte dell’ordine dei domenicani.
Studiò a Parigi e a Colonia sotto la guida di Alberto Magno. Divenuto maestro di teologia a Parigi, vi insegnò fino al 1259, per poi trasferirsi in Italia, dove ebbe incarichi presso la corte papale ed insegnò a Roma e a Bologna.
Tra il 1269 ed il 1272 tornò ad insegnare a Parigi. Nel 1272 passò all’università di Napoli, presso la quale insegnò fino alla morte, avvenuta nel 1274.

PENSIERO
San Tommaso sostiene che non esiste nessun conflitto tra ragione e rivelazione, poiché queste non sono che due vie d’accesso alla conoscenza della verità, la quale è solamente una. La filosofia è autonoma nell’oggetto e nel metodo ed il suo compito è quello di indagare in modo il più possibile rigoroso l’universo fisico, la struttura dell’uomo e la totalità dell’essere e delle perfezioni trascendentali. Oggetto della teologia, di cui San Tommaso difende il carattere di scientificità, sono i contenuti della rivelazione, la quale è stata offerta all’uomo per sostenerlo nella conoscenza di verità per lui indispensabili, ma che sono irraggiungibili mediante il solo ausilio della ragione.
San Tommaso rifiuta la prova ontologica dell’esistenza di Dio che era stata proposta da Sant’Anselmo, perché essa presuppone la fede, senza la quale non è possibile una conoscenza chiara di Dio, ma soprattutto perché ogni dimostrazione può partire solamente dagli effetti a noi noti e non dalla causa. Nonostante questo però egli propone una serie di cinque argomenti filosofici (cinque vie) grazie ai quali è a suo avviso possibile dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio, senza dover quindi ricorrere alla fede.

1) Ogni potenza è a sua volta atto di un’altra potenza, non potendo ciò procedere all’infinito, deve necessariamente esistere un primo atto il quale non sia potenza, vale a dire Dio, motore immobile.
2) I fenomeni ne causano degli altri e sono contemporaneamente causati. Poiché non è possibile che ci sia una serie infinita di cause efficienti, deve esserci necessariamente una causa prima, e questa causa è Dio.
3) Le cose sono contingenti, vale a dire possibili, non necessarie, ed esistono in forza di cose che sono anch’esse contingenti. Ma se tutte le cose fossero solamente possibili, non esisterebbe nulla. Deve perciò esserci un qualcosa di non contingente, di necessario.
4) Tutti gli enti finiti possiedono un grado maggiore o minore di perfezione, ne consegue l’esistenza di un ente perfettissimo « che è la causa dell’esistenza, della bontà e di qualsiasi perfezione di tutti gli altri enti ».
5) L’universo opera secondo un fine che non è casuale. « Dunque c’è un essere intelligente che ordina le cose naturali al loro fine. »

Ovviamente il Dio che queste « cinque vie » ci indicano non è il Dio personale del Cristianesimo, ma è qui che interviene la fede, la quale completa la ragione e conferisce a Dio i tratti del Dio dei cristiani, in particolare la creatività e la provvidenza. Mentre, infatti, l’esistenza di Dio è una verità razionale, la sua essenza non può essere dimostrata dalla ragione ed è verità di fede.
San Tommaso accoglie da Aristotele l’istanza della teoria della conoscenza secondo cui tutti i concetti presenti nella nostra mente derivano dall’esperienza sensibile mediante un processo di astrazione, grazie al quale l’intelletto libera le rappresentazioni degli oggetti dai riferimenti spazio-temporali inerenti alle cose concrete. Dai concetti universali l’uomo può partire per costruire delle proposizioni che, sottomesse ai princìpi primi della conoscenza (in particolare al principio di non contraddizione), consentono di elaborare conclusioni scientifiche, nell’ottica della scienza deduttiva così come era stata impostata da Aristotele. Una provenienza aristotelica ha anche la dottrina dell’anima umana come forma sostanziale del corpo: in quanto unica forma dell’uomo, l’anima intellettiva svolge anche le funzioni di forma vegetativa e sensitiva. Visto che dispone di operazioni estranee ai sensi (come l’autocoscienza e la conoscenza dell’universale), l’anima umana è caratterizzata da un suo essere autonomo, per cui non deve necessariamente perire assieme al corpo. E’ con un tale procedimento che l’aristotelismo viene accordato con la dottrina così importante per i cristiani dell’immortalità dell’anima, senza però ricorrere all’ammissione dell’esistenza in essa di conoscenze provenienti direttamente dal divino, come aveva fatto Agostino con la sua teoria, di stampo prettamente neoplatonico, dell’illuminazione. Nonostante questo molti sono nel pensiero di San Tommaso gli spunti di chiara origine neoplatonica, di cui questi si serve per rielaborare in modo personale alcuni aspetti della metafisica aristotelica. Tipica è, in questo senso, la sua concezione di essenza ed esistenza, tra loro legate nel rapporto di potenza ed atto. E’ necessario distinguere tra l’essenza degli enti, vale a dire tra la loro possibilità, e la loro esistenza, cioè la loro attualità. Il passaggio dall’essenza e l’esistenza, cioè dalla possibilità all’attualità avviene per tramite di Dio, in cui « essenza ed esistenza sono la medesima cosa ».
San Tommaso ritiene incompleta l’etica di Aristotele, la quale riconduce la felicità dell’uomo alla massima attivazione della conoscenza intellettiva. Egli cerca di raggiungere una sintesi tra l’intellettualismo aristotelico ed il volontarismo cristiano. Volontà ed intelletto sono tra di loro strettamente legate, poiché dall’intelletto deriva la conoscenza del bene a cui la volontà deve tendere. Vi è una duplice felicità. La prima è quella raggiungibile dall’uomo mediante i suoi soli mezzi, cioè tramite l’utilizzo delle sue virtù morali ed intellettuali (virtù cardinali). La seconda forma di felicità, che è suprema e perfetta, risiede nella visione dell’essenza di Dio ed è raggiungibile mediante l’utilizzo di quei princìpi che Dio ha concesso all’uomo (virtù teologali). L’uomo possiede il libero arbitrio, il quale non è limitato dalla prescienza divina né dalla predestinazione. L’impegno politico deve mirare all’edificazione di una società che garantisca una pacifica convivenza tra gli uomini, perché ognuno possa vivere serenamente e dedicarsi al raggiungimento del fine ultraterreno dell’esistenza. L’autorità politica, quindi, deve operare al fine di subordinare le finalità terrene alla vita eterna.

[Scheda di Adriano Virgili]

Publié dans : Santi: San Tommaso d'Aquino |le 28 janvier, 2012 |Pas de Commentaires »

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