Omelia per il 27 novembre 2011 – 1 avvento B : Avvento, attesa della grande Gioia
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/14142.html
Omelia (30-11-2008)
mons. Antonio Riboldi
Avvento, attesa della grande Gioia
Come non vedere nell’Avvento il tempo dell’attesa del più grande evento nella nostra storia di Uomini, ossia Dio che torna tra noi.
I nostri progenitori, tentati da satana, avevano preferito il proprio orgoglio all’amore immenso del Padre, che ci aveva creati e fatto dono della vita, per la sola ragione di essere partecipi della sua felicità eterna. Gli abbiamo detto NO. E ci siamo trovati ‘nudi’. Risuonano sempre alle orecchie le amare parole del Padre tradito, che ci cerca: ‘Uomo dove sei?’. ‘Mi sono nascosto perché sono nudo’.
E da allora è iniziata la profonda e dolorosa nudità, che tante volte ci accompagna e sentiamo interiormente. In fondo, la terribile realtà storica dell’umanità è questa nudità, ossia l’assenza dell’amore di Dio, che è la sola ragione della nostra esistenza, anzi, la sola vita possibile.
Ma Dio, che è Amore, che è per noi il Padre di cui non possiamo fare a meno, dopo una lunga attesa, che ha accompagnato il popolo eletto, nel Vecchio Testamento, come ‘a preparare la Sua Via’, torna tra noi, uomo tra uomini, per riportarci a casa.
L’Avvento dovrebbe contenere questa attesa, vissuta nella preghiera, nella conversione, per prepararci alla festa di sentirci di nuovo amati e di amare, come è nella nostra natura.
La Chiesa, oggi, dedica questo tempo, l?Avvento, perché tutti possiamo preparare la nostra grotta, per ricevere Dio che viene a noi nell’umiltà del presepio, che è l’espressione della Sua grande discrezione e delicatezza, come è la natura dell’Amore.
Avvento: un tempo ‘per preparare la via al Signore’, come disse Giovanni Battista.
Ma noi vogliamo essere pronti a vivere degnamente questo tempo particolare di ‘attesa di Dio’? Non c’è bisogno di ricordarci quanto abbiamo bisogno che Lui torni tra noi!
Vorrei facessimo nostra, in questo tempo di Avvento, la preghiera del profeta Isaia: « Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro salvatore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema. Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore della tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi? Davanti a te sussulterebbero i monti… Quando Tu compivi cose terribili, che non attendevamo, Tu scendesti e davanti a Te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto, che un Dio fuori di Te abbia fatto tanto per chi confida in Lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle Tue vie.
Ecco, ti sei adirato perché abbiamo peccato contro di Te, da lungo tempo, e siamo stati ribelli.
Siamo diventati tutti come cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie… Le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te: perché Tu hai nascosto il tuo volto e ci hai messo in balia della nostra iniquità. Ma Tu, Signore, sei nostro padre; noi siamo argilla e Tu colui che ci plasma, tutti siamo opera delle tue mani » (Is 63,64 2-7).
L’implorazione del Profeta non si adatta forse a tanti del nostro oggi? Così come la sua accorata preghiera, perché Dio torni tra noi, non è forse il desiderio di tanti, a cominciare da noi?
Sono anni ormai che accompagno i passi di molti, che cercano di andare incontro a Dio e seguire Gesù nei suoi passi, come unico e grande Scopo della vita, tanto che oggi siete diventati una ?grande chiesa, sparsa in tutto il mondo?.
Cerco ogni settimana di proporvi l’amore con cui Dio avvolge i nostri momenti, e cerca di far luce sulla storia di ciascuno di noi e dell’umanità intera. So che tanti di voi riflettono sulla Parola di Dio proposta e, ogni volta, con la Grazia dello Spirito, vi confrontate e trovate l’indicazione e la forza, per vivere la difficile e meravigliosa vita ‘secondo Dio’.
È un dialogo spirituale, il nostro, sorretto dalla fiducia e da una incredibile amicizia. Sono tanti anni che dialogo con ciascuno di voi, proponendo la Parola del Padre ed ogni volta, per tanti, si rinnova l’impressione, che è ‘lieta novella’ ciò che Dio dice e mostra le tante menzogne del mondo, che rischiano di farci perdere la strada. Ed è così: perché la vita veramente vissuta alla luce del Vangelo, altro non può essere che esperienza del nuovo e quindi novità continua. È la grande Grazia di Dio che sì fa vicino.
E abbiamo bisogno che Lui ci aiuti a fugare le tante nubi, che cercano di nasconderci la verità.
Per questo l’Avvento è davvero il tempo di metterci alla prova, per vedere se davvero in noi c’è il sincero desiderio che Dio si faccia strada, Che venga e, quindi, ci apra alla gioia del Natale, che è Lui con noi, pronto a condividere gioie e speranze, sofferenze e ansietà.
Dopo una conferenza tenuta in una città sul tema: ‘Abbiamo bisogno di Dio’, accolta da un incredibile silenzio, soprattutto dei giovani, per la passione che ci avevo messo, mi scrisse una ragazza: ?Che incredibile esperienza mi è toccata di vivere quella sera. Sono una di quelle che ha sempre cercato di non pensare a Dio, come non fosse necessario per la mia vita. O meglio lo avrei cercato in qualche libro, qualora i libri potessero darci quello Che non hanno. Ma quella sera, il singhiozzo delle sue parole, che esprimevano da sole, quanto lei voglia bene al Padre, ha fatto sì che Dio mi si è fatto vicino. Direi che più che le parole, quella sera, ci fu qualcosa di diverso, come una luce che si fa strada nel buio dell’anima. Ora mi resta solo di vivere di Lui. È semplicemente la Gioia che cercavo?.
Gesù, oggi, ci indica come vivere questo prezioso tempo di Avvento: « Gesù disse ai suoi discepoli: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo avere lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o di mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate » (Mc. 13, 33-37).
E un modo di ?vegliare?, cioè attendere la venuta di Gesù a Natale, è quello di affidarsi alla preghiera, alla lettura della Parola, alla carità verso chi non ha.
In questi ultimi tempi, la Chiesa suggerisce di entrare nel mistero di Dio che, amandoci, vuole essere nostra luce, tornando alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio, nella Sacra Scrittura. Come sarebbe efficace se rutti, ogni giorno, leggessimo la Bibbia, a cominciare proprio dalla nostra origine ? la Genesi ? e così ammirare la nostra verità di vita, la vera nostra storia ed il grande amore di Dio! È difficile? Direi proprio di no.
Basterebbe ‘sacrificare’ qualche momento della televisione, che ci annebbia l’anima, e fare spazio a Dio che, nella Sacra Scrittura, ci parla. Capiremmo il Natale. Non solo, ma, mentre il consumismo fa del Natale l’idolatria dei doni, proviamo a programmare doni a chi non conosce neppure il necessario. Quel dono, a Natale, sarebbe il modo più bello di annunziare che Dio è vicino a tutti, nasce per tutti. Impossibile? Forse per chi ripete la storia di quanti, quando nacque Gesù, non offrirono ospitalità a Maria, una donna incinta, e a Giuseppe: ‘Per loro non c’era posto!’.
Non è il regalo che ci fa buoni, ma è farsi dono che ci fa conoscere l’amore e suscita la gioia. Vorrei pregare in questo tempo Gesù, con le parole del Salmo 79:
« Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quella che la tua destra ha piantato
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra
Sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il Tuo Nome ».
« Santa Maria ? pregò don Tonino Bello ? donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della pace. Liberaci dall’assedio delle parole: dalle nostre, prima di tutto, ma anche da quelle degli altri. Persuadici che solo nel silenzio maturano le grandi cose della vita: la conversione, l’amore, il sacrificio, la morte.
Liberaci, ti preghiamo dagli appagamenti facili, dai rapporti comodi.
Apri il nostro cuore alle sofferenze dei fratelli.
E perché possiamo essere pronti ad intuirne la necessità
donaci occhi gonfi di tenerezza e di speranza ».
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