Gli « angeli »
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Gli « angeli »
In molte religioni esiste la credenza negli angeli, cioè creature spirituali al servizio della Divinità o aiutanti soprannaturali degli uomini.
Questa concezione angeologica ha certamente affascinato gli Ebrei durante le loro peregrinazioni tra i popoli stranieri e ha in parte influenzato l’Ebraismo, soprattutto i vari movimenti Esseno-Enochici che credevano fermamente nell’esistenza degli angeli e dei demoni malefici.
Il Talmud dichiara che gli Israeliti presero i nomi degli angeli da Babilonia e che spesso i Maestri dovettero lottare contro la fantasia popolare che tendeva a dare grande importanza a tali credenze mistiche, allontanandosi quindi dal puro e assoluto Monoteismo.
Ma allora cosa sono gli « angeli » nell’Ebraismo privo di influenze pagane?
La parola angelo in Ebraico corrisponde al termine malach (al plurale malachìm) che significa semplicemente inviato, messaggero, o colui che compie una missione. Nella Bibbia, con questa parola vengono spesso indicati degli inviati umani o dei profeti, che sono i messaggeri di Dio agli uomini; il nome del profeta Malachia (in Ebraico Malachì ) significa proprio « mio messaggero », e sappiamo bene che costui era un essere umano, non una creatura spirituale.
Ad essere definiti malachim sono anche gli ambasciatori che Giacobbe mandò ad Esaù (Genesi 32:3), gli uomini che Giosuè inviò ad ispezionare Gerico (Giosuè 6:17) e i messaggeri mandati dal re David nel deserto (1Samuele 25:14).
Questi pochi esempi possono bastare per comprendere che il termine malach non abbia in sè alcun riferimento a creature ultraterrene, almeno non nel suo significato originario.
In altri brani biblici i malachim sono manifestazioni di Dio nel mondo, come nel caso delle fiamme che apparvero a Mosè (Esodo 3:2) e in quello della colonna di nuvola e di fuoco (Esodo 13:21 ; Esodo 14:19).
Quindi un malach può anche essere una materializzazione della Presenza Divina fra gli uomini, nel senso che il Creatore utilizza fenomeni naturali e fisici come « strumenti » o « inviati » per manifestarsi.
A volte alcune figure bibliche vengono identificate come angeli anche se il testo non le menziona come tali. E’ il caso dei « Benè haElohim » di Genesi 6:2, che nelle traduzioni della Bibbia vengono solitamente chiamati « Figli di Dio », cioè esseri spirituali venuti dal Cielo.
In realtà benè haElohim significa più propriamente « figli dei Giudici », « figli dei nobili » o addirittura « Potenti », dato che sia benè che Elohim sono parole con una vasta area semantica.
Il passo di Genesi vuole dirci che i principi (cioè i potenti della Terra) si presero come mogli le figlie degli uomini comuni (benot haAdam).
Nella Bibbia e nella letteratura rabbinica ci sono però vari riferimenti agli « angeli » che non sono intesi come esseri umani.
La Mishnah fornisce la chiave per interpretare tali riferimenti: un malach può compiere una sola missione, e due malachìm non possono avere lo stesso compito. L’angelo è la rappresentazione e l’attuazione della Volontà Divina; non possiede quindi il libero arbitrio, non può ribellarsi a Dio e può compiere solo ciò per cui è stato « programmato » per poi essere distrutto.
Rabbi Moshè Chaim Luzzatto parla delle forze dei Nivdalìm e dei malachìm come della causa di tutto ciò che accade nel mondo.
Nella Guida Dei Perplessi, Maimonide spiega che gli angeli sono emanazioni del Creatore, intelligenze astratte ed incorporee attraverso cui Dio interagisce con l’universo materiale.
Possiamo dire che per Maimonide gli angeli sono anche ciò che governa le leggi della Fisica e della natura; essi sono infatti riconosciuti come la causa del movimento dei pianeti e persino dei comportamenti animali, in riferimento a Daniele 6:22 « Il mio Dio ha mandato il suo malach che ha chiuso le fauci dei leoni ».
La seguente spiegazione è senza dubbio molto illuminante:
« La nostra Legge religiosa non nega il fatto che Dio governi questa esistenza tramite gli angeli. [....] In alcuni passi i Saggi dicono semplicemente così: Il Santo non fa nulla finchè non ha consultato la famiglia superiore [....] In tutti questi testi, l’intento non è quello che pensano gli ignoranti, cioè che Dio parli, pensi, rifletta e si avvalga dell’opinione di altri: come potrebbe il Creatore avvalersi dell’aiuto di ciò che Lui stesso ha creato? Anzi, tutto questo spiega chiaramente che anche i particolari dell’esistenza, persino la creazione degli organi degli animali, sono stati fatti tramite gli angeli, poichè tutte le forze sono angeli. Quanto è grande la cecità degli ignoranti, e quanto è dannosa! Se tu dici ad uno di coloro che pretendono di essere i sapienti d’Israele che Dio ha mandato un angelo nell’utero della donna per formarvi il feto, questo lo riempirà di meraviglia, ed egli lo accetterà come un atto della grandezza e della potenza di Dio, e come un segno della Sua sapienza; egli crederà anche che l’angelo sia un corpo di luce ardente grande come la terza parte del mondo intero, e tutto ciò gli sembrerà possibile da parte di Dio.
Se invece tu gli dici che Dio ha posto nel seme umano la potenza di formare e di definire gli organi, e che ciò sia l’ »angelo », allora egli si stupirà perchè non capisce che il vero atto di grandezza e potenza consiste nel far esistere delle forze che agiscano pur non essendo percepite dai sensi.
I Saggi hanno spiegato che ognuna delle facoltà del corpo è un « angelo », e tanto più lo sono le potenze disseminate nel mondo. [....] I Saggi hanno dunque già spiegato a chi fa uso del suo intelletto che la facoltà dell’immaginazione è chiamata angelo; e l’intelletto è chiamato cherubino ». (Guida dei Perplessi 2,4 ; 2,6).
Per quanto riguarda gli angeli descritti dettagliatamente in alcuni brani delle Scritture come esseri dotati di facce, ali e altre caratteristiche fisiche, Maimonide spiega che si tratta sicuramente di rappresentazioni metaforiche prodotte dalle visioni dei profeti.
Persino Dio, che è Immateriale e Incorporeo, viene talvolta descritto metaforicamente come un essere antropomorfo sia nella Bibbia che negli scritti della Tramandazione Ebraica, e infatti « La Torah parla la lingua degli uomini » (Yebamot 74).
Quella esposta nella Guida Dei Perplessi non è l’unica interpretazione ebraica dell’angeologia, ne esistono infatti altre più mistiche e meno razionali, ma tutti i Maestri concordano comunque nell’affermare che gli « angeli » non sono mediatori tra Dio e l’umanità, ed è perciò proibito rivolgersi ad essi in preghiera.
Inoltre, non c’è dubbio sul fatto che gli angeli non agiscano in modo indipendente, ma le loro azioni e la loro stessa esistenza sono strettamente legate alla Volontà Divina.
Secondo la definizione di Rabbi Adin Steinsaltz, gli angeli sono realtà spirituali privi di forma e materialità. Essi vengono creati continuamente dalle azioni umane che generano forze spirituali positive o distruttrici.
Per ciò che riguarda la concezione ebraica del Satàn vi invitiamo a leggere l’articolo Le due Inclinazioni dell’uomo.
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