SALMO 30 e commento (oggi)
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SALMO 30
30 (29) Ringraziamento
dopo un pericolo mortale
1 Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide.
2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
3 Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
4 Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.
5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
6 perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.
7 Nella mia prosperità ho detto:
«Nulla mi farà vacillare!».
8 Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
9 A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.
10 Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
11 Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
12 Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
13 perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.
« Il movimento del salmo è questo: la vita umana conosce alternanze estreme di sofferenza e di gioia. Esse, lungi dall’essere segno di un destino capriccioso e incontrollato, si inseriscono nel quadro di un disegno concertato, coerente e positivo. Tuttavia quel che la vita comporta di negativo rivela il proprio valore e il proprio senso soltanto dopo che la crisi è stata superata » (R. Lack).
Il salmo 30 è un canto di ringraziamento personale che si leva a Dio, dopo che all’orizzonte dell’orante è sparito l’incubo drammatico della morte. Rivivere dopo essere giunti alla frontiera dello Sheol è un miracolo non confrontabile con le altre grazie: è un evento formidabile, creativo, che può essere assunto a motivo universale di lode. L’essere profondo dell’uomo si apre totalmente a Dio in una lode che non può più essere trattenuta e che non si spegnerà mai.
Lo spirito, il cuore, l’essere intero dell’uomo si associa al canto perenne che si leva nel tempio, unendosi all’antifona finale che spesso punteggia la liturgia. « Jahweh, mio Dio, ti loderò per sempre ». Scrive Alonso Schökel: « Le parole finali del salmo significano realmente ciò che dicono: « per sempre ». Il salmo è ora totalmente aperto. Non chiudiamolo di nuovo entro limiti angusti.
Commento dei padri della chiesa
v. 2 « È il Cristo che canta » (Origene).
« Questo salmo è la storia della caduta e della redenzione » (Girolamo).
vv. 4-5. « Dio non vuole la morte degli uomini, ma la vita: « Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33,11) » (Eusebio).
v. 6 « La sera è simbolo della caduta e della cacciata di Adamo. Povera stirpe umana, resterai a lungo nel pianto!… Il Signore, sepolto la sera, esce dal sepolcro al mattino: allora si alza per i fedeli la luce, che si era nascosta per i peccatori » (Agostino).
« Adamo si nascose nel paradiso di sera. La sera è figura di questa vita di lacrime nella quale gemiamo tutti, da Adamo in poi, ed anche figura della morte del Cristo. Il mattino è la risurrezione del Cristo, la risurrezione delle anime e il mattino eterno della consumazione dei secoli » (Girolamo).
« I discepoli tristi per la morte del Cristo, sono stati riempiti di gioia quando hanno visto il Signore risorto, così come è scritto: « Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia » (Baldovino di Ford).
v. 7 « Nella mia prosperità ho detto: « Nulla mi farà vacillare! ». Non hai fatto nient’altro, non mi hai assalito, travolto, mi hai soltanto lasciato, a causa della mia superbia. Mi hai lasciato vuoto, io opera delle tue mani: sono caduto nel peccato e nelle mani del nemico » (Eusebio).
« È sufficiente che tu distolga il tuo volto, perché io cada. Poiché non posso stare in piedi senza il tuo aiuto, fa’ che compiendo la tua volontà la mia anima sia ornata da te di bellezza ». È quanto sperava Adamo prima della sua caduta » (Atanasio).
v. 10 « Quale vantaggio nel mio sangue? » Può forse procurare qualcosa di buono agli uomini? Ma ci sarà un altro sangue che porterà agli uomini un immenso beneficio, quando il tuo Agnello verrà per espiare il peccato del mondo: il suo sangue riscatterà dal male quanti otterranno la salvezza per mezzo di lui; scenderà anche tra coloro che sono nel soggiorno dei morti: allora la polvere degli uomini ti confesserà e annuncerà la tua verità » (Eusebio).
v. 12 « Mi hai tolto l’abito di lutto e mi hai dato la veste nuziale, mi hai ammesso al banchetto delle nozze, mi hai trasformato di gloria in gloria » (Basilio).
« Quando il Cristo dice: Ormai non berrò più del frutto della vite… (Mt 26,29) è come se dicesse: Fino ad ora ho bevuto le tristezze della condizione umana; ma ora è giunta la fine della tristezza, ormai non berrò più questa coppa amara, ma il vino della gioia nel regno del Padre mio, allorché cambierà il mio lutto in gioia. E voi che berrete il mio calice, sarete tristi con me, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia » (Baldovino di Ford).
v. 13 « La mia condizione umiliata geme davanti a te; la mia gloria ti canterà » (Agostino).

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